Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

Tag: intelligenza artificiale Pagina 3 di 8

Viggle AI e VFX: Rivoluzionano il Mondo del Cinema

Nell’era digitale di oggi, l’intelligenza artificiale (AI) e gli effetti visivi (VFX) stanno trasformando il modo in cui vediamo e percepiamo il mondo del cinema. Una delle aziende leader in questo campo è Viggle AI, che sta utilizzando la tecnologia AI per migliorare e ottimizzare il processo di creazione degli effetti visivi.

L’Intelligenza Artificiale nel Mondo del Cinema

L’intelligenza artificiale sta diventando sempre più prevalente nel settore cinematografico. Da semplici compiti come il riconoscimento facciale e la modellazione 3D, fino a compiti più complessi come la creazione di personaggi completamente CGI, l’AI sta rivoluzionando il modo in cui i film vengono realizzati.

Viggle AI è all’avanguardia in questo campo. Utilizzando algoritmi di apprendimento automatico avanzati, sono in grado di creare modelli 3D dettagliati e realistici di personaggi e ambienti. Questo non solo riduce il tempo e lo sforzo necessari per creare questi elementi, ma migliora anche la qualità generale degli effetti visivi.

VFX e Viggle AI

Gli effetti visivi, o VFX, sono un elemento fondamentale di molti film moderni. Da film d’azione ad alto budget a film indipendenti, i VFX sono utilizzati per creare scene che sarebbero impossibili o troppo costose da realizzare in modo tradizionale.

Basato su JST-1, il primo modello di base video-3D con una reale comprensione della fisica, a partire dal far muovere qualsiasi personaggio come desideri.

Viggle AI sta utilizzando l’intelligenza artificiale per migliorare il processo di creazione degli effetti visivi. Utilizzando l’AI, sono in grado di creare effetti più realistici e dettagliati in meno tempo. Inoltre, l’AI può essere utilizzata per ottimizzare il processo di rendering, riducendo ulteriormente i tempi e i costi di produzione.

Viggle AI sta rivoluzionando il mondo del cinema con l’uso dell’intelligenza artificiale e degli effetti visivi. Con la loro tecnologia, sono in grado di creare film di alta qualità in meno tempo e con meno risorse. Mentre l’industria del cinema continua a evolvere, è probabile che vedremo sempre più l’uso dell’AI e dei VFX nel processo di produzione cinematografica. E con aziende come Viggle AI all’avanguardia, il futuro del cinema sembra luminoso.

Nella corsa all’Intelligenza Artificiale: un confronto epocale tra potenze mondiali

Nella battaglia epocale per il dominio dell’Intelligenza Artificiale si intravede un conflitto globale di proporzioni monumentali.

Ebbene si, nel cuore del XXI secolo, il mondo assiste a una competizione titanica tra le principali potenze mondiali per conquistare il primato nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale. E non si tratta semplicemente di un’altra gara tecnologica, ma di un confronto epocale che potrebbe plasmare il corso della storia per le generazioni a venire.

Già nel 2019, il segretario alla Difesa statunitense Mark Esper sollevò il velo su una realtà imminente. Persone diverse mettono cose diverse al primo posto; per me è l’intelligenza artificiale”, ha detto durante l’udienza sulle sue principali priorità tecnologiche in risposta a una domanda da parte di Martin Heinrich, membro del SASC, il Comitato per i Servizi Armati del Senato, a cui è conferito il potere di controllo legislativo delle forze armate nazionali.  L’Intelligenza Artificiale “probabilmente cambierà il carattere della guerra, e credo che chiunque la padroneggerà dominerà sul campo di battaglia per molti, molti, molti anni”, ha concluso Esper, riconoscendo l’enorme potenziale dei progressi nell’Intelligenza Artificiale e avvertendo che tali sviluppi avrebbero potuto rivoluzionare radicalmente la natura di eventuali futuri conflitti armati.

La sua visione su questo punto era molto chiara: la nazione che per prima avrebbe saputo padroneggiare questa tecnologia avrebbe goduto di un vantaggio decisivo sul campo di battaglia per molti anni a venire.

È in questo momento che la corsa all’AI ha preso forma, con gli Stati Uniti e la Cina nel ruolo di protagonisti principali di un nuovo dramma geopolitico.

Nel frattempo la Cina è riuscita a fare progressi significativi nel campo dell’Intelligenza Artificiale. Il Pentagono stima che l’AI sviluppata dalla Cina sia ormai si vicina a quella americana. In molte aree, Pechino ha eguagliato o addirittura superato gli Stati Uniti, soprattutto nell’ambito delle applicazioni militari.

Già nel 2017 Pechino aveva avviato un piano nazionale specificamente rivolto all’intelligenza artificiale, il piano “A New Generation Artificial Intelligence Development Plan”, una strategia nazionale adottata al fine di “promuovere iniziative e fissare degli obiettivi per ricerca e sviluppo, industrializzazione, sviluppo dei talenti, istruzione e acquisizione di competenze, definizione di standard e regolamenti, norme etiche e sicurezza nel settore dell’intelligenza artificiale“.

Un esempio di questo progresso è stato osservato durante la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici invernali di Pechino 2022 quando 520 droni hanno eseguito coreografie complesse e coordinate, sottolineando le capacità avanzate della Cina nell’Intelligenza Artificiale, nei contesti militari. Tant’è che la Cina oggi è il principale esportatore globale di droni da combattimento. 

Come mostrano i dati dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), Pechino ha messo a segno un’intensa attività commerciale: ha “spedito almeno 282 droni da combattimento armati in 17 Paesi negli ultimi dieci anni. Nello stesso periodo gli Stati Uniti ne hanno esportati solo 12 in Francia e Gran Bretagna”.

Prima del 24 febbraio 2022 (data dell’invasione Russa dell’Ucraina), DJI una società tecnologica cinese con sede a Shenzhen, nel Guangdong, aveva esportato sia in Russia che in Ucraina, AeroScope, una piattaforma completa di rilevamento dei droni che identifica rapidamente i collegamenti di comunicazione degli UAV, monitorandone i dati e raccogliendo informazioni come lo stato del volo, i percorsi e altre informazioni in tempo reale.

Possiamo quindi dire che la Cina ha riconosciuto da subito che uno dei campi di battaglia chiave nella competizione con gli Stati Uniti sarebbe stata proprio l’Intelligenza Artificiale, il cui controllo potrebbe determinare il destino del primato globale nel XXI secolo. In questa lotta titanica, la Cina non intende rimanere indietro, ma anzi si propone di raggiungere e superare gli Stati Uniti nella corsa all’Intelligenza Artificiale.

Tuttavia, occorre considerare che l’Intelligenza Artificiale non è un’entità monolitica, ma piuttosto una sinergia di tre tecnologie fondamentali: algoritmi, potenza di calcolo e big data. Questi pilastri sono sorretti da microchip avanzati, che agiscono come il motore pulsante dell’AI.

In risposta alla crescente minaccia cinese nel campo della tecnologia dei microprocessori, gli Stati Uniti hanno intrapreso una serie di misure restrittive, cercando di soffocare il progresso tecnologico cinese e mantenere la loro supremazia.

Gli gli Stati Uniti hanno infatti vietato a giganti tecnologici come Huawei di stringere legami con società occidentali e hanno inserito aziende come Da-Jiang Innovations (DJI) nella loro Entity List, una sorta di lista nera commerciale.

Il Dictat e’ impedire alla Cina di accedere ai microchip avanzati necessari per alimentare l’Intelligenza Artificiale.

Il mondo dei semiconduttori è suddiviso in diverse categorie di aziende, ognuna con ruoli distinti e cruciali nel processo di produzione e progettazione dei circuiti integrati.

In primo luogo, ci sono le società IDM (Integrated Device Manufacturer), le quali non solo progettano ma producono i circuiti integrati all’interno dei loro stabilimenti. Tra le principali società IDM vi sono giganti come Intel e Texas Instruments negli Stati Uniti, Micron e SK Hynix in Corea del Sud.

In secondo luogo, ci sono le società cosiddette “Fabless”, che si concentrano esclusivamente sulla progettazione dei circuiti integrati, mentre la produzione è affidata a terzi.

Questo gruppo include nomi di rilievo come Qualcomm, NVIDIA e Broadcom negli Stati Uniti e MediaTek a Taiwan. Infine, ci sono le società di fonderie, che si dedicano esclusivamente alla produzione di semiconduttori per conto terzi, fornendo servizi alle aziende Fabless e alcune IDM.

Tra queste, il colosso mondiale è TSMC a Taiwan, seguita da Samsung in Corea del Sud, che svolge anche attività IDM, specialmente nel settore dei chip di memoria.

La “guerra dei chip” ha assunto una nuova rilevanza, soprattutto alla luce delle crescenti tensioni tra Cina e Taiwan. Quest’ultima peraltro, essendo sede di TSMC, è il più grande centro di produzione di chip al mondo.

Questo sforzo mirato a contenere la tecnologia cinese ha riguardato anche l’Europa: gli Stati Uniti hanno esercitato pressione sui Paesi Bassi affinché non cedessero la società ASML a Pechino, nonostante un accordo preesistente firmato quattro anni prima.

In risposta alle minacce cinesi e per proteggere le aziende che dipendono dalla fornitura dei chip, l’Unione Europea ha introdotto il “Chips Act”, un programma di incentivi del valore di 43 miliardi di euro per incoraggiare le aziende a stabilire fabbriche sul suolo europeo o in Paesi alleati.

Gli Stati Uniti hanno seguito l’esempio con un piano simile dal valore di 53 miliardi di dollari. Inoltre, l’amministrazione Biden ha proposto un’alleanza denominata “Chip 4”, coinvolgendo Stati Uniti, Taiwan, Giappone e Corea del Sud, mirata a garantire l’autonomia e la sicurezza dell’intera catena di produzione dei semiconduttori, con un obiettivo esplicito anti-cinese.

Questo approccio mirato ha lo scopo di privare la Cina delle componenti microelettroniche essenziali necessarie per la progettazione e lo sviluppo dell’AI. Senza accesso a questi componenti critici, Pechino sarebbe costretta a rallentare o addirittura interrompere lo sviluppo di hardware e software specifici per l’Intelligenza Artificiale, indebolendo così la sua posizione nel panorama globale della tecnologia.

La crescente incorporazione di software e sensori d’Intelligenza Artificiale nei sistemi d’arma contribuisce di fatto a ridisegnare i vecchi modelli di combattimento. Agli analisti militari cinesi non sono sicuramente sfuggite le difficoltà che la Russia sta incontrando nel confronto con le armi intelligenti del proprio avversario, come gli Himars o i cosiddetti droni kamikaze figli del nuovo programma “Replicator”.

Date le opportunità, i rischi e le minacce derivanti da questa nuova tecnologia, i Paesi membri della Nato hanno riconosciuto la necessità di trovare forme di cooperazione per fronteggiare fenomeni ritenuti “troppo vasti perché un singolo attore possa gestirli da solo”.

Il segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg in un’intervista al Financial Times ha sottolineato che “per decenni gli alleati Nato hanno dominato nel segmento della tecnologia. Ma questo non è più così ovvio”. D’altra parte è stata proprio la superiorità tecnologica della Nato sul piano dell’Intelligenza Artificiale a permettere alle forze di Kiev di avere una percezione più limpida del campo di battaglia rispetto agli avversari.

Secondo un nuovo policy brief dello European Council on Foreign Relations (ECFR), gli analisti cinesi non considerano la guerra della Russia contro l’Ucraina come un grande punto di rottura con il passato, bensì come un’ulteriore manifestazione dell’annosa rivalità tra la Cina e gli Stati Uniti.

Il policy brief, intitolato “China and Ukraine: The Chinese debate about Russia’s war and its meaning for the world” presenta quattro lezioni chiave, tratte da oltre 30 interviste condotte off-the-record dagli autori con analisti ed esperti strategici cinesi provenienti dalle migliori università, da think tanks e da organi affiliati al Partito Comunista Cinese.

  1. Gli USA stanno usando la guerra in Ucraina per accerchiare la Cina, senza però riuscire a mobilitare il resto del mondo;
  2. La Cina ha più da guadagnare che da perdere stando dalla parte della Russia – e oggi è Mosca ad essere il junior partner di Pechino; 
  3. La guerra in Ucraina non ha alterato le probabilità di un potenziale conflitto su Taiwan, ma le risposte occidentali stanno certamente influenzando il pensiero cinese;
  4. L’interdipendenza economica non proteggerà la Cina, che deve prepararsi alle sanzioni. 

La corsa all’AI è diventata una lotta non solo per il dominio tecnologico, ma anche per il controllo delle risorse chiave che alimentano questa rivoluzione digitale. Il controllo dei microchip avanzati si è trasformato in un’arma geopolitica, utilizzata dalle potenze mondiali per influenzare il corso della competizione tecnologica e consolidare la propria supremazia nel settore dell’Intelligenza Artificiale.

Alcuni progetti nel campo dell’Intelligenza Artificiale rivestono una duplice funzione, poiché possono essere utilizzati sia per scopi civili che militari come nel caso della tecnologia AeroScope sviluppata da DJI, leader mondiale nel settore dei droni.

Ciò che emerge chiaramente è che la competizione per il dominio nell’Intelligenza Artificiale è non solo una sfida che coinvolge risorse umane, finanziarie e tecnologiche di vasta portata ma anche una competizione tra differenti sistemi sociopolitici e ideologici.

Se vogliamo, la corsa all’Intelligenza Artificiale è paragonabile alla corsa al nucleare del XX secolo e Pechino è determinata a non restare indietro rispetto agli Stati Uniti. Resta da vedere chi avrà la meglio in questa contesa.

Da questo punto di vista tuttavia, va anche considerato che la corsa all’Intelligenza Artificiale è una battaglia che va oltre i confini delle tecnologie di difesa e sicurezza. Le aziende cinesi, come Tencent, Alibaba e TikTok, dominano il mercato globale degli algoritmi e dei droni civili. Questo dominio non solo solleva interrogativi sulla sicurezza, ma suggerisce anche l’applicabilità potenziale dell’AI in una vasta gamma di settori, inclusi quelli civili.

Nonostante gli sforzi degli Stati Uniti per mantenere la loro supremazia nell’AI, la Cina sta guadagnando terreno.

La corsa all’AI tra Stati Uniti e Cina è diventata una guerra tra sistemi sociopolitici, con implicazioni che vanno ben oltre il campo tecnologico. In questo confronto titanico, solo il tempo ci dirà quali saranno le conseguenze.


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Yann LeCun gli LLM non raggiungeranno mai l’intelligenza a livello umano

Yann LeCun è considerato uno dei padri dell’Intelligenza artificiale, noto per i suoi contributi nei settori dell’apprendimento automatico, della robotica, del deep learning e delle neuroscienze computazionali.

È professore alla New York University e Chief AI Scientist di Meta e proprio per questo, quando parla di Intelligenza Artificiale è bene prestare attenzione alle sue parole.

Esplorando l’Intelligenza Artificiale. Scopri il nuovo Report Mensile di Rivista.AI

Siamo lieti di darvi il benvenuto nella nostra nuova avventura: un Report Mensile dedicato all’esplorazione, all’analisi e alla discussione delle più recenti innovazioni nel mondo dell’Intelligenza Artificiale.

All’interno di questo Report, così come nel nostro sito web, ci impegniamo a esplorare l’AI in tutta la sua complessità e ricchezza, con l’obiettivo di offrire un quadro completo delle ultime tendenze, delle sfide emergenti e delle prospettive future dell’Intelligenza Artificiale, presentando analisi originali, interviste, recensioni approfondite e approfondimenti tecnici.

Ma cosa rende questo Report diverso dalle altre pubblicazioni sull’AI?

Innanzitutto, il nostro approccio interdisciplinare. L’Intelligenza Artificiale non può essere compresa solo attraverso una lente tecnologica: richiede una prospettiva ampia e inclusiva che abbracci anche aspetti sociali, etici, legali e culturali.

Pertanto, nei nostri Report, troverete contributi provenienti da vari campi, dalla scienza dei dati alla filosofia, dalla psicologia all’etica, dalla sostenibilità alle valutazioni geopolitiche. Tutto con uno standard di eccellenza e rigore scientifico.

Buona lettura.

White Paper: Intelligenza Artificiale

L’Intelligenza Artificiale (AI) è una delle tecnologie più trasformative del
nostro tempo. Ha le potenzialità per migliorare la vita di miliardi di persone,
accrescere le capacità umane e risolvere alcune delle sfide più importanti che l’umanità si trova ad affrontare.

D’altra parte, l’AI ci pone di fronte a dei rischi e a delle sfide significative: l’impatto sociale, le incertezze legali, i limiti tecnici e i dilemmi etici sono
effetti dirompenti che vanno analizzati e studiati con attenzione per far si che l’Intelligenza Artificiale sia sviluppata e utilizzata in modo da rispettare la protezione dei diritti umani e promuovere il benessere della persona.

Per fare questo e per comprendere l’Intelligenza Artificiale e il suo vero potenziale, è necessario capire bene come funziona questa tecnologia e
quali sono le sue implicazioni per le persone, le aziende e la società in generale.

Questo White Paper intende fornire una panoramica completa e accessibile
dell’ecosistema dell’Intelligenza Artificiale, dai suoi fondamenti e metodi alle sue applicazioni e implicazioni.


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Come integrare l’Intelligenza Artificiale nella vostra routine quotidiana

L’approccio all’Intelligenza Artificiale (AI) può essere paragonato al film “La strana coppia” del 1968, con Jack Lemmon e Walter Matthau1. Nel film, due amici con abitudini diametralmente opposte sono costretti a convivere: Felix Ungar (Jack Lemmon), maniacale dell’ordine e della pulizia, e Oscar Madison (Walter Matthau), disordinato e approssimativo (che, più o meno, potrebbe somigliare al sottoscritto).

Quando ci si approccia all’AI, spesso si devono cambiare le proprie abitudini di pensiero. Come Felix e Oscar che devono adattarsi l’uno all’altro per convivere, così chi si approccia all’Intelligenza Artificiale deve adattarsi a nuovi modi di pensare e di lavorare. L’AI, infatti, richiede un approccio basato su dati e algoritmi, piuttosto che su intuizioni personali.

Per i piu’ giovani Jack Lemmon e Walter Matthau hanno recitato insieme in numerosi film, formando una delle coppie più affiatate e amate del cinema americano. Tra i loro film più noti, oltre a “La strana coppia”, ci sono “Grumpy Old Men” e il suo sequel “Grumpier Old Men”, in cui interpretano due vicini di casa in età avanzata che si contendono l’amore della stessa donna. Questi film, come “La strana coppia”, sono caratterizzati da un umorismo pungente e da una grande alchimia tra i due attori, un po’ come quella che c’è tra me e l’altro co-founder di Rivista.AI.

Il primo passo per creare un’abitudine è renderla evidente. Quando si tratta di intelligenza artificiale, significa renderla facilmente accessibile e visibile nel tuo ambiente quotidiano. Ecco alcune idee su come rendere l’AI più presente nella tua vita:

  • Aggiungete un pulsante ChatGPT al tuo Stream Deck;
  • Inserite i vostri strumenti IA preferiti nella barra degli strumenti del vostro browser;
  • Impostate il vostro strumento AI preferito come homepage del vostro browser;
  • Posizionate ChatGPT sulla schermata iniziale del vostro telefono.
  • Configurate un comando vocale Siri per attivare ChatGPT;
  • Aggiungete un tag NFC alla scrivania che apre la tua app AI preferita quando viene toccato;
  • Iniziate ogni giornata chiedendo al vostro strumento AI un riepilogo del vostro programma, aggiornamenti di notizie o di affrontare la prima attività nella vostra lista di cose da fare;
  • Aggiungete un post-it sulla vostra scrivania con un promemoria divertente come “Claude è affascinante”.

Il prossimo passo è rendere l’abitudine attraente. Le abitudini tendono a persistere quando sono associate a emozioni ed esperienze positive. Ecco alcuni suggerimenti su come rendere l’uso dell’AI più piacevole:

  • Durante una passeggiata di 30-60 minuti, dettare e-mail o attività a Otter AI;
  • Mentre vi truccate, fate una conversazione completa con ChatGPT Voice;
  • Usate Speechify per leggere ad alta voce gli articoli mentre siete in viaggio o mentre mangiate;
  • Ogni mattina, mentre la colazione si sta riscaldando, affidate la vostra lista di cose da fare all’Intelligenza Artificiale.

Infine, rendete l’abitudine semplice. Ridurre l’attrito è fondamentale per formare abitudini durature. Ecco alcuni modi per semplificare l’uso dell’AI:

  • Create una libreria di prompt precompilati o procedure operative standard (SOP) per gli strumenti o le attività di Intelligenza Artificiale più utilizzati;
  • Usate assistenti ad attivazione vocale per accedere agli strumenti di Intelligenza Artificiale a mani libere, facilitando il multitasking;
  • Usate strumenti di automazione basati sull’AI per semplificare le attività ripetitive;
  • Installate la versione dell’app mobile per gli strumenti AI che utilizzate in modo da non doverli aprire nel browser;
  • Integrate gli strumenti AI direttamente nelle piattaforme che già utilizzate, come Slack, Trello o client di posta elettronica;
  • Create scorciatoie da tastiera per attivare strumenti o script AI.

Ricordate, la chiave per formare un’abitudine è la costanza. Quindi, iniziate da qualcosa di piccolo, rendetelo divertente e mantenetelo semplice!

Per rafforzare l’abitudine all’uso dell’Intelligenza Artificiale, è importante provare un senso di soddisfazione e realizzazione quando la si utilizza. È puro condizionamento umano. Occorre rinforzare il tuo comportamento.

Potete:

  • Condividere i vostri risultati basati sull’Intelligenza Artificiale con la vostra rete;
  • Condividere le creazioni IA sui social media e chiedere feedback;
  • Creare un sistema di ricompensa per voi stessi (es: dopo aver risparmiato una certa quantità di tempo utilizzando l’Intelligenza Artificiale, potete prendere un maritozzo (se siete a Roma) con il caffè mattutino.

Il divario tra chi utilizza l’Intelligenza Artificiale e chi no si sta allargando in modo preoccupante. Come persona coinvolta nel campo dell’Intelligenza Artificiale, sto assistendo a questa tendenza e sono determinato a dare il mio contributo per colmare questo divario.

Non sto sostenendo l’uso dell’Intelligenza Artificiale per tutto (non inserite il vostro Codice Fiscale su ChatGPT!), ma sto esortando tutti a familiarizzare con questa tecnologia con la rapidità con la quale il nostro mondo si sta trasformando.

La rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale non è solo alle porte: sta già rivoluzionando il mercato del lavoro. Ad esempio, l’AI sta già trasformando settori come la sanità, dove gli algoritmi di apprendimento automatico possono aiutare a diagnosticare malattie, e il settore finanziario, dove l’AI può prevedere le tendenze del mercato.

In futuro, l’esperienza con l’Intelligenza Artificiale diventerà un fattore chiave nelle decisioni di assunzione, promozione e persino nella creazione di ricchezza. Ad esempio, le aziende potrebbero dare la preferenza ai candidati con competenze in Intelligenza Artificiale, e coloro che sono in grado di utilizzare l’AI per migliorare l’efficienza o generare nuove idee potrebbero avere maggiori opportunità di avanzamento di carriera.

Se il messaggio di questa articolo e spero di Rivista.AI non è ancora chiaro, eccolo: più ci impegniamo con l’Intelligenza Artificiale, meglio saremo attrezzati per affrontare le sfide e le opportunità future.

Coloro che seguono questa Rivista hanno un vantaggio. Ricevere consigli pratici, approfondimenti reali e azioni concrete da intraprendere. Condividete pure queste informazioni con la vostra famiglia, i vostri amici e i vostri colleghi.

Iniziate in piccolo, rendetelo divertente e osservate come la vostra abitudine all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale cresca. Ad esempio, potreste iniziare a utilizzare un assistente virtuale per organizzare il vostro calendario o potreste iniziare a utilizzare strumenti di analisi dei dati basati sull’AI per migliorare le vostre decisioni aziendali. Ricordate, ogni piccolo passo conta!

Se questi suggerimenti sono stati in grado di cambiare il modo in cui utilizzate l’Intelligenza Artificiale, fatemelo sapere [mail: redazione@rivista.ai].

PS: la Redazione di Rivista.AI non ha nessuno accordo commerciale con gli esempi citati, se li he comperati…


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La Corea Sud investe 7 miliardi di dollari nell’Intelligenza Artificiale

La Corea del Sud investirà quasi 7 miliardi di dollari nell’Intelligenza Artificiale entro il 2027, nel tentativo di diventare un leader globale nei semiconduttori all’avanguardia. Ad annunciarlo il Presidente Yoon Suk-Yeol durante un incontro con i rappresentanti di Samsung, SK Hynix, il gigante tecnologico Naver e la startup di chip Ai Sapeon.

Il futuro dell’industria dei semiconduttori dipende dall’intelligenza artificiale“, ha dichiarato il Presidente Yoon, precisando che Seul investirà 9.400 miliardi di won (pari a 6,94 miliardi di dollari) nell’Intelligenza Artificiale e nei semiconduttori AI entro il 2027 e istituirà un fondo separato con una dotazione di 1.400 miliardi di won (circa 1 miliardo di dollari) per aiutare la crescita delle aziende innovative di semiconduttori AI.

La Corea del Sud ospita Samsung e SK Hynix, i due principali produttori al mondo di chip, inclusi quelli premium a larghezza di banda elevata (Hbm) utilizzati nell’hardware che alimenta l’Intelligenza Artificiale.

L’industria dei semiconduttori è un pilastro importante dell’economia della Corea del Sud che è focalizzata sulle esportazioni e Seul punta a diventare leader mondiale nella tecnologia AI e a conquistare il futuro mercato dei chip di Intelligenza Artificiale per il quale ha commentato Yoon “la competizione dei semiconduttori che si sta verificando oggi è una guerra industriale e una guerra totale tra le nazioni” in riferimento alla rivalità tra Stati Uniti e Cina, alimentata anche dalle recenti tensioni per Taiwan.

Microsoft investirà 2,9 miliardi sull’Intelligenza Artificiale in Giappone

Microsoft investirà 2,9 miliardi di dollari in Giappone nei prossimi due anni, con l’obiettivo di potenziare i centri dati considerati essenziali per l’elaborazione dell’Intelligenza Artificiale generativa.

Lo anticipa l’agenzia Kyodo che cita fonti a conoscenza del dossier.

La società guidata da Satya Nadella prevede anche di aprire un centro di ricerca a Tokyo, il primo di questo tipo in Giappone, hanno detto le fonti, aggiungendo che l’annuncio sarà fatto a breve, in concomitanza con la visita del premier giapponese Fumio Kishida a Washington.

Per Microsoft sarebbe il maggior investimento nel Paese del Sol Levante mai realizzato fino ad oggi.

L’investimento, infatti, è parte del più ampio coinvolgimento di Microsoft nel programma governativo giapponese Generative AI Accelerator Challenge, coordinato dal ministero dell’Economia, del commercio e dell’industria.

Un aspetto importante sarà la collaborazione con l’ufficio di gabinetto giapponese, mirata a “rafforzare la resilienza di cybersicurezza del governo, delle aziende e della società”, come previsto dalla strategia di sicurezza nazionale approvata nel 2022.

Inoltre, Microsoft Research Asia sta estendendo la propria leadership nella ricerca nella regione Asia-Pacifico con l’apertura di un laboratorio a Tokyo.

Il nuovo laboratorio si concentrerà su aree quali l’intelligenza artificiale incorporata, la robotica, l’intelligenza artificiale sociale e la scoperta scientifica, in linea con le priorità socioeconomiche del Giappone.

Microsoft fornirà 10 milioni di dollari in sovvenzioni in risorse nei prossimi cinque anni all’Università di Tokyo e alla partnership sulla ricerca sull’intelligenza artificiale tra la Keio University e la Carnegie Mellon University per promuovere una migliore collaborazione nella ricerca.

Immagine da sinistra a destra: Fumio Kishida, Primo Ministro del Giappone; Brad Smith, vicepresidente e presidente di Microsoft; Suzanne P. Clark, Presidente e CEO, Camera di Commercio degli Stati Uniti; Rahm Emanuel, ambasciatore degli Stati Uniti in Giappone; Miki Tsusaka, Presidente, Microsoft Giappone.

Italia: arriva la bozza del disegno di legge sull’Intelligenza Artificiale

Annunciato per la fine di marzo, arriva finalmente la bozza del disegno di legge sull’Intelligenza Artificiale promessa dal Governo italiano che “reca principi in materia di ricerca, sperimentazione, sviluppo, adozione e applicazione di sistemi e modelli di intelligenza artificiale”, “promuove un utilizzo corretto, trasparente e responsabile, in una dimensione antropocentrica, dell’intelligenza artificiale, volto a coglierne le opportunità” e “garantisce la vigilanza sui rischi economici e sociali e sull’impatto sui diritti fondamentali dell’intelligenza artificiale”.

Il disegno di legge è composto da 25 articoli, divisi in cinque capitoli: stabilisce la creazione di una fondazione, introduce un “tag” anti-deep fake per certificare il falso e un’aggravante per l’AI nel codice penale, fissa i fondi dedicati alla causa (150 milioni) e prevede un controllo a due dell’Agenzia per l’Italia digitale e dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale.

All’art.17 del testo si legge che la “strategia nazionale per l’intelligenza artificiale è predisposta e aggiornata dalla struttura della Presidenza del Consiglio dei ministri competente in materia di innovazione tecnologica e transizione digitale ed è approvata con cadenza almeno biennale dal Comitato interministeriale per la transizione digitale (Citd)”.

L’applicazione e l’attuazione della normativa nazionale e dell’Unione europea in materia di Intelligenza Artificiale sono stabilite in capo all’Agenzia per l’Italia digitale (AgID) e all’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN) definite “Autorità nazionali per l’Intelligenza Artificiale”.

Nello specifico, l’Agenzia per l’Italia digitale (AgID) “è responsabile di promuovere l’innovazione e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale” e “provvede altresì a definire le procedure e ad esercitare le funzioni e i compiti in materia di valutazione, accreditamento e monitoraggio dei soggetti incaricati di verificare la conformità dei sistemi di intelligenza artificiale, secondo quanto previsto dalla normativa nazionale e dell’Unione europea”.

L’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN), invece, “ai fini di assicurare la tutela della cybersicurezza nazionale, è responsabile per la vigilanza, ivi incluse le attività ispettive e sanzionatorie, dei sistemi di intelligenza artificiale, secondo quanto previsto dalla normativa nazionale e dell’Unione europea. L’ ACN è, altresì, responsabile per la promozione e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale relativamente ai profili di cybersicurezza”.

Nel ddl è anche prevista l’istituzione di una Fondazione per la ricerca, la sperimentazione, lo sviluppo e l’adozione di sistemi di intelligenza artificiale.


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CDP Venture Capital: 1 miliardo di euro per sviluppare l’Intelligenza Artificiale in Italia

Focus su Intelligenza Artificiale e Cybersecurity, con investimenti complessivi di 8 miliardi di euro, di cui 1 dedicato all’AI, per supportare lo sviluppo dell’economia e dell’innovazione italiana: queste le principali novità del Piano Industriale 2024-2028 di CDP Venture Capital appena presentato a Milano dalla Presidente Anna Lambiase e dall’Amministratore Delegato e Direttore Generale Agostino Scornajenchi.

Il focus è concentrato su 7 settori industriali ritenuti strategici per il futuro del Paese:

  1. Industry Tech;
  2. Infra Tech & Mobility;
  3. Agrifood Tech;
  4. Clean Tech;
  5. Aerospazio;
  6. Lifescience;
  7. Intelligenza Artificiale.

All’Intelligenza Artificiale, come aveva anticipato lo scorso mese di marzo la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sono dedicate risorse per 1 miliardo di euro su 3 ambiti specifici:

  • 120 milioni di euro dedicati al trasferimento tecnologico, anello di congiunzione tra ricerca universitaria e mercato;
  • 580 milioni di euro di investimenti in startup con applicazioni settoriali per rafforzare gli attori già esistenti;
  • 300 milioni di euro di investimenti in aziende mature pronte a scalare all’estero e diventare i futuri campioni nazionali.

In merito a quest’ultimo punto Agostino Scornajenchi, amministratore delegato di Cdp Venture Capital ha commentato “abbiamo un silver bullet da 300 milioni di euro per una, due o tre operazioni di concentrazione. Dobbiamo supportare il nostro sistema in modo tale che faccia nascere un campione nazionale dell’Intelligenza Artificiale, dobbiamo fare massa critica su questo ambito e questa fase specifica di investimento sul nostro comparto large venture sarà dedicata a questo“.

Adesso il tema vero è il seguente: 1 miliardo di euro come investimento Paese è sufficiente per far si che l’Italia possa giocare un ruolo significativo nel panorama dell’Intelligenza Artificiale?

Il panorama delle startup italiane continua a essere dinamico e promettente, con alcune aziende che si distinguono per la loro resilienza e capacità di adattamento

Gli investimenti nelle startup italiane hanno subito un duro colpo nel 2023, con una drastica diminuzione del 50% rispetto all’anno precedente. Secondo i dati elaborati da Italian Tech, gli investimenti in venture capital si sono attestati a 1,15 miliardi di euro. Questo rappresenta un calo significativo rispetto ai 2,39 miliardi del 2022 e ai 1,3 miliardi del 2021.

Ecco alcuni punti chiave riguardanti gli investimenti nelle startup italiane nel 2023:

Ammontare degli investimenti: a dicembre 2023, sono stati investiti 87,4 milioni di euro in startup, distribuiti in 9 aumenti di capitale, portando il totale annuale a 1,15 miliardi;

Numero di deal: nel 2023, sono stati conclusi 173 deal, rispetto ai 202 del 2022 e ai 165 del 2021;

Settori in crescita: i settori che hanno ricevuto maggiori investimenti includono medtech, cleantech, biotech e tecnologie applicate al lavoro HR.
Distribuzione territoriale: La Lombardia ha mantenuto il ruolo di leader con il 39,3% degli investimenti totali, seguita dal Piemonte al secondo posto con il 12%.

Ulteriori dettagli sugli investimenti nelle startup italiane nel 2023:

  1. Investimenti per fase di sviluppo:
    • Seed stage: gli investimenti in questa fase sono stati di circa 200 milioni di euro, con 41 deal conclusi;
    • Early stage: in questa fase, gli investimenti hanno raggiunto circa 600 milioni di euro, con 80 deal;
    • Growth stage: gli investimenti in startup in questa fase sono stati di circa 350 milioni di euro, con 52 deal;
  2. Settori specifici:
    • Medtech: le startup medtech hanno ricevuto circa 150 milioni di euro di investimenti;
    • Cleantech: questo settore ha ottenuto circa 100 milioni di euro;
    • Biotech: le startup biotech hanno ricevuto circa 80 milioni di euro;
    • Tecnologie applicate al lavoro HR: questo settore ha ricevuto circa 70 milioni di euro;
  3. Investimenti esteri:
    • Nonostante la diminuzione complessiva degli investimenti, alcune startup italiane hanno attirato l’attenzione di investitori stranieri. Ad esempio, D-Orbit ha ricevuto un investimento di 100 milioni di euro da SpaceX;
  4. Sfide e opportunità:
    • La riduzione degli investimenti rappresenta una sfida per le startup italiane, ma ci sono ancora opportunità per l’innovazione e la crescita;
    • Le aziende italiane dovrebbero concentrarsi sulla diversificazione delle fonti di finanziamento, cercando anche investitori internazionali;
    • La collaborazione tra startup, università e istituzioni può favorire lo sviluppo di nuove tecnologie e soluzioni.

Ci sono piaciute: Hiro Robotics, SunCubes , Nutriafrica, Cap_able, Displaid, Soundsafe Care, Foreverland, Newtwen, Levelquantum, Aindo.

Ecco alcune informazioni sulle startup italiane menzionate:

  1. Hiro Robotics: si occupa del riciclaggio di rifiuti elettronici utilizzando robotica e intelligenza artificialeIl loro sistema robotico modulare consente di trattare oltre 60 monitor e TV all’ora, garantendo il 99% di recupero di materiali preziosi dai rifiuti elettronici;
  2. Soundsafe Care: questa startup combina ultrasuoni e robotica per disrupt i metodi convenzionali di chirurgiaLa loro tecnologia permette un trattamento chirurgico preciso grazie alla robotica e completamente non invasivo grazie agli ultrasuoni;
  3. Aindo: fondata nel 2018 e con sede nell’Area Science Park a Trieste, Aindo propone una soluzione che analizza i dati aziendali per creare dati sinteticiQuesti dati sintetici sono considerati una delle migliori soluzioni per affrontare la carenza di dati su cui addestrare l’intelligenza artificiale.

Queste startup stanno contribuendo all’innovazione nel campo dell’Intelligenza Artificiale e della robotica in Italia

In sintesi, nonostante le difficoltà, il panorama delle startup italiane continua a essere dinamico e promettente, con alcune aziende che si distinguono per la loro resilienza e capacità di adattamento.

In sintesi, la riduzione degli investimenti di venture capital rappresenta una sfida per le startup italiane, ma alcune aziende continuano a ottenere finanziamenti e a innovare nel panorama imprenditoriale.

Intelligenza Artificiale: dati e statistiche

In questo articolo condivideremo statistiche sulle dimensioni del mercato e su come le aziende utilizzano l’Intelligenza Artificiale per migliorare l’esperienza del cliente e risparmiare denaro, oltre a fornire uno sguardo su ciò che il futuro potrebbe riservarci in un mondo di AI.

Statistiche sulla strategia di intelligenza artificiale del governo #
Nel marzo 2017, il Canada ha lanciato la prima strategia nazionale sull’Intelligenza Artificiale al mondo. 5 anni dopo, a dicembre 2022, quasi un terzo dei governi globali (62 paesi) aveva implementato un approccio simile.

In base all’analisi delle strategie governative di Intelligenza Artificiale per Paese emerge che, tra il 2019 e il 2023, il governo degli Stati Uniti ha investito di più nell’AI, rispetto ad altri paesi, con quasi 328 miliardi di dollari. Si tratta di circa 195 miliardi di dollari in più di quanto investito nello stesso periodo dalla Cina, che si posiziona al secondo posto al mondo in termini di investimenti nel settore.

Gli investimenti di entrambi i Paesi fanno impallidire il valore di 25,5 miliardi di dollari investiti nello stesso periodo dal Regno Unito, terzo classificato nella classifica, con quasi 13 volte meno il volume totale degli investimenti fatto dagli Stati Uniti. 

Una ripartizione delle statistiche sugli investimenti pubblici nell’AI per Paese #

PaeseSomma degli investimenti negli ultimi 5 anni (milioni di dollari)Investimenti negli ultimi 5 anni (per mille dollari di PIL)Investimenti negli ultimi 5 anni, come percentuale degli investimenti negli Stati Uniti (per mille dollari di PIL)
Singapore7.00515.01116,30
Svezia8.28114.13109,53
Stati Uniti328.54812.90100,00
Estonia41510.8984.44
UK25.5418.3264.46
Cina132.6657.3957.24
Corea del Sud10.3486.2148.16
Canada12.4575.8245.12
India16.1474.7736,97
Svizzera3.2394.0131.08

(Fonte: AIPRM tramite OCSE e Banca Mondiale)

Quando le statistiche sugli investimenti nell’Intelligenza Artificiale vengono giudicate rispetto al PIL del Paese, Singapore risulta essere la migliore. Nonostante abbiano investito una modesta cifra di 7 miliardi di dollari rispetto ad altre nazioni, ciò rappresenta più del 15% della loro ricchezza relativa per mille dollari di Pil.

Singapore è seguita dalla Svezia, con investimenti che rappresentano il 14,13% del suo Pil speso nello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale.

Al contrario, gli Stati Uniti investono un valore pari a circa il 12,9% del Pil nello sviluppo della propria infrastruttura di Intelligenza Artificiale, rispetto all’8,32% del Regno Unito

In termini di confronto tra gli investimenti nell’Intelligenza Artificiale tra Paesi e gli Stati Uniti, Singapore è ancora una volta all’avanguardia. Con il 116,3%, ciò significa che il tasso di investimenti nell’AI da parte del governo di Singapore è di circa il 16% in più rispetto alle controparti statunitensi (in termini relativi per miliardo di Pil). Allo stesso modo, la Svezia si attesta al 109,53%, essendo l’unica altra nazione che investe più degli Stati Uniti nell’Intelligenza Artificiale, in termini di ricchezza relativa.

In confronto, il livello di investimenti nell’Intelligenza Artificiale del Regno Unito tra il 2019 e il 2023 è pari al 64,46% (rispetto al Pil degli Stati Uniti), il che significa che durante questo periodo è stata effettuata quasi un terzo in meno della spesa per l’Intelligenza Artificiale in relazione finanziaria agli Stati Uniti.

Quanto dovrebbe investire ciascun paese nell’intelligenza artificiale per raggiungere gli Stati Uniti?

Sulla base degli attuali livelli di spesa, è molto probabile che la Cina raggiunga gli Stati Uniti in termini di investimenti nell’Intelligenza Artificiale. Per raggiungere questo obiettivo entro il 2030, la Cina dovrebbe spendere oltre 94 miliardi di dollari nella sua infrastruttura di Intelligenza Artificiale entro la fine del decennio per raggiungere lo stesso livello di investimenti degli Stati Uniti. 

Una ripartizione delle statistiche sugli investimenti nell’intelligenza artificiale e quanto ogni Paese dovrebbe spendere nell’Intelligenza Artificiale per raggiungere gli Stati Uniti entro il 2030, 2040 e 2050#

PaeseRecuperare il ritardo entro il 2030 (milioni di dollari)Recuperare il ritardo entro il 2040 (milioni di dollari)Recuperare il ritardo entro il 2050 (milioni di dollari)
Cina94.23799.242117.915
Regno Unito157.923157.408182.527
India162.589161.996187.814
Israele163.436163.180189.369
Germania163.821163.483189.676
Canada164.441164.243190.634
Corea165.430165.066191.502
Francia165.637165.342191.858
Svezia166.289165.715192.143
Singapore167.118166.934193.766

(Fonte: AIPRM tramite OCSE e Banca Mondiale)

Il Regno Unito è il secondo Paese più propenso a raggiungere gli Stati Uniti in termini di investimenti nell’Intelligenza Artificiale. Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo dovrebbero spendere altri 157,9 miliardi di dollari entro il 2030.  

Sulla base dei livelli di investimenti nell’Intelligenza Artificiale nel 2023, quanto tempo occorrerebbe ai Paesi per raggiungere gli Stati Uniti? #

PaeseRaggiungere gli Stati Uniti nel 2030 (anni)Al passo con gli Stati Uniti nel 2040 (anni)Raggiungere gli Stati Uniti nel 2050 (anni)
Cina143872
Regno Unito79195361
India119291538
Israele141344636
Germania145355656
Canada164400740
Corea183447825
Francia193472872
Svezia200486897
Singapore2746661.231

(Fonte: AIPRM tramite OCSE e Banca Mondiale)

A partire dal 2023, la Cina è il paese che con maggiori probabilità raggiungerà gli Stati Uniti in termini percentuale di spesa in base al Pil per l’Intelligenza Artificiale.

Supponendo che la Cina mantenga lo stesso livello di investimenti nell’AI a partire dal 2023, ci vorrebbero 14 anni (fino al 2037) per raggiungere lo stesso livello di investimenti degli Stati Uniti nel settore. Se la Cina riuscisse a mantenere questo livello di spesa nel futuro, impiegherebbe 38 anni (fino al 2061) per raggiungere il livello a sua volta raggiunto dagli Stati Uniti nel 2040, e altri 34 anni (fino al 2095) per raggiungere il livello raggiunto dagli Stati Uniti nel 2050.

Analizzando i dati da questo punto di vista, ciò significa che, entro la fine del secolo, la Cina potrebbe essere 45 anni indietro rispetto all’America in termini di investimenti nell’Intelligenza Artificiale (se continuerà a investire la stessa quantità di denaro anno dopo anno come nel 2023).

Il Regno Unito è il secondo Paese meglio posizionato per raggiungere gli Stati Uniti in termini di investimenti nell’Intelligenza Artificiale. Tuttavia, se il Regno Unito dovesse mantenere lo stesso livello di spesa per l’intelligenza artificiale del 2023, ci vorrebbe fino al 2102 per raggiungere il livello in cui si troveranno gli Stati Uniti nel 2030 (72 anni indietro in termini di sviluppo dell’AI).   

Una ripartizione della conoscenza pubblica dell’AI tra diversi Paesi#

Grafico a barre che mostra la conoscenza pubblica dell'IA tra diversi paesi

Nel complesso, i Paesi asiatici tendono a mostrare una maggiore conoscenza soggettiva dell’Intelligenza Artificiale, con Corea del Sud e Cina in testa (rispettivamente 85% e 82%). Nonostante ciò, solo un quarto (25%) della popolazione giapponese ha una conoscenza elevata o moderata della tecnologia: il dato più basso riportato in tutti i paesi inclusi nello studio di KPMG.

In confronto, le statistiche sull’Intelligenza Artificiale rivelano che meno della metà (45%) degli americani ritiene di avere un livello alto o moderato di conoscenza dell’AI, con quasi tre quarti (73%) che desiderano saperne di più sul tema.

I Paesi in cui le persone desiderano maggiormente ampliare le proprie conoscenze sull’Intelligenza Artificiale sono Cina (96%) e Israele (94%). Al contrario, poco più della metà (55%) della popolazione giapponese vuole saperne di più sull’Intelligenza Artificiale, il dato più basso riportato nello studio. 

Una ripartizione della conoscenza pubblica dell’AI tra diversi gruppi demografici#

Grafico a farfalla che mostra la conoscenza pubblica dell'IA tra diversi gruppi demografici

Analizzando poi i dati sulla base dell’età della popolazione, scopriamo che la generazione Z e i Millennials mostrano un livello maggiore di conoscenza soggettiva dell’Intelligenza Artificiale rispetto alle loro controparti più anziane. Quasi tre intervistati su cinque, il 57% di tutti coloro che hanno un’età compresa tra 18 e 39 anni ritengono di avere un livello elevato o moderato di conoscenza dell’AI, rispetto al 50% delle persone tra i 40 e i 55 anni e al 39% degli over 56.

La Gen Z e i Millenial sono anche i più desiderosi di saperne di più sull’Intelligenza Artificiale (86%), rispetto al 79% della Gen X e al 76% della generazione dei Boomers.

Tra tutti, le persone con un’istruzione universitaria mostrano una conoscenza dell’Intelligenza Artificiale maggiore di un terzo rispetto a coloro che non hanno frequentato l’università (62% contro 40%) e hanno un maggiore livello di entusiasmo nell’apprendere di più di questa tecnologia (86% contro 77%).

Gli uomini mostrano un livello più elevato di conoscenza soggettiva dell’AI rispetto alle donne (60% contro 40%) e un maggiore desiderio di saperne di più sul tema (84% contro 79%).

La conoscenza percepita dell’AI tende ad aumentare man mano che i lavoratori diventano più qualificati. Ad esempio, due lavoratori manuali su cinque (40%) ritengono di avere una conoscenza dell’Intelligenza Artificiale da moderata a elevata rispetto a circa due terzi (67%) dei manager. Anche il desiderio di espandere la conoscenza dei temi legati all’Intelligenza Artificiale segue un modello simile, ma con cifre molto più vicine tra i gruppi (77% per gli operai rispetto all’88% per i manager).

Interessante anche il tema legato alla Diversity, che rileva come la maggior parte degli iscritti a PhD sull’AI negli Usa siano bianchi, con le componenti ispaniche e di colore della popolazione americana largamente sottorappresentate.

Secondo un sondaggio McKinsey, nonostante le crescenti richieste di attenzione verso i temi etici associati all’uso dell’Intelligenza Artificiale, le aziende mostrano un’attenzione limitata all’equità nell’AI.

L’evoluzione della strategia globale sull’Intelligenza Artificiale è, come abbiamo visto, un fenomeno degno di nota che rivela la crescente consapevolezza e l’importanza attribuita a questa tecnologia a livello internazionale, con gli Stati Uniti che ricoprono un ruolo preminente nel settore rispetto ad altre nazioni, anche se l’analisi demografica della conoscenza della tematica solleva la necessità di promuovere la diversità e l’inclusione nel settore. Affrontare queste disparità non solo migliorerà la rappresentatività e la competenza dell’Intelligenza Artificiale, ma contribuirà anche a garantire un approccio più ampio e inclusivo alla risoluzione dei problemi e all’innovazione tecnologica.

Le decisioni di Sundar Pichai (GOOGLE) sull’AI

Sundar Pichai, l’Amministratore Delegato di Google , sta apparentemente adottando un approccio diretto nell’incorporare l’intelligenza artificiale generativa nei prodotti dell’azienda, secondo quanto riportato dal Financial Times. Da quando ha preso il posto del co-fondatore di Google, Larry Page, nel mese di agosto 2015, Pichai è essenzialmente diventato il capo del prodotto AI dell’azienda.

Prima di diventare CEO, Pichai ha ricoperto il ruolo di Chief Product Officer di Google. Sia lui che Google hanno affrontato richieste di essere più assertivi e innovativi nel loro processo decisionale.

Il prodotto AI generativo dell’azienda, Gemini, è stato criticato per aver prodotto risultati di immagini prevenute e per la sua lenta integrazione nel prodotto di ricerca di Google, soprattutto di fronte alla concorrenza di OpenAI supportato da Microsoft e altri.

Google sta attualmente testando la sua esperienza generativa di ricerca nel Regno Unito, come riportato dalla BBC.

Ci sono anche rapporti che Google sta considerando di introdurre un paywall per alcune funzionalità di ricerca AI generative, mentre le funzionalità di ricerca tradizionali rimarrebbero gratuite.

La Bank of America ha recentemente suggerito che l’introduzione di un paywall per le funzionalità AI generative potrebbe dare a Google un po’ di respiro per affinare la sua narrazione AI e compensare alcuni dei costi associati alla tecnologia.

Il business di ricerca tradizionale di Google ha generato 175 miliardi di dollari di entrate l’anno scorso, rappresentando oltre la metà del fatturato totale dell’azienda.

Meta Platforms ha annunciato che sta apportando cambiamenti nel suo approccio nei confronti dei contenuti generati dall’AI

“Prevediamo di iniziare a etichettare i contenuti generati da IA a partire da maggio 2024 e smetteremo di rimuovere i contenuti esclusivamente sulla base della nostra politica sui video manipolati a luglio”, ha dichiarato Meta in un post sul blog. “Questa tempistica dà alle persone il tempo di comprendere il processo di auto-rivelazione prima che smettiamo di rimuovere la piccola sottoinsieme di media manipolati.”

La politica ora si applica a immagini, video o audio che sono stati “creati o alterati digitalmente”.

In precedenza, Meta rimuoveva i video che erano stati modificati o cambiati secondo la sua “politica sui media manipolati”.

“Siamo d’accordo con la raccomandazione del Consiglio di Supervisione che fornire trasparenza e contesto aggiuntivo è ora il modo migliore per affrontare i media manipolati e evitare il rischio di limitare inutilmente la libertà di parola, quindi manterremo questo contenuto sulle nostre piattaforme in modo da poter aggiungere etichette e contesto”, ha aggiunto Meta nel post sul blog.

Il cambiamento della politica arriva dopo che il suo Consiglio di Supervisione indipendente ha detto a febbraio che la sua politica sui media manipolati era “incoerente”.

Aggiungendo ulteriori informazioni, Meta ha annunciato che inizierà a etichettare un’ampia gamma di contenuti video, audio e immagini come “Made with AI” quando rileva indicatori di immagini AI standard del settore o quando le persone rivelano che stanno caricando contenuti generati da IA.

Questo cambiamento è stato influenzato dalle raccomandazioni del Consiglio di Supervisione e da un processo di revisione delle politiche che includeva sondaggi di opinione pubblica e consultazioni con accademici e organizzazioni della società civile.

L’Industria dell’Intelligenza Artificiale: un investimento costoso ma necessario

Nel 2000 scoppiò la bolla delle dot-com, ponendo fine a un periodo di cinque anni di valutazioni in rialzo e di crescente entusiasmo degli investitori per le numerose applicazioni del World Wide Web. 

A partire dal 2018 si è assistito alla creazione di un boom stranamente simile, questa volta incentrato sull’Intelligenza Artificiale (AI).

L’ Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), stima che gli investimenti in capitale di rischio nell’Intelligenza Artificiale abbiano registrato una crescita costante dal 2012, raggiungendo i 42 miliardi di dollari (una quota del 57% del totale globale) nel 2020. 

L’industria dell’Intelligenza Artificiale sta crescendo ad un ritmo senza precedenti, alimentando l’innovazione in settori che vanno dalla sanità alla finanza.

Le stime di Dan Nystedt, riportate su X, svelano che al momento gli ordini di NVIDIA ammontano all’11% del fatturato di TSMC: nel 2023 NVIDIA avrebbe pagato 7,73 miliardi di Dollari a TSMC per i suoi chip.

Le valutazioni, sia per Nvdia produttore di chip statunitense che per i colossi tecnologici che ne fanno uso per addestrare i loro modelli di AI (un gruppo conosciuto come i Magnifici Sette) sono salite alle stelle, generando preoccupazioni tra gli investitori che temono la formazione di una bolla.

Tuttavia, dietro questa crescita c’è un costo significativo. Secondo una presentazione recente della società di venture capital Sequoia, l’industria dell’AI ha speso 50 miliardi di dollari in chip Nvidia utilizzati per addestrare modelli di AI avanzati solo l’anno scorso, ma ha generato solo 3 miliardi di dollari di entrate (dati: WSJ).

QUANTO STIAMO SPENDENDO E QUAL È L’INCIDENZA DEI COSTI INFORMATICI SULLE VARIABILI DI BUSINESS ?

L’addestramento dei modelli di AI richiede una grande quantità di potenza di calcolo. I chip Nvidia, noti per le loro capacità di elaborazione parallela, sono ampiamente utilizzati in questo campo. Tuttavia, l’acquisto di questi chip rappresenta un investimento significativo. Con 50 miliardi di dollari spesi in un anno, è chiaro che l’industria dell’Intelligenza Artificiale sta investendo pesantemente in questa tecnologia.

Il ROI Ritorno sull’Investimento

Nonostante l’ingente investimento, l’industria dell’AI ha generato solo 3 miliardi di dollari di entrate. Questo potrebbe sollevare interrogativi sulla sostenibilità di tali investimenti. Tuttavia, è importante notare che l’Intelligenza Artificiale è un campo in rapida evoluzione e gli investimenti di oggi possono portare a scoperte rivoluzionarie in futuro.

Guardando al Futuro

Lo scienziato cognitivo Guy Marcus ha affermato in un post recente che il settore dell’Intelligenza Artificiale sta attualmente affrontando tre problemi fondamentali: uno, un software che costa molto da sviluppare ma non genera rendimenti adeguati; due, il software ha profondi difetti di sicurezza; tre, le allucinazioni non scompariranno, rendendo quel software inaffidabile per una serie di casi d’uso. 

Nonostante l’apparente squilibrio tra costi e ricavi, l’industria dell’AI continua a crescere. L’investimento in tecnologia è visto come un passo necessario verso il progresso. Mentre l’Intelligenza Artificiale continua a svilupparsi, è probabile che vedremo un aumento dell’efficienza e, sperabilmente, un ritorno sull’investimento più elevato.

In conclusione, l’industria dell’AI sta facendo scommesse audaci sul futuro. Solo il tempo dirà se questi investimenti porteranno i frutti sperati. Ma una cosa è certa: l’Intelligenza Artificiale sta cambiando il mondo come lo conosciamo, e questo è un viaggio che vale la pena di fare, nonostante il costo.


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Google DeepMind ha recentemente presentato Mixture-of-Depths (MoD), un metodo che aumenta la velocità di elaborazione fino al 50%

Google DeepMind ha recentemente presentato Mixture-of-Depths (MoD), un metodo che aumenta la velocità di elaborazione fino al 50% in compiti come l’elaborazione del linguaggio naturale e la previsione di sequenze complesse.

La maggior parte della potenza di calcolo viene sprecata perché non tutti i token sono ugualmente difficili da prevedere. Questo nuovo metodo assegna dinamicamente il calcolo nei modelli transformer, ottimizzando l’uso delle risorse pur garantendo l’accuratezza. Elabora selettivamente i token complessi e salta quelli più semplici, riducendo significativamente il sovraccarico computazionale.

All’interno dei computer, i testi come quelli prodotti da ChatGPT sono rappresentati in forma numerica, e ogni operazione eseguita su di essi è un’enorme sequenza di semplici operazioni matematiche.

Dato che i numeri decimali sono rappresentati in formato “floating point” (“a virgola mobile”), è naturale contare quante operazioni elementari (per esempio addizioni) su tali numeri possono essere eseguite in un certo tempo: floating point operations, ovvero FLOPs

transformers sono modelli di apprendimento automatico basati sull’attenzione (attention-based) per elaborare sequenze di input, come le sequenze di parole in un testo. L’attenzione permette al modello di dare maggiore peso a determinate parti dell’input, in modo da prestare maggiore attenzione a informazioni rilevanti e ignorare informazioni meno importanti.

Questa capacità di prestare attenzione a parti specifiche dell’input rende i transformers particolarmente adatti all’elaborazione del linguaggio naturale, dove l’informazione rilevante può essere dispersa all’interno di una sequenza di parole.

I modelli di linguaggio basati su transformer distribuiscono uniformemente i FLOP attraverso le sequenze di input.

In questo lavoro, i ricercatori dimostrano che i transformer possono invece imparare a assegnare dinamicamente i FLOP (o calcoli) a posizioni specifiche in una sequenza, ottimizzando l’allocazione lungo la sequenza per diversi strati attraverso la profondità del modello. Il nostro metodo impone un budget totale di calcolo limitando il numero di token (k) che possono partecipare ai calcoli di self-attention e MLP in un dato strato.

I token da elaborare sono determinati dalla rete utilizzando un meccanismo di instradamento top-k. Poiché k è definito a priori, questa semplice procedura utilizza un grafo di calcolo statico con dimensioni di tensori note, a differenza di altre tecniche di calcolo condizionale. Tuttavia, poiché le identità dei token k sono fluide, questo metodo può sprecare i FLOP in modo non uniforme attraverso le dimensioni del tempo e della profondità del modello.

Quindi, la spesa di calcolo è completamente prevedibile nel totale complessivo, ma dinamica e sensibile al contesto a livello di token. Non solo i modelli addestrati in questo modo imparano a assegnare dinamicamente il calcolo, ma lo fanno in modo efficiente. Questi modelli corrispondono alle prestazioni di base per FLOP equivalenti e tempi di addestramento, ma richiedono una frazione dei FLOP per passaggio in avanti e possono essere più veloci del 50% durante il campionamento post-addestramento.

Questo documento è un altro promemoria che i Modelli di Linguaggio a Lungo Termine (LLM) sono ancora nelle loro prime fasi: lenti, ampi e inefficienti. Creare modelli economici e veloci aprirà un mondo di possibilità, come la capacità di eseguire modelli localmente sui nostri telefoni e GPU. Potrebbe anche ridurre drasticamente i costi di addestramento e esecuzione degli LLM.

Google DeepMind published a paper outlining SELF-DISCOVER, a somewhat of a novel take on LLM reasoning.


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Economia dei dati nell’Intelligenza Artificiale: strategie per l’indipendenza tecnologica. Convegno Seeweb il 16 Aprile 2024

Come promuovere una filiera italiana nell’Intelligenza Artificiale?

E’ un tema di straordinaria attualità che richiede non solo un’attenta analisi e un’accurata pianificazione ma una vera e propria strategia a livello Paese. Occorre investire in ricerca e sviluppo e creare un ambiente favorevole per la crescita di soluzioni AI italiane valorizzando la nostra filiera industriale, le imprese ad alto valore tecnologico e le competenze acquisite. Tutto ciò per salvaguardare l’indipendenza tecnologica requisito fondamentale per tutelare la sovranità nazionale e uno sviluppo concreto dell’industria italiana dell’Intelligenza Artificiale. Serve poi anche una struttura di finanziamenti che sia in grado di supportare questo sviluppo con adeguati investimenti.

Di questo e altro si parlerà il prossimo 16 aprile 2024 nel convegno L’economia dei dati nell’Intelligenza Artificialeorganizzato da Seeweb, nel corso del quale verrà presentato uno studio sugli impatti economici dell’Intelligenza Artificiale nel nostro Paese e si discuteranno le migliori strategie per incentivare modelli italiani di intelligenza artificiale, che possano assicurare il progresso tecnologico e la sostenibilità del nostro ecosistema, in modo da raggiungere l’indipendenza tecnologica e garantire una governance etica al settore.

Tra i temi che verranno affrontati la necessità di garantire l’accesso e la trasparenza ai dati che si usano per allenare sistemi di intelligenza artificiale; riconoscere maggiori poteri alle Autorità Antitrust per prevenire fenomeni distorsivi ricorrenti; prevenire la concentrazione del mercato dall’AI attraverso l’applicazione di misure che ostacolino l’estensione della dominanza sui mercati ancillari; il divieto di utilizzo di “crediti cloud” in forma di voucher da scontare nell’acquisto di servizi cloud dalle piattaforme dominanti; favorire una commessa pubblica che sia indirizzata a sviluppare aziende italiane della filiera dell’intelligenza artificiale.

Interverranno al convegno figure del mondo della formazione scientifica, delle istituzioni e del mondo dell’industria. Tra queste, il il Ceo di Seeweb Antonio Baldassarra , il prof. Ranieri Razzante, Comitato per la strategia dell’IA presso la Presidenza del Consiglio, Massimo Chiriatti, Chief Technology e Innovation Officer Lenovo assieme ad un panel scientifico composto dalla professoressa Simonetta Vezzoso, Università di Trento, dal prof. Giovanni Maria Riccio, E-Lex, dal prof. Daniele Nardi, CINI e dalla professoressa Giusella Finocchiaro, Ordinaria di Diritto di Internet e di Diritto Privato presso l’Università di Bologna.

L’evento si svolgerà a Roma martedì 16 aprile, a partire dalle ore 9:30, nella sede dell’Istituto Don Luigi Sturzo, Palazzo Baldassini, in Via delle Coppelle 25.

Per le iscrizioni si può utilizzare il seguente link: https://eventi.seewebcloud.com/


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Il terremoto a Taiwan ferma le fabbriche dei chip

Uno dei terremoti più potenti degli ultimi 25 anni a Taiwan, 7,4 gradi di magnitudo, oltre a provocare il crollo di diversi edifici, diversi morti e il ferimento di numerose persone ha, tra le altre cose, interrotto la produzione di chip.

Le potenziali ripercussioni per l’industria tecnologica mondiale sono significative a causa del ruolo fondamentale che Taiwan svolge nella produzione di chip avanzati, che sono alla base di tutte le moderne tecnologie, dai pc agli smartphone, dai veicoli elettrici ai sistemi di Intelligenza Artificiale.

Aziende come TSCM Taiwan Semiconductor Manufactoring Co. e United Microelectronics Corp. che sono tra i più grandi produttori di chip avanzati per realtà come Nvidia e Apple hanno fermato la produzione nei propri stabilimenti che sono stati evacuati. Tecnicamente, con una produzione che va dall’80 al 90% dei chip di fascia alta, Taiwan rappresenta il tallone d’Achille dell’industria dei semiconduttori.

Da questo punto di vista se consideriamo che la totalità degli ordini di Nvidia sono gestiti da TSMC si capisce che anche brevi interruzioni della fornitura possono avere ripercussioni amplificate su tutto il settore dell’Intelligenza Artificiale. E la criticità non dipende solo da quanti stabilimenti sono o saranno effettivamente interessati dalla chiusura e per quanto tempo. Occorre anche considerare i danni che il sisma ha provocato alle infrastrutture di Taiwan e i potenziali effetti sulla logistica che potrebbe subire un contraccolpo.

E uno scenario già visto con le interruzioni nella catena di produzione dei chip causate dalla pandemia. Nonostante ciò, poco è stato fatto da parte dei Paesi occidentali, Stati Uniti ed Europa in primis, per risolvere questa criticità e delocalizzare da Taiwan la produzione di chip avanzati. Rischiamo, ora, di pagarne, ancora una volta, le conseguenze.


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AWS offrirà alle startup crediti gratuiti per l’utilizzo di modelli AI

AWS ha ampliato il suo programma di crediti gratuiti per rendere più agevole l’utilizzo dei modelli di intelligenza artificiale da parte delle startup, dato l’elevato costo, mentre cerca di aumentare la quota di mercato dei suoi strumenti di intelligenza artificiale, noti come Bedrock.

I crediti saranno consentiti per coprire i costi dei modelli di altre aziende, tra cui Anthropic, Meta Platforms, Mistral AI e Cohere, ha dichiarato Howard Wright, vice presidente e responsabile globale delle startup presso AWS, a Reuters.

“Questo è un altro regalo che stiamo facendo all’ecosistema delle startup, in cambio di ciò che speriamo sia la scelta continua delle startup di AWS come loro prima scelta,” ha detto Wright all’agenzia di stampa.

AWS è il leader nel redditizio mercato dei fornitori di servizi cloud, con poco più del 50%, secondo HG Insights, seguito da Azure di Microsoft e Google Cloud Platform.

Il mese scorso, Amazon ha annunciato di aver effettuato un ulteriore investimento di $2.75 miliardi in Anthropic, portando il suo investimento totale nella startup di intelligenza artificiale a $4 miliardi. Anthropic è il creatore del chatbot Claude, che compete con il ChatGPT di OpenAI, sostenuto da Microsoft.

I crediti gratuiti dovrebbero aiutare ad aumentare i ricavi di Anthropic, ha dichiarato Wright a Reuters. “Questo fa parte della costruzione dell’ecosistema. Non ci scusiamo per questo.”

Amazon ha affermato di aver distribuito oltre $6 miliardi in crediti gratuiti alle startup negli ultimi 10 anni.

La versione più recente di Claude, Claude 3 Haiku, è diventata “disponibile generalmente” su Amazon Bedrock il mese scorso, ha dichiarato un portavoce di Amazon a Seeking Alpha.

La suite di strumenti di intelligenza artificiale Bedrock è stata presentata nell’aprile 2023. Inizialmente, hanno funzionato con Amazon Titan, il modello fondamentale dell’azienda, oltre a quelli creati da stability.ai, AI21Labs e Anthropic.

“Con l’esperienza serverless di Bedrock, puoi iniziare rapidamente, personalizzare privatamente i modelli fondamentali con i tuoi dati, e integrarli e distribuirli facilmente nelle tue applicazioni utilizzando gli strumenti e le capacità AWS che conosci (incluse integrazioni con le funzionalità di ML di Amazon SageMaker come Esperimenti per testare modelli diversi e Pipeline per gestire i tuoi FM su larga scala) senza dover gestire alcuna infrastruttura,” ha scritto Amazon Web Services in una dichiarazione.

Bedrock funzionerà con Amazon Titan, il modello fondamentale dell’azienda, così come quelli creati da stability.ai, AI21Labs e Anthropic.

Nella sua lettera annuale, Jassy di Amazon ha anche esaltato il nuovo chip Inferentia2 dell’azienda, vantandosi delle sue capacità superiori rispetto al primo chip Inferentia.


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Elon Musk: la mia banda suona il “Grok”

Elon Musk ha annunciato che il chatbot Grok della sua startup di intelligenza artificiale xAI sarà presto accessibile a tutti gli abbonati premium della piattaforma di social media, condividendo la notizia su X: “entro questa settimana, Grok sarà abilitato per tutti gli abbonati premium (non solo premium+)“.

All’inizio di questo mese, Musk ha rivelato l’intenzione di xAI di rendere open source Grok, presentato per la prima volta a novembre dello scorso anno. Questa mossa è avvenuta pochi giorni dopo che Musk ha citato in giudizio OpenAI, il produttore di ChatGPT sostenuto da Microsoft (NASDAQ: MSFT), sostenendo che avesse messo il profitto davanti al beneficio dell’umanità. OpenAI, co-fondata da Musk, ha respinto le accuse del miliardario della tecnologia.

Queste ultimi sviluppi pongono il chatbot Grok di xAI al centro dell’attenzione, poiché Musk si impegna a rendere la tecnologia più accessibile e trasparente per gli utenti della sua piattaforma di social media.


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ChatGPT di OpenAI continua a guadagnare popolarità

Secondo un recente sondaggio condotto dal Pew Research Center, il ChatGPT di OpenAI continua a guadagnare popolarità, con quasi un adulto statunitense su quattro che ha affermato di aver utilizzato il chatbot in qualche modo. Questo segna un aumento rispetto al 18% registrato sette mesi prima, evidenziando un trend di crescita costante nell’utilizzo del ChatGPT.

In particolare, l’uso del ChatGPT per scopi lavorativi è aumentato significativamente negli ultimi 12 mesi. Nel marzo 2023, l’8% degli adulti statunitensi ha affermato di aver utilizzato il chatbot per svolgere attività lavorative, percentuale che è salita al 20% a febbraio 2024.

L’età e il livello di istruzione sembrano influenzare chi utilizza maggiormente il ChatGPT per lavoro. Il sondaggio ha rivelato che quasi un americano su tre con meno di 30 anni ha utilizzato il chatbot per scopi lavorativi, mentre questa percentuale scende al 21% per gli adulti tra i 30 e i 49 anni e al 10% per coloro che hanno 50 anni o più.

Inoltre, gli adulti con titoli di studio laureati e triennali utilizzano il ChatGPT in misura maggiore, rispettivamente al 33% e al 25%, mentre scende al 19% per coloro che hanno un diploma di scuola superiore e all’8% per chi ha un diploma di scuola superiore o inferiore.

Tuttavia, c’è un aspetto su cui gli americani sembrano concordare: la diffidenza nei confronti del ChatGPT quando si tratta di politica, soprattutto in vista delle imminenti elezioni presidenziali americane del 2024. Il sondaggio ha rivelato che circa quattro cittadini su dieci non hanno troppa o nessuna fiducia nelle informazioni elettorali fornite dal ChatGPT, superando di gran lunga la fiducia nelle informazioni politiche fornite dalla piattaforma.

Nonostante il crescente numero di utenti del ChatGPT, il 34% degli americani intervistati dal Pew Research Center ha dichiarato di non aver mai sentito parlare del chatbot, evidenziando che c’è ancora una significativa fetta di popolazione che non è a conoscenza di questa tecnologia.

Nomina delle Autorità nazionali per l’AI in Italia: il ruolo conteso tra Garante per la Privacy e AgID

L’AI Act recentemente approvato dal Parlamento europeo prevede, tra le altre cose, che i singoli Paesi europei abbiano a disposizione 12 mesi di tempo per nominare le Autorità nazionali competenti che dovranno supervisionare l’applicazione del pacchetto di norme con il supporto dall’ufficio AI della Commissione europea.

Nei giorni scorsi il Sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti, aveva anticipato che la funzione di vigilanza e controllo dell’Intelligenza Artificiale in Italia sarebbe andato all’AgID e per le competenze che riguardano la cybersecurity all’ACN: “la scelta è di affidare ad Agenzia per l’Italia digitale e Agenzia per la cybersicurezza nazionale i compiti di vigilanza e controllo sull’intelligenza artificiale: rispecchia una visione strategica incentrata sull’efficacia e l’efficienza nella governance dell’AI” le parole del sottosegretario, che prosegue “queste agenzie, con il loro focus specifico sul digitale e sulla cybersicurezza, offrono competenze tecniche e operazionali complementari e altamente specializzate, essenziali per affrontare le sfide poste dall’Ia in ambito di cittadinanza, industria, sicurezza, protezione dei dati e su tutto la difesa e l’interesse nazionale”.

Un’indicazione che non è piaciuta affatto al Garante per la protezione dei dati personali che, tramite il presidente dell’autority, Pasquale Stanzione, in una nota ai presidenti di Senato e Camera e al presidente del Consiglio avoca a se tale ruolo affermando che il Garante “possiede i requisiti di competenza e indipendenza necessari per attuare il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale coerentemente con l’obiettivo di un livello elevato di tutela dei diritti fondamentali“.

La recente approvazione dell’AI Act da parte del Parlamento europeo, ha spiegato il Presidente dell’Authority, “impone agli Stati membri alcune scelte essenziali sulle norme di adeguamento degli ordinamenti interni“. La forte incidenza dell’AI sui diritti fondamentali “rende necessario attribuirne la competenza ad Autorità caratterizzate da requisiti d’indipendenza stringenti, come le Authority per la privacy, anche in ragione della stretta interrelazione tra intelligenza artificiale e protezione dati e della competenza già acquisita in materia di processo decisionale automatizzato“.

L’AI Act infatti, ricorda il Garante, “si fonda sull’articolo 16 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che è la base giuridica della normativa di protezione dei dati, e lo stesso Regolamento sull’intelligenza artificiale prevede il controllo delle Autorità di protezione dei dati personali su processi algoritmici che utilizzino dati personali. La sinergia tra le due discipline e la loro applicazione da parte di un’unica Autorità è quindi determinante per l’effettività dei diritti e delle garanzie sanciti“.

Detto questo, la domanda è chi si assicurerà che in Italia vengano rispettate le norme sull’Intelligenza artificiale? Non c’è il rischio di un conflitto di competenze?

Compliance e Intelligenza Artificiale: strategie di gestione del rischio nel settore finanziario

Negli ultimi due anni, gli investimenti in progetti di digital compliance hanno registrato una crescita costante, con un tasso medio annuo del 10%. Questo aumento è stato particolarmente evidente nel settore bancario, il quale, grazie a una maggiore disponibilità di dati e a ingenti investimenti strategici, ha guadagnato un vantaggio significativo in termini di maturità tecnologica nel campo della compliance. Allo stesso tempo, il settore assicurativo ha intensificato i propri sforzi per colmare il divario digitale, con un notevole aumento degli investimenti che, nel 2023, hanno registrato un aumento del 25%. Sono dati che emergono da uno studio focalizzato sulla digital compliance e sul livello di digitalizzazione delle istituzioni finanziarie e condotto dal Centro di Ricerca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (Cetif Research) in collaborazione con Avantage Reply.

Attualmente, il 45% delle istituzioni bancarie e il 38% delle compagnie assicurative ha una specifica funzione di digital compliance all’interno della struttura di compliance. Altre istituzioni, pur non avendo un’unità strutturata, stanno integrando risorse specializzate. Le competenze più diffuse nel settore bancario sono quelle di verifica e controllo (34%) e analisi normativa (15%), mentre si stanno introducendo nuove figure con competenze digitali avanzate come data analyst o data architect (44%) e sviluppatori di IT (13%) o di AI (10%). Nel settore assicurativo, le competenze prevalenti includono analisti funzionali o subject matter expert (74%) e data scientist/analyst/architect (26%). Tuttavia, l’integrazione di figure professionali con competenze trasversali rimane una sfida a causa della complessità tecnica della funzione, che ostacola il suo sviluppo.

L’Intelligenza Artificiale rappresenta una delle soluzioni tecnologiche più promettenti per la compliance, sia nelle sue applicazioni più tradizionali come il Machine Learning e l’Advanced Analytics, sia nelle sue applicazioni generative come ChatGPT, perché è in grado di offire un sostegno significativo all’attività e all’operatività della compliance, specialmente considerando le sfide legate alla conformità regolamentare e alla gestione dei dati nel contesto normativo in rapida evoluzione.

Nel momento in cui la sicurezza e la gestione accurata dei dati diventano centrali, emerge la necessità di una governance solida per garantire la conformità normativa e limitare i potenziali rischi e per farlo, la compliance deve adottare un modello data-driven, anche attraverso l’uso di strumenti tecnologici avanzati come l’Intelligenza Artificiale.

Tutto questo richiede però un cambiamento culturale e organizzativo che, oltre all’adozione di strumenti specifici, preveda il coinvolgimento di risorse qualificate e competenze specialistiche, con la creazione di team eterogenei e una maggiore collaborazione tra le varie funzioni aziendali.

In conclusione, la digital compliance si conferma come un elemento chiave per le istituzioni finanziarie nel gestire le sfide normative e i rischi nel contesto digitale in evoluzione. L’adozione di tecnologie innovative come l’Intelligenza Artificiale e il potenziamento delle competenze trasversali sono quindi da ritenersi elementi cruciali per affrontare con successo queste sfide e garantire la conformità normativa.

Nuova tecnologia, vecchie truffe: l’ascesa dell’AI Generativa nel mercato dei libri

SCOTT SIMON, PRESIDENTE:

Quando è uscito l’ultimo libro di Kara Swisher, intitolato “Burn Book”, ha notato che le sue biografie hanno iniziato ad apparire su Amazon con copertine dall’aspetto molto simili. Apparentemente sono stati generati dall’intelligenza artificiale. E Kara Swisher ha raccontato al podcast “Hard Fork” del New York Times come è riuscita a rimuoverli.

MARY RASENBERGER: I libri truffa su Amazon sono un problema da anni.

Negli ultimi anni, i progressi nella tecnologia dell’intelligenza artificiale (IA) hanno portato a rivoluzioni in vari settori, tra cui la letteratura. Tuttavia, con l’avanzamento tecnologico sorgono anche nuove minacce, come dimostra un recente incidente che mette in luce l’uso ingegnoso delle tecniche di IA generativa (Gen AI) per perpetrare truffe nei mercati dei libri.

Quando si tratta di affrontare i libri falsi su Amazon, ci sono numerosi ostacoli da superare. Dal punto di vista legale, non è ancora chiaro se i contenuti generati dall’IA violino le leggi sul copyright.

È per questo che il New York Times ha recentemente intentato una causa per violazione del copyright contro OpenAI.

La genesi della truffa vede i mercati online, in particolare le piattaforme di e-book come Amazon Kindle Unlimited, invasi da una crescente offerta di romanzi che sembrano essere stati scritti utilizzando tecniche di Gen AI.

Questi libri, spesso di dubbia qualità, si fingono opere originali. Sfruttando algoritmi sofisticati, la Gen AI può generare contenuti che imitano lo stile di scrittura umano, rendendo difficile ai lettori distinguere tra opere genuine e artificiali.

Kindle Unlimited funziona tramite un sistema di abbonamento mensile che consente ai lettori di accedere a milioni di libri. Gli autori partecipanti vengono pagati attraverso un pool di fondi stabilito da Amazon, in base al numero di pagine lette dai loro libri.

Amazon ha istituito il Kindle Direct Publishing Selected (KDPS), un servizio attraverso il quale gli autori si impegnano a concedere in esclusiva i loro libri per 90 giorni, e le royalty vengono calcolate in base al numero di pagine lette dagli utenti abbonati al servizio Kindle Unlimited.

I lettori abbonati a Kindle Unlimited hanno il diritto di leggere tutti i libri inclusi nel programma KDPS.

La truffa viene svelata quando bot automatizzati, programmati per simulare il comportamento umano, acquistano in massa questi romanzi artificialmente generati. Di conseguenza, questi libri aumentano rapidamente nelle classifiche diventando bestseller sulle piattaforme di e-book.

Mentre lettori ignari possono contribuire inconsapevolmente al successo di queste opere fraudolente, i veri beneficiari sono gli autori falsi dietro la truffa.

Attraverso piani di abbonamento per lettori come Kindle Unlimited, gli autori falsi ricevono royalty per le pagine lette dagli abbonati. Questo modello di monetizzazione incoraggia gli scammer a sfruttare il sistema, poiché traggono profitto dall’inganno generato dai bot automatizzati.

Di conseguenza, gli autori genuini subiscono una riduzione della visibilità e del potenziale di guadagno a causa della proliferazione di contenuti artificialmente generati.

Per affrontare questa minaccia, sono necessarie misure rigorose da parte degli operatori delle piattaforme e degli enti regolatori. Una moderazione dei contenuti più efficace, protocolli di autenticazione migliorati e il monitoraggio proattivo delle attività sospette sono passaggi cruciali per contrastare efficacemente queste truffe.

In risposta alla crescente pressione da parte di autori e gruppi di difesa come la Authors Guild, Amazon ha adottato misure per affrontare il problema. L’anno scorso, la società ha implementato una politica che richiede agli editori che utilizzano Kindle Direct Publishing di rivelare se i loro contenuti sono generati dall’intelligenza artificiale.  

Inoltre, Amazon ha imposto limiti al numero di titoli pubblicati in un solo giorno.

La proliferazione delle truffe guidate dalla Gen AI nei mercati dei libri sottolinea l’importanza della vigilanza e dell’intervento proattivo. Mentre la tecnologia continua a progredire, è essenziale adottare strategie di difesa robuste per tutelare l’integrità dei mercati online.

Anche se Amazon sembra aver reagito rimuovendo i libri coinvolti nell’inganno, il rischio di frode rimane presente, minacciando sia gli autori che il servizio stesso.

In alternativa, Amazon e altri editori online potrebbero scegliere di svolgere un lavoro più accurato nello screening dei contenuti prodotti dall’intelligenza artificiale.

Ciò potrebbe comportare la richiesta di maggiore trasparenza e divulgazione. Al momento, spetta al lettore determinare se sta acquistando libri falsi su Amazon, ma sarebbe auspicabile che gli autori stessi segnalino eventuali violazioni.

Comprendiamo che il compito per Amazon sarebbe titanico, ma l’implementazione di politiche e pratiche volte a ridurre questa nuova truffa sui libri sull’intelligenza artificiale è essenziale per garantire l’integrità dei mercati online nel prossimo futuro.

Se le societa’ impegnate nelle Inelligenza Generativa, non riusciranno a capire come monetizzare i loro contenuti AI, la crescita sarà probabilmente più lenta del previsto.

Sovrasaturazione dei contenuti AI ?

I contenuti artistici AI sono ovunque in questo momento e potrebbero diventare troppo saturi in futuro. Sarà fondamentale per tutti produrre contenuti della migliore qualità in modo che possano diventare il fornitore di riferimento.

Investimento speculativo ?

Si tratta di un investimento speculativo perché si basa in gran parte sulla crescita futura che sarà generata da prodotti e servizi nuovi e non provati.

Dopo l’AI Act: come Parigi si prepara a diventare la capitale europea dell’Intelligenza Artificiale

Secondo articolo di una serie di 4 che analizzano l’evoluzione normativa e l’ambiente dell’Intelligenza Artificiale in Europa.

In un momento in cui l’Intelligenza Artificiale in Europa sta catalizzando l’interesse del mondo politico a seguito dell’approvazione dell’AI Act da parte del Parlamento europeo e pur in un contesto in cui sembra mancare una visione unica europea sullo sviluppo di un sistema europeo di Intelligenza Artificiale, come abbiamo visto nel primo articolo di questa serie, c’è un Paese in Europa che da qualche anno sta invece progettando la sua sfida per diventare una potenza nel campo dell’innovazione tecnologica e dell’intelligenza artificiale. E’ la Francia di Emmanuel Macron che con un piano da 1,5 miliardi di euro, intende trasformare il Paese in uno dei protagonisti del settore puntando sull’open source e su un piano di sviluppo che ha l’obiettivo di potenziare le capacità informatiche, le componenti e le architetture di sistema necessarie per recuperare il gap competitivo con gli Stati Uniti da un lato e con la Cina dall’altro.

La strategia nazionale per l’intelligenza artificiale – nell’ambito del più ampio piano di investimenti da 54 miliardi di Francia 2030 per creare nuovi settori industriali e tecnologici nel Paese – ha gettato le basi per una strutturazione a lungo termine dell’ecosistema AI, in tutte le fasi dello sviluppo tecnologico (ricerca, sviluppi e innovazioni, applicazioni, marketing, ecc.), promuovendo la creazione e lo sviluppo di una rete di istituti interdisciplinari di intelligenza artificiale, il sostegno a cattedre di eccellenza in AI, il finanziamento di programmi di dottorato e investimenti nelle capacità di calcolo della ricerca pubblica.

I risultati di questa politica sono sotto gli occhi di tutti. In pochi mesi, l’ecosistema parigino è letteralmente esploso.

Un segno tangibile che qualcosa stava cambiando è stata l’ascesa fulminea dell’unicorno Mistral AI, nata meno di un anno fa e già impostasi come uno dei leader del settore. Il suo nuovo LLM Mistral Large è progettato per rivaleggiare con concorrenti come GPT-4 e Claude2.

Google ha inaugurato a Parigi il 16 febbraio scorso, alla presenza del ceo Sundar Pichai, del ministro dell’Economia Bruno Le Maire e del segretario di Stato per il Digitale Marina Ferrari, il suo nuovo centro di ricerca e sviluppo sull’intelligenza artificiale (AI), che vedrà al lavoro un team composto da più di 300 ricercatori e ingegneri.

Parigi è un centro globale di innovazione e una calamita per i talenti” ha sottolineato Sundar Pichai a margine dell’evento, “sono felice di aprire questo nuovo capitolo di Google in Francia”.

Facebook aveva già aperto, sempre a Parigi, il suo laboratorio di ricerca sull’AI denominato Fair (Facebook Artificial Intelligence Research), sotto la direzione del ricercatore francese Yann Le Cun, uno dei pionieri nel campo dell’intelligenza artificiale e dell’apprendimento automatico.

Alphabet e Meta non sono però le uniche aziende del settore tecnologico ad aver investito nell’intelligenza artificiale a Parigi. Altre realtà come Ibm, Samsung e Fujitsu hanno aperto dei propri centri di ricerca nella capitale francese.

In pochi anni siamo riusciti a creare diversi istituti di ricerca interdisciplinari, a raddoppiare il numero di laureati in intelligenza artificiale e ad aumentare di 500 il numero dei dottorandi” è stato il commento del presidente Emmanuel Macron in occasione del lancio del laboratorio di ricerca sull’Intelligenza Artificiale Kyutai guidato da Xavier Niel, il patron di Iliad e da Eric Schmidt, ex CEO di Google, che con una dotazione di 300 milioni di euro ha l’obiettivo di attirare i più grandi talenti del settore AI. Kyutai è ospitato all’interno di Station F, il più grande campus di start up del mondo, situato nel 13° arrondissement di Parigi, in un ex deposito ferroviario, quello de La Halle Freyssinet, e ospita più di 1.000 startup in uno spazio di 34.000 mq. Un progetto ambizioso volto ad affermare la Francia come punto di riferimento globale nel campo dell’innovazione.

Tutte queste iniziative mirano a costruire un hub che da Parigi funga da collegamento per università, centri di ricerca e aziende. A Parigi sono peraltro presenti due figure di spicco dell’intelligenza artificiale: Vincent Simonet, direttore dell’ingegneria di Google France, e Joëlle Barral, direttrice della ricerca sull’Intelligenza Artificiale presso Google Deep Mind, tornata dagli Stati Uniti appena un anno fa.

Che Parigi e la Francia più in generale abbiano una strategia chiara per raggiungere l’obiettivo di diventare leader a livello europeo dell’Intelligenza Artificiale si capisce peraltro anche dalle posizioni che ha tenuto il governo francese durante i negoziati che hanno portato all’approvazione dell’AI Act europeo, esercitando ad esempio pressioni per un’esenzione totale per i modelli fondamentali. Come gli osservatori più attenti avranno rilevato la posizione dell’Eliseo è drasticamente cambiata nel corso del 2023, passando da una visione di fatto allineata a quella degli atri Paesi in termini di vincoli e regole ad una più favorevole all’adozione di maglie larghe nella regolamentazione per paura che i troppo vincoli della legislazione europea avrebbero potuto mettere in crisi non solo realtà nazionali come Mistral AI ma anche l’attrattività del suo progetto di diventare l’hub europeo delle start-up che puntano sull’innovazione e sull’Intelligenza Artificiale.

Ricordiamoci anche che il più grande incubatore di start-up al mondo si trova proprio a Parigi ed occupa occupa i 34 000 metri quadri della Halle Freyssinet, l’ex deposito ferroviario dell’Est della capitale francese. Station F, questo il nome dell’incubatore, nato nel 2017 per volere di Xavier Niel patron di Iliad, ospita già oltre alle start-up anche giganti del tech come Microsoft, la già citata Facebook, aziende come LVMH e realtà di prestigio come l’HEC, la storica grande école di business di Parigi, con la quale Station F ha appena lanciato, lo scorso mese di febbraio, un programma specifico per attirare più start-up internazionali interessate a decollare nel mercato europeo.

Tanta roba.

E l’Italia in questo scenario come si sta muovendo? Lo vedremo nel prossimo articolo dove analizzeremo cosa si sta facendo in Italia sul tema dell’Intelligenza Artificiale.

Leggi il 1° articolo della serie: Dopo l’AI Act: impatti e prospettive per l’Intelligenza Artificiale in Europa


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Il 21 marzo, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la prima risoluzione globale sull’Intelligenza Artificiale (IA)

L’adozione da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite di una risoluzione globale sull’intelligenza artificiale rappresenta un importante passo avanti nel dibattito internazionale sull’IA e sulle sue implicazioni per la società. Questa risoluzione sottolinea il riconoscimento dell’importanza di affrontare le sfide e massimizzare i benefici derivanti dall’IA a livello globale.

Il fatto che l’ONU abbia dedicato attenzione all’IA dimostra la crescente consapevolezza della necessità di norme e regolamenti internazionali per gestire questa tecnologia in modo responsabile ed etico. Questa risoluzione potrebbe aprire la strada a ulteriori discussioni e iniziative volte a promuovere la cooperazione internazionale e a definire linee guida comuni per lo sviluppo e l’uso dell’IA.

Tuttavia, resta da vedere quali saranno le azioni concrete che seguiranno questa risoluzione. Sarà essenziale coinvolgere una vasta gamma di stakeholder, compresi governi, aziende, organizzazioni non governative e esperti del settore, per tradurre le intenzioni della risoluzione in azioni significative e politiche efficaci.

Inoltre, sarà importante monitorare da vicino come questa risoluzione influenzerà il panorama dell’IA a livello globale, compresi gli sviluppi tecnologici, la legislazione nazionale e le dinamiche geopolitiche. La risoluzione potrebbe anche catalizzare ulteriori investimenti nella ricerca sull’IA e nell’implementazione di soluzioni innovative per affrontare sfide globali.

In sintesi, l’adozione della prima risoluzione globale sull’IA da parte delle Nazioni Unite è un passo significativo che testimonia il riconoscimento dell’importanza cruciale di questa tecnologia per il futuro della società globale. Tuttavia, sarà fondamentale tradurre questa volontà politica in azioni concrete e collaborare a livello internazionale per massimizzare i benefici e mitigare i rischi associati all’IA.

L’Arabia Saudita pronta a mettere una fiche di 40 miliardi di dollari sull’Intelligenza Artificiale


Secondo un rapporto pubblicato martedì, riportato dal New York Times, l’Arabia Saudita starebbe valutando la creazione di un fondo da 40 miliardi di dollari per investire nel settore dell’Intelligenza Artificiale (AI).

Il fondo renderebbe lo Stato del Golfo il più grande investitore al mondo nell’Intelligenza Artificiale e aiuterebbe il Regno non solo a realizzare il suo programma Vision 2030 che ha l’obiettivo di diversificare la dipendenza dell’economia dal petrolio, ma anche a contrastare i principali rivali nella regione, gli Emirati Arabi Uniti che sono molto attivi nel settore.

Il Fondo di investimento pubblico (PIF) dell’dell’Arabia Saudita, che ha già investito molto nel cloud computing e in altre infrastrutture digitali, ha un patrimonio di oltre 900 miliardi di dollari e nelle ultime settimane avrebbe discusso una potenziale partnership con Andreessen Horowitz, una delle principali società di venture capital della Silicon Valley e con altri potenziali finanziatori del fondo. .

Questa nuova spinta agli investimenti dell’Arabia Saudita probabilmente decollerà durante la seconda metà di quest’anno e potrebbero essere parte della partita anche altre società globali , non necessariamente dei venture capital. Amazon Web Services (AWS) ad esempio, in occasione della conferenza tecnologica LEAP che si è tenuta a Riad all’inizio di questo mese di marzo, si è impegnato a investire 5,3 miliardi di dollari nel fiorente mercato tecnologico del regno per creare data center cloud a partire dal 2026.

Una notizia importante perché fa entrare un nuovo player nel settore. Ma se Stati Uniti e Cina sono abbastanza avanti in termini di vantaggio acquisito, così non è per altre realtà come la Gran Bretagna e l’Europa che, tra le altre cose, non possono contare su risorse infinite in un settore dove la capacità di investimento è determinante per il successo.


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OpenAI stringe accordi con Le Monde e El País: una svolta nei rapporti con gli editori?

OpenAI ha appena annunciato di aver chiuso un accordo con gli editori di Le Monde e di El País al fine di poter utilizzare i loro contenuti per addestrare ChatGPT e gli altri modelli di Intelligenza Artificiale generativa.

Si tratta di accordi significativi, che seguono quelli chiusi a suo tempo con Associated Press e con l’editore tedesco Axel Springer, ma che arrivano anche nel mezzo della battaglia legale della società non solo con il New York Times, che l’ha portata in tribunale per violazione del copyright,  ma anche con altri editori Usa che accusano la società di aver usato i loro contenuti senza permesso.

Gli accordi appena chiusi con El País e con Le Monde sono una buona notizia in generale per gli editori, perché non solo indicano che la società non ha intenzione di continuare a innescare controversie sui diritti di proprietà intellettuale con i media di tutto il mondo ma anche perché in un momento in cui scendono le diffusioni e calano i ricavi pubblicitari erodendo i margini, il patrimonio di contenuti e di informazione che gli editori hanno a disposizione può diventare un asset monetizzabile tramite accordi con i player dell’Intelligenza Artificiale.


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Dall’era digitale all’era dell’evoluzione: una visione audace del futuro

Quando si discute del futuro oltre l’attuale era digitale, si intravede una prospettiva affascinante: l’era dell’evoluzione. Questa proiezione, benché un’ipotesi plausibile, solleva domande intriganti sulla direzione in cui la tecnologia e la società si stanno dirigendo.

L’Età dell’Evoluzione, coniata da Max Tegmark nel suo celebre libro “Vita 3.0”, traccia un percorso oltre la vita biologica convenzionale.

All’Artificial Intelligence Film Festival di Dubai vince il corto “Treta” dell’italiano Brigiano

Treta, il corto firmato dal regista italiano Francesco Siro Brigiano e realizzato utilizzando l’Intelligenza Artificiale, ha vinto l’Artificial Intelligence Film Festival di Dubai, nato con l’obiettivo di celebrare e promuovere la convergenza tra intelligenza artificiale e cinema, sottolineando la relazione simbiotica tra tecnologia e creatività umana.

Treta, che racconta la storia di un malvagio giullare, ‘re’ delle tentazioni umane, ha sbaragliato le oltre 500 opere cinematografiche concorrenti, provenienti da 89 nazioni, conquistando il riconoscimento per la regia e l’AI Choice, assegnato dall’Intelligenza Artificiale.

Ho creato questo short film onirico” il commento di Francesco Siro Brigiano “dopo due anni di studi e ricerche sull’affascinante mondo dell’arte generativa. Le possibilità che le nuove tecnologie riescono ad offrire sono incredibili. Certo le AI hanno messo al centro molti quesiti e criticità non prescindibili ma per chi avrà voglia di raccontare, esprimersi e sognare sarà sempre più ampio il ventaglio di possibilità”.

L’Aiff festival mette a confronto esperti del settore in un dibattito sul potenziale della tecnologia AI nel migliorare la narrazione creativa e arricchire la creatività umana, fornendo nuovi strumenti per la narrazione, l’editing e persino la creazione di personaggi. Tra i componenti della giuria di esperti, c’erano Richard Taylor, 5 volte Oscar per Il Signore degli anelli, e Ben Grossmann, premio Oscar per i migliori effetti speciali di Hugo Cabret di Martin Scorsese.

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