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Nomina delle Autorità nazionali per l’AI in Italia: il ruolo conteso tra Garante per la Privacy e AgID

L’AI Act recentemente approvato dal Parlamento europeo prevede, tra le altre cose, che i singoli Paesi europei abbiano a disposizione 12 mesi di tempo per nominare le Autorità nazionali competenti che dovranno supervisionare l’applicazione del pacchetto di norme con il supporto dall’ufficio AI della Commissione europea.

Nei giorni scorsi il Sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti, aveva anticipato che la funzione di vigilanza e controllo dell’Intelligenza Artificiale in Italia sarebbe andato all’AgID e per le competenze che riguardano la cybersecurity all’ACN: “la scelta è di affidare ad Agenzia per l’Italia digitale e Agenzia per la cybersicurezza nazionale i compiti di vigilanza e controllo sull’intelligenza artificiale: rispecchia una visione strategica incentrata sull’efficacia e l’efficienza nella governance dell’AI” le parole del sottosegretario, che prosegue “queste agenzie, con il loro focus specifico sul digitale e sulla cybersicurezza, offrono competenze tecniche e operazionali complementari e altamente specializzate, essenziali per affrontare le sfide poste dall’Ia in ambito di cittadinanza, industria, sicurezza, protezione dei dati e su tutto la difesa e l’interesse nazionale”.

Un’indicazione che non è piaciuta affatto al Garante per la protezione dei dati personali che, tramite il presidente dell’autority, Pasquale Stanzione, in una nota ai presidenti di Senato e Camera e al presidente del Consiglio avoca a se tale ruolo affermando che il Garante “possiede i requisiti di competenza e indipendenza necessari per attuare il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale coerentemente con l’obiettivo di un livello elevato di tutela dei diritti fondamentali“.

La recente approvazione dell’AI Act da parte del Parlamento europeo, ha spiegato il Presidente dell’Authority, “impone agli Stati membri alcune scelte essenziali sulle norme di adeguamento degli ordinamenti interni“. La forte incidenza dell’AI sui diritti fondamentali “rende necessario attribuirne la competenza ad Autorità caratterizzate da requisiti d’indipendenza stringenti, come le Authority per la privacy, anche in ragione della stretta interrelazione tra intelligenza artificiale e protezione dati e della competenza già acquisita in materia di processo decisionale automatizzato“.

L’AI Act infatti, ricorda il Garante, “si fonda sull’articolo 16 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che è la base giuridica della normativa di protezione dei dati, e lo stesso Regolamento sull’intelligenza artificiale prevede il controllo delle Autorità di protezione dei dati personali su processi algoritmici che utilizzino dati personali. La sinergia tra le due discipline e la loro applicazione da parte di un’unica Autorità è quindi determinante per l’effettività dei diritti e delle garanzie sanciti“.

Detto questo, la domanda è chi si assicurerà che in Italia vengano rispettate le norme sull’Intelligenza artificiale? Non c’è il rischio di un conflitto di competenze?

L’intelligenza Digitale per l’Italia

Ieri siamo stati all’evento del Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri e AgID – Agenzia per l’Italia Digitale “L’Intelligenza Artificiale per l’Italia“, presso le storiche Corsie Sistine di Santo Spirito in Sassia a Roma.

“Questa iniziativa nasce dalla volontà di alimentare e promuovere un costruttivo scambio di idee e progetti sul futuro dell’IA in Italia, coinvolgendo istituzioni, pubbliche amministrazioni, imprese, università e centri di ricerca in un dialogo aperto e produttivo” ha dichiarato Alessio Butti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica.

Buova visone a chi non ha potuto partecipare.

Un miliardo di euro per trovare il campione italiano dell’intelligenza artificiale. È questa la potenza di fuoco che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha detto di voler puntare sull’AI in occasione del convegno «L’intelligenza artificiale per l’Italia». I finanziamenti passeranno da Cdp Venture Capital.  

Il videomessaggio del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in occasione dell’evento :

È una tecnologia che può sprigionare tutto il suo potenziale positivo solo se il suo sviluppo si muoverà in un perimetro di regole etiche che mettano al centro la persona, i suoi diritti e i suoi bisogni. Questa è la bussola che ha orientato e continuerà a orientare il nostro lavoro, a ogni livello.”

Si e’ parlato delle novita’ del  Piano Triennale per la digitalizzazione 2024 – 2026 che coinvolge la Pubblica Amministrazione e tutte quelle imprese che vi gravitano intorno.

Una maggiore attenzione agli aspetti di governance da un lato e dall’altro un approccio orientato ai servizi digitali interoperabili, accessibili e sempre più facili da usare lato utente (cittadini e imprese).

Un’ approccio olistico con al centro le esigenze diPA agile e orientata al futuro, la quale promuove una “reingegnerizzazione dei processi amministrativi secondo il principio once only” ovvero una tantum cioè a dire che richiede, a cittadini e imprese, di fornire alle PA soltanto una volta i propri dati, affinché le PA possano dialogare, scambiandosi, su richiesta dell’utente, dati e documenti ufficiali.

«Lavoreremo su tre direttrici principali», ha detto Agostino Scornajenchi, amministratore delegato di Cdp Venture Capital. «Il trasferimento tecnologico, per valorizzare la ricerca e le eccellenze universitarie italiane e portarle a diventare impresa; gli investimenti in fase cosiddetta early stage, aziende già esistenti che hanno bisogno di consolidarsi, e infine, investimenti orientati a creare un campione nazionale per il large language model italiano, che possa assicurare supporto ai processi industriali di domani e garantire la sicurezza dei dati sensibili». 

Si e’ parlato anche di di come il (finanziamento del) Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – PNRR e dei Fondi Europei 2021-2027 è fondamentale per realizzare gli obiettivi ambiziosi di cui al Piano in disamina dedicati al digitale e di come AGID possa aiutare le PA ad approcciare il tema dell’intelligenza artificiale fornendo le linee guida e diventando ancora di più un punto di riferimento.

Ma soprattutto si e’ parlato di come dietro IA ci siano persone , uomini e donne che ne decetano il successo quindi Per quanto, in conclusione, il Piano Triennale 2024-2026 dell’AGID rifletta un impegno concreto verso la digitalizzazione della PA, occorre tuttavia affrontarlo con concretezza.

È di 760 milioni di euro il valore del mercato dell’Intelligenza Artificiale in Italia

Il mercato dell’Intelligenza Artificiale in Italia è cresciuto del 52% nel 2023 raggiungendo un valore di 760 milioni di euro. La maggior parte degli investimenti riguarda soluzioni di analisi e interpretazione testi per ricerca semantica, di classificazione, sintesi e spiegazione di documenti o agenti conversazionali tradizionali, mentre sono ancora limitati i progetti di Generative AI. 6 imprese italiane su 10 hanno già avviato un progetto di Intelligenza Artificiale, almeno a livello di sperimentazione, e 2 su 3 hanno approfondito a livello interno le possibili applicazioni dell’AI generativa.

Sono alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano presentati oggi nell’ambito del convegno “AI al centro: novità, applicazioni e regole“.

Nel 2023 la quasi totalità degli italiani (parliamo del 98%) ha sentito parlare di Intelligenza Artificiale e più di un italiano su quattro (il 29%) dichiara di averne una conoscenza medio-alta. Abbiamo usato il termine dichiara perché poi, a ben vedere, sembra ci sia una certa confusione sul tema, tan’è che se è vero che 3 italiani su quattro hanno sentito parlare di ChatGPT , solo il 57% conosce il termine Intelligenza Artificiale Generativa.

Un dato interessante che emerge dai dati della ricerca è che sebbene solo il 17% degli intervistati si dichiari fermamente contrario all’ingresso dell’AI nelle attività professionali, ben il 77% degli italiani guarda con timore al possibile impatto dell’Intelligenza Artificiale nel mondo del lavoro.

A tale proposito, rileva l’indagine, che già oggi, in Italia, l’Intelligenza Artificiale ha un potenziale di automazione per il 50% di “posti di lavoro equivalenti”, ma da qui a 10 anni, il suo impatto potrebbe coinvolgere il lavoro di 3,8 milioni di persone in Italia anche se, come sottolinea Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence “nel valutare il reale impatto sul lavoro, però, bisogna tenere in considerazione le previsioni demografiche che, a causa dell’invecchiamento della popolazione, prospettano un gap di 5,6 milioni di posti di lavoro equivalenti entro il 2033″.

In questa prospettiva, quindi, la possibile automazione di 3,8 milioni di posti di lavoro equivalenti secondo Miragliotta “appare quasi una necessità per ribilanciare un enorme problema che si sta creando, più che un rischio“.

Il mercato

Il 90% del mercato dell’Intelligenza Artificiale in Italia è dovuto alle grandi imprese. Il resto è suddiviso in modo equilibrato tra PMI e Pubblica Amministrazione. La quota più significativa del mercato dell’Intelligenza Artificiale italiano (29%) è legata a soluzioni per analizzare ed estrarre informazioni dai dati (data exploration & prediction, decision support & optimization systems). Il 27% è per progetti di interpretazione del linguaggio, scritto o parlato (text analysis, classification & conversation systems). Il 22% per algoritmi che suggeriscono ai clienti contenuti in linea con le singole preferenze (recommendation systems). Il 10% analisi di video ed immagini, 7% process orchestration systems, il 5% Generative AI. Guardando alla spesa media in Intelligenza Artificiale per azienda, ai primi posti telco, media e assicurazioni, seguiti da energia, utility, banche e finanza.

La diffusione nelle aziende

Il 61% delle grandi imprese ha all’attivo, almeno al livello di sperimentazione, un progetto di Intelligenza Artificiale, mentre si scende al 18% tra le piccole e medie imprese. L’adozione nelle imprese è sostanzialmente stabile rispetto al 2022. Le aziende che avevano già avviato almeno una sperimentazione proseguono e accelerano. Nelle aziende in ritardo, sono invece rari i casi in cui l’avvento della Generative AI ha già dato vita ad una sperimentazione. Il 37% delle grandi realtà che non hanno progetti all’attivo ha intenzione di attivarli nei prossimi 12 mesi e si moltiplicano le iniziative di workshop ispirazionali/formativi sul tema. Circa 2 grandi aziende su 3 hanno discusso internamente delle applicazioni delle Generative AI, tra queste una su quattro ha avviato una sperimentazione (il 17% del totale, dunque). D’altro canto, soltanto il 7% delle piccole e medie imprese sta riflettendo su potenziali applicazioni e solo il 2% ha concretamente attivato almeno una sperimentazione. 

La maturità delle aziende

L’Osservatorio ha analizzato anche la maturità delle grandi organizzazioni nel percorso di adozione dell’AI, arrivando ad individuare cinque diversi profili. L’11% è definito avanguardista e sono aziende che hanno raggiunto la piena maturità a livello tecnologico, organizzativo e gestionale nell’adozione di soluzioni di Intelligenza Artificiale. Il 23% è definito apprendista e sono aziende che hanno diversi progetti avviati ma difficilmente impiegano metodologie strutturate nel gestirli e tendono a far ricorso a soluzioni standard o pronte all’uso. Nel restante 66% dei casi, permangono situazioni eterogenee: ci sono organizzazioni cosidette in cammino, il 29%), dotate degli elementi abilitanti ma con pochi progetti, e aziende che non percepiscono il tema come rilevante e non dispongono di un’infrastruttura IT adeguata alla gestione di grandi quantità di dati.

Giuliano Amato lascia la presidenza della Commissione Algoritmi. Al suo posto padre Paolo Benanti.

L’ex presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato si dimette da presidente della Commissione Algoritmi dopo le critiche di Giorgia Meloni: “sul tema della commissione algoritmi credo si sappia che non è stata una mia iniziativa e ho detto tendenzialmente quello che pensavo, ma al di là di questo non ho nulla da dire nello specifico al professor Amato, sono rimasta francamente basita dalle sue dichiarazioni che riguardano la Corte Costituzionale” ha detto la Premier nella conferenza stampa del 4 gennaio.

Amato spiega che si tratta di “una commissione della presidenza del Consiglio e visto che la mia nomina non risulta essere un’iniziativa della presidente del Consiglio lascio senz’altro l’incarico“.

La nomina a presidente dell’organismo istituito per studiare rischi e opportunità legati all’Intelligenza Artificiale era arrivata lo scorso mese di ottobre, quando il sottosegretario a Palazzo Chigi Alberto Barachini (di Forza Italia) annunciò che Amato avrebbe presieduto il gruppo di studio sull’impatto dell’intelligenza artificiale su informazione e editoria, provocando una certa irritazione da parte della Premier che dichiarò di non saperne nulla, come pure il  sottosegretario plenipotenziario Alfredo Mantovano.

Il nuovo presidente della Commissione sarà il francescano padre Paolo Benanti, personalità di spicco in materia di Intelligenza Artificiale, già componente della commissione e unico italiano membro del Comitato sull’Intelligenza Artificiale delle Nazioni Unite.

Italia: Parlamento e Governo in ordine sparso sull’IA

Se da un lato va riconosciuto come la gestione della transizione digitale e tecnologica in atto sia un tema oggettivamente complesso va anche detto che il Parlamento e il Governo italiani stanno viaggiando in ordine sparso nell’affrontare le implicazioni dell’uso di sistemi intelligenti che imitano e riproducono le capacità umane.

Da un lato ci ritroviamo un collegato alla manovra economica in arrivo da parte del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, dall’altro un’indagine conoscitiva promossa dalla Commissione Attività produttive della Camera, dall’altro ancora il Comitato per la documentazione della Camera che vola oltre oceano per discutere di tecnologie avanzate con le grandi tech company americane e poi la creazione di una commissione algoritmi guidata da Giuliano Amato, ex presidente del Consiglio e della Corte Costituzionale.

Nel dettaglio, il Ministro delle Imprese e del Made In Italy, Adolfo Urso, ha dichiarato che l’AI sarà una sfida che il governo affronterà in un collegato alla manovra. A quest’attività farà poi seguito un’attenzione particolare al tema che l’Italia si impegna a promuovere durante il turno di presidenza italiana del G7 del 2024.

L’indagine conoscitiva sull’AI promossa dal presidente della Commissione Attività produttive della Camera, Alberto Gusmeroli, si focalizza invece sui possibili effetti, positivi o negativi, per il mondo produttivo, con l’obiettivo di arrivare alla stesura di un progetto di legge sulla falsariga di quanto già avvenuto per il Made in Italy.

Una delegazione del Comitato per la documentazione della Camera, composta dalla presidente del Comitato e vicepresidente della Camera, Anna Ascani, e dalle deputate Ilaria Cavo e Maria Rosaria Tassinari vola invece prima a Seattle e poi a San Francisco dove incontrerà le grandi tech company del settore, da Open AI a Microsoft, da Amazon a Meta, per cercare di comprendere quale sia lo stato dell’arte dell’intelligenza artificiale e quale impatto avrà nei diversi settori della società, in vista di futuri interventi normativi.

Dal canto suo invece il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria Alberto Barachini ha deciso di lanciare una Commissione Algoritmi, istituendo un Comitato formato da esperti e professori universitari che studierà l’impatto di questa tecnologia sul mondo del giornalismo e delle news di cui è stato nominato presidente Giuliano Amato, classe 1938, più volte Ministro, ex Presidente del Consiglio, docente di diritto costituzionale comparato per oltre 20 anni ed ex Presidente della Corte Costituzionale.

Ma non è finita qui perché il sottosegretario della Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’innovazione, Alessandro Butti, ha appena nominato un Comitato di esperti incaricati di dare indicazioni per guidare la strategia nazionale sull’Intelligenza Artificiale.

Adesso, guardando dall’esterno tutto questo attivismo in ordine sparso non si può non rilevare come le azioni sia del Governo che del Parlamento italiani restituiscano un certo disordine di fondo non solo sull’argomento in generale ma anche sulle azioni che sarebbe opportuno intraprendere.

L’Intelligenza Artificiale è una nuova frontiera tecnologica che sta rimodellando le industrie, le economie e la vita quotidiana di ognuno di noi. Siamo di fronte ad una straordinaria opportunità di sviluppo, ma anziché coglierne le potenzialità e le opportunità, sembrerebbe che, ancora una volta, la preoccupazione principale in Italia, sia quella di “normare”, di stabilire dei limiti, di mettere dei paletti, di stabilire dei vincoli, di cercare di disciplinare un qualcosa che per sua natura evolve a ritmi velocissimi.

Adesso, pur nella giusta considerazione di tutela dai rischi, dalle manipolazioni e dalle sperequazioni che sono possibili con una gestione non corretta dei sistemi di AI, quello che la politica italiana non vede è che in questo modo si lascia in secondo piano un approccio volto invece a definire le strategie di sviluppo, a individuare le opportunità per il sistema Paese, promuovendone gli investimenti e le attività di ricerca, mettendo a sistema i centri di ricerca, le imprese e le Università per giocare da pari con gli altri Paesi e recuperare quella leadership in innovazione e sviluppo che per tanti anni ha caratterizzato il sistema economico e industriale del nostro Paese.

Quella portata dall’Intelligenza Artificiale è una vera e propria rivoluzione. E noi dobbiamo starci dentro, prima ancora come Paese che come Europa, che pure sembra preoccupata a “normare”. Il resto del mondo non ci aspetta. La posizione della politica italiana su questi temi sarà determinante nello stabilire che ruolo potrà avere l’Italia nello sviluppo futuro di questa tecnologia. Altrimenti perderemo anche questa opportunità.

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