L’intelligenza artificiale è la grande rivoluzione tecnologica del nostro tempo, ma la sua governance resta un tema aperto e controverso. Durante l’evento organizzato da Seeweb ed EuropIA, l’esperto di affari istituzionali Dario Denni ha sottolineato come l’attenzione normativa dovrebbe essere posta più sui dati che sui sistemi. Un’affermazione che sembra quasi scontata, ma che in realtà tocca il cuore di uno dei problemi più rilevanti del momento: mentre sui dati personali esiste una solida normativa, come il GDPR, e una giurisprudenza consolidata, lo stesso non si può dire per i dati aziendali. Eppure, questi ultimi rappresentano un asset strategico fondamentale, spesso più prezioso di qualsiasi brevetto o proprietà industriale.
Le imprese che affidano i propri dati a sistemi globali di IA devono essere consapevoli di un rischio sottovalutato: la perdita del diritto di sfruttamento esclusivo. I dati, una volta elaborati da un modello IA, possono diventare parte del suo “know-how”, alimentando sistemi che potrebbero non solo imparare da essi, ma anche utilizzarli per generare output che avvantaggiano terze parti. Questo scenario crea un problema di governance enorme, che non può essere ignorato.