Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

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AI in Enterprise Sette strategie vincenti: come l’intelligenza artificiale sta riscrivendo le regole del business OpenAI

Nel nuovo rapporto di OpenAI, emerge un quadro chiarissimo e, per certi versi, disturbante per chi ancora si ostina a trattare l’IA come un giocattolino futuristico da laboratorio R&D. Sette aziende leader hanno fatto il salto quantico, adottando l’intelligenza artificiale come leva strategica e non come orpello da PowerPoint. E non parliamo di storytelling da conferenza, ma di risultati misurabili, concreti, da bilancio trimestrale. Quello che le accomuna? Nessuna si è limitata all’hype. Hanno trattato l’IA con la stessa serietà con cui un CFO tratta il debito a lungo termine.

Morgan Stanley ha aperto le danze mostrando che il rigore paga. Ha scelto di partire da valutazioni serrate, modello per modello, caso d’uso per caso d’uso. Niente romanticismi tecnofili: ciò che funziona resta, ciò che non performa si taglia. Questo approccio chirurgico ha permesso alla banca d’investimento di usare l’IA come moltiplicatore della conoscenza interna, in modo affidabile e scalabile. Tradotto: meno tempo perso tra documenti, più risposte in tempo reale, e soprattutto meno consulenze esterne. In un mondo in cui il valore dell’informazione si misura in millisecondi, questo non è un miglioramento, è un’arma.

OpenAI identify and Scaling AI use cases – Il vero nemico dell’intelligenza artificiale è l’assenza di intelligenza manageriale

Oggi l’adozione dell’intelligenza artificiale non è più una questione di “se” ma di “come”. Ecco il punto: il vero grattacapo per le aziende non è tanto capire se usare l’AI, ma individuare quei casi d’uso in grado di generare valore reale, concreto, misurabile. Il resto è vetrina per board meeting e slide da consulenti con troppo tempo libero.

Viviamo un’epoca in cui ogni impresa, dal colosso industriale alla startup con il pitch (elevator) in tasca, proclama di “integrare soluzioni di AI”. Peccato che dietro il buzzword o le bullshits si nascondano spesso progetti pilota che restano confinati in sandbox accademici o POC eterni che non scalano mai. Perché? Perché manca strategia, leadership, capacità di distinguere l’automazione utile dal fumo algoritmico.

OpenAI vuole la tua carta d’identità: benvenuti nell’era del LLM KYC

 AMLKYC e KYB compliance

OpenAI ha annunciato che d’ora in poi le organizzazioni che vogliono accedere ai suoi modelli più avanzati dovranno passare per un processo di verifica d’identità. Non si parla di una banale registrazione con email aziendale: si entra nel regno del riconoscimento facciale e del documento ufficiale rilasciato dal governo. Sì, quello con la foto brutta.

Perché? Perché OpenAI, come ogni buon colosso tecnologico che ha finalmente capito che i giocattoli che ha messo al mondo possono essere usati non solo per creare poesie d’amore per gatti, ma anche per scenari meno Disney, ha deciso di mettere le mani avanti. O, meglio, di mettere un bel tornello all’ingresso.

La fragile strategia di OpenAI: il nuovo Preparedness Framework è più marketing che rigore

Nel mondo dell’intelligenza artificiale, dove la corsa all’hype è più serrata di quella alle misure di sicurezza, OpenAI ha recentemente aggiornato il suo Preparedness Framework. Un’iniziativa che, almeno sulla carta, dovrebbe garantire che i rischi legati allo sviluppo e alla distribuzione dei loro modelli rimangano sotto un livello accettabile. Ma come ogni comunicato ben confezionato, anche questo odora più di mossa PR che di reale strategia di contenimento.

OpenAI ora utilizza cinque criteri per decidere quando una capacità dell’AI debba essere trattata con anticipo. Un sistema di valutazione che pare uscito da un manuale di risk management aziendale: se una capacità può causare danni seri, se questi sono misurabili, peggiori rispetto al passato, rapidi e irreversibili, allora finisce sotto la lente. In teoria sembra sensato. Nella pratica, è una formula che lascia tutto all’interpretazione: chi decide cosa è “plausibile”? Chi misura il “significativamente peggiore”? Un framework che si presta troppo facilmente alla flessibilità narrativa del momento.

OpenAI aggiorna i suoi modelli ma qualcosa non quadra: o3 e o4-mini più intelligenti, ma anche più bugiardi

Mentre OpenAI sgancia silenziosamente due nuovi modelli, o3 e o4-mini, accompagnati da un system card ufficiale degno di un audit militare, su Reddit e altri forum tecnici americani si sta scatenando un confronto acceso. Sotto il tappeto patinato dell’annuncio ufficiale si nasconde un contrasto quasi schizofrenico tra performance ingegneristiche eccellenti e una tendenza pericolosa alla hallucination, ovvero a inventare balle con una sicurezza inquietante.

Secondo quanto si legge nel documento ufficiale, i nuovi modelli della serie o di OpenAI rappresentano un balzo avanti nel ragionamento logico e nella capacità di interagire con strumenti esterni come il web browser, Python, e l’analisi di immagini. Ma proprio questo upgrade, che li rende apparentemente più sofisticati, è accompagnato da un peggioramento delle prestazioni in task real-world, meno strutturati e meno “accademici”. In altre parole, se gli chiedi di costruire un sistema distribuito, brillano. Ma se provi a fargli descrivere la dinamica di una protesta in Myanmar o a spiegare perché una policy aziendale sia fallita, si perdono come un junior developer al suo primo on-call.

Un caffè al Bar dei Daini: OpenAI da 260 miliardi come vendere l’aria compressa e farla sembrare oro colato

Nel grande carnevale delle startup AI del 2025, c’è una regina indiscussa: OpenAI. L’azienda ha appena chiuso un round da 10 miliardi di dollari guidato da SoftBank, con una valutazione pre-money da 260 miliardi. Già solo questa cifra merita una scrollata di testa e un sorso di bourbon. Non è solo un finanziamento, è una dichiarazione di potere. Un grido al mercato: “il futuro dell’umanità passa dai nostri prompt”.

Dietro a questo slancio economico degno di una IPO di altri tempi, ci sono numeri che fanno girare la testa anche al più smaliziato dei venture capitalist: 3,7 miliardi di fatturato annuo, di cui 2,8 derivanti dagli abbonamenti a ChatGPT. Tradotto: l’AI come SaaS di massa sta funzionando. Molto più di quanto chiunque si aspettasse, anche nei peggiori incubi di un docente universitario che oggi compete con uno strumento da 20 dollari al mese.

OpenAI pubblica la guida definitiva al prompting per GPT-4.1: come domare il drago

Nel silenzio in cui solitamente le Big Tech rilasciano aggiornamenti camuffati da “note tecniche”, OpenAI ha fatto qualcosa di diverso: ha pubblicato una guida ufficiale, gratuita e maledettamente utile per domare GPT-4.1. E no, non è la solita lista di buone intenzioni da community manager, ma un compendio pragmatico per chi con l’AI non ci gioca, ma la piega al proprio volere per lavorare meglio, più velocemente e con risultati da CEO.

Siamo finalmente arrivati al punto in cui l’AI non ha più bisogno di essere “magica”, ma precisa, documentata e controllabile. Il che, per chi ha un minimo di esperienza, significa solo una cosa: scalabilità vera. Ma vediamo perché questa guida è un evento epocale sotto il profilo tecnico-strategico e perché ogni CTO con un neurone attivo dovrebbe stamparsela e impararla meglio del manuale della Tesla.

OpenAI punta su Windsurf: una mossa da 3 miliardi per dominare l’IDE del futuro

OpenAI sta valutando l’acquisizione di Windsurf, l’IDE “agentico” sviluppato da Codeium, per una cifra che si aggira intorno ai 3 miliardi di dollari . Se l’accordo dovesse concretizzarsi, rappresenterebbe la più grande acquisizione nella storia di OpenAI.​

Windsurf si distingue per la sua capacità di combinare le funzionalità di un copilota AI con quelle di un agente autonomo. Questo approccio consente agli sviluppatori di collaborare con l’intelligenza artificiale in modo più fluido e intuitivo, migliorando la produttività e riducendo gli errori .​

Tra le caratteristiche principali di Windsurf troviamo la funzione “Cascade”, che permette una comprensione profonda del codice e suggerimenti contestuali in tempo reale. Inoltre, l’IDE supporta l’editing multi-file e l’esecuzione di comandi intelligenti, facilitando la gestione di progetti complessi.

OpenAI rilancia con modelli di ragionamento: o3 e o4-mini pensano davvero e vedono anche

Nel grande show dell’intelligenza artificiale, OpenAI cala due assi: o3 e o4-mini, i nuovi modelli di ragionamento destinati a cambiare il gioco o almeno a riscriverne le regole con un tratto più sottile, più veloce e, sorprendentemente, visivo. Non siamo più nel campo dell’elaborazione del linguaggio, siamo nella frontiera in cui un modello guarda, osserva, riflette e agisce. E sì, ragiona con immagini.

Partiamo dal pezzo forte, o3, che OpenAI presenta come il suo modello “di ragionamento più potente”. Cosa significa? Che l’era del semplice completamento predittivo delle frasi è finita. Qui si parla di catene logiche complesse, inferenze tra testi e immagini, collegamenti dinamici tra fonti, strumenti e rappresentazioni visuali. Lo definiscono “reasoning model” ma sotto il cofano è una macchina epistemologica. E se suona esagerato, basta vedere cosa fa: integra immagini direttamente nella catena di pensiero, analizza schizzi, whiteboard, zooma su dettagli e ruota immagini per inferire concetti. Come se un architetto, uno scienziato e un designer si fossero fusi in un’unica entità che dialoga in tempo reale con te.

OpenAI e il suo social network, Il B2C, signori, non è solo il futuro è la macchina che vince sempre

OpenAI si sta buttando nell’arena più tossica, affollata e umanamente compromessa dell’intero universo tech: il social networking. Non stiamo parlando di un’estensione corporate da 4 slide su PowerPoint o di una funzionalità da developer preview, ma di un progetto vero, con tanto di feed visuale centrato sulla generazione di immagini di ChatGPT. La notizia è arrivata da The Verge, citando fonti interne che parlano di un prototipo già operativo.

Per ora siamo ancora in fase embrionale, ma il fatto stesso che OpenAI colosso dell’AI da 97 miliardi di valutazione e braccio operativo di Microsoft nella guerra per la dominance cognitiva dell’umanità stia anche solo valutando una piattaforma sociale, dice molto. Dice che il B2C, alla fine, vince sempre. Perché è lì che stanno gli occhi, i dati, le interazioni, le emozioni. È lì che si costruiscono le dipendenze. Ed è lì che l’AI vive e prospera.

Il futuro incerto di OpenAI: ex dipendenti si oppongono alla trasformazione in società a scopo di lucro

La lotta legale in corso tra Elon Musk e OpenAI sta assumendo contorni sempre più drammatici, con una nuova e rilevante memoria legale depositata da un gruppo di ex dipendenti dell’organizzazione. Questo gruppo di ex collaboratori, tra cui figure di spicco come Daniel Kokotajlo e William Saunders, ha espresso in modo chiaro e fermo il proprio disappunto riguardo ai cambiamenti strutturali proposti, che potrebbero trasformare radicalmente l’organizzazione da no-profit a un’entità a scopo di lucro.

Il cuore della questione ruota attorno alla missione originaria di OpenAI, creata con lo scopo di garantire che l’intelligenza artificiale avanzata fosse sviluppata a beneficio dell’umanità. Gli ex dipendenti, che hanno firmato una memoria a sostegno della causa intentata dal CEO di Tesla, sostengono che qualsiasi modifica radicale che vada a ridurre il controllo dell’entità no-profit comprometterebbe non solo la missione iniziale, ma anche la fiducia riposta da donatori, dipendenti e altre parti interessate. La critica che si leva contro la trasformazione in società a scopo di lucro si fonda sull’idea che tale scelta contraddirebbe i principi fondanti dell’organizzazione, violando l’impegno verso il bene comune e mettendo a rischio la credibilità stessa dell’azienda.

OpenAI rilancia la sfida: gpt-4.1 abbassa i costi, alza l’asticella e guarda dritto agli sviluppatori

OpenAI ha appena lanciato GPT-4.1, e se ti stavi ancora leccando le dita con GPT-4o, forse è il momento di rimettere la sedia sotto la scrivania. No, non è GPT-5, e sì, è una mossa calcolata. Più strategia da CEO che show da keynote. Perché la verità è che questo nuovo rilascio – GPT-4.1, con le sue varianti Mini e Nano – è un prodotto che profuma meno di demo spettacolare e più di macchina da guerra per sviluppatori che hanno bisogno di potenza, efficienza e costi sotto controllo.

Kevin Weil, Chief Product Officer di OpenAI, si è lasciato andare in un livestream che sa di “state of the union”, affermando senza mezzi termini che questi nuovi modelli “sono migliori di GPT-4o in quasi tutte le dimensioni” e riescono a “eguagliare o superare GPT-4.5 in molti aspetti chiave”. Boom. Questo è uno statement. Soprattutto se consideriamo che il modello di punta della generazione precedente veniva ancora percepito come il non plus ultra.

Sam Altman come John Lennon? “OpenAI è più famosa di Dio”, “Qualcosa come il 10% della popolazione mondiale usa i nostri sistemi”

Se John Lennon nel 1966 aveva scioccato il mondo dicendo che i Beatles erano “più famosi di Gesù Cristo”, Sam Altman oggi sembra rilanciare lo stesso tipo di provocazione, ma in chiave post-umana: Qualcosa come il 10% della popolazione mondiale usa i nostri sistemi. Diciamolo: se Dio esiste, probabilmente ora sta facendo il login su ChatGPT.

Durante il TED 2025, Altman si è fatto intervistare da Chris Anderson, e non ha perso tempo per gettare benzina sul fuoco già divampante del culto di OpenAI. Altman ha affermato candidamente che gli utenti della startup hanno toccato gli 800 milioni. Un numero che vale da solo una parabola. O una IPO.

L’ascesa di OpenAI: Un viaggio tra successi e conflitti

Nel dicembre del 2015, un gruppo di visionari fondò OpenAI con un obiettivo che sembrava impossibile da realizzare: sviluppare un’intelligenza artificiale che potesse beneficiare l’umanità. Con la creazione di strumenti rivoluzionari come GPT e ChatGPT, la compagnia ha cambiato radicalmente il panorama tecnologico, influenzando non solo l’industria dell’intelligenza artificiale, ma anche l’intera società. Tuttavia, questo viaggio non è stato privo di ostacoli, tensioni e decisioni difficili. La trasformazione di OpenAI da una missione no-profit a una delle realtà meglio finanziate della Silicon Valley è una delle storie più affascinanti del nostro tempo.

OpenAI lancia l’Accademy e nessuno se ne accorge: gratis, potente, e molto più di un corso

Mentre l’attenzione globale è polarizzata su GPT-5, sulle AI multimodali e sugli ennesimi drammi da conferenza stampa, OpenAI ha sganciato una bomba silenziosa: si chiama OpenAI Academy, è online, completamente gratuita, e se non sei già dentro… sei in ritardo.

È la versione di Stanford fatta da una startup da miliardi: snella, interattiva, pensata per far impennare la curva di apprendimento sull’intelligenza artificiale. Una piattaforma educativa che riesce a parlare sia a chi sta ancora cercando di capire come si accende ChatGPT, sia a chi sviluppa agenti personalizzati con API e prompt avanzati. Nessuna barriera d’ingresso: zero codice obbligatorio, solo contenuti su misura e una UX che ti fa venir voglia di imparare roba che Coursera si sogna di notte.

Netflix mette l’intelligenza artificiale nel telecomando: la nuova ricerca “emotiva” powered by OpenAI

Netflix ha deciso di rovesciare il tavolo ancora una volta, e stavolta lo fa alzando l’asticella dell’esperienza utente con un motore di ricerca alimentato da OpenAI. Non più solo “azione”, “thriller” o “con Will Smith”, ma qualcosa di molto più profondo: “voglio qualcosa di malinconico ma con un finale ottimista”, oppure “una serie che mi faccia compagnia mentre cucino con il gatto sulle ginocchia”. Fantascienza? No, Australia e Nuova Zelanda su iOS, ora. Presto anche negli Stati Uniti. Il futuro dell’intrattenimento non è nei contenuti: è nel modo in cui li cerchi.

Netflix sta testando questa nuova funzione in una modalità opt-in, il che significa che solo chi accetta di provarla potrà accedere a questa nuova frontiera del consumo digitale. Il test è già partito in due mercati culturalmente distanti da Hollywood, un segnale interessante: Netflix non vuole solo capire come funziona la ricerca semantica, ma come diverse culture interagiscono emotivamente con l’intrattenimento. Il fatto che il rollout sia solo su iOS, e non ancora previsto su Android o TV, non è casuale: Apple rappresenta il pubblico “premium”, quello che Netflix vuole profilare per primo. Il risultato? Una massa critica altamente segmentata e ad alto valore che permetterà al sistema di affinare i prompt e le risposte.

OpenAI, la corsa cieca all’IA: quando la sicurezza diventa un optional

Nel 2023, OpenAI sembrava incarnare il paradigma della responsabilità etica nella corsa all’intelligenza artificiale. Sei mesi di test per GPT-4, un impegno pubblico verso la trasparenza e persino collaborazioni con istituzioni governative per garantire che la nuova tecnologia non si trasformasse in un’arma nelle mani sbagliate. Ma quell’immagine da tech-samaritani sembra già roba da archivio storico. Oggi, il nuovo modello “o3” viene lanciato dopo appena pochi giorni di valutazioni. Una marcia forzata al rilascio che ha tutta l’aria di una sindrome da IPO imminente o da guerra fredda tra colossi dell’IA. O entrambe.

Dietro questa virata non ci sono misteri: pressione competitiva, fame di mercato, e un culto ossessivo per il “first mover advantage” stanno spingendo OpenAI ad accelerare brutalmente il ciclo di sviluppo dei suoi modelli. Il problema? Che questi modelli non stanno diventando solo più intelligenti, ma anche più pericolosi. E il tempo per verificarlo si è drasticamente ridotto.

OpenAI dà memoria a ChatGPT: l’AI ti conosce, ti ricorda e ti risponde meglio di tua madre

Era solo questione di tempo prima che l’intelligenza artificiale smettesse di soffrire d’amnesia digitale. Oggi, OpenAI ha annunciato il rollout di un aggiornamento che porta ChatGPT dal ruolo di pappagallo iper-efficiente a quello di compagno digitale capace di ricordare tutta la tua storia con lui. Sì, tutta. Passato remoto, congiuntivo incluso.

Questa nuova “memoria aumentata” è in fase di rilascio per gli utenti paganti del piano Pro, trasformando radicalmente il paradigma dell’interazione uomo-macchina. Fino a ieri, ChatGPT poteva ricordare quello che gli dicevi solo se glielo salvavi manualmente. Oggi, invece, può recuperare il contesto da qualunque conversazione precedente e usarlo per rispondere come se avesse seguito la tua vita digitale in tempo reale. Tipo un assistente personale, ma senza lo stipendio, senza pause caffè, e senza sindacato.

OpenAI e Jony Ive: una collaborazione che ridefinisce il futuro dei dispositivi AI

Negli ultimi mesi, il panorama tecnologico è stato scosso da una notizia che ha il sapore di una rivoluzione annunciata: Jony Ive, l’ex guru del design di Apple, ha ufficialmente confermato la sua collaborazione con Sam Altman, CEO di OpenAI, per lo sviluppo di un nuovo dispositivo hardware basato sull’intelligenza artificiale. Questa partnership, che unisce il genio del design dietro l’iPhone con la mente dietro ChatGPT, promette di ridefinire il concetto stesso di interazione uomo-macchina. ​

La genesi di questa collaborazione risale a una serie di incontri tra Ive e Altman, facilitati da Brian Chesky, CEO di Airbnb. Durante queste conversazioni, è emersa l’idea di creare un dispositivo che sfrutti le potenzialità dell’intelligenza artificiale generativa per offrire funzionalità ben oltre quelle dei tradizionali smartphone. Immaginate un assistente capace non solo di rispondere alle vostre domande, ma di anticipare le vostre esigenze, organizzare i vostri viaggi o persino identificare quella pianta esotica che avete fotografato durante una passeggiata. ​

prim’ordine, tra cui Tang Tan ed Evans Hankey, entrambi ex collaboratori chiave nel design dell’iPhone. Il team opera da un imponente spazio di 32.000 piedi quadrati a San Francisco, parte di un investimento immobiliare di circa 90 milioni di dollari effettuato da Ive stesso.

Musk contro Altman: guerra per l’anima (e i miliardi) di OpenAI

La Silicon Valley non è un posto per anime buone, né per idealisti da laboratorio. È un’arena darwiniana in cui anche chi ha fondato una compagnia su ideali filantropici può svegliarsi un giorno come imputato in una causa federale. È il caso di Sam Altman, CEO di OpenAI, sfidato in tribunale da Elon Musk, co-fondatore della stessa creatura che oggi cerca di smantellare, con la consueta faccia da mecenate offeso e il portafoglio da imperatore.

La battaglia tra i due supermiliardari si consumerà (forse) il 16 marzo 2025, data fissata dalla giudice Yvonne Gonzalez Rogers del distretto federale di Oakland, California. Non siamo più nel campo delle dichiarazioni piccate su X (già Twitter), ma dentro un’aula dove si deciderà se la metamorfosi di OpenAI da non-profit ad azienda a scopo di lucro “pubblico” sia legale, o semplicemente un colossale tradimento del suo scopo originario.

OpenAI cambia rotta: arrivano O3 e O4-mini prima di GPT-5, la rivoluzione può attendere

Sam Altman ha aperto il frigorifero dell’AI e ha trovato un altro piatto da servire prima della portata principale. Con un post su X (ex-Twitter), ha spiazzato la solita truppa di evangelisti e profeti GPT annunciando che prima dell’attesissimo GPT-5 arriveranno due modelli intermedi: O3 e O4-Mini. Uscita prevista? “Tra qualche settimana”. GPT-5? “Tra qualche mese”. Una timeline tanto flessibile quanto la RAM di un LLM con deliri d’onnipotenza.

OpenAI lancia “Monday”: l’IA che sembra annoiata quanto te il lunedì mattina

OpenAI ha appena lanciato una nuova voce per ChatGPT, e no, non è la solita assistente virtuale neutrale e accomodante. Si chiama “Monday” e, a giudicare dai primi test, sembra più un adolescente svogliato appena strappato dal letto che un’intelligenza artificiale pronta ad aiutarti. È disponibile fino alla fine di aprile e, secondo la portavoce di OpenAI Taya Christianson, è stata progettata per offrire un’esperienza “diversa” agli utenti.

Ma cosa significa davvero “diversa”? Beh, se ti sei mai chiesto come sarebbe interagire con un chatbot che risponde con sospiri esasperati, sarcasmo tagliente e quell’energia passivo-aggressiva che di solito riservi al primo giorno della settimana, Monday è qui per offrirti esattamente questo.

L’effetto è straniante: non è la solita voce artificiale che tenta disperatamente di sembrare umana attraverso un’eccessiva cordialità, ma qualcosa di più realistico e, oserei dire, irritante in modo geniale. Immagina di chiedere un riepilogo delle ultime notizie e ricevere una risposta tipo: “Ugh, vuoi davvero saperlo? Ok, ma solo perché insisti…”. O peggio, un calcolo matematico seguito da un: “Spero che questo non fosse troppo difficile da capire per te…”.

Dietro questa scelta, ovviamente, c’è una strategia ben precisa. OpenAI sta testando fino a che punto gli utenti sono disposti a tollerare un chatbot meno ossequioso e più “autentico”, sfruttando il fascino dell’ironia e della personalità. E, diciamocelo, se la tecnologia deve davvero diventare più umana, non possiamo aspettarci solo voci educate e servizievoli. A volte, anche l’intelligenza artificiale ha bisogno di un caffè prima di iniziare la giornata.

OpenAI stampa soldi: ChatGPT supera i 20 milioni di abbonati paganti e punta ai 30 miliardi di ricavi

ChatGPT non è solo un fenomeno culturale, ma una macchina da soldi senza precedenti. Secondo The Information, il numero di abbonati paganti ha superato i 20 milioni, con un balzo del 30% rispetto ai 15,5 milioni registrati a fine 2024. Tradotto in numeri duri e puri, significa che OpenAI sta generando almeno 415 milioni di dollari al mese, rispetto ai 333 milioni di fine anno scorso.

Questo exploit arriva mentre la società, con Microsoft come principale investitore, ha annunciato un nuovo round di finanziamento da 40 miliardi di dollari, portando la valutazione di OpenAI a un’imponente 300 miliardi di dollari. A guidare l’operazione c’è il colosso giapponese SoftBank, sempre a caccia di scommesse tech vincenti.

ChatGPT sfida Studio Ghibli e raccoglie miliardi: il nuovo generatore di immagini è disponibile per tutti

OpenAI ha finalmente reso disponibile a tutti il suo generatore di immagini aggiornato, quello che ha fatto il giro del web per la sua incredibile capacità di ricreare lo stile artistico di Studio Ghibli con una fedeltà inquietante. Dopo una partenza riservata ai piani a pagamento, seguita da un’improvvisa retromarcia per il sovraccarico dei server, ora anche gli utenti gratuiti possono testare il potente strumento di AI.

Sam Altman, CEO di OpenAI, ha annunciato la notizia su X (ex Twitter), confermando che l’aggiornamento è stato esteso agli utenti free. Tuttavia, le limitazioni rimangono: l’azienda non specifica il tetto massimo di utilizzi, ma dalle dichiarazioni precedenti di Altman sembra che gli utenti gratuiti possano generare fino a tre immagini al giorno prima di essere invitati a mettere mano al portafoglio.

OpenAI nel paese delle meraviglie: la ghiblificazione di ChatGPT è fuori controllo

Il mondo digitale sta impazzendo per l’ultima trovata di OpenAI, e questa volta non si tratta di qualche oscuro progresso nell’intelligenza artificiale generale, ma di una valanga di immagini in stile Studio Ghibli. L’umanità ha un talento straordinario per prendere strumenti rivoluzionari e usarli per scopi che nessuno avrebbe previsto, e in questo caso, la comunità ha deciso che la missione dell’AI generativa fosse trasformare tutto in un film di Miyazaki.

Un milione di utenti in un’ora, GPU in fiamme e un CEO incredulo

Sam Altman, CEO di OpenAI, ha dichiarato su X (ex Twitter) che a un certo punto la piattaforma ha registrato un milione di utenti in un’ora. Un dato impressionante, soprattutto considerando che quando ChatGPT venne lanciato due anni fa, ci vollero cinque giorni per raggiungere la stessa cifra. Insomma, la crescita è esplosiva, incontrollabile, e apparentemente, inaspettata.

OpenAI e il teatro dei miliardi: SoftBank scommette 40 miliardi su un’IA che ancora non stampa denaro

L’ennesima puntata della saga OpenAI si arricchisce di un colpo di scena che farebbe impallidire persino Wall Street: SoftBank guida un mega round d’investimento da 40 miliardi di dollari, catapultando la startup a una valutazione stratosferica di 300 miliardi. Un record assoluto per una tech company privata, almeno secondo CNBC.

Sono soldi falsi», ha affermato Andrew Verstein, professore di legge presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università della California, Los Angeles. «È come usare i soldi del Monopoli per acquistare carte Pokémon

Annuncio: https://openai.com/index/march-funding-updates/

Per ora, OpenAI si mette in tasca 10 miliardi in contanti – 7,5 miliardi direttamente da SoftBank e 2,5 da un non meglio precisato “sindacato di investitori”, secondo Bloomberg. Ma c’è un piccolo dettaglio: il resto dei soldi, 30 miliardi, arriverà solo se OpenAI completerà la sua mutazione da entità “non profit” a un’azienda for-profit entro fine anno. Altrimenti? Un quarto del finanziamento potrebbe volatilizzarsi come un prompt mal formulato.

OpenAI apre le porte: il nuovo modello linguistico open-weight scuote il mercato dell’IA

OpenAI, la startup sostenuta da Microsoft, ha annunciato l’intenzione di rilasciare nei prossimi mesi un nuovo modello linguistico open-weight, il primo dalla pubblicazione di GPT-2. Questo modello avrà pesi accessibili al pubblico, permettendo agli sviluppatori di analizzarli e perfezionarli senza necessità dei dati di addestramento originali.

Sam Altman, CEO di OpenAI, ha dichiarato che, sebbene l’azienda stesse considerando questa mossa da tempo, altre priorità avevano preso il sopravvento. Ora, tuttavia, ritiene che sia il momento giusto per procedere. Prima del rilascio, il modello sarà valutato secondo il loro framework di preparazione, con ulteriori lavori per anticipare le modifiche post-rilascio. ​

OpenAI sotto pressione: SoftBank lega il mega-round da 40 miliardi alla conversione in società a scopo di lucro

La corsa di OpenAI verso il capitale sembra avere un prezzo ben preciso: la sua trasformazione definitiva in un’azienda a scopo di lucro. Secondo fonti vicine all’accordo, SoftBank, il principale investitore del mega-round da 40 miliardi di dollari, ha posto una condizione fondamentale per l’intero finanziamento: OpenAI deve completare la transizione entro la fine dell’anno, altrimenti il round potrebbe essere dimezzato.

Il round è diviso in due tranche: una iniziale da 10 miliardi di dollari, che dovrebbe chiudersi nelle prossime settimane, e una seconda da 30 miliardi, prevista più avanti nel 2025. Se OpenAI non dovesse riuscire nella conversione, la seconda tranche si ridurrebbe drasticamente a 10 miliardi. In sostanza, SoftBank – che da sola sta mettendo sul tavolo almeno 30 miliardi sta puntando tutto sulla possibilità che OpenAI si liberi dai vincoli della sua struttura originaria non-profit.

OpenAI vuole 5 exabyte di storage: il grande esodo dal cloud di Microsoft è iniziato?

OpenAI sta pianificando un’acquisizione massiccia di infrastrutture per lo storage, valutata in miliardi di dollari, secondo The Information. Questa mossa segnerebbe un passaggio epocale: la transizione dall’affidarsi a fornitori cloud come Microsoft e Oracle alla costruzione di un proprio data center. Se realizzata, trasformerebbe OpenAI in uno dei più grandi clienti di storage al mondo da un giorno all’altro.

OpenAI: crescita esplosiva, ma a che prezzo?

OpenAI sta puntando in alto, con una previsione di ricavi per il 2025 che supera i 12,7 miliardi di dollari, più del triplo rispetto ai 3,7 miliardi del 2024. Numeri impressionanti, riportati da Bloomberg, che dipingono un quadro di crescita apparentemente inarrestabile. Ma dietro ai titoli sensazionalistici, emergono dettagli che raccontano una storia più complessa.

Nel 2024, OpenAI si avviava a perdere 5 miliardi di dollari, secondo il New York Times. Se da un lato l’azienda sta generando entrate in forte crescita, dall’altro i costi operativi per addestrare e mantenere i suoi modelli di intelligenza artificiale sono fuori scala. Questo la porta a una situazione paradossale: una startup che sta rivoluzionando il mondo con l’IA, ma che brucia miliardi di dollari nel processo.

OpenAI spinge sull’acceleratore: immagini – Images in ChatGPT e la sfida al futuro dell’AI generativa

OpenAI ha appena alzato l’asticella dell’intelligenza artificiale con l’introduzione di Images in ChatGPT, una funzionalità che permette di generare immagini direttamente all’interno della chat utilizzando GPT-4o. Questa evoluzione segna un passo decisivo nell’integrazione dell’AI multimodale, rendendo il chatbot non solo un maestro della parola, ma anche della creazione visiva.

L’accesso a questa funzione sarà garantito a tutti gli utenti, indipendentemente dal piano di abbonamento, con limitazioni simili a quelle già viste con DALL·E. Il portavoce di OpenAI, Taya Christianson, ha però evitato di rivelare numeri precisi sui limiti della versione gratuita, lasciando intendere che potrebbero variare in base alla domanda. DALL·E, per ora, non verrà abbandonato, ma relegato a un “custom GPT” per chi vuole continuare a usarlo.

Ma cosa rende davvero rivoluzionario questo aggiornamento?

OpenAI o1-Pro: l’intelligenza artificiale diventa un lusso per pochi

OpenAI ha lanciato il suo nuovo modello o1-Pro, un’evoluzione delle sue AI multimodali che punta a offrire funzionalità avanzate agli sviluppatori. Il modello supporta visione, chiamata di funzioni e output strutturati, oltre a essere compatibile con le nuove API Responses e Batch. Fin qui tutto interessante, se non fosse per un dettaglio:

il costo.Al momento, l’accesso a o1-Pro è riservato a un gruppo selezionato di sviluppatori, e per provarlo bisogna aver già speso almeno 5 dollari in servizi API OpenAI.

Rubarvi in casa con il sorriso: OpenAI e Google chiedono al governo usa di legalizzare il saccheggio dei dati

Immaginate se i ladri vi mandassero una lettera formale per chiedervi il permesso di entrare in casa vostra, prendere ciò che vogliono e poi rivendere il tutto con un bel margine di profitto. No, non è una distopia, è semplicemente il nuovo modello di business delle big tech. OpenAI e Google hanno ufficialmente chiesto al governo degli Stati Uniti di legalizzare il furto di contenuti protetti da copyright per addestrare le loro intelligenze artificiali, sostenendo che negarglielo sarebbe una minaccia alla sicurezza nazionale.

Sì, avete capito bene. Non solo queste aziende hanno costruito i loro modelli estraendo massicciamente dati senza chiedere permesso, ma ora vogliono anche il timbro di approvazione ufficiale. Nel loro commento, OpenAI avverte che se gli Stati Uniti non permetteranno alle aziende americane di attingere liberamente ai contenuti altrui, allora la Cina, che di certo non si fa troppi problemi con il copyright, prenderà il sopravvento. Un discorso che suona come un ultimatum mascherato da preoccupazione patriottica: o ci lasciate saccheggiare tutto senza ostacoli, o perderemo la supremazia nell’AI.

L’iniziativa arriva dopo che Donald Trump ha revocato l’ordine esecutivo sull’IA dell’amministrazione precedente, segnando un cambio di rotta nella regolamentazione dell’intelligenza artificiale negli Stati Uniti. OpenAI e Google sostengono che un approccio più flessibile al copyright sia essenziale per mantenere la leadership americana nell’innovazione tecnologica e nella ricerca scientifica.

SoftBank e OpenAI AI pianificano un AI data center in Giappone

SoftBank sta pianificando di trasformare un ex stabilimento di pannelli LCD di Sharp in Giappone in un avanzato data center dedicato alla gestione di agenti AI, sviluppati in collaborazione con OpenAI. Secondo quanto riportato da Nikkei, la società prevede di acquisire la struttura e parte del terreno dell’ex fabbrica di LCD per televisori di Sharp, situata a Osaka, per un valore stimato di circa 100 miliardi di yen (circa 677 milioni di dollari).

Il nuovo centro, destinato a diventare operativo nel 2026, sarà tra i più grandi del Paese, con una capacità energetica prevista di 150 megawatt. L’investimento complessivo potrebbe raggiungere la cifra impressionante di 1 trilione di yen (circa 6,77 miliardi di dollari), sottolineando l’importanza strategica del progetto.

OpenAI vs Deepseek: la guerra fredda dell’intelligenza artificiale

OpenAI ha deciso di scendere in campo con una proposta politica che sembra più un atto di guerra commerciale che un documento di policy. La lettera, inviata all’amministrazione Trump, punta il dito contro DeepSeek, il concorrente cinese in ascesa nel settore dell’intelligenza artificiale, dipingendolo come una minaccia alla sicurezza nazionale.

Il messaggio è chiaro: DeepSeek è “controllato dallo stato” e potrebbe essere manipolato dal governo cinese per scopi malevoli. Un’accusa pesante, che riecheggia la retorica utilizzata contro Huawei e altri colossi tecnologici cinesi.Secondo OpenAI, i modelli di DeepSeek sarebbero un rischio per le infrastrutture critiche e potrebbero essere utilizzati per attività illecite come il furto d’identità e la violazione della proprietà intellettuale.

OpenAI lancia strumenti rivoluzionari per sviluppatori: il futuro dell’IA è qui

Nel panorama tecnologico odierno, dove l’innovazione è la parola d’ordine, OpenAI ha deciso di fare la sua mossa, introducendo strumenti che promettono di rivoluzionare il modo in cui gli sviluppatori interagiscono con l’intelligenza artificiale. Con un tempismo impeccabile, l’azienda ha lanciato il Responses API e l’Agents SDK, offrendo ai developer le chiavi per costruire agenti IA sofisticati, capaci di navigare nel web, analizzare documenti e svolgere compiti complessi al posto nostro.

La fase di avidità nell’intelligenza artificiale: le previsioni di Vinod Khosla sulla sostenibilità degli investimenti

Vinod Khosla, un nome di spicco nel panorama degli investimenti tecnologici e uno dei primi finanziatori di OpenAI, ha recentemente espresso preoccupazioni riguardo agli sviluppi del mercato dell’intelligenza artificiale (AI) e le implicazioni economiche che potrebbero derivare da un ciclo di “avidità”. Secondo Khosla, la fase di “avidità” rappresenta quel periodo in cui gli investitori, spinti dall’entusiasmo per le promettenti possibilità offerte dall’AI, rischiano di fare investimenti impulsivi e poco strategici. Questo fenomeno potrebbe portare a perdite considerevoli quando il mercato, che sta vivendo un periodo di euforia, si stabilizzerà e l’industria non sarà in grado di mantenere le altissime aspettative generate.

Elon Musk perde la battaglia legale: OpenAI prosegue nella transizione a scopo di lucro

Il 5 marzo 2025, un tribunale federale di Oakland, California, ha respinto la richiesta di Elon Musk di bloccare la transizione di OpenAI da organizzazione non profit a entità a scopo di lucro. Il giudice distrettuale Yvonne Gonzalez Rogers ha stabilito che Musk non ha fornito prove sufficienti per giustificare un’ingiunzione preliminare, ma ha manifestato apertura a un processo accelerato entro l’anno, data l’importanza pubblica della questione.

OpenAI investe 50 milioni di dollari per rivoluzionare l’educazione: sostegno a studenti, educatori e ricercatori

OpenAI ha recentemente annunciato un impegno di 50 milioni di dollari in sovvenzioni per la ricerca, finanziamenti per l’accesso a risorse computazionali e accesso alle API, destinati a studenti, educatori e ricercatori in 15 istituzioni educative. Questo investimento mira a promuovere l’innovazione e l’accessibilità nell’ambito dell’intelligenza artificiale (IA), rafforzando la collaborazione tra OpenAI e il mondo accademico.

Questo impegno si inserisce in un contesto di crescente attenzione verso l’IA nel settore educativo. Ad esempio, l’Università del Michigan (UM) è recentemente entrata a far parte di un consorzio di ricerca da 50 milioni di dollari guidato da OpenAI, sottolineando l’importanza di tali collaborazioni per l’avanzamento della ricerca e dell’educazione nell’IA.

OpenAI lancia Sora in Europa: l’AI video generator che scuote il mondo creativo

OpenAI ha recentemente esteso la disponibilità di sora, il suo avanzato strumento di generazione video basato su intelligenza artificiale, agli utenti del regno unito e dell’europa. Questo strumento consente la creazione di video realistici attraverso semplici prompt testuali, rappresentando un significativo passo avanti nella produzione di contenuti digitali. Tuttavia, il lancio di sora in queste regioni avviene in un contesto di accese discussioni riguardanti la protezione del copyright e l’uso dell’ia generativa.

Sora è accessibile esclusivamente agli abbonati ai piani premium di chatgpt: plus, al costo di $20/£20 al mese, e pro, a $200/£200 al mese. Gli utenti possono generare video fino a 20 secondi in risoluzione 1080p, con la possibilità di scegliere tra formati widescreen, verticali o quadrati. oltre alla creazione da prompt testuali, sora permette di caricare immagini per generare video correlati e offre funzionalità di editing come storyboard e remix, facilitando la personalizzazione dei contenuti.

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