L’avvento degli strumenti musicali generati dall’IA ha suscitato numerosi dibattiti negli ultimi tempi, poiché promettono di semplificare il tradizionalmente laborioso processo di produzione musicale. Uno di questi strumenti, Suno, guidato dal CEO Mikey Shulman, ha attirato l’attenzione per la sua affermazione provocatoria secondo cui “non è più davvero piacevole fare musica adesso“. Questa dichiarazione, rivelata in un’intervista recentemente intercettata da 404 Media, è stata ampiamente criticata, soprattutto da coloro che hanno dedicato la loro vita all’arte faticosa della produzione musicale. Essendo anche io una persona che ha passato notti interminabili in studio di registrazione, mi trovo a mettere in discussione non solo la validità delle parole di Shulman, ma anche le implicazioni più ampie di questa prospettiva sul futuro della musica.
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Suno si consolida come leader nel panorama dell’intelligenza artificiale applicata alla musica, spingendo i confini della creatività con una piattaforma capace di generare canzoni complete, inclusi testi e vocalizzi, a partire da semplici input testuali. Fin dal suo debutto, avvenuto lo scorso anno, Suno ha introdotto significativi miglioramenti: brani di maggiore durata, funzionalità community potenziate e la possibilità di creare cantanti virtuali personalizzati.
La versione 4 promette un ulteriore balzo qualitativo, grazie a innovazioni già anticipate sui social da dipendenti e beta tester.