Gli orologi più precisi del mondo stanno diventando specchi del futuro, non solo strumenti di misura. Fisici come Igor Pikovski, del Stevens Institute of Technology, stanno cercando di capire se il tempo, quella linea apparentemente inesorabile che ci separa dal passato, possa piegarsi sotto le leggi del mondo quantistico. In laboratorio, atomi intrappolati e raffreddati a temperature vicine allo zero assoluto battono i secondi con una precisione che umilia qualsiasi orologio svizzero, ma ciò che cercano non è la puntualità: è la verità sul tempo stesso.
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Quantum watch and its intrinsic proof of accuracy
Se siete arrivati fin qui senza cambiare pagina, allora forse avete abbastanza fegato per affrontare la verità: in laboratorio, sulle spalle di Helio innocente, abbiamo visto nascere un nuovo modo di misurare il tempo. Non con ingranaggi, non con cristalli vibranti, e nemmeno con gli orologi atomici che vi fanno sentire moderni, ma con l’intelligenza ruvida e brutale della meccanica quantistica. Si chiama quantum watch, e non conta un bel niente: non batte secondi, non somma oscillazioni, non segue il ritmo di un pendolo o di una frequenza standard. No. Questo bastardo crea impronte, impronte di tempo che sono così uniche da diventare una carta d’identità temporale.
Il cuore sporco di questo esperimento pulsa intorno a pacchetti d’onda Rydberg estremamente complessi, costruiti eccitando stati energetici alti dell’elio. A differenza dei soliti noiosi stati singoli, un pacchetto d’onda multi-stato si comporta come una rissa da bar quantistica: interferenze, battiti, caos apparente che però, sotto il velo della casualità, nasconde una struttura precisa, ossessivamente determinata. Questo caos ordinato permette di tracciare il tempo trascorso dall’eccitazione iniziale con una precisione che fa impallidire i vostri Rolex.