Il concetto di AI sovrana (o Sovereign AI) è una di quelle idee che suonano nobili sulla carta, ma che nella pratica possono diventare un cocktail esplosivo di protezionismo digitale, geopolitica dell’innovazione e burocrazia da incubo. L’idea di fondo è semplice: invece di lasciare che le aziende americane (leggi: OpenAI, Google, Microsoft) e cinesi (Tencent, Baidu, Huawei) dominino il mercato dell’intelligenza artificiale, ogni nazione dovrebbe sviluppare la propria AI “indipendente”, addestrata sui propri valori, la propria cultura e soprattutto sotto il proprio controllo. Una bella utopia, no?
Ma dove ci porterà davvero questa corsa alla sovranità digitale? In un paradiso di AI nazionali iper-localizzate che comprendono perfettamente il nostro contesto sociale e culturale, o in un inferno di intelligenze artificiali burocratizzate, inefficienti e talvolta decisamente orwelliane? Andiamo con ordine.