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Google include Gemini in Gmail

Google ha iniziato a includere Gemini nel pannello laterale di Gmail questa settimana, seguendo la tendenza delle integrazioni di assistenti AI nelle applicazioni. Il modello Gemini 1.5 Pro riassume le email, suggerisce risposte, aiuta a scrivere bozze e può estrarre informazioni dalle email e da Google Drive, Documenti, Fogli e Presentazioni. Presentato al Google I/O del mese scorso, è ora disponibile su Gmail basato sul web per i domini a rilascio rapido, con il rilascio programmato a partire dall’8 luglio. Google puo’ anche eseguire Gemini localmente.

Google sfodera Gemini per competere con GPT-4: ecco tutte le novità da Google I/O 2024

Il CEO di Google Sundar Pichai ha dichiarato: “Siamo pienamente nella nostra era Gemini “, aprendo martedì il discorso programmatico per la conferenza Google I/O 2024 a Mountain View, in California.

Un giorno dopo che OpenAI, sostenuta da Microsoft (MSFT), ha rilasciato GPT-4o con le sue innumerevoli nuove funzionalità, Google ha rilanciato svelando una serie di nuovi impieghi per Gemini 1.5 Pro, integrandolo in quasi tutti i prodotti offerti.

Dopo Gemini, Apple potrebbe integrare anche ChatGPT sull’iPhone

Non solo Google, nel futuro dell’iPhone potrebbe esserci anche ChatGpt. Secondo le ultime indiscrezioni di Bloomberg, rappresentanti di Apple avrebbero incontrato le controparti di OpenAI, l’azienda che sviluppa ChatGpt, per capire in che modo integrare il famoso chatbot all’interno di iOS 18, il sistema operativo per iPhone che verrà lanciato in autunno e, in anteprima, alla conferenza per sviluppatori Wwdc 2024 di giugno.

Bllomberg spiega che questa mossa non chiude le porte alla possibilità di collaborazione tra Apple e Google per portare a bordo del melafonino Gemini, l’IA di Big G. Quest’ultimo verrebbe inserito nelle funzionalità di ricerca web dello smartphone, mentre ChatGpt, o parte di esso, sarebbe il motore alla base del nuovo Siri, ossia una versione aggiornata dell’assistente digitale che Apple ha reso disponibile per la prima volta nel 2011, con iOS 5.

Ad oggi, ChatGpt è presente come app indipendente da scaricare sui dispositivi della Mela. Ad ogni modo, per Bloomberg le partnership con OpenAI e Google sposterebbero più in là lo sviluppo di un’intelligenza artificiale totalmente a marchio Apple, con il colosso che comincerebbe intanto ad abituare gli utenti iPhone alle funzionalità di IA, da internalizzare in un secondo momento. Intanto, l’azienda di Cupertino ha rimosso dal suo negozio di app, l’App Store, alcuni software utilizzati per generare immagini con l’IA, perché capaci di creare anche contenuti di nudo.

Ad attirare l’attenzione di Apple è stato un report di 404media, che ha individuato un certo numero di app che, tramite i social, sponsorizzavano la possibilità di sfruttare l’intelligenza artificiale generativa per realizzare foto di donne svestite. “Segno – scrive 404media – che le aziende tech stanno diventando più veloci nell’intraprendere azioni contro gli usi illeciti della tecnologia IA”.


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La débâcle di Google

L’ultimo inciampo del suo chatbot Gemini alimentato dall’IA che fornisce descrizioni errate di eventi storici e attuali.

La scorsa settimana Google è stata costretta a disattivare le funzione di generazione di immagini del suo ultimo modello di intelligenza artificiale, Gemini, dopo le molte lamentele da parte degli utenti, alcuni esempi :

  1. Quando è stato chiesto di creare l’immagine di un papa, Gemini ha generato le foto di una donna del sud-est asiatico e di un uomo di colore vestito con paramenti papali, nonostante il fatto che tutti i 266 papi della storia siano stati uomini bianchi.
  2. In diretta su Finance Junkies, è stato chiesto a Gemini domande esatte da co-host che vivono in stati diversi, e i risultati sono stati completamente diversi.
  3. Quando veniva richiesto a Gemini di creare illustrazioni di personaggi storici generalmente bianchi e di sesso maschile vichinghi, papi e soldati tedeschi il sistema restituiva donne e persone di colore.

La consulente digitale Kris Ruby ha avvertito che l’intelligenza artificiale di Google ha all’interno pregiudizi intrinseci (BIAS) derivanti da parametri che definiscono la “tossicità” e determinano quali informazioni sceglie di mantenere “invisibili”.

Kris Ruby e’ stata la prima analista tecnologica a sottolineare queste potenziali preoccupazioni riguardanti Gemini, mesi prima che i membri della stampa e gli utenti sui social media notassero problemi con le risposte fornite dall’AI, aveva pubblicato un inquietante tweet che diceva: “Ho appena scoperto la più importante storia di censura dell’IA nel mondo in questo momento. Vediamo se qualcuno capisce. Suggerimento: Gemini.”

All’interno di Gemini, secondo Ruby, vi sono tonnellate di dati che classificano ogni sito del web con un (pre)giudizio particolare. In un esempio pubblicato sui social media, il sito web Breitbart ha ricevuto una valutazione di bias=destra e affidabilità=bassa, mentre The Atlantic è stato etichettato come bias=centro-sinistra e affidabilità=alta.

Persnalmente come utente di Alphabet sono deluso dalla débâcle Gemini perché questa avrebbe potuto essere completamente evitata.

Ora la domanda che mi faccio è: Gemini porterà al collasso di Google a causa della perdita di fiducia da parte degli utenti finali o invece darà una spinta all’azienda per superare la concorrenza nel settore dell’AI?

C’è da dire che Google si è scusato pubblicamente, assicurando che avrebbe apportato modifiche per migliorare la sua AI.

L’amministratore delegato di Alphabet Sundar Pichai ha riconosciuto l’errore riconoscendo che “alcune risposte hanno offeso i nostri utenti e mostrato pregiudizi“, si legge in un messaggio inviato ai dipendenti dell’azienda, “voglio essere chiaro: questo è assolutamente inaccettabile e abbiamo sbagliato“. Penso sia “negligente per il team Gemini programmare Gemini in un modo che di non fornire risposte precise alle domande quando utilizza lo stesso sottoinsieme di dati di Google Search ed è negligente per la leadership senior consentire a Gemini di essere lanciato senza testare completamente i suoi risultati “.

Occorre tener presente, continua Pichai “che ci sono prodotti alternativi da utilizzare al posto di Google Search o di Gemini; perdere la fiducia del pubblico potrebbe portare alla scomparsa di Google“.

L’incidente ha avuto una vasta eco nei media mainstream e alcuni investitori stanno discutendo le implicazioni di quanto è successo. Le dinastie corporative vanno e vengono, e la mia esperienza personale mi suggerisce che aziende come Microsoft e ChatGPT cercano di capitalizzare questo passo falso di Google. Ovviamente il gigante non cadrà, ma l’ultima cosa di cui ha bisogno è che la sua base di utenti si restringa e gli inserzionisti reindirizzino i loro dollari pubblicitari verso un competitor, ad esempio Meta.

Google Search ha generato 175 miliardi di dollari di fatturato nel 2023, che è pari al 73.59% del fatturato generato dalla pubblicità di Google e al 56.94% del suo fatturato totale per tutto l’anno.

Per questo credo che l’azienda farà cambiamenti interni che la porteranno ad essere più forte di prima. Una scossa: è quello di cui Google potrebbe aver bisogno per sbloccare il suo potenziale tecnologico e diventare un vero competitor per la concorrenza nel settore dell’AI.

Non vedo l’ora che arrivi il 23 aprile, la data nella quale Alphabet presenterà i risultati finanziari del 1° trimestre 2024 per vedere come il CEO Sundar Pichai e il team esecutivo riusciranno a rimediare alla situazione attuale.


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