L’Alzheimer rappresenta una delle sfide più complesse per la medicina moderna. Con oltre 47,5 milioni di persone affette a livello globale, questa patologia neurodegenerativa continua a mettere sotto pressione i sistemi sanitari e le famiglie dei pazienti. Ad oggi, non esistono cure risolutive, rendendo la diagnosi precoce una priorità assoluta per ritardare la progressione della malattia e massimizzare l’efficacia dei trattamenti esistenti.
Uno studio pubblicato su Frontiers in Aging Neuroscience nel 2018 ha dimostrato come la risonanza magnetica (MRI) combinata con test neuropsicologici e algoritmi di intelligenza artificiale possa predire la conversione del deterioramento cognitivo lieve (MCI) in Alzheimer con un’accuratezza dell’85% fino a 24 mesi prima della diagnosi clinica definitiva. Questi risultati evidenziano un cambio di paradigma nella diagnosi della malattia, aprendo le porte a strategie terapeutiche più mirate e tempestive.