Negli ultimi anni, il Vaticano ha intrapreso un percorso significativo verso l’integrazione degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale (IA) nelle sue attività, affrontando al contempo le questioni etiche e giuridiche connesse a queste tecnologie emergenti.
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Per la Santa Sede è della massima urgenza fornire un solido strumento giuridicamente vincolante che vieti l’uso delle cosiddette armi autonome letali oltre a stabilire, nel frattempo, una moratoria immediata sulla loro sviluppo e utilizzo. È questa, in estrema sintesi, la posizione del Vaticano riportata dall’arcivescovo Ettore Balestrero, osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite e le Organizzazioni internazionali a Ginevra, nel suo intervento in occasione della seconda sessione del Gruppo di esperti governativi 2024 sulle tecnologie emergenti nel settore dei sistemi d’arma autonomi letali (Laws), che si è concluso ieri nella città svizzera.
L’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, ha firmato a nome della Chiesa d’Inghilterra la Rome Call for AI Ethics, il documento, nato nel 2020, che sta dando un forte contribuito alla riflessione globale su uno dei temi di più stretta attualità: la necessità e l’urgenza di un’etica nello sviluppo e nella realizzazione dell’Intelligenza Artificiale.
“La firma dell’arcivescovo Justin Welby, oggi, è benvenuta per molti motivi. Anzitutto perché sottolinea che le questioni etiche che l’AI solleva sono di interesse globale” è il commento di mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita Esse, che aggiunge come questo tema trascenda i confini religiosi e culturali e abbracci principi universali come la dignità dell’uomo e del rispetto per il pianeta in cui vive.
L’adesione alla Rome Call da parte dell’arcivescovo Justin Welbi è importante proprio in quanto elemento capace di rafforzare questi principi perché, continua ancora mons. Paglia, “la Chiesa d’Inghilterra, attraverso la sua autorevolezza nel mondo globalizzato, può avere un ruolo decisivo nel sensibilizzare sulle questioni etiche legate all’Intelligenza Artificiale. Sono convinto che con questa firma crescerà la consapevolezza della responsabilità della società di fronte alla sfida rappresentata dall’Intelligenza Artificiale. E’ uno dei nuovi compiti affidati alla sapienza delle religioni perché in questo mondo ove lo sviluppo tecnologico sia al servizio della persona umana e dello sviluppo sostenibile del pianeta“.
Commentando l’evento, l’arcivescovo Welby, che ha firmato a nome della Chiesa d’Inghilterra, ha dichiarato: “Sono lieto di sostenere la Rome Call for AI Ethics, che sottolinea la dignità di ogni essere umano in mezzo ai cambiamenti tecnologici. Anche se non possiamo prevedere il futuro, sappiamo che continueranno ad esserci rapidi sviluppi nella scienza e nella tecnologia e dobbiamo essere preparati. L’intelligenza artificiale offre un enorme potenziale per migliorare le capacità umane. Deve anche cercare di proteggere, preservare e tutelare la dignità della persona umana. Gli enormi progressi offerti dall’AI non possono essere proprietà esclusiva dei suoi sviluppatori o di una singola parte dell’umanità. Devono essere per tutte le persone, ovunque. Devono essere al servizio del bene comune, del clima e dello sviluppo sostenibile. Il modo in cui comprendiamo l’intelligenza artificiale dipende in gran parte dal modo in cui comprendiamo la natura dell’essere umano. Lavoriamo tutti per garantire che la dignità di ogni essere umano, creato da Dio, non per il profitto o la produttività, sia al centro di tutto ciò che facciamo”.
La Rome Call for AI Ethics è un documento che mira a promuovere un senso di responsabilità condivisa per la dignità umana in un contesto di rapidi progressi tecnologici. Per garantire che ogni individuo, indipendentemente dal proprio background, possa beneficiare di questi progressi, le religioni, le organizzazioni internazionali, i governi, le istituzioni e il settore privato devono lavorare insieme. Il documento chiede uno sviluppo etico dell’Intelligenza Artificiale che sia al servizio dell’umanità piuttosto che del profitto e che contrasti la graduale sostituzione delle persone sul posto di lavoro e che, al tempo stesso, promuova il rispetto per il pianeta Terra.
Dal lancio della Rome Call nel febbraio 2020, molti stakeholder hanno firmato il documento, tra cui rappresentanti delle religioni abramitiche – l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam – il governo italiano, nonché player del settore come Microsoft, IBM e Cisco e la Fao a livello di organizzazione internazionale.
Padre Paolo Benanti, Professore Straordinario di Etica delle tecnologie presso la Pontificia Università Gregoriana e direttore scientifico della Fondazione RenAIssance, ha affermato: “Con questa nuova espansione della Rome Call possiamo guardare con rinnovata fiducia all’algoretica, ovvero al contributo positivo dell’approccio etico all’intelligenza artificiale. Non è mai un mero problema di innovazione. Si tratta piuttosto di trasformare quest’ultima in sviluppo umano. È altresì molto importante il fatto che il patrimonio di sapienza umana rappresentata dalle religioni parli all’intera umanità, valorizzando ciò che è condiviso per affrontare le sfide della contemporaneità”.
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Quando ha segnato un decennio al vertice del potere (13 marzo 2013), era chiaro che sotto questo pontificato anticonformista, nulla sarebbe più stato lo stesso. La sua apertura, la sua passione per le riforme, il suo senso elettrico della possibilità, avevano catturato l’immaginazione del mondo e spinto l’istituzione che guida in acque inesplorate.
Era altrettanto chiaro, tuttavia, che questo affascinante papa avrebbe potuto scatenare energie che alla fine non sarà in grado di controllare.
Nonostante la sua enorme popolarità all’estero, il papa deve affrontare un nucleo determinato di opposizione interna sia da destra che da sinistra, lasciando la sua stessa istituzione lacerata, polarizzata e sempre più fragile. Un decennio di cambiamenti precedentemente impensabili ha distrutto vecchie certezze, creando un contesto in cui quasi tutto sembra possibile, compresi i risultati che l’uomo al vertice non intendeva né desiderava.
Questa potrebbe facilmente essere la descrizione di Papa Francesco in questo momento, mentre celebra il decimo anniversario della sua elezione al Soglio di Pietro.
Oggi sembra chiaro che Papa Francesco abbia enormi consensi al di fuori della Chiesa cattolica, ma un’opposizione sempre più sfrontata dall’interno. I nemici di Francesco provengono sia da una destra tradizionalista insoddisfatta della sua agenda progressista, sia da una sinistra impaziente e sempre più affamata di vera rivoluzione piuttosto che di semplici riforme.
Potentati finanziari, multinazionali, mafie, terroristi islamici, trafficanti di armi, prelati arraffoni, monsignori minacciati nel loro potere curiale, despoti avidi di ricchezze…
Francesco ha promosso una versione ecclesiastica della glasnost, sollevando vecchi tabù e incoraggiando un dibattito intenso su questioni precedentemente chiuse, dalla sensibilizzazione verso gay e lesbiche al ruolo delle donne nella chiesa, al clero sposato e questioni oltre. Anche lui ha lanciato un programma di decentramento, che ora va sotto la parola d’ordine “sinodalità”.
Francesco ha riabilitato figure emarginate sotto i papi precedenti (come i cardinali Walter Kasper Oscar Rodriguez Maradiaga) e ha invertito la rotta della Chiesa su questioni come la comunione ai cattolici divorziati risposati civilmente e la messa in latino.
La domanda ora è se riuscirà a tenere il genio nella bottiglia.
Francesco deve affrontare una forte ala destra all’interno del suo stesso sistema, compresa un’ampia fascia di dirigenti intermedi da cui dipende per governare, che temono che le cose stiano andando troppo oltre. Sebbene sia improbabile che tentino un vero colpo di stato, sono certamente inclini alla resistenza, attiva o passiva, a gran parte dell’agenda del papa.
Nel frattempo, deve anche affrontare una coorte crescente di liberali non disposti ad aspettare il permesso per attuare riforme ancora più radicali, forse in modo più evidente proprio adesso in parti dell’Europa occidentale come Germania e Belgio. Il recente voto dei vescovi tedeschi per autorizzare la benedizione delle unioni omosessuali, in aperto disprezzo delle direttive vaticane,
Certo, la Chiesa cattolica ha una forte capacità di resistenza, il cattolicesimo esiste da più di 2.000. Non importa quanto le contraddizioni sotto Francesco possano essere accentuate, è profondamente improbabile che la chiesa da lui guidata si dissolva semplicemente.
Tuttavia, la domanda rimane: la riforma moderata delineata da Francesco potrà durare, o le energie centrifughe di un’epoca profondamente polarizzata si dimostreranno così intense da rendere inevitabile una rottura?
Francesco è destinato a bere fino in fondo questo calice amaro, nel linguaggio dei Salmi? Oppure, data la resilienza relativamente maggiore del cattolicesimo e l’opportunità di imparare dall’esperienza, Francesco potrà riuscire lasciando dietro di sé un’istituzione rivitalizzata pronta ad affrontare le sue sfide con nuova energia e senso di scopo?
Quando Papa Francesco parlerà al G7 sull’intelligenza artificiale (AI), il mondo intero sarà in ascolto. Il leader spirituale della Chiesa cattolica romana ha già dimostrato di essere un pensatore progressista e rivoluzionario, e molti si aspettano che porti la stessa energia e passione alla discussione sull’AI.
In passato, ha espresso preoccupazione per l’impatto dell’AI sulla società, affermando che “la tecnologia non può essere neutrale” e che “dobbiamo garantire che l’intelligenza artificiale sia al servizio dell’umanità e non il contrario”.
Quando Papa Francesco parlerà al G7 sull’AI, ci si aspetta che affronti questioni come l’etica dell’AI, la privacy e la sicurezza, l’impatto sull’occupazione e la necessità di una regolamentazione globale. Si prevede anche che esorti i leader mondiali a lavorare insieme per garantire che l’AI sia utilizzata in modo responsabile e per il bene comune.
Ma Papa Francesco non si fermerà qui. Come leader spirituale, è anche profondamente interessato all’impatto dell’AI sulla dignità umana e sul nostro senso di identità. In un mondo in cui le macchine diventano sempre più intelligenti, cosa significa essere umani? Come possiamo garantire che l’AI non eroda la nostra umanità e i nostri valori fondamentali?
Queste sono domande difficili, ma Papa Francesco non ha paura di affrontarle. In passato, ha esortato i leader tecnologici a considerare l’impatto etico delle loro innovazioni e ha chiesto una “rivoluzione etica” nella tecnologia. Quando parlerà al G7 sull’AI, ci si aspetta che faccia lo stesso.
In un mondo sempre più dominato dalla tecnologia, Papa Francesco è una voce profetica che ci ricorda che la tecnologia non è un fine in sé, ma uno strumento per il bene comune. Ci si aspetta che sfidi i leader mondiali a pensare in modo critico sull’impatto dell’AI sulla società e a lavorare insieme per garantire che questa tecnologia sia utilizzata in modo responsabile e per il bene di tutti.
Pope Francis, now marking a decade in power, has led a transformative and unconventional papacy, pushing the Catholic Church into new territory with reforms and openness. While his popularity outside the Church remains strong, he faces growing opposition from within, both from traditionalists unhappy with his progressive agenda and liberals eager for more radical changes. His reforms, such as decentralization and addressing previously taboo issues like LGBTQ rights and women’s roles, have sparked internal polarization.
As Pope Francis prepares to speak at the G7 on artificial intelligence (AI), he’s expected to address ethical concerns, privacy, and AI’s impact on society, urging responsible global regulation. He will also focus on preserving human dignity in a tech-driven world, challenging world leaders to ensure AI serves humanity, not the other way around.
The central question remains whether his moderate reforms will endure or if internal divisions will lead to lasting fractures within the Church.
Papa Francesco, nonostante i suoi 87 anni e l’essere parte di una generazione meno avvezza alla tecnologia moderna, ha abbracciato con fermezza il potenziale delle nuove tecnologie come strumento per promuovere la pace e la dignità umana. Riconoscendo che le nuove tecnologie non devono incutere paura, ma piuttosto essere guidate da principi etici e valori, il Papa ha dedicato i principali documenti del 2024 all’Intelligenza Artificiale.
Il Messaggio per la Pace e il Messaggio per la Giornata delle Comunicazioni sociali, entrambi pubblicati all’inizio di quest’anno, affrontano il tema dell’Intelligenza Artificiale.
Il Papa ha anche avuto incontri personali con leader dell’industria tecnologica come Elon Musk e Tim Cook, oltre che con il ceo di Cisco, Chuck Robbins che nei giorni scorsi ha aderito alla Rome Call for Ai Ethics.
Il Papa si preoccupa del ruolo delle nuove tecnologie nel promuovere la pace e nel contrastare la possibilità che siano utilizzate per fini bellici o destabilizzanti, auspicando che l’Intelligenza Artificiale possa favorire la fraternità e la solidarietà tra le persone.
L’ “algoretica“, come viene definita dal Vaticano, non solo promuove l’etica nell’uso dell’Intelligenza Artificiale, ma garantisce anche la democrazia, contrastando la polarizzazione dell’opinione pubblica e promuovendo il pluralismo. Per questo motivo viene incoraggiato l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nel campo della comunicazione, sottolineando l’importanza di non annullare il ruolo del giornalismo ma di integrarlo positivamente.
In un mondo sempre più complesso e tecnologicamente avanzato, Papa Francesco si pone come guida nella promozione di un utilizzo etico e responsabile delle nuove tecnologie e in particolare dell’Intelligenza Artificiale, affinché possano essere strumenti al servizio della pace e della dignità di tutti gli esseri umani.
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“In un momento in cui la complessità dello scenario, legato all’evoluzione tecnologica, mostra che non c’è un tipo di conoscenza che da sola risolve tutti i problemi, la Rome Call“, il documento del Vaticano che chiede l’applicazione dei principi dell’etica all’Intelligenza Artificiale, “mostra la sapienza delle religioni sul tema, affinché si possa assicurare un domani all’umanità di pace e prosperità. In questo contesto la partecipazione del Papa al G7 in Puglia è di grande rilevanza“.
Sono le parole di padre Paolo Benanti, consigliere di Papa Francesco sull’Intelligenza Artificiale, docente della Pontificia Università Gregoriana, membro del Comitato AI presso le Nazioni Unite e presidente della Commissione sull’Intelligenza Artificiale di Palazzo Chigi.
È proprio lui il punto di contatto tra le due sponde del Tevere e la sua attenzione per una tecnologia al servizio dell’uomo, tanto presente nei documenti vaticani, sta facendo il giro del mondo. È sempre lui ad aver convinto le grandi aziende tecnologiche, Università e organizzazioni internazionali com la Fao a sottoscrivere il documento.
La Rome Call non è tanto “un insieme di regole ma la volontà di mettere in primo piano secoli di sapienza umana” ha avuto modo di spiegare padre Benanti e proprio per questo il documento vaticano arriverà fino in Giappone, dove nel mese di luglio sarà essere fatto proprio anche dai leader delle religioni orientali (dopo quelle abramitiche).
“Andremo ad Hiroshima, un luogo dalla forte valenza simbolica, per dire che la tecnologia mai più sia uno strumento di distruzione” continua ancora Benanti che ritiene, questa della tecnologia e dell’Intelligenza Artificiale in particolare, una sfida “di oggi, non del futuro“.
Per Benanti “ci sono elementi fondamentali per affrontare le trasformazioni dell’AI e tra questi c’è l’abilitazione delle sue capacità, che stanno rapidamente avanzando e stanno trasformando molti settori. Per abilitare le capacità di AI in modo etico, è necessario agire in più direzioni: sviluppare data set di grandi dimensioni, di alta qualità e imparziali per addestrare i modelli di IA; dare accesso alle infrastrutture informatiche; costruire competenze di AI; stabilire quadri di governance per gestire lo sviluppo dell’AI; e che i sistemi di AI siano trasparenti, responsabili e allineati con i valori umani“.
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Papa Francesco si unirà al G7 per la prima volta nella storia: l’annuncio è arrivato dalla premier Giorgia Meloni ed è stato successivamente confermato dalla sala stampa vaticana. Il Pontefice parteciperà quindi all’evento di Borgo Egnazia in Puglia a metà giugno, prendendo parte alla sessione dedicata all’Intelligenza Artificiale aperta ai Paesi non membri, la cosiddetta ‘Outreach’. Questo segna un momento senza precedenti, con il Pontefice coinvolto nel vertice che coinvolge Stati Uniti, Canada, Francia, Regno Unito, Germania e Giappone.
La presidenza italiana del G7 intende promuovere l’iniziativa della Santa Sede sull’Intelligenza Artificiale attraverso la “Rome Call for AI Ethics“, portandola all’attenzione dei leader mondiali durante il vertice in Puglia. La presenza del Papa promette di contribuire significativamente alla definizione di un quadro regolatorio, etico e culturale per l’Intelligenza Artificiale, sottolinea la premier Meloni.
L’interesse del Pontefice per l’Intelligenza Artificiale è evidente, considerando la sua recente dedizione ai temi tecnologici, come dimostrato nei suoi messaggi per la Pace e per la Giornata delle Comunicazioni sociali. Papa Francesco ha anche incontrato il CEO di Cisco, Chuck Robbins, lodando gli sforzi per l’istruzione dei detenuti, sottolineando l’importanza di utilizzare l’IA per il bene comune anziché per fini manipolativi o distruttivi.
La Rome Call for AI Ethics, promossa dalla Pontificia Accademia per la Vita, sta raccogliendo consensi a livello globale, coinvolgendo leader religiosi, aziende e istituzioni accademiche. La partecipazione del Papa al G7 evidenzia l’impegno del Vaticano nel promuovere un dialogo interdisciplinare sull’etica tecnologica, con l’obiettivo di garantire un futuro di pace e prosperità per tutta l’umanità.
In un mondo sempre più dominato dalla tecnologia, la presenza del Papa al G7 rappresenta un’opportunità unica per affrontare le sfide etiche legate all’Intelligenza Artificiale e per promuovere un approccio responsabile e orientato al bene comune nell’uso delle nuove tecnologie.
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Occorre una regolamentazione a livello internazionale dell’Intelligenza Artificiale per evitare un suo uso distorto. Lo dice il Papa nel Messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali che si celebrerà il 12 maggio e che ha come tema proprio l’AI.
“Della prima ondata di intelligenza artificiale, quella dei social media, abbiamo già compreso l’ambivalenza toccandone con mano, accanto alle opportunità, anche i rischi e le patologie. Il secondo livello di intelligenze artificiali generative segna un indiscutibile salto qualitativo. È importante quindi” sottolinea Papa Francesco “avere la possibilità di comprendere, capire e regolamentare strumenti che nelle mani sbagliate potrebbero aprire scenari negativi. Come ogni altra cosa uscita dalla mente e dalle mani dell’uomo, anche gli algoritmi non sono neutri. Perciò è necessario agire preventivamente, proponendo modelli di regolamentazione etica per arginare i risvolti dannosi e discriminatori, socialmente ingiusti, dei sistemi di intelligenza artificiale e per contrastare il loro utilizzo nella riduzione del pluralismo, nella polarizzazione dell’opinione pubblica o nella costruzione di un pensiero unico“.
“Come ogni altra cosa uscita dalla mente e dalle mani dell’uomo” continua il Pontefice “anche gli algoritmi non sono neutri. Perciò è necessario agire preventivamente, proponendo modelli di regolamentazione etica per arginare i risvolti dannosi e discriminatori, socialmente ingiusti, dei sistemi di intelligenza artificiale e per contrastare il loro utilizzo nella riduzione del pluralismo, nella polarizzazione dell’opinione pubblica o nella costruzione di un pensiero unico“.
“A seconda dell’orientamento del cuore, ogni cosa nelle mani dell’uomo diventa opportunità o pericolo“, ammonisce il Santo Padre parlando del pericolo di “inquinamento cognitivo“, di “alterazione della realtà tramite narrazioni parzialmente o totalmente false eppure credute, e condivise, come se fossero vere” in riferimento al problema della disinformazione e al tema delle fake news e che oggi si avvale del deep fake, ovvero la creazione e diffusione di immagini che sembrano perfettamente verosimili ma sono false, a proposito del quale Papa Francesco ha chiosato “è capitato anche a me di esserne oggetto” in riferimento ad una serie di immagini generate con tool di Intelligenza Artificiale che lo ritraevano in pose pop, con look street-style o intento a scatenarsi in discoteca.
Come usare l’intelligenza artificiale dipende dall’uomo e dall’utilizzo che intende farne continua il Pontefiche aggiungendo che “la risposta non è scritta, dipende da noi. Spetta all’uomo decidere se diventare cibo per gli algoritmi oppure nutrire di libertà il proprio cuore, senza il quale non si cresce nella sapienza“.
E da qui gli interrogativi ai quali il tema ci pone davanti:
- come far sì che le aziende che sviluppano piattaforme digitali si assumano le proprie responsabilità rispetto a ciò che diffondono e da cui traggono profitto, analogamente a quanto avviene per gli editori dei media tradizionali;
- come rendere più trasparenti i criteri alla base degli algoritmi di indicizzazione e de-indicizzazione e dei motori di ricerca, capaci di esaltare o cancellare persone e opinioni, storie e culture;
- come garantire la trasparenza dei processi informativi
Secondo la visione di Papa Francesco, non è accettabile che l’uso dell’Intelligenza Artificiale conduca a un pensiero anonimo, a un assemblaggio di dati non certificati, a una deresponsabilizzazione editoriale collettiva. La rappresentazione della realtà in big data, per quanto funzionale alla gestione delle macchine, implica infatti una perdita sostanziale della verità delle cose, che ostacola la comunicazione interpersonale e rischia di danneggiare la nostra stessa umanità. L’informazione non può essere separata dalla relazione esistenziale: implica il corpo, lo stare nella realtà; chiede di mettere in relazione non solo dati, ma esperienze; esige il volto, lo sguardo, la compassione oltre che la condivisione.
L’obiettivo a cui tendere, secondo il Pontefice, è quello di evitare che l’Intelligenza Artificiale finisca per costruire nuove caste basate sul dominio informativo, generando nuove forme di sfruttamento e di diseguaglianza, perché se usata bene questa tecnologia può portare invece più eguaglianza, promuovere una corretta informazione e una maggiore consapevolezza del passaggio epocale che stiamo attraversando, favorendo l’ascolto dei molteplici bisogni delle persone e dei popoli, in un sistema di informazione articolato e pluralista.
Da questo punto vi sta quindi “l’uso dell’Antelligenza Artificiale potrà contribuire positivamente nel campo della comunicazione, se non annullerà il ruolo del giornalismo sul campo, ma al contrario lo affiancherà; se valorizzerà le professionalità della comunicazione, responsabilizzando ogni comunicatore; se restituirà ad ogni essere umano il ruolo di soggetto, con capacità critica, della comunicazione stessa“. Così Papa Francesco nel messaggio per la 58ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che quest’anno si celebra il 12 maggio 2024 sul tema ‘Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana’.
Messaggio di Sua Santità Papa Francesco per il 57° Giorno Mondiale della Pace1° gennaio 2024Intelligenza Artificiale e Pace
- Introduzione
In questo nuovo anno, il mondo si trova di fronte a sfide sempre più complesse e interconnesse. Tra queste, la pace è una delle priorità più urgenti. In questo contesto, il 57° Giorno Mondiale della Pace, celebrato il 1° gennaio 2024, rappresenta un’opportunità per riflettere sulla strada che ci conduce verso una società più giusta e pacifica. In questo messaggio, vorrei esplorare il tema dell’Intelligenza Artificiale (IA) e la sua relazione con la pace.
- L’IA e la pace
L’Intelligenza Artificiale è un campo in rapida evoluzione che ha il potenziale di rivoluzionare molte aree della nostra vita, dalle tecnologie di comunicazione alle applicazioni mediche. Tuttavia, come sempre, il progresso tecnologico deve essere accompagnato da una riflessione etica e morale. In questo contesto, è importante chiedersi come l’IA possa contribuire alla pace e come possa essere utilizzata per promuovere la comprensione e la cooperazione tra le nazioni.
- I benefici dell’IA per la pace
L’IA può avere un impatto significativo sulla pace in diversi modi. In primo luogo, può aiutare a prevenire conflitti e crisi mediante l’analisi di dati e la previsione di eventi potenzialmente destabilizzanti. Inoltre, può essere utilizzata per migliorare la gestione dei conflitti esistenti, aiutando a identificare soluzioni più efficaci e a ridurre i rischi di escalation. Infine, l’IA può contribuire a promuovere la cooperazione internazionale mediante la facilitazione della comunicazione e della collaborazione tra le nazioni.
- I rischi dell’IA per la pace
Tuttavia, l’IA non è priva di rischi per la pace. In primo luogo, può essere utilizzata per sviluppare armi più sofisticate e perfezionate, aumentando il rischio di conflitti e di distruzione. Inoltre, può essere utilizzata per manipolare le informazioni e per influenzare le decisioni politiche, minando la stabilità e la sicurezza internazionale. Infine, l’IA può essere utilizzata per creare divisioni e conflitti all’interno delle società, mediante l’utilizzo di algoritmi che possono esacerbare le differenze e le ineguaglianze.
- La responsabilità etica
In questo contesto, è fondamentale che gli sviluppatori di tecnologie IA si rendano conto della loro responsabilità etica. Devono essere consapevoli dei potenziali impatti delle loro creazioni e lavorare per assicurare che queste siano utilizzate per il bene comune. Inoltre, è importante che le società e le istituzioni internazionali lavorino insieme per stabilire norme e regole che garantiscano l’utilizzo etico dell’IA.
- Conclusione
In conclusione, l’Intelligenza Artificiale può avere un impatto significativo sulla pace, sia come strumento per prevenire e gestire i conflitti, sia come rischio per la stabilità internazionale. È fondamentale che gli sviluppatori di tecnologie IA si rendano conto della loro responsabilità etica e lavorino per assicurare che queste siano utilizzate per il bene comune. In questo modo, possiamo lavorare insieme per costruire una società più giusta e pacifica, dove l’IA sia un strumento per la pace e non per la guerra.
Il Ruolo dell’Intelligenza Artificiale nella Prevenzione dei Conflitti
Considerando il costante impegno di Papa Francesco per la pace e la protezione della vita umana, sorge la domanda su come l’Intelligenza Artificiale possa essere impiegata per prevenire le guerre e promuovere la pace nel mondo. L’IA offre strumenti avanzati per l’analisi dei dati, la previsione dei conflitti e la gestione delle crisi, potenzialmente aiutando a prevenire situazioni destabilizzanti e a identificare soluzioni efficaci per risolvere i conflitti esistenti. Inoltre, l’IA può facilitare la comunicazione e la cooperazione internazionale, promuovendo la comprensione reciproca e la risoluzione pacifica delle controversie.
Il Ruolo dell’Intelligenza Artificiale nella Prevenzione dei Conflitti
L’Intelligenza Artificiale (IA) ha il potenziale per svolgere un ruolo significativo nella prevenzione dei conflitti e nella promozione della pace a livello globale. Tuttavia, il suo utilizzo nel contesto militare e di sicurezza solleva importanti questioni etiche e di responsabilità che devono essere affrontate con attenzione.
Potenziali Benefici dell’IA per la Prevenzione dei Conflitti
L’IA può contribuire alla prevenzione dei conflitti in diversi modi:
- Analisi dei dati e previsione di eventi destabilizzanti: L’IA può essere utilizzata per analizzare grandi quantità di dati provenienti da varie fonti, al fine di identificare potenziali fattori di rischio e prevedere situazioni che potrebbero portare a conflitti.
- Gestione delle crisi e risoluzione dei conflitti: L’IA può aiutare a gestire le crisi in corso e a trovare soluzioni efficaci per risolvere i conflitti esistenti, riducendo il rischio di escalation.
- Promozione della cooperazione internazionale: L’IA può facilitare la comunicazione e la collaborazione tra le nazioni, promuovendo la comprensione reciproca e la risoluzione pacifica delle controversie.
La Necessità di un Approccio Etico e Responsabile
L’Intelligenza Artificiale ha il potenziale per contribuire in modo significativo alla prevenzione dei conflitti e alla promozione della pace a livello globale. Tuttavia, il suo utilizzo nel contesto militare e di sicurezza richiede un approccio etico e responsabile, basato su norme e regolamentazioni internazionali, trasparenza e coinvolgimento di tutti gli attori chiave. Solo attraverso sforzi concertati e una visione a lungo termine, sarà possibile sfruttare appieno il potenziale dell’IA per costruire un mondo più pacifico e sicuro per tutti.
Il teologo Paolo Benanti è l’unico italiano tra i 38 esperti nominati da António Guterres come membri del nuovo Organo consultivo dell’ONU per l’Intelligenza Artificiale, un organismo consultivo composto da 39 esperti dei governi, delle imprese, della società civile, oltre a ricercatori e accademici provenienti da tutti i continenti, incaricati di valutare le opportunità e i rischi dell’AI generativa, di suggerire modelli di governance di questa nuova tecnologia e di individuare le strade per favorire la cooperazione internazionale in un campo essenziale per il futuro del nostro Pianeta.
Il team di esperti dovrà formulare le raccomandazioni preliminari entro il prossimo dicembre e presentare il rapporto conclusivo nell’estate del 2024, prima del Summit Onu sul Futuro del 22 e 23 settembre.
Il nostro Paolo Benanti è un francescano del Terzo Ordine Regolare, si occupa di etica, bioetica ed etica delle tecnologie, è docente presso la Pontificia Università Gregoriana, l’Istituto Teologico di Assisi e il Pontificio Collegio Leoniano ad Anagni ed è definito come il principale consigliere di Papa Francesco sull’IA. I suoi studi si focalizzano sulla gestione dell’innovazione: internet e l’impatto del Digital Age, le biotecnologie per il miglioramento umano e la biosicurezza, le neuroscienze e le neurotecnologie.
Di seguito l’elenco degli alti componenti dell’organismo ONU sull’AI:
Anna Abramova, Direttrice del Centro di Intelligenza Artificiale dell’Istituto di Relazioni Internazionali dello Stato di Mosca (MGIMO) – Università
Omar Sultan Al Olama, Ministro di Stato per l’Intelligenza Artificiale degli Emirati Arabi Uniti
Latifa Al-Abdulkarim, Membro del Consiglio della Shura (Parlamento Saudita), Professoressa Associata di Informatica presso l’Università King Saud
Estela Aranha, Consigliera Speciale per il Ministro della Giustizia e della Sicurezza Pubblica, Governo Federale del Brasile
Carme Artigas, Segretaria di Stato per la Digitalizzazione e l’Intelligenza Artificiale della Spagna
Ran Balicer, Chief Innovation Officer e Vice Direttore Generale presso Clalit Health Services Israel
Abeba Birhane, Senior Advisor in AI Accountability presso la Fondazione Mozilla
Ian Bremmer, Presidente e Fondatore di Eurasia Group
Anna Christmann, Coordinatrice del Settore Aerospaziale del Governo Federale Tedesco
Natasha Crampton, Chief Responsible AI Officer presso Microsoft
Nighat Dad, Direttrice Esecutiva della Digital Rights Foundation Pakistan
Vilas Dhar, Presidente della Patrick J. McGovern Foundation
Virginia Dignum, Professoressa di Intelligenza Artificiale Responsabile presso l’Università di Umeå
Arisa Ema, Professoressa Associata presso l’Università di Tokyo
Amandeep Singh Gill, Inviato del Segretario Generale dell’ONU per la Tecnologia
Mohamed Farahat, Consulente Legale & Vicepresidente del MAG del North Africa IGF
Wendy Hall, Professoressa Regia di Informatica presso l’Università di Southampton
Rahaf Harfoush, Antropologa Digitale
Hiroaki Kitano, CTO presso Sony Group Corporation
Haksoo Ko, Presidente della Personal Information Protection Commission (PIPC) della Repubblica di Corea
Andreas Krause, Professore presso l’ETH Zurich
James Manyika, Senior Vice Presidente di Google-Alphabet, Presidente per la Ricerca, Tecnologia e Società
Maria Vanina Martinez Posse, Ramon e Cajal Fellow presso l’Artificial Research Institute (IIIA-CSIC)
Seydina Moussa Ndiaye, Docente presso l’Università Digitale Cheikh Hamidou Kane
Mira Murati, Chief Technology Officer di OpenAI
Petri Myllymaki, Professore Ordinario presso il Dipartimento di Informatica dell’Università di Helsinki
Alondra Nelson, Professoressa Harold F. Linder presso l’Institute for Advanced Study
Nazneen Rajani, Responsabile Ricerca presso Hugging Face
Craig Ramlal, Responsabile del Gruppo di Controllo dei Sistemi presso l’Università delle Indie Occidentali a St. Augustine
He Ruimin, Chief Artificial Intelligence Officer & Vice Chief Digital Technology Officer, Governo di Singapore
Emma Ruttkamp-Bloem, Professoressa presso l’Università di Pretoria
Sharad Sharma, Co-fondatore della Fondazione iSPIRT
Marietje Schaake, Direttore di Politica Internazionale presso il Cyber Policy Center dell’Università di Stanford
Jaan Tallinn, Co-fondatore del Cambridge Centre for the Study of Existential Risk
Philip Thigo, Consigliere presso il Governo del Kenya
Jimena Sofia Viveros Alvarez, Capo di Gabinetto e Consigliera Legale del Giudice Loretta Ortiz presso la Corte Suprema Messicana
Yi Zeng, Professore e Direttore del Brain-inspired Cognitive AI Lab, Accademia Cinese delle Scienze
Zhang Linghan, Professore presso l’Istituto di Diritto dei Dati, Università Cinese di Scienze Politiche e Diritto
La straordinaria importanza dell’Intelligenza Artificiale in questo periodo è testimoniata anche dall’attenzione che il Vaticano dedica a questa materia. L’attenzione della Santa Sede per le implicazioni etiche dell’IA è costante, volta a promuovere una riflessione etica sull’uso degli algoritmi, con un’attenzione particolare alla tutela della dignità umana.
Non è un caso allora che per la 58^ Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che si celebrerà il prossimo 12 maggio 2024 il tema scelto da Papa Francesco sia proprio questo: “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana”.
Nel renderlo noto dalla Sala Stampa vaticana, si sottolinea che “l’evoluzione dei sistemi di intelligenza artificiale rende sempre più naturale comunicare attraverso e con le macchine, in modo che è diventato sempre più difficile distinguere il calcolo dal pensiero, il linguaggio prodotto da una macchina da quello generato dagli esseri umani”.
“Come tutte le rivoluzioni anche questa basata sull’intelligenza artificiale, pone nuove sfide affinché le macchine non contribuiscano a diffondere un sistema di disinformazione a larga scala e non aumentino anche la solitudine di chi già è solo, privandoci di quel calore che solo la comunicazione tra persone può dare”, si legge ancora nella nota vaticana, che sottolinea l’importanza “di guidare l’intelligenza artificiale e gli algoritmi, perché vi sia in ognuno una consapevolezza responsabile nell’uso e nello sviluppo di queste forme differenti di comunicazione che si vanno ad affiancare a quelle dei social media e di Internet“.
Proprio per questo da Papa Francesco (che pure è stato una delle star delle immagini generate dall’IA) vengono costanti sollecitazioni per un dialogo aperto sul significato delle nuove tecnologie, dotate di potenzialità dirompenti e di effetti ambivalenti, con richiami alla “necessità di vigilare e di operare affinché non attecchisca una logica di violenza e di discriminazione nel produrre e nell’usare tali dispositivi, a spese dei più fragili e degli esclusi: ingiustizia e disuguaglianze alimentano conflitti e antagonismi”.
Papa Francesco è diventato uno dei personaggi preferiti tra coloro che si divertono a generare immagini con l’aiuto degli strumenti di Intelligenza Artificiale rappresentato nei contesti più impensabili o negli scenari più improbabili. Ed ecco allora che lo vediamo indossare un lungo piumino bianco ispirato a Balenciaga, a cavallo di una moto, a ballare in discoteca e rappresentato con le braccia tatuate, vestito da rapper, all’interno di una sala pesi e via dicendo.
E’ così che sono apparse decine di foto che mostrano il Santo Padre negli scenari più inimmaginabili, scatenando un effetto domino sui social media e provocando una corsa per ritrarre Papa Bergoglio in situazioni sempre più strane. A parte il Pontefice stesso, le immagini hanno tutte qualcosa in comune: sono tutte false, realizzate da strumenti di intelligenza artificiale che creano immagini da brevi suggerimenti di testo.
La prevalenza di Papa Francesco nelle immagini generate dall’intelligenza artificiale è il risultato di una tempesta perfetta di fattori, primo fra tutti la sua riconoscibilità: 10 anni alla guida della Chiesa cattolica lo hanno fatto diventare un come personaggio globale, immediatamente riconoscibile in tutto il mondo. Ha poi un’immagine più accessibile rispetto al suo predecessore che aveva invece un carattere più spigoloso e distante.
Papa Francesco è quindi il personaggio ideale, anche perché è noto per la sua semplicità e la sua solidarietà con i più poveri tra i poveri. E proprio per questo quando è inserito in contesti fantasiosi è in grado di scatenare una curiosità incredibile.
L’immagine che ha trasformato Francis in una star dell’intelligenza artificiale lo mostra con un piumino bianco in stile di Balenciaga, mentre cammina a grandi passi per la strada è stata visualizzata più di 20 milioni di volte.