L’intelligenza artificiale è in grado di migliorare la scienza, come hanno dimostrato i premi Nobel appena assegnati, e di potenziare le capacità umane. Certo, va implementata reposnabilmente e poprio per questo è importante anche parlare dei rischi che questa tecnologia comporta. È il parere espresso da Anna Koivuniemi, a capo del Google DeepMind Impact Accelerator, la costola del colosso tecnologico di cui fanno parte due dei tre premi Nobel per la chimica annunciati nei giorni scorsi: Demis Hassabis e John M. Jumper premiati (insieme a Davide Baker) per il loro lavoro sulla previsione delle strutture proteiche tramite l’IA.
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Prima di entrare nel dibattito facciamo un passo indietro. Galileo Galilei definisce la scienza come un metodo rigoroso che si basa su tre passaggi fondamentali:
- Le sensate esperienze: osservazione dei fenomeni naturali attraverso i cinque sensi, necessaria per l’induzione di leggi generali.
- Le necessarie dimostrazioni: formulazione di ipotesi attraverso ragionamenti logici e matematici, che conducono a teorie e leggi scientifiche.
- Cimento o verifica: verifica delle ipotesi formulate attraverso esperimenti riproducibili e misurazioni matematiche, in modo da confermare o falsare le teorie.
Nel 79 d.C. un boato improvviso interruppe lo scorrere quotidiano della vita alle falde del Vesuvio. Una colonna di materiale vulcanico si elevò fino a raggiungere i 14 km di altezza rilasciando una pioggia di lapilli e pomici che, mossa dal vento, iniziò a depositarsi su Pompei e sui vicini centri abitati. Ercolano fu investita dapprima da nubi ardenti con una temperatura di circa 400° che viaggiavano ad una velocità di oltre 80 km orari e poi da colate di fango che seppellirono la città sotto una coltre di circa 20 metri di materiale vulcanico.
A rimanere sepolta fu anche una villa che ospitava al suo interno una grande biblioteca di rotoli di papiro che, grazie alle altissime temperature raggiunte, combinate poi con l’assenza di ossigeno, sono rimasti carbonizzati ma anche preservati dal deterioramento. Scoperti negli scavi del 1752 sono però rimasti illegibili fino ad ora proprio perché impossibili da srotolare senza distruggerli.
Ora invece un team internazionale di ricercatori, grazie all’Intelligenza Artificiale, è riuscito a rivelare parte del contenuto di uno dei papiri un software per srotolare virtualmente i papiri, utilizzando immagini tridimensionali di tomografia computerizzata. Si tratta di Youssef Nader, Luke Farritor e Julian Schilliger, che hanno sfruttato uno strumento chiamato ThaumatoAnakalyptor che permette di rilevare gli strati accartocciati presenti nella scansione 3D del rotolo fatta coi raggi X, permettendo così di srotolarli.
I brani decifrati sono 11 colonne di testo, per un totale di oltre 2mila caratteri che parlano di musica, cibo e, in generale, di piacere, che farebbero pensare a parole del filosofo greco Filodemo, un seguace di Epicuro che visse nella villa di Ercolano che ospitava i rotoli di papiro.
Si tratta di un fatto entusiasmante, non tanto per il testo in se, quanto per le possibilità che questa nuova tecnica apre agli studiosi per decifrare le centinaia di rotoli di papiro di Ercolano sigillati ancora da leggere e che potrebbero celare opere considerate perdute.