Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

Tag: usa

Vidu contro Sora

Il gruppo cinese annuncia che “Vidu“, un concorrente di Sora di OpenAI, crea un video 1080p lungo 16 secondi. L’architettura del modello sembra essere basata su U-ViT , qui il profilo Google Scholar del direttore scientifico che ha guidato questo progetto.

La citazione dal comunicato stampa:

Since the release of Sora, the battle for "domestic Sora" has begun. But when the industry focuses on the "long" feature, they all ignore that behind Sora is actually the improvement of comprehensive effects, such as consistency, realism, aesthetics, etc. in long time series.

From the perspective of comprehensive effects, "Vidu" is the first and only video model to fully benchmark against Sora at the effect level, not only domestically, but also globally. It is also the first video model to achieve a breakthrough after Sora.

Il nuovo modello cinese non è liberamente accessibile solo tramite un collegamento, tuttavia chiunque sia interessato può richiedere un contributo per l’accesso al nuovo modello AI video. Segui il collegamento: https://www.shengshu-ai.com/home


Iscriviti alla nostra newsletter settimanale per non perdere le ultime notizie sull’Intelligenza Artificiale.

Biden ha appena convertito in legge un potenziale divieto di TikTok. Ecco cosa succede dopo

Mercoledì il presidente Biden ha firmato un disegno di legge che imporrà il divieto degli Stati Uniti sul social network incentrato sui video TikTok a meno che la sua società madre cinese, ByteDance, non ceda l’app entro circa un anno.

La legislazione faceva parte di un pacchetto di alto profilo da 95 miliardi di dollari approvato dalla Camera e dal Senato che prevede principalmente aiuti all’Ucraina e a Israele, aiuti umanitari a Gaza e miliardi per Taiwan e l’Indo-Pacifico.

La tempistica garantisce che in ogni caso TikTok continuerà a essere disponibile per le campagne durante le elezioni nazionali statunitensi di novembre. Si tratta di un cambiamento rispetto a una versione precedente del disegno di legge che avrebbe vietato l’app prima delle elezioni. E la campagna Biden afferma che continuerà a utilizzare l’app finché sarà disponibile.

La legge concede a ByteDance nove mesi per vendere TikTok o affrontare un divieto, fissando la scadenza intorno alla prossima inaugurazione presidenziale. La legislazione prevede che il presidente conceda una proroga di 90 giorni (dando a ByteDance un anno intero in totale) se determina che ci sono progressi verso la cessione.

Non sorprende che TikTok affermi che avvierà una causa cercando di bloccare la legislazione.

In un video sulla piattaforma, il CEO di TikTok, Shou Zi Chew, ha promesso di agire.

“Non commettere errori, questo è un divieto di TikTok e un divieto di te e della tua voce. I politici dicono il contrario, ma non confonderti”,

“È ovviamente un momento deludente, ma non è necessario che sia determinante… State tranquilli, non andremo da nessuna parte. Siamo fiduciosi e continueremo a lottare per i vostri diritti nei tribunali, con i fatti e la Costituzione dalla nostra parte e ci aspettiamo di prevalere”

Chew.

In tempi recenti, la Cina ha messo in atto una regolamentazione sulle esportazioni di algoritmi, una mossa che sembra includere l’algoritmo di grande successo alla base del sistema di suggerimenti di TikTok.

Se il governo cinese decide di non permettere a ByteDance di cedere l’algoritmo di TikTok, si ipotizza che potrebbe impedire la vendita definitiva. In alternativa, potrebbe autorizzare la vendita di TikTok, ma senza l’algoritmo redditizio che ne costituisce il fulcro della popolarità.

Riuscirà TikTok a prosperare senza il suo algoritmo? Questa sarebbe la questione complessa che l’azienda dovrebbe risolvere in caso di vendita imposta. Senza l’ingrediente segreto che ha portato l’app a raggiungere 170 milioni di utenti negli Stati Uniti, l’app potrebbe essere praticamente finita.

Aggiornamento la mannaia Cinese :

TikTok ha annunciato il 27-4-2024 che il suo consigliere generale, Erich Andersen, si dimetterà a giugno poiché la popolare piattaforma di condivisione video prevede di contestare un potenziale divieto sulle sue operazioni negli Stati Uniti.

Anche Anderson, un dirigente chiave che ha guidato i negoziati sulla sicurezza nazionale dell’azienda con il governo degli Stati Uniti, si dimetterà dal suo ruolo di consigliere generale presso la società madre di TikTok, ByteDance .

Anderson assumerà il ruolo di consulente speciale dell’azienda per “concentrarsi sull’aiutare a guidare gli sforzi dell’azienda per ribaltare la legislazione incostituzionale sul divieto negli Stati Uniti e altre questioni legali urgenti”, ha affermato TikTok.

Nella corsa all’Intelligenza Artificiale: un confronto epocale tra potenze mondiali

Nella battaglia epocale per il dominio dell’Intelligenza Artificiale si intravede un conflitto globale di proporzioni monumentali.

Ebbene si, nel cuore del XXI secolo, il mondo assiste a una competizione titanica tra le principali potenze mondiali per conquistare il primato nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale. E non si tratta semplicemente di un’altra gara tecnologica, ma di un confronto epocale che potrebbe plasmare il corso della storia per le generazioni a venire.

Già nel 2019, il segretario alla Difesa statunitense Mark Esper sollevò il velo su una realtà imminente. Persone diverse mettono cose diverse al primo posto; per me è l’intelligenza artificiale”, ha detto durante l’udienza sulle sue principali priorità tecnologiche in risposta a una domanda da parte di Martin Heinrich, membro del SASC, il Comitato per i Servizi Armati del Senato, a cui è conferito il potere di controllo legislativo delle forze armate nazionali.  L’Intelligenza Artificiale “probabilmente cambierà il carattere della guerra, e credo che chiunque la padroneggerà dominerà sul campo di battaglia per molti, molti, molti anni”, ha concluso Esper, riconoscendo l’enorme potenziale dei progressi nell’Intelligenza Artificiale e avvertendo che tali sviluppi avrebbero potuto rivoluzionare radicalmente la natura di eventuali futuri conflitti armati.

La sua visione su questo punto era molto chiara: la nazione che per prima avrebbe saputo padroneggiare questa tecnologia avrebbe goduto di un vantaggio decisivo sul campo di battaglia per molti anni a venire.

È in questo momento che la corsa all’AI ha preso forma, con gli Stati Uniti e la Cina nel ruolo di protagonisti principali di un nuovo dramma geopolitico.

Nel frattempo la Cina è riuscita a fare progressi significativi nel campo dell’Intelligenza Artificiale. Il Pentagono stima che l’AI sviluppata dalla Cina sia ormai si vicina a quella americana. In molte aree, Pechino ha eguagliato o addirittura superato gli Stati Uniti, soprattutto nell’ambito delle applicazioni militari.

Già nel 2017 Pechino aveva avviato un piano nazionale specificamente rivolto all’intelligenza artificiale, il piano “A New Generation Artificial Intelligence Development Plan”, una strategia nazionale adottata al fine di “promuovere iniziative e fissare degli obiettivi per ricerca e sviluppo, industrializzazione, sviluppo dei talenti, istruzione e acquisizione di competenze, definizione di standard e regolamenti, norme etiche e sicurezza nel settore dell’intelligenza artificiale“.

Un esempio di questo progresso è stato osservato durante la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici invernali di Pechino 2022 quando 520 droni hanno eseguito coreografie complesse e coordinate, sottolineando le capacità avanzate della Cina nell’Intelligenza Artificiale, nei contesti militari. Tant’è che la Cina oggi è il principale esportatore globale di droni da combattimento. 

Come mostrano i dati dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), Pechino ha messo a segno un’intensa attività commerciale: ha “spedito almeno 282 droni da combattimento armati in 17 Paesi negli ultimi dieci anni. Nello stesso periodo gli Stati Uniti ne hanno esportati solo 12 in Francia e Gran Bretagna”.

Prima del 24 febbraio 2022 (data dell’invasione Russa dell’Ucraina), DJI una società tecnologica cinese con sede a Shenzhen, nel Guangdong, aveva esportato sia in Russia che in Ucraina, AeroScope, una piattaforma completa di rilevamento dei droni che identifica rapidamente i collegamenti di comunicazione degli UAV, monitorandone i dati e raccogliendo informazioni come lo stato del volo, i percorsi e altre informazioni in tempo reale.

Possiamo quindi dire che la Cina ha riconosciuto da subito che uno dei campi di battaglia chiave nella competizione con gli Stati Uniti sarebbe stata proprio l’Intelligenza Artificiale, il cui controllo potrebbe determinare il destino del primato globale nel XXI secolo. In questa lotta titanica, la Cina non intende rimanere indietro, ma anzi si propone di raggiungere e superare gli Stati Uniti nella corsa all’Intelligenza Artificiale.

Tuttavia, occorre considerare che l’Intelligenza Artificiale non è un’entità monolitica, ma piuttosto una sinergia di tre tecnologie fondamentali: algoritmi, potenza di calcolo e big data. Questi pilastri sono sorretti da microchip avanzati, che agiscono come il motore pulsante dell’AI.

In risposta alla crescente minaccia cinese nel campo della tecnologia dei microprocessori, gli Stati Uniti hanno intrapreso una serie di misure restrittive, cercando di soffocare il progresso tecnologico cinese e mantenere la loro supremazia.

Gli gli Stati Uniti hanno infatti vietato a giganti tecnologici come Huawei di stringere legami con società occidentali e hanno inserito aziende come Da-Jiang Innovations (DJI) nella loro Entity List, una sorta di lista nera commerciale.

Il Dictat e’ impedire alla Cina di accedere ai microchip avanzati necessari per alimentare l’Intelligenza Artificiale.

Il mondo dei semiconduttori è suddiviso in diverse categorie di aziende, ognuna con ruoli distinti e cruciali nel processo di produzione e progettazione dei circuiti integrati.

In primo luogo, ci sono le società IDM (Integrated Device Manufacturer), le quali non solo progettano ma producono i circuiti integrati all’interno dei loro stabilimenti. Tra le principali società IDM vi sono giganti come Intel e Texas Instruments negli Stati Uniti, Micron e SK Hynix in Corea del Sud.

In secondo luogo, ci sono le società cosiddette “Fabless”, che si concentrano esclusivamente sulla progettazione dei circuiti integrati, mentre la produzione è affidata a terzi.

Questo gruppo include nomi di rilievo come Qualcomm, NVIDIA e Broadcom negli Stati Uniti e MediaTek a Taiwan. Infine, ci sono le società di fonderie, che si dedicano esclusivamente alla produzione di semiconduttori per conto terzi, fornendo servizi alle aziende Fabless e alcune IDM.

Tra queste, il colosso mondiale è TSMC a Taiwan, seguita da Samsung in Corea del Sud, che svolge anche attività IDM, specialmente nel settore dei chip di memoria.

La “guerra dei chip” ha assunto una nuova rilevanza, soprattutto alla luce delle crescenti tensioni tra Cina e Taiwan. Quest’ultima peraltro, essendo sede di TSMC, è il più grande centro di produzione di chip al mondo.

Questo sforzo mirato a contenere la tecnologia cinese ha riguardato anche l’Europa: gli Stati Uniti hanno esercitato pressione sui Paesi Bassi affinché non cedessero la società ASML a Pechino, nonostante un accordo preesistente firmato quattro anni prima.

In risposta alle minacce cinesi e per proteggere le aziende che dipendono dalla fornitura dei chip, l’Unione Europea ha introdotto il “Chips Act”, un programma di incentivi del valore di 43 miliardi di euro per incoraggiare le aziende a stabilire fabbriche sul suolo europeo o in Paesi alleati.

Gli Stati Uniti hanno seguito l’esempio con un piano simile dal valore di 53 miliardi di dollari. Inoltre, l’amministrazione Biden ha proposto un’alleanza denominata “Chip 4”, coinvolgendo Stati Uniti, Taiwan, Giappone e Corea del Sud, mirata a garantire l’autonomia e la sicurezza dell’intera catena di produzione dei semiconduttori, con un obiettivo esplicito anti-cinese.

Questo approccio mirato ha lo scopo di privare la Cina delle componenti microelettroniche essenziali necessarie per la progettazione e lo sviluppo dell’AI. Senza accesso a questi componenti critici, Pechino sarebbe costretta a rallentare o addirittura interrompere lo sviluppo di hardware e software specifici per l’Intelligenza Artificiale, indebolendo così la sua posizione nel panorama globale della tecnologia.

La crescente incorporazione di software e sensori d’Intelligenza Artificiale nei sistemi d’arma contribuisce di fatto a ridisegnare i vecchi modelli di combattimento. Agli analisti militari cinesi non sono sicuramente sfuggite le difficoltà che la Russia sta incontrando nel confronto con le armi intelligenti del proprio avversario, come gli Himars o i cosiddetti droni kamikaze figli del nuovo programma “Replicator”.

Date le opportunità, i rischi e le minacce derivanti da questa nuova tecnologia, i Paesi membri della Nato hanno riconosciuto la necessità di trovare forme di cooperazione per fronteggiare fenomeni ritenuti “troppo vasti perché un singolo attore possa gestirli da solo”.

Il segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg in un’intervista al Financial Times ha sottolineato che “per decenni gli alleati Nato hanno dominato nel segmento della tecnologia. Ma questo non è più così ovvio”. D’altra parte è stata proprio la superiorità tecnologica della Nato sul piano dell’Intelligenza Artificiale a permettere alle forze di Kiev di avere una percezione più limpida del campo di battaglia rispetto agli avversari.

Secondo un nuovo policy brief dello European Council on Foreign Relations (ECFR), gli analisti cinesi non considerano la guerra della Russia contro l’Ucraina come un grande punto di rottura con il passato, bensì come un’ulteriore manifestazione dell’annosa rivalità tra la Cina e gli Stati Uniti.

Il policy brief, intitolato “China and Ukraine: The Chinese debate about Russia’s war and its meaning for the world” presenta quattro lezioni chiave, tratte da oltre 30 interviste condotte off-the-record dagli autori con analisti ed esperti strategici cinesi provenienti dalle migliori università, da think tanks e da organi affiliati al Partito Comunista Cinese.

  1. Gli USA stanno usando la guerra in Ucraina per accerchiare la Cina, senza però riuscire a mobilitare il resto del mondo;
  2. La Cina ha più da guadagnare che da perdere stando dalla parte della Russia – e oggi è Mosca ad essere il junior partner di Pechino; 
  3. La guerra in Ucraina non ha alterato le probabilità di un potenziale conflitto su Taiwan, ma le risposte occidentali stanno certamente influenzando il pensiero cinese;
  4. L’interdipendenza economica non proteggerà la Cina, che deve prepararsi alle sanzioni. 

La corsa all’AI è diventata una lotta non solo per il dominio tecnologico, ma anche per il controllo delle risorse chiave che alimentano questa rivoluzione digitale. Il controllo dei microchip avanzati si è trasformato in un’arma geopolitica, utilizzata dalle potenze mondiali per influenzare il corso della competizione tecnologica e consolidare la propria supremazia nel settore dell’Intelligenza Artificiale.

Alcuni progetti nel campo dell’Intelligenza Artificiale rivestono una duplice funzione, poiché possono essere utilizzati sia per scopi civili che militari come nel caso della tecnologia AeroScope sviluppata da DJI, leader mondiale nel settore dei droni.

Ciò che emerge chiaramente è che la competizione per il dominio nell’Intelligenza Artificiale è non solo una sfida che coinvolge risorse umane, finanziarie e tecnologiche di vasta portata ma anche una competizione tra differenti sistemi sociopolitici e ideologici.

Se vogliamo, la corsa all’Intelligenza Artificiale è paragonabile alla corsa al nucleare del XX secolo e Pechino è determinata a non restare indietro rispetto agli Stati Uniti. Resta da vedere chi avrà la meglio in questa contesa.

Da questo punto di vista tuttavia, va anche considerato che la corsa all’Intelligenza Artificiale è una battaglia che va oltre i confini delle tecnologie di difesa e sicurezza. Le aziende cinesi, come Tencent, Alibaba e TikTok, dominano il mercato globale degli algoritmi e dei droni civili. Questo dominio non solo solleva interrogativi sulla sicurezza, ma suggerisce anche l’applicabilità potenziale dell’AI in una vasta gamma di settori, inclusi quelli civili.

Nonostante gli sforzi degli Stati Uniti per mantenere la loro supremazia nell’AI, la Cina sta guadagnando terreno.

La corsa all’AI tra Stati Uniti e Cina è diventata una guerra tra sistemi sociopolitici, con implicazioni che vanno ben oltre il campo tecnologico. In questo confronto titanico, solo il tempo ci dirà quali saranno le conseguenze.


Newsletter AI – non perderti le ultime novità sul mondo dell’Intelligenza Artificiale, i consigli sui tool da provare, i prompt e i corsi di formazione. Iscriviti alla newsletter settimanale e accedi a un mondo di contenuti esclusivi direttamente nella tua casella di posta!

Mentre USA e CINA scrivono il futuro dell’AI, l’UE scrive le Regole

Uomo al centro o Macchina al Centro questo e’ il dilemma.

Siete familiari con le tre leggi della robotica delineate da Asimov?

Queste leggi, fondamentalmente, impediscono alla macchina, o al robot in questo caso, di nuocere all’uomo.

Ma perché sono state promulgate queste leggi?

I rischi nel mercato dell’accelerated computing

Nel corso dei miei articoli, ho esaminato le forze competitive del mercato, focalizzandomi sul settore delle GPU e su Nvidia (non si parla d’altro nei Media). Tuttavia, nell’ambito dell’informatica accelerata (accelerated computing), è cruciale esplorare anche i potenziali rischi.

Vorrei ora approfondire questi aspetti, iniziando con un elemento che potrebbe avere impatti devastanti sui fondamentali di Nvidia: una possibile offensiva militare cinese contro Taiwan.

Il Giappone era il primo produttore al mondo di semiconduttori, oggi invece i microchip più avanzati che si producono nel paese sono quelli da 40 nanometri, che in termini temporali significa che le società giapponesi sono indietro di oltre un decennio rispetto alla frontiera tecnologica attuale.

Ma il Governo Giapponse ha un progetto impossibile: come dichiarato dal presidente dell’azienda Rapidus e Atsuyoshi Koike, mira a realizzare entro il 2025 il primo prototipo di linea produttiva per microchip da 2 nanometri.

Nei prossimi anni il Giappone potrebbe emergere come un importante polo produttivo per la più avanzata tecnologia a 3 nanometri. Tuttavia, ciò richiederà una notevole quantità di tempo, il che lascia Nvidia completamente esposta a questo rischio nel 2024.

La Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC) sta progettando di costruire un’impianto di semiconduttori in Giappone per produrre chip da tre nanometri (nm), ha riferito  Bloomberg, citando fonti.

Uno stabilimento, ribattezzato Fab-23 Phase 3, dovrebbe sorgere nella prefettura di Kumamoto, regione in cui sta nascendo la prima Fab in collaborazione con Sony, focalizzata nella produzione con processi maturi a 22 e 28 nanometri. I primi chip sono previsti entro la fine del 2024.

Nvidia, nel processo di produzione dei suoi chip, dipende ampiamente da Taiwan Semiconductor, nota anche come TSMC, con oltre il 50% del mercato mondiale dei semiconduttori – la seconda in classifica (Samsung) scende al 16% – che detiene una tecnologia di produzione di semiconduttori avanzatissima, ma che ha la maggior parte dei suoi impianti situati a Taiwan.

Un’eventuale offensiva da parte della Cina Matrigna con le sue BigTech potrebbe causare interruzioni significative nella catena di approvvigionamento di Nvidia, con conseguente crollo dei prezzi delle azioni.

Nonostante i tentativi di TSMC di diversificare le operazioni, i tempi necessari per la costruzione di un nuovo impianto negli Stati Uniti si sono rivelati più lunghi del previsto, mentre c’è speranza che il Giappone possa emergere come un polo produttivo significativo nei prossimi anni.

Tuttavia, questa transizione richiederà tempo, lasciando Nvidia esposta a questo rischio nel 2024.

Le tensioni geopolitiche sono emerse durante le elezioni taiwanesi, con il partito sovranista DPP che ha vinto le elezioni presidenziali ma ha perso il controllo del Parlamento e la Cina che ha parlato in modo più deciso di “riunificazione” indicando tuttavia a volontà di promuovere lo sviluppo pacifico delle relazioni tra le due sponde dello Stretto.

Un ulteriore rischio significativo per Nvidia riguarda la pressione continua da parte del governo degli Stati Uniti per limitare l’esportazione delle tecnologie avanzate delle aziende di semiconduttori in Cina.

Nonostante il divieto statunitense di esportare le GPU più avanzate di Nvidia in Cina, l’azienda ha trovato una soluzione temporanea. Tuttavia, c’è incertezza riguardo a ulteriori restrizioni alle esportazioni da parte di Washington, che potrebbero mettere a rischio le attività cinesi di Nvidia.

Come precedentemente menzionato, una quota significativa dei ricavi dei data center di Nvidia proveniva dalla Cina che, dal canto suo, si prepara ad una guerra commerciale con gli Usa.

Qualcosa si muove però anche nel Paese del dragone. Oltre a Huawei, che con il suo Ascend 910B è considerata da molti l’azienda cinese che sta facendo più progressi nell’ambito dei chip per AI, anche Baidu si muove in questa direzione.

Nel 2020, ha cominciato un piano a lungo termine nella creazione di chip. Dopo, Kunlunxin, si è sviluppata una seconda versione nel 2021 e si prevede una terza per il 2024. Dopo aver acquisito Zhongtian Micro Systems e fondato T-Head Semiconductor, anche Alibaba ha iniziato a creare i suoi chip per l’AI: il più performante è l’Hanguang 800.

Le prospettive di crescita a lungo termine potrebbero essere fortemente influenzate da questi sviluppi.

Recentemente, il Comitato Cina della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha chiesto ai CEO di Nvidia, Intel e Micron di testimoniare davanti al Congresso sulle loro attività cinesi, un evento che merita attenta osservazione.

Notizia non correlata ma interessante per il nostro Paese,  è stato annunciato dal ministero delle Imprese e del Made in Italy un accordo tra lo Stato e l’azienda specializzata Silicon Box. La società con sede a Singapore avrebbe intenzione di investire 3,2 miliardi di euro nel nostro Paese per la realizzazione di una fabbrica specializzata in chiplet, una specifica tecnologia di microprocessori in ambito automotive.

Il chiplet è a tutti gli effetti un processore, potenzialmente con più core all’intero, che viene stampato sullo stesso strato con altri chiplet (ad esempio NVidia H100 AMD Ryzen based on Zen 2 Intel Meteor Lake) fingers crossed.

Caro lettore, spero che ti sia divertito a leggere, sentiti libero di condividere i tuoi pensieri su questi argomenti nella sezione commenti qui sotto.

Non perderti le ultime novità sul mondo dell’Intelligenza Artificiale, i consigli sui tool da provare, i prompt e i corsi di formazione. Iscriviti alla newsletter settimanale e accedi a un mondo di contenuti esclusivi direttamente nella tua casella di posta!

Il Dipartimento di Giustizia Usa nomina l’ex consigliere di Kamala Harris come nuovo capo dell’Intelligenza Artificiale

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha nominato il suo primo funzionario in assoluto dedicato all’Intelligenza Artificiale (AI), in previsione dell’impatto che questa tecnologia in rapida evoluzione avrà sul sistema della giustizia penale. 

La scelta è caduta su Jonathan Mayer, assistant professior all’Università di Princeton, dove ricopre incarichi presso il Dipartimento di Informatica e la Princeton School of Public and International Affairs. Prima di entrare a far parte della facoltà di Princeton, ha ricoperto il ruolo di consigliere tecnologico della senatrice Kamala Harris e Chief Technology Officer presso la FCC, la Commissione Federale delle Comunicazioni.

Il Dipartimento di Giustizia deve tenere il passo con la rapida evoluzione degli sviluppi scientifici e tecnologici al fine di compiere la nostra missione di sostenere lo stato di diritto, mantenere il nostro Paese sicuro e proteggere i diritti civili“, ha affermato in una nota il procuratore generale degli Stati Uniti Merrick Garland a valle della nomina.

Nel suo nuovo ruolo, che è quello di Capo consulente scientifico e tecnologico del Dipartimento di Giustizia e il Capo dell’Intelligenza Artificiale dovrebbe consigliare Garland e gli altri direttori del Dipartimento di Giustizia su questioni relative alle tecnologie emergenti, compreso il tema su come integrare responsabilmente l’Intelligenza Artificiale nelle indagini e nei procedimenti penali del dipartimento. 

Secondo l’agenzia di stampa Reuters, Mayer guiderà un comitato appena formato di forze dell’ordine e funzionari per i diritti civili che consiglierà Garland e altri al Dipartimento di Giustizia sull’etica e l’efficacia dei sistemi di intelligenza artificiale, cercando anche di reclutare più esperti tecnologici nel dipartimento.

I funzionari statunitensi hanno valutato come bilanciare al meglio i benefici dell’intelligenza artificiale, minimizzando al tempo stesso i pericoli di una tecnologia poco regolamentata e in rapida espansione. 

Secondo il vice procuratore generale degli Stati Uniti, Lisa Monaco, il Dipartimento di Giustizia ha già utilizzato l’intelligenza artificiale per il contrasto ad alcune attività illecite, nello specifico legate al commercio di sostanza stupefacenti, ma occorre ponderarne bene l’uso perché sebbene abbia “il potenziale per essere uno strumento indispensabile per aiutare a identificare, contrastare e scoraggiare criminali e terroristi”, il suo uso comporta anche dei rischi tra cui quello di “amplificare i pregiudizi esistenti e le pratiche discriminatorie“.

Lasciata senza guardrail” continua Monaco, “l’intelligenza artificiale pone sfide immense alle democrazie di tutto il mondo. Quindi, siamo a un punto di svolta con l’intelligenza artificiale. Dobbiamo muoverci rapidamente per identificare, sfruttare e governare i suoi usi positivi, adottando misure per minimizzarne i rischi”, commentando così l’istituzione del nuovo ufficio dedicato all’AI all’interno del Dipartimento di Giustizia.


Non perderti le ultime novità sul mondo dell’Intelligenza Artificiale, i consigli sui tool da provare, i prompt e i corsi di formazione. Iscriviti alla newsletter settimanale e accedi a un mondo di contenuti esclusivi direttamente nella tua casella di posta! 

A Davos è febbre da Intelligenza Artificiale

Quando i leader mondiali e i rappresentanti del mondo economico e finanziario sono arrivati ​​a Davos per l’edizione 2024 del World Economic Forum, sono stati accolti da billboard, annunci e vetrine inneggianti all’Intelligenza Artificiale. 

Sulla Promenade, la via principale di Davos, i giganti della tecnologia, tra cui Salesforce, IBM e Intel, ma anche società di consulenza con Bain & Company, hanno tappezzato vetrine ed edifici con annunci sull’intelligenza artificiale.

Kamala Harris ruba la scena a Rishi Sunak. Gli USA vogliono scrivere le regole dell’AI

Mentre l’evento clou sul tema dell’Intelligenza Artificiale organizzato dal primo ministro britannico Rishi Sunak prendeva il via mercoledì scorso (1° novembre) a Bletchley Park, 50 miglia più a sud presso l’ambasciata americana a Londra, il vicepresidente americano Kamala Harris ha esposto la sua visione su come il mondo dovrebbe governare questa tecnologia, annunciando una serie di nuove iniziative degli USA per promuovere un uso sicuro e responsabile dell’IA.

Un intervento quello della Harris – preceduto dall’Ordine Esecutivo in materia di AI firmato dal Presidente Joe Biden il 30 ottobre – che ha messo un po’ in ombra l’AI Safety Summit inglese, volto a dimostrare al mondo la leadership degli Stati Uniti su questa tecnologia e a ribadire la volontà di Washington di voler dettare le regole in tema di Intelligenza Artificiale.

Nel suo discorso la vicepresidente Kamala Harris ha invitato i leader mondiali ad affrontare le minacce che l’intelligenza artificiale rappresenta per i diritti umani e i valori democratici ed ha annunciato le misure che l’amministrazione Biden adotterà per gestire i rischi e le sfide normative della tecnologia emergente.

In particolare, la Harris ha posto l’enfasi sulla tutela dei consumatori e su come l’intelligenza artificiale potrebbe esacerbare le disuguaglianze esistenti affermando che i programmi di intelligenza artificiale possono produrre risultati distorti che discriminano in base alla razza, al sesso o all’età.

“Come la storia ha dimostrato, in assenza di regolamentazione e di una forte supervisione da parte del governo, alcune aziende tecnologiche scelgono di dare priorità al profitto rispetto al benessere dei propri clienti, alla sicurezza delle nostre comunità e alla stabilità delle nostre democrazie”, ha concluso la Harris, annunciando poi alcune misure aggiuntive che gli Stati Uniti stanno adottando per arricchire e sviluppare l’Ordine Esecutivo in materia di AI di Biden tra i quali la creazione di un “Istituto per la sicurezza dell’intelligenza artificiale”, che creerebbe standard per testare la sicurezza dei modelli di intelligenza artificiale per uso pubblico e nuove linee guida per le agenzie federali per garantire che la tecnologia venga utilizzata in futuro per il bene pubblico.

Un futuro in cui l’IA sia utilizzata per promuovere i diritti umani e la dignità umana, in cui la privacy sia protetta e le persone abbiano pari accesso alle opportunità, in cui rendiamo le nostre democrazie più forti e il nostro mondo più sicuro.

“Prima che l’IA generativa conquistasse l’attenzione mondiale, il Presidente Biden e io” ha aggiunto il vicepresidente americano, “abbiamo riunito i leader di tutto il Paese, dagli informatici agli attivisti per i diritti civili, ai leader aziendali e agli studiosi di diritto, per garantire che i benefici dell’IA siano condivisi in modo equo e per affrontare le minacce prevedibili, tra cui i deep fake, le violazioni della privacy dei dati e la discriminazione algoritmica”.

“Abbiamo poi creato la Carta dei diritti dell’intelligenza artificiale” continua la Harris sottolinenando come l’amministrazione Biden si sia impregnata ad istituire un programma nazionale di segnalazione sull’uso non sicuro dell’IA negli ospedali e nelle strutture mediche, a promuovere la creazione da parte delle aziende tecnologiche di strumenti per aiutare i consumatori a distinguere se i contenuti audio e visivi sono generati dall’IA e prevedendo un obbligo per gli sviluppatori di presentare al governo degli Stati Uniti i risultati dei test sulla sicurezza dell’IA.

La Harris ha poi rimarcato come la sua amministrazione stia prendendo provvedimenti per stabilire i requisiti affinché il governo degli Stati Uniti, quando utilizza l’IA, promuova l’interesse pubblico, auspicando che queste politiche nazionali sull’IA servano da modello per tutte le politiche globali e rendendo quindi chiara l’intenzione degli Stati Uniti di rimanere l’egemone tecnologico mondiale e scrivere le proprie regole del gioco.

“Cerchiamo di essere chiari: quando si tratta di intelligenza artificiale, l’America è un leader globale. Sono le aziende americane a guidare il mondo nell’innovazione dell’intelligenza artificiale. È l’America che può catalizzare l’azione globale e costruire un consenso globale in un modo che nessun altro paese può fare”, ha dichiarato la Harris prima di volare al vertice di Bletchley Park del governo britannico sulla sicurezza dell’intelligenza artificiale.

D’altra parte il dominio americano nella ricerca e sviluppo dell’Intelligenza Artificiale è difficilmente contestabile. Secondo il rapporto State of AI del 2023 il 70% dei documenti di ricerca più citati sull’Intelligenza Artificiale sono stati pubblicati da Università e Istituti di ricerca americani, senza contare che aziende del calibro di Google, Meta, Microsoft, ma anche Open Ai e la miriade di start-up innovative sull’AI generativa hanno sede nella costa occidentale degli USA.

Sicurezza e innovazione: Joe Biden firma l’Ordine Esecutivo sull’Intelligenza Atificiale

Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato lo scorso lunedì (30 ottobre) un Ordine Esecutivo sull’Intelligenza Artificiale che cerca di bilanciare le esigenze di sviluppo delle aziende tecnologiche con la sicurezza nazionale e i diritti dei consumatori, richiedendo all’industria di sviluppare standard di sicurezza e protezione, indicando una serie di linee guida che potrebbero essere rafforzate da ulteriori interventi legislativi e fornendo alle agenzie federali un ampio elenco di cose da fare per supervisionare una tecnologia in rapido sviluppo.

L’ordinanza – che dovrà essere comunque rafforzata dall’azione del Congresso – cerca di orientare il modo in cui l’intelligenza artificiale viene sviluppata in modo che le aziende possano trarre profitto senza mettere a repentaglio la sicurezza pubblica.

Utilizzando il Defense Production Act, l’ordine impone ai principali sviluppatori di intelligenza artificiale di condividere i risultati dei test di sicurezza e altre informazioni con il governo. Il National Institute of Standards and Technology (NIST) creerà standard per garantire che gli strumenti di intelligenza artificiale siano sicuri e protetti prima del rilascio pubblico.

Il Dipartimento del Commercio pubblicherà linee guida per etichettare e marchiare i contenuti generati dall’intelligenza artificiale per aiutare a distinguere le interazioni autentiche da quelle generate dal software. 

L’Ordine Esecutivo (EO) prevede otto principi guida:

  • nuovi standard per la sicurezza dell’IA; 
  • proteggere la privacy degli americani; 
  • promuovere l’equità e i diritti civili; 
  • difendere i consumatori, i pazienti e gli studenti; 
  • sostenere i lavoratori; 
  • promuovere l’innovazione e la concorrenza; 
  • far avanzare la leadership americana all’estero; 
  • garantire un uso responsabile ed efficace dell’IA da parte del governo e incaricare le agenzie federali sia di redigere linee guida per l’IA responsabile sia di adottare misure per regolamentare e rivedere le sue applicazioni. 

Con l’Unione Europea che si avvicina all’approvazione finale di una legge sull’intelligenza artificiale (l’AI ACT), il G7 che sotto la presidenza giapponese ha appena concordato con la Dichiarazione di Hiroshima una serie di principi di sicurezza dell’IA e un codice di condotta volontario per gli sviluppatori di IA e la Gran Bretagna che con l’iniziativa del suo leader Rishi Sunak di organizzare un Summit Internazionale sull’IA spera di ritagliare un ruolo di primo piano al suo Paese su questa tecnologia dopo l’uscita dalla UE, gli Stati Uniti – che peraltro ospitano ospitano molti dei principali sviluppatori di tecnologie IA all’avanguardia, tra cui i giganti della tecnologia Google, Meta e Microsoft e startup focalizzate sull’IA come OpenAI, produttore di ChatGPT – sono più che mai decisi a riprendersi la leadership anche della normativa che stabilirà le regole di utilizzo dell’Intelligenza Artificiale.

La corsa a due per la leadership nello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale

L’intelligenza artificiale (IA) è diventata un terreno di sfida globale, con un’aspra competizione per il primato nello sviluppo di tecnologie avanzate. Al centro di questa corsa, la rivalità tra Stati Uniti e Cina emerge in primo piano, ma anche l’Unione Europea, i suoi paesi membri e altre realtà come Gran Bretagna, Canada e India giocano un ruolo significativo.

Gli Stati Uniti sono il leader indiscusso nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, con le principali aziende tecnologiche della Silicon Valley a guidare la carica

Gli Stati Uniti hanno dominato il panorama dell’IA sin dai suoi primi passi. Con un ecosistema ricco di talenti, risorse finanziarie e una cultura favorevole all’innovazione, le aziende americane sono all’avanguardia nello sviluppo di algoritmi avanzati e applicazioni pratiche. La costa pacifica continua ad essere l’epicentro di questa rivoluzione tecnologica, con giganti della tecnologia come Google, Facebook e Microsoft in prima linea nella ricerca e sviluppo con l’obiettivo di rafforzare la propria posizione nel settore.

La Cina è al secondo posto, con il governo che investe pesantemente nella ricerca e nello sviluppo dell’IA

Dall’altra parte dell’Oceano, la Cina ha dimostrato una crescita straordinaria nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale. Con significativi investimenti governativi, una vasta base di dati e un approccio strategico a lungo termine, le aziende cinesi stanno emergendo come concorrenti di rilievo: Alibaba, Baidu e Tencent, sono tutte attivamente coinvolte nello spingere le capacità dell’intelligenza artificiale della Cina a nuovi livelli. La massiccia raccolta di dati e le politiche di supporto governativo offrono alla Cina una solida base per competere a livello globale. 

L’Europa è in ritardo

L’Europa nel suo complesso è in ritardo nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, anche se alcuni Paesi come la Germania e la Francia stanno promuovendo investimenti mirati e collaborazioni tra settore pubblico e privato per cercare di recuperare terreno. L’iniziativa di creare un mercato unico digitale e lo sviluppo di una strategia europea sull’IA evidenziano comunque l’impegno dell’UE nel giocare un ruolo fondamentale nella definizione del futuro digitale.

Le posizioni di Gran Bretagna, Canada e India

La Gran Bretagna, con la sua ricca tradizione scientifica, potrebbe essere un attore chiave nello sviluppo dell’IA anche se dopo la Brexit si ritrova a giocare da sola in un mercato molto competitivo. L’approccio britannico enfatizza l’etica e la trasparenza, posizionando il paese come un innovatore responsabile. Nel continente americano, il Canada sta emergendo come un centro globale per la ricerca sull’IA, con un focus particolare sul deep learning.

In Asia, l’India sta rapidamente guadagnando terreno grazie alla sua vasta popolazione di ingegneri e scienziati informatici. Con una crescente attenzione agli investimenti in ricerca e sviluppo, l’India potrebbe svolgere un ruolo sempre più rilevante nell’ecosistema globale dell’IA.

I ritardatari tra nuove sfide e opportunità

Mentre alcuni paesi avanzano speditamente, altri faticano a stare al passo, per una questione di risorse finanziarie limitate, mancanza di competenze specializzate e anche questioni etiche legate all’uso dell’IA. I Paesi in via di sviluppo hanno certamente maggiori difficoltà a colmare il divario tecnologico, ma l’accesso a formazione, risorse finanziarie e partnership internazionali potrebbero aprire nuove opportunità.

La corsa all’intelligenza artificiale pur essendo un’attività globale è al momento una gara a due, tra Stati Uniti e Cina. La rivalità tra i due Paesi è palpabile, anche per motivi geopolitici, con Washington in indiscutibile vantaggio e Pechino che insegue per non rimanere indietro. Tuttavia, l’Unione Europea con le proprie iniziative e altri Paesi del G7 stanno dimostrando che il futuro dell’IA sarà plasmato da una collaborazione internazionale, guidata da valori etici e una visione condivisa per un futuro digitale avanzato e sostenibile.

Pagina 4 di 4

CC BY-NC-SA 4.0 DEED | Disclaimer Contenuti | Informativa Privacy | Informativa sui Cookie