Mark Zuckerberg, il CEO di Meta, ha annunciato che nel 2025 spenderà fino a 65 miliardi di dollari per l’intelligenza artificiale, dichiarando con tono epico che si tratta di uno “sforzo massiccio” per consolidare il dominio della sua azienda nel settore. Tra le imprese faraoniche che alimentano questo sogno c’è un nuovo data center in Louisiana, descritto dallo stesso Zuckerberg come talmente enorme da “coprire una parte significativa di Manhattan”. Uno sfoggio di potenza che suona quasi come una risposta stizzita al recente annuncio dei concorrenti.
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«Allora, parliamoci chiaro: Mark Zuckerberg che va a lamentarsi da Joe Rogan per ore. No, sul serio, ore. Voglio dire, non so cosa sia più incredibile, che abbiano parlato così tanto o che ci sia qualcuno che riesce a reggere il tono di Zuckerberg per tutto quel tempo. E di cosa si lamentava? Beh, dice che il mondo aziendale è diventato “culturalmente neutralizzato”. Neutralizzato! Insomma, un’accusa forte, specialmente da uno che dirige una compagnia famosa per aver neutralizzato noi, i suoi utenti, con algoritmi che ci mostrano gattini e fake news nello stesso feed. Ma magari è solo ironico, chissà.
L’incontro tra Mark Zuckerberg, fondatore e CEO di Meta, e Donald Trump, ex presidente degli Stati Uniti, a Mar-a-Lago. la sua lussuosa proprietà ha colto di sorpresa molti osservatori. Questo incontro, avvenuto in un contesto in cui il settore tecnologico e la politica si trovano a un incrocio cruciale, segna un’evoluzione interessante delle dinamiche tra la Silicon Valley e il mondo politico. Ma cosa significa veramente questo passo per Zuckerberg e per il futuro delle sue piattaforme?