L’introduzione degli avatar AI nel mondo delle risorse umane sta rapidamente trasformando la modalità con cui le aziende selezionano e valutano i candidati. Secondo un recente studio condotto da Tidio, un’azienda specializzata in software per il servizio clienti, l’85% dei recruiter considera l’intelligenza artificiale come uno strumento utile per sostituire alcune fasi del processo di assunzione. Tuttavia, con il crescente utilizzo di questi avatar digitali, emergono anche nuovi interrogativi sulla reale efficacia dell’AI nel prevedere il potenziale dei candidati e sull’integrità del processo di assunzione.
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L’intelligenza artificiale (IA) sta rapidamente trasformando il panorama lavorativo globale, portando con sé sia opportunità che sfide significative. In questo articolo, esploreremo come le tecnologie di intelligenza artificiale generativa (GenAI) influenzano il lavoro, quali settori sono più a rischio e perché è fondamentale che i lavoratori abbiano voce in capitolo in questo processo.
Un nuovo repository GitHub ha recentemente attirato l’attenzione per la sua innovativa implementazione di un bot di intelligenza artificiale, capace di candidarsi automaticamente a 1000 lavori in sole 24 ore, ottenendo 50 colloqui. Questo strumento, noto come LinkedIn_AIHawk, rappresenta un significativo passo avanti nell’automazione della ricerca di lavoro.
Il piano ambizioso di IBM di sostituire migliaia di posti di lavoro con l’intelligenza artificiale (IA) sta affrontando significative sfide, principalmente a causa dell’inadeguatezza della sua tecnologia IA. L’iniziativa, guidata dal CEO Arvind Krishna, mirava a eliminare circa 7.800 ruoli nell’arco di cinque anni, in particolare nelle funzioni di back-office. Tuttavia, fonti interne indicano che gli strumenti IA sviluppati da IBM non sono ancora in grado di svolgere i compiti necessari per sostituire efficacemente il personale esperto.
Gli analisti di International Data Corporation (IDC) hanno pubblicato un nuovo studio intitolato ‘The Global Impact of Artificial Intelligence on the Economy and Jobs‘, che esamina come l’AI influenzerà la crescita economica e il mercato del lavoro a livello globale e regionale. Secondo le previsioni, entro il 2030, l’Intelligenza Artificiale rappresenterà il 3,5% del PIL mondiale, con ogni dollaro speso in AI che genererà 4,6 dollari nell’economia globale.
Le tecnologie basate su un’Intelligenza Artificiale sicura, protetta e affidabile, inclusa l’IA generativa, possono aumentare la produttività del lavoro, migliorare le condizioni di lavoro e la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, dare potere ai lavoratori e creare opportunità di lavoro di qualità, anche per le persone con disabilità, migliorare l’efficacia delle politiche del mercato del lavoro e della formazione e affrontare le carenze di manodopera.
È quanto contenuto nel documento finale approvato dai ministri che ieri e oggi hanno partecipato al G7 Lavoro a Cagliari, dove si legge anche che l’Intelligenza Artificiale può fungere da facilitatore per l’imprenditorialità, permettendo agli individui di sfruttare tecnologie avanzate per sviluppare e scalare progetti innovativi.
Nonostante il 42% della forza lavoro globale sia costituito da donne, solo il 25% di esse occupa posizioni apicali. Tuttavia, l’Intelligenza Artificiale (IA) potrebbe contribuire a ridurre il gender gap nelle aziende, specialmente nei processi di recruiting, formazione e remunerazione. È quanto emerge dal Position Paper “IA e Lavoro Femminile: Verso una Nuova Era di Inclusione ed Equità“, presentato durante il G7 Lavoro a Cagliari.
Nel contesto del G7 del Lavoro, che si sta tenendo in questi giorni a Cagliari, Stefano Scarpetta, direttore Impiego, lavoro e affari sociali dell’OCSE, ha discusso l’impatto dell’Intelligenza Artificiale sulle imprese e sui lavoratori. Le sue osservazioni si basano su stime effettuate coinvolgendo sia gli imprenditori che i lavoratori, rivelando che, al momento, non si è verificata una sostituzione significativa di lavoratori con l’AI. Quello che si prevede, tuttavia, è un cambiamento radicale nelle mansioni lavorative, che evidenzia la necessità di investire nelle competenze dei lavoratori.
In occasione del G7 Lavoro e Occupazione in corso di svolgimento a Cagliari, Emma Marcegaglia, presidente del B7, ha espresso la necessità di rafforzare la crescita e la competitività dei paesi del G7, in particolare dell’Europa, per mantenere la loro posizione sullo scacchiere globale. “Qui si parla ovviamente di lavoro, per noi è importante dire innanzitutto che per difendere anche la dignità, i diritti che sono fondamentali, i paesi del G7, in particolare l’Europa, devono anche essere forti dal punto di vista della capacità di crescita, della competitività,” ha dichiarato Marcegaglia, citando le parole di Mario Draghi sulla necessità di essere forti per non perdere la battaglia con Cina, India e Stati Uniti.
Si è chiuso a Cagliari il summit sindacale Labour 7, organizzato da CGIL, CISL e UIL con il coordinamento della Confederazione Sindacale Internazionale alla presenza del Ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone. Durante l’evento, i segretari generali di CGIL, CISL e UIL, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pier Paolo Bombardieri, hanno presentato un documento intitolato “Realizzare il progresso dell’intelligenza artificiale attraverso il dialogo sociale” nel quale, pur riconoscendo l’impatto significativo del rapido progresso dei sistemi di Intelligenza Artificiale sul mondo del lavoro e sulla società in generale, sottolineano l’importanza di un approccio regolamentato, con un forte focus sul dialogo sociale e sull’istruzione.
Il CEO di Amazon Web Services (AWS), Matt Garman, ha recentemente condiviso previsioni significative riguardo al futuro della programmazione e al ruolo degli sviluppatori. Durante un incontro interno, ha affermato che, nei prossimi due anni, è possibile che la maggior parte degli sviluppatori non sia più coinvolta nella scrittura di codice, poiché l’intelligenza artificiale (IA) assumerà molte delle loro funzioni tradizionali.
Il report mensile sull’occupazione degli Stati Uniti, pubblicato puntualmente il primo venerdì del mese seguente quello di riferimento, è un evento macroeconomico particolarmente atteso per valutare lo stato di salute dell’economia americana. Il Dipartimento del Lavoro degli USA ha comunicato che, nell’aprile del 2024, si è registrata la creazione di 175.000 nuovi impieghi nel settore non agricolo, cifra al di sotto delle aspettative degli analisti che avevano previsto una crescita di 240.000 posti di lavoro. Inoltre, il dato del mese precedente è stato corretto positivamente, attestandosi a 315.000. Si segnala un lieve rincaro del tasso di disoccupazione, passato dal 3,8% al 3,9%.
Si distingue un settore particolare che merita attenzione: quello dell’intelligenza artificiale (AI), il cui interesse è in forte crescita. Dal dicembre 2022, le opportunità di lavoro legate all’AI hanno registrato un incremento della domanda del 42%, secondo gli studi dell’Università del Maryland.
La velocità di adozione di questa tecnologia è impressionante. Per esempio, Instagram ha impiegato circa un anno e mezzo per raggiungere 10 milioni di utenti, mentre le applicazioni di AI generativa hanno toccato i 100 milioni di utenti in soli due mesi.
Nonostante l’intelligenza artificiale possa comportare la scomparsa di alcuni posti di lavoro, come evidenziato dal report di Gray & Christmas sui tagli occupazionali a maggio, il World Economic Forum sostiene che la creazione di nuove opportunità lavorative supererà le perdite. McKinsey ha rilevato che l’AI rappresenta un’opportunità per migliorare la produttività e l’engagement, riducendo le mansioni routinarie.
L’importanza di linee guida e regolamenti nell’applicazione dell’AI è fondamentale, e il loro uso appropriato dovrebbe risultare in un impatto positivo sull’insieme dei lavoratori.
Il numero di annunci di lavoro che richiedono competenze in intelligenza artificiale, non solo nell’ambito generativo, si è triplicato negli ultimi cinque o sei anni, e continua a crescere esponenzialmente. Per esempio, la figura dell’ingegnere di prompt per ChatGPT è un ruolo che non esisteva fino a poco tempo fa, eppure sta diventando sempre più richiesta dalle aziende che cercano di sfruttare questa tecnologia per migliorare la propria performance aziendale.
L’idea che l’intelligenza artificiale (AI) e l’automazione possano aiutarci ad eliminare i “lavori inutili” è stata una parte importante del discorso sull’AI e sul lavoro. Tuttavia, la relazione tra AI/automazione e questo tipo di lavoro privo di significato è un po’ più complessa di quanto si possa pensare.
Se non siete familiari con il concetto di “lavori inutili” di David Graeber (Bullshit Jobs) , si tratta di una forma di occupazione così completamente priva di scopo, inutile o dannosa che anche il dipendente non può giustificarne l’esistenza, anche se si sente obbligato a far finta che non sia così.
Google ha inviato una lettera al Dipartimento del Lavoro Americano affermando che un elenco di lavori considerati scarsi deve includere l’intelligenza artificiale, ha riferito The Verge.
Gli Stati Uniti secondo Google potrebbero perdere preziosi talenti tecnologici e di intelligenza artificiale se alcune delle politiche di immigrazione non fossero modernizzate, aggiunge il rapporto .
Google ha affermato che politiche come la Schedule A, un elenco di lavori che il governo degli Stati Uniti ha “pre-certificato” come non dotati di lavoratori americani adeguati, dovrebbero essere più flessibili per soddisfare la domanda di tecnologie come l’intelligenza artificiale e la sicurezza informatica.
Google ha aggiunto che gli Stati Uniti devono rivedere l’Allegato A per includere l’intelligenza artificiale e la sicurezza informatica e farlo con maggiore regolarità.
Gli Stati Uniti hanno un ampio bacino di talenti nel campo dell’intelligenza artificiale, tuttavia, secondo Karan Bhatia, capo degli affari governativi e delle politiche pubbliche di Google, nel paese c’è carenza di specialisti di intelligenza artificiale. Ma le dure politiche di immigrazione degli Stati Uniti hanno reso difficile attirare le persone a lavorare nelle aziende statunitensi per costruire piattaforme di intelligenza artificiale, aggiunge il rapporto, citando Bhatia.
Nel discorso tenuto in occasione della Festa del Lavoro, il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha sottolineato l’importanza della creatività umana nel contesto del lavoro. Ha affermato che senza il contributo della creatività, il lavoro sarebbe privo di consistenza e qualità, evidenziando come la sua connessione con la realizzazione della personalità umana conferisca al lavoro un significato ben più ampio di mero valore economico, rendendolo un elemento fondamentale del destino comune.
Le parole di Mattarella hanno posto l’accento su una discussione importante e attuale riguardante il futuro del lavoro in un’era in cui l’Intelligenza Artificiale e le tecnologie emergenti stanno sempre più influenzando il panorama lavorativo. È significativo notare come, nonostante l’avanzamento tecnologico, il presidente abbia espresso preoccupazione riguardo alla possibile rimozione del valore della creatività umana nel lavoro.
La prospettiva di una “fine del lavoro” come traguardo di modernità, spesso associata alla sostituzione dell’imperfezione umana con macchine e tecnologie, solleva interrogativi importanti sul ruolo dell’Intelligenza Artificiale nel contesto lavorativo. Mentre alcuni vedono l’Intelligenza Artificiale come un mezzo per eliminare errori e aumentare l’efficienza, le parole di Mattarella ci invitano a considerare il tema anche da un’altra prospettiva.
L’integrazione dell’Intelligenza Artificiale nel mondo del lavoro solleva quindi questioni etiche e sociali cruciali, incluso il tema di come preservare la creatività umana e la libertà individuale nel processo lavorativo.
L’allarme espresso dal presidente Mattarella riflette in un certo senso la necessità di affrontare questi temi in modo responsabile e consapevole, garantendo che l’Intelligenza Artificiale sia utilizzata per migliorare e arricchire il lavoro umano anziché per sostituirlo o limitarlo.
Sono parole, quelle di Sergio Mattarella, che ci spingono a riflettere sulle implicazioni dell’Intelligenza Artificiale nel contesto del lavoro, incoraggiandoci a cercare un equilibrio tra l’innovazione tecnologica e il valore insostituibile della creatività umana. E sono tanto più importanti oggi, 1° maggio, giornata nella quale si celebra il “lavoro” in occasione della quale dobbiamo comprendere come agire senza timore, consapevoli che l’Intelligenza Artificiale può e deve essere un alleato nella realizzazione del potenziale umano.
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Secondo un sondaggio esaustivo condotto tra i dirigenti dalla società svizzera di collocamento The Adecco Group , l’intelligenza artificiale porterà a meno dipendenti nelle aziende nella maggior parte dei settori.
L’indagine ha rilevato che il 41% delle aziende si aspetta un minor numero di dipendenti nella propria organizzazione entro cinque anni a causa dell’intelligenza artificiale e dell’intelligenza artificiale generativa. Inoltre, solo il 46% dei datori di lavoro prevede di ridistribuire i lavoratori internamente nel caso in cui i loro posti di lavoro venissero spostati dall’intelligenza artificiale.
Il sondaggio, “Leading through the large diruption 2024”, ha coinvolto 2.000 dirigenti di alto livello in nove paesi. È stato condotto in collaborazione con Oxford Economics.
Gli autori dello studio suggeriscono che le aziende dovrebbero adottare un “approccio all’intelligenza artificiale incentrato sull’uomo”. Risulta inoltre più fattibile dal punto di vista finanziario formare i dipendenti esistenti a lavorare con nuovi strumenti di intelligenza artificiale piuttosto che assumere nuovi talenti nel campo dell’intelligenza artificiale.
“La nostra ricerca mostra che molti leader non hanno una chiara comprensione della rivoluzione che li attende”, ha affermato Denis Machuel, CEO del Gruppo Adecco. “Strategie responsabili e incentrate sull’uomo saranno fondamentali per gestire le difficoltà della crescita e costruire la forza lavoro giusta per il successo, il tutto creando opportunità di crescita personale”.
Tuttavia, questo non è il percorso che la maggior parte delle aziende sta delineando. Dal sondaggio è emerso che il 66% prevede di assumere talenti con competenze di intelligenza artificiale, mentre solo il 34% prevede di sviluppare competenze internamente. Adecco non ritiene che questa strategia sia sostenibile poiché questa mentalità di “acquisto” aumenterà i salari.
La leadership è impreparata alla disruption
Oltre la metà, ovvero il 57%, dei dirigenti intervistati non ha fiducia nelle competenze e nelle conoscenze relative all’intelligenza artificiale del proprio team dirigente.
“I leader che ricoprono ruoli strategici sono meno convinti dei vantaggi aziendali dell’intelligenza artificiale rispetto a quelli che ricoprono ruoli operativi”, rileva lo studio. “La situazione dovrà cambiare, altrimenti le aziende faranno fatica ad andare oltre la fase di sperimentazione.”
Secondo i risultati del sondaggio, una percentuale maggiore di aziende in Canada, Regno Unito e Stati Uniti è meglio preparata ad affrontare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale rispetto ai loro concorrenti globali.
“Chi dispone di un quadro normativo ha anche compiuto progressi più significativi nella trasformazione digitale”, afferma lo studio. “Hanno anche leader più qualificati, una maggiore guida basata sull’intelligenza artificiale per i dipendenti e sono più positivi riguardo alle opportunità della forza lavoro”.
In risposta agli inevitabili licenziamenti associati all’ascesa dell’intelligenza artificiale, una serie di grandi aziende tecnologiche si sono unite al consorzio della forza lavoro ICT abilitata all’intelligenza artificiale per affrontare il problema.
Il consorzio è guidato da Cisco e comprende Accenture, Eightfold AI, Google, IBM, Indeed, Intel (INTC), Microsoft e SAP .
“La missione del nostro AI-Enabled Workforce Consortium, recentemente inaugurato, è quella di fornire alle organizzazioni conoscenze sull’impatto dell’intelligenza artificiale sulla forza lavoro e dotare i lavoratori delle competenze pertinenti”, ha affermato Francine Katsoudas, Vicepresidente esecutivo e Chief People, Policy & Purpose Officer presso Cisco.
I responsabili delle risorse umane mostrano un crescente interesse nel comprendere e sperimentare l’intelligenza artificiale al fine di ottimizzare i processi intensivi in termini di risorse, eliminare attività routine e, addirittura, collaborare alla creazione di contenuti e documentazione legati alle risorse umane.
Secondo le previsioni di Gartner, nei prossimi tre anni si prevede un’ampia integrazione delle soluzioni di intelligenza artificiale generativa sia nei fornitori esistenti che in quelli nuovi nel settore delle tecnologie HR. Nella sfera della tecnologia HR, l’intelligenza artificiale generativa potrebbe cominciare a manifestarsi nel contesto dell’elaborazione del linguaggio naturale (PNL), con esempi concreti quali assistenti virtuali, chatbot ed elaborazione di dati non strutturati.
Ci sono diversi strumenti di intelligenza artificiale (AI) specificamente progettati per le risorse umane (HR) che possono aiutare nelle attività di gestione del personale, selezione del personale e miglioramento dell’efficienza complessiva delle operazioni HR. Alcuni di essi includono:
- Workday:
- Una suite di applicazioni cloud per la gestione delle risorse umane, che include funzionalità come la gestione del personale, la pianificazione e l’analisi delle prestazioni.
- IBM Watson Talent:
- Una piattaforma di intelligenza artificiale che offre soluzioni per la gestione del talento, la selezione dei candidati e l’analisi delle competenze.
- Oracle HCM Cloud:
- Una soluzione cloud per la gestione delle risorse umane che include moduli per la gestione del personale, la formazione, la retribuzione e altro ancora.
- SAP SuccessFactors:
- Una suite di applicazioni cloud per la gestione delle risorse umane, che copre aspetti come la gestione del personale, la pianificazione delle successioni e la gestione delle prestazioni.
- Greenhouse:
- Una piattaforma di reclutamento che utilizza l’intelligenza artificiale per migliorare il processo di assunzione, dalla selezione dei candidati all’onboarding.
- HireVue:
- Una piattaforma di interviste video basata su intelligenza artificiale che aiuta a valutare i candidati in modo più efficiente e obiettivo.
- Textio:
- Un’innovativa piattaforma di scrittura assistita da AI che aiuta a ottimizzare la descrizione delle posizioni di lavoro per attirare un pool più diversificato di candidati.
- Entelo:
- Uno strumento di reclutamento che utilizza l’analisi predittiva per identificare i migliori talenti e prevedere il comportamento dei candidati.
- Ultimate Software (ora parte di Kronos):
- Una suite di gestione del personale basata su cloud con funzionalità di HR, payroll e gestione delle prestazioni.
- Mya Systems:
- Un assistente virtuale basato su chatbot che automatizza le comunicazioni con i candidati, migliorando l’esperienza di reclutamento.
È importante notare che il panorama degli strumenti AI per le risorse umane è in continua evoluzione, con nuove soluzioni che vengono sviluppate e rilasciate regolarmente. La scelta del miglior strumento dipende dalle specifiche esigenze e obiettivi dell’organizzazione.
L’effetto dell’intelligenza artificiale sul lavoro svolto dalla funzione HR si estenderà lungo l’intero ciclo di vita dei dipendenti. Tale impatto coinvolgerà le operazioni HR, l’erogazione dei servizi, il reclutamento, l’apprendimento e lo sviluppo, oltre alla gestione dei talenti.
Inizialmente, l’intelligenza artificiale genererà nuove aspettative da parte dei dipendenti riguardo al modo in cui interagiscono con le risorse umane e le tecnologie HR.
Con il passare del tempo, questo cambiamento comporterà una riconsiderazione del fine e della struttura di ruoli e team specifici all’interno delle risorse umane.
- Reclutamento:
- Attività Tradizionali: Un reclutatore può dover esaminare manualmente numerosi curriculum vitae per identificare i candidati più adatti.
- Impatto dell’IA: Un sistema di intelligenza artificiale potrebbe analizzare automaticamente i curriculum vitae utilizzando l’elaborazione del linguaggio naturale (PNL) per identificare competenze chiave, esperienze e adattabilità culturale. Inoltre, potrebbe utilizzare algoritmi predittivi per individuare i candidati con maggiori probabilità di successo.
- Gestione del Personale:
- Attività Tradizionali: La gestione delle performance potrebbe basarsi su valutazioni annuali soggettive e interviste.
- Impatto dell’IA: I sistemi basati su AI potrebbero monitorare costantemente le prestazioni attraverso analisi dati, feedback in tempo reale e metriche oggettive. L’IA potrebbe suggerire azioni di sviluppo personalizzate e aiutare a individuare precocemente eventuali problemi di performance.
- Apprendimento e Sviluppo:
- Attività Tradizionali: I programmi di formazione potrebbero essere organizzati manualmente, con poca personalizzazione.
- Impatto dell’IA: L’IA potrebbe analizzare le abilità e le lacune individuali per proporre programmi di formazione personalizzati. Chatbot o assistenti virtuali basati su AI potrebbero offrire supporto continuo per la formazione on-demand.
- Gestione dei Talenti:
- Attività Tradizionali: La gestione dei talenti potrebbe basarsi su giudizi soggettivi nella valutazione delle potenzialità dei dipendenti.
- Impatto dell’IA: L’IA potrebbe utilizzare analisi predittive per identificare potenziali leader, individuare rischi di attrito e suggerire percorsi di sviluppo personalizzati. Algoritmi avanzati potrebbero contribuire a una pianificazione successoria più efficace.
Questi esempi illustrano come l’implementazione dell’intelligenza artificiale può rendere le attività HR più efficienti, personalizzate e basate su dati, promuovendo un approccio più predittivo e proattivo alla gestione delle risorse umane.
I dirigenti delle risorse umane potrebbero considerare l’impiego di sistemi di generazione di testi basati sull’intelligenza artificiale, come ChatGPT, come un mezzo per ottimizzare l’impiego di tempo e risorse all’interno del team HR.
I Chief Human Resources Officers (CHRO) manifestano un vivo interesse nel comprendere e testare le potenzialità dell’intelligenza artificiale generativa. Tale interesse è motivato dalla prospettiva di semplificare processi che richiedono notevole impiego di risorse, eliminare compiti monotoni e, in alcuni casi, collaborare attivamente nella creazione di contenuti o documentazione legati alle risorse umane.
Ad esempio, l’utilizzo di sistemi come ChatGPT potrebbe consentire la generazione automatica di risposte personalizzate per le comunicazioni interne o esterne, riducendo il carico di lavoro associato alla gestione delle interazioni quotidiane. Inoltre, l’IA generativa potrebbe essere impiegata nella creazione di contenuti educativi per programmi di formazione interni, migliorando l’efficienza del processo di apprendimento aziendale.
In sintesi, l’integrazione dell’intelligenza artificiale generativa nel contesto delle risorse umane offre opportunità concrete per ottimizzare le operazioni, migliorare l’esperienza dei dipendenti e consentire ai professionisti HR di concentrarsi su compiti più strategici e ad alto valore aggiunto.
Le prospettive per l’intelligenza artificiale (IA) nel reclutamento e nelle assunzioni sono promettenti e riflettono un continuo sviluppo di tecnologie e approcci più sofisticati. Alcune delle principali prospettive includono:
- Raffinamento delle Selezioni dei Candidati:
- L’IA continuerà a migliorare la selezione dei candidati attraverso l’analisi di grandi volumi di dati. Gli algoritmi predittivi saranno utilizzati per identificare candidati con competenze e caratteristiche adatte alle specifiche posizioni, contribuendo a processi di selezione più efficienti ed efficaci.
- Interviste Video e Analisi del Comportamento:
- L’IA sarà sempre più coinvolta nelle interviste video, analizzando le espressioni facciali, il linguaggio del corpo e il tono della voce per valutare aspetti comportamentali e emotivi dei candidati. Questa analisi comportamentale potrebbe fornire indicazioni più approfondite sulla compatibilità culturale e sulle soft skills.
- Automatizzazione delle Fasi Preliminari:
- Gli assistenti virtuali basati su AI, come chatbot, saranno sempre più utilizzati per gestire le fasi iniziali del processo di reclutamento. Questi assistenti potranno raccogliere informazioni sui candidati, rispondere a domande comuni e fornire dettagli sulle posizioni aperte, rendendo più efficienti le fasi iniziali del processo di selezione.
- Analisi Della Retenzione e della Soddisfazione dei Dipendenti:
- L’IA sarà impiegata per analizzare i dati aziendali e predire la probabilità di attrito dei dipendenti. Questo consentirà alle aziende di adottare misure preventive per trattenere i talenti chiave, migliorando la gestione del personale e la pianificazione della successione.
- Formazione Personalizzata e Sviluppo Continuo:
- L’IA contribuirà a offrire programmi di formazione personalizzati, identificando le esigenze di apprendimento individuali dei dipendenti e adattando i percorsi di sviluppo in base alle competenze richieste. Ciò migliorerà la crescita professionale dei dipendenti.
- Eliminazione di Bias nei Processi di Assunzione:
- L’IA sarà utilizzata per mitigare i bias nei processi di reclutamento, aiutando a garantire un processo di selezione più equo ed equilibrato. Algoritmi basati sull’IA possono essere progettati per identificare e correggere eventuali pregiudizi nel processo decisionale.
- Esperienza del Candidato Migliorata:
- Attraverso l’IA, le aziende potranno offrire un’esperienza del candidato più personalizzata. Dalle interazioni con chatbot alle comunicazioni automatiche durante il processo di selezione, l’IA migliorerà l’engagement dei candidati e la percezione complessiva del brand aziendale.
In sintesi, l’integrazione crescente dell’IA nel reclutamento e nelle assunzioni porterà a processi più efficienti, decisioni più informate e un’esperienza complessiva migliorata sia per i candidati che per le aziende.
Ll’IA può portare a cambiamenti significativi nei mercati del lavoro, con alcune occupazioni che potrebbero essere automatizzate o trasformate, mentre altre potrebbero emergere per soddisfare le nuove esigenze tecnologiche. Ecco alcuni dettagli e previsioni specifiche per l’Italia:
- Automatizzazione di Compiti Ripetitivi:
- L’IA è in grado di automatizzare compiti ripetitivi e routine, soprattutto in settori come la produzione e la logistica. Questo potrebbe portare a una riduzione della domanda di lavoro per ruoli che coinvolgono attività manuali e ripetitive.
- Crescita di Settori Ad Alta Tecnologia:
- Al contempo, l’adozione dell’IA potrebbe stimolare la crescita di settori ad alta tecnologia, come l’informatica, l’ingegneria dei dati, lo sviluppo di algoritmi e la gestione delle tecnologie dell’informazione.
- Cambiamenti nelle Competenze Richieste:
- L’IA potrebbe portare a una domanda crescente di competenze legate alla progettazione, sviluppo e gestione di sistemi basati sull’IA. Ciò potrebbe richiedere un adattamento delle competenze dei lavoratori per rimanere competitivi sul mercato del lavoro.
- Nuovi Ruoli Creati:
- Mentre alcune occupazioni possono essere automatizzate, ciò potrebbe portare anche alla creazione di nuovi ruoli che supportano, sviluppano o supervisionano le tecnologie basate sull’IA. Ad esempio, esperti di etica dell’IA, supervisori di sistemi autonomi e specialisti di sicurezza informatica potrebbero vedere un aumento della domanda.
- Effetti nel Settore dei Servizi:
- Nel settore dei servizi, l’IA potrebbe essere impiegata per migliorare l’efficienza operativa e personalizzare l’esperienza del cliente. Ciò potrebbe influenzare la domanda di lavoratori nei settori dell’assistenza clienti, marketing e gestione delle relazioni con il cliente.
- Impatto sulla Formazione e l’Istruzione:
- L’evoluzione delle competenze richieste potrebbe mettere in luce la necessità di programmi
L’Italia, pur avendo un discreto numero di startup e di imprese specializzate in Intelligenza Artificiale, che generano, secondo l’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, un giro d’affari di circa 760 milioni di euro di fatturato nel 2023 e una solida rete di istituzioni accademiche che formano i talenti necessari, si trova ad affrontare la sfida del “brain drain” a causa della mancanza di misure sistemiche per promuovere le competenze nazionali nel settore. E’ questo in sintesi il quadro delineato da Antonio Baldassarra, CEO di Seeweb – un’azienda italiana impegnata nel fornire infrastrutture per l’Intelligenza Artificiale – durante la sua testimonianza davanti alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati nell’ambito dell’Indagine Conoscitiva sull’Intelligenza Artificiale.
Il “brain drain“, letteralmente “drenaggio di cervelli”, è un fenomeno che si verifica quando un Paese perde i suoi talenti migliori e più qualificati, spesso a causa di migliori opportunità di lavoro o di studio all’estero. Un esodo, quello delle risorse umane altamente qualificate, che può causare una significativa perdita di competenze e conoscenze nel paese di origine, riducendo le capacità di innovazione e lo sviluppo economico a lungo termine.
Baldassarra ha evidenziato come spesso, nel dibattito pubblico, si concentri l’attenzione solo sugli aspetti negativi dell’Intelligenza Artificiale, come le questioni legate alla privacy, alla cybersecurity e alla concorrenza, trascurando il valore delle aziende italiane attive nella filiera dell’AI, come i fornitori di servizi cloud. Le istituzioni e la pubblica amministrazione che già utilizzano questa tecnologia e ne faranno un uso sempre più ampio in futuro, possono rappresentare da questo punto di vista un’enorme volano di crescita per le imprese italiane, se la transizione digitale viene gestita saggiamente.
Attualmente, la forza lavoro specializzata nell’AI e nelle materie STEM formata nelle Università italiane finisce spesso per essere attratta dalle cosidette Big Tech, le aziende tecnologiche globali più note. Per invertire questa tendenza, Baldassarra suggerisce di sostenere le industrie locali anche attraverso la commessa pubblica di servizi digitali, in modo da ampliare le competenze in Italia, rendendo il Paese più attrattivo per gli investitori e i lavoratori della conoscenza, e generando ricadute positive sull’occupazione.
Tuttavia, affinché ciò avvenga, è necessario lavorare su due fronti. Da un lato è fondamentale un cambio di approccio da parte delle Università, che attualmente formano i talenti per lavorare principalmente su sistemi proprietari sviluppati dalle grandi aziende tecnologiche internazionali, tralasciando magari altre realtà.
Dall’altro, è altrettanto importante che la crescita delle imprese italiane venga sostenuta attraverso programmi di public procurement mirati, che accelerino la produzione locale di soluzioni innovative per l’erogazione dei servizi pubblici. Come già fatto da altri Paesi europei, conclude Baldassara, “anche l’Italia può introdurre misure selettive per garantire alle PMI dell’innovazione attive nell’Intelligenza Artificiale di poter ricevere adeguate porzioni di incentivi per continuare a crescere grazie all’importante volano costituito dalla commessa pubblica”, senza tralasciare il peso della burocrazia che spesso penalizza le aziende più piccole rispetto ai grandi player globali.
Occorrerebbe, aggiungiamo noi, l’adozione (urgente) di una politica industriale che miri allo sviluppo delle imprese italiane con l’obiettivo di ridurre il divario dell’Italia con gli altri Paesi europei e gli Stati Uniti.
Che l’Intelligenza Artificiale avrà un impatto sull’occupazione è indubbio. Il Fondo Monetario Internazionale stima che l’adozione dell’AI toccherà il 60% dei posti di lavoro nelle economie avanzate e il 40% a livello globale. Secondo un rapporto del MIT e dell’Università di Boston, l’Intelligenza Artificiale sostituirà fino a due milioni di lavoratori nel settore manifatturiero entro il 2025 che potrebbero arrivare a regime all’equivalente di 300 milioni di posti di lavoro secondo le previsioni della banca di investimenti Goldman Sachs.
Uno scenario a tinte fosche che va però mitigato dal boost di produttività e di crescita economica che proprio l’Intelligenza Artificiale sarà in grado di imprimere all’economia e che, secondo lo stesso studio di Goldman Sachs, potrebbe determinare un aumento del 7% (o quasi 7 trilioni di dollari) del PIL globale e aumentare la crescita della produttività di 1,5 punti percentuali in un periodo di 10 anni.
Tra ottimisti e pessimisti, quello che è certo comunque, è che un buon numero di lavoratori a livello globale, da qui al 2030, potrebbe aver bisogno di cambiare carriera o di ridefinire i propri skill professionali a causa dei progressi della digitalizzazione, della robotica e dei sistemi di Intelligenza Artificiale.
E se questo processo fosse già iniziato? Se l’è chiesto Bloomberry, una società che si occupa di analizzare le tendenze del mercato del lavoro, che per cercare di rispondere a questa domanda ha deciso di analizzare eventuali variazioni dei profili richiesti nel mercato dei freelance negli Usa dal lancio di ChatGPT nel novembre 2022 ad oggi.
Le 4 categorie che hanno registrato i maggiori cali sono state quelle della produzione di contenuti (- 33%), i servizi di traduzione (- 19%), il servizio clienti (- 16%) e, sebbene in misura minore, il social media management (- 4%).
Sull’altro fronte invece le crescite maggiori sono si registrano sui lavori di editing e produzione video (+ 39%), di web design (+10%) e di grafica (+ 8%).
Cosa ci dicono questi dati? Una prima riflessione a caldo è che, molto probabilmente, l’impatto effettivo dell’AI è meno devastante di quanto temuto. Per alcune attività, come le traduzioni, ma anche la produzione di contenuti e le attività legate alla gestione dei social media, il calo è facilmente spiegabile. Si tratta infatti di lavori che insistono sugli usi più comuni dei sistemi di AI che, più o meno tutti, abbiamo sperimentato fino ad ora e che ChatGPT e simili sono già in grado (sia pure con alcuni limiti e distinguo) di produrre. Anche il dato relativo al calo dei servizi clienti si spiega con il fatto, come fano notare da Bloomberry, che molte aziende stanno investendo sui chatbot che stanno sostituendo gli addetti al servizio clienti.
Quello che forse fa riflettere, per il momento positivamente, e che l’analisi in questione – da cui prende spunto questo articolo – evidenzia in modo netto, è invece l’aumento registrato nelle richieste di lavori di video editing e di grafica ovvero proprio in quei settori nei quali il rilascio, anche recente, di modelli di generazione text-to-video, come Runway o Sora, o text-to-image, come Dall-E, Stable Diffusion e Midjourney, avrebbero fatto invece pensare il contrario.
Stiamo dicendo, sostanzialmente, che nonostante siano sempre più diffusi sul mercato modelli AI per la generazione automatica di immagini e di video, il loro utilizzo non è poi ne così semplice ne tantomeno maturo e che per realizzare un video completo, un trailer aziendale o per l’editing di immagini strutturate da usare in ambito aziendale occorrono delle competenze specifiche, anche di prompt engineering, che in azienda non sono immediatamente disponibili.
Da questo punto di vista quindi va forse considerato che c’è spazio anche per una crescita dell’occupazione in questo settore specifico e che l’Intelligenza Artificiale tutto sommato non è qui solo per distruggere posti di lavoro ma anche per crearne di nuovi. Sta poi alle singole persone investire sull’aggiornamento delle proprie competenze professionali per garantire la propria employability. Ma se è vero che i collaboratori con una solida employability sono in grado di adattarsi alle nuove tecnologie, alle metodologie di lavoro e ai cambiamenti organizzativi in modo più rapido ed efficace e che possono contribuire a migliorare la produttività e le performance aziendali guidando l’impresa verso l’innovazione allora questo è un tema che riguarda anche le aziende, non solo in fase di recruiting, per identificare e reclutare i migliori talenti che possano contribuire al successo e alla crescita dell’organizzazione, ma anche nell’accompagnare la crescita professionale dei propri collaboratori attraverso percorsi di formazione continua. Perché in un’epoca in cui le tecnologie guidate dall’Intelligenza Artificiale avanzano così rapidamente trasformando in modo altrettanto rapido le esigenze aziendali, la capacità di governare questo cambiamento risulta vitale per il successo dell’impresa.
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L’Intelligenza Artificiale (AI) avrà un impatto sul 60% dei posti di lavoro nelle economie avanzate e su circa il 40% dei posti di lavoro a livello globale. È quanto emerge da un rapporto, presentato dalla direttrice generale del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva, poco prima di partire per il World Economic Forum di Davos, che si tiene in questi giorni in Svizzera.
Il rapido progresso dell’Intelligenza Artificiale sottolinea il rapporto, solleva importanti domande sul suo potenziale impatto sull’economia globale con effetti difficili da prevedere, poiché l’Intelligenza Artificiale si diffonderà nelle economie dei vari Paesi in modi diversi.
In particolare i mercati del lavoro nei Paesi emergenti e nelle economie in via di sviluppo vedranno un impatto iniziale minore causato dall’Intelligenza Artificiale, ma avranno anche meno probabilità di beneficiare dell’aumento di produttività che deriverà dalla sua integrazione sul mondo del lavoro. D’altra parte, proprio l’aumento della produttività rappresenta una enorme opportunità offerta dall’AI per alimentare la crescita globale.
E’ indubbio, secondo il FMI, che molti posti di lavoro verranno sostituiti dall’Intelligenza Artificiale. Storicamente, l’automazione e la tecnologia in generale, hanno avuto la tendenza a influenzare le attività di routine, ma una delle cose che distingue e in un certo modo differenzia l’Intelligenza Artificiale dalle rivoluzioni tecnologiche alle quali abbiamo assistito nel passato, anche in quello più recente, è la sua capacità di generare impatto anche sui lavori altamente qualificati.
Di conseguenza, sono proprio le economie avanzate che si troverebbero ad affrontare i rischi maggiori legati all’adozione massiva dei tool di Intelligenza Artificiale nei settori produttivi dell’economia e, paradossalmente, sono le stesse economie avanzate che avrebbero le maggiori opportunità di sfruttarne i benefici, rispetto ai mercati emergenti e ai Paesi in via di sviluppo.
Nelle economie avanzate, circa la metà dei lavori esposti a questa nuova rivoluzione tecnologica potrebbe trarre vantaggio dall’integrazione dell’Intelligenza Artificiale, migliorando la produttività. Per l’altra metà, le applicazioni di IA potrebbero eseguire compiti e mansioni attualmente svolti dagli esseri umani (nelle aree del customer care, dell’amministrazioe, della contabilità, del data entry, ecc.) il che potrebbe ridurre la domanda di impego, generando una possibile contrazione dei salari e, più in generale, ad una riduzione delle assunzioni. Nei casi più estremi, alcuni di questi posti di lavoro potrebbero addirittura scomparire.
Le persone esposte all’AI sono in genere donne e individui con istruzione universitaria, con i lavoratori più anziani potenzialmente meno in grado di adattarsi alla nuova tecnologia.
L’AI potrebbe sostituire alcuni lavori e migliorare altri, influenzando quindi l’occupazione, i redditi e le disuguaglianze. Nella maggior parte degli scenari studiati dal FMI, l’Intelligenza Artificiale probabilmente peggiorerà la disuguaglianza complessiva, aumentando la forbice tra i redditi delle figure professionali, tra chi riuscirà a gestire l’integrazione dell’AI nel proprio lavoro grazie alla formazione e all’aggiornamento delle proprie competenze professionali e chi invece ne rimarrà escluso, come i lavoratori più anziani o quelli le cui mansioni possono essere facilmente sostituite.
Proprio per questo – è la raccomandazione del FMI – è fondamentale che i Paesi prevedano delle reti di sicurezza sociale adeguate e che offrano programmi di riqualificazione per i lavoratori vulnerabili. In questo modo è possibile rendere la transizione verso l’adozione generalizzata dell’Intelligenza Artificiale più inclusiva, minimizzando i rischi di disuguaglianza.
D’altra parte la strada intrapresa sembra irreversibile. Secondo un sondaggio condotto da PwC in vista del World Economic Forum di questa settimana, su un campione di 4.702 capi di aziende sparse in 105 Paesi,un quarto degli amministratori delegati globali prevede che l’implementazione dell’Intelligenza Artificiale generativa porterà a una riduzione dell’organico di almeno il 5% già quest’anno.
I settori guidati da media e intrattenimento, banche, assicurazioni e logistica sono quelli che hanno maggiori probabilità di prevedere perdite di posti di lavoro a causa degli strumenti di intelligenza artificiale all’avanguardia. Le aziende di ingegneria e di costruzione erano meno propense ad anticipare i tagli a causa dell’automazione.
L’analisi del FMI arriva mentre i leader politici e del mondo degli affari si riuniscono al World Economic Forum di Davos, in Svizzera dove, tra gli altri, l’Intelligenza Artificiale è un argomento di discussione.