Secondo un recente rapporto di Wired, molti dei principali siti web e social media hanno scelto di escludere i loro contenuti dall’addestramento dell’intelligenza artificiale di Apple, chiamata Apple Intelligence.
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Polemica in casa RCS. E’ di qualche giorno fa la notizia che RCS Media Group ha firmato un accordo di collaborazione strategica con Open AI per sviluppare applicazioni innovative basate sull’Intelligenza Artificiale. Tuttavia il Cdr del Corriere della Sera lamenta di non essere stato informato preventivamente dell’accordo e di aver chiesto un incontro urgente con l’editore e il blocco dell’iniziativa.
RCS MediaGroup, uno tra i principali gruppi editoriali multimediali internazionali, che edita, tra gli altri, Il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport in Italia e El Mundo e Marca in Spagna, ha annunciato di aver siglato una partnership strategica con OpenAI.
Si tratta del primo accordo di OpenAI con una casa editrice italiana, dopo quelli siglati con il gruppo Axel-Springer, News Corp., Financial Times, Time, The Atlantic, Le Monde e El Pais, e consente a RCS di sviluppare applicazioni innovative basate sull’AI per migliorare le interazioni con il pubblico.
Il Gruppo 24 ORE è la prima realtà editoriale in Italia a dotarsi di un codice di autodisciplina per l’applicazione etica dell’Intelligenza Artificiale all’interno delle sue attività editoriali e professionali.
L’approccio degli editori nei confronti dell’intelligenza artificiale generativa si sta trasformando parallelamente all’evoluzione dell’industria dei media e della visione delle tecnologie future.
Inizialmente, le preoccupazioni erano focalizzate sull’impatto sulla forza lavoro e sulle operazioni, nonché sui potenziali vantaggi o svantaggi derivanti dai nuovi sviluppi.
Ora, alcune risposte stanno emergendo in vari settori editoriali, dai film alla musica, dai contenuti online alla stampa tradizionale.
Google ha concluso un accordo con News Corp. per pagare alla società di media tra 5 e 6 milioni di dollari all’anno per sviluppare contenuti e prodotti relativi all’intelligenza artificiale, ha riportato The Information .
Come abbiamo spesso scritto l’intesa sarebbe l’ultimo anello di una lunga catena di accordi per riuscire a sfruttare legalmente i contenuti degli archivi delle testate per addestrare i sistemi di intelligenza artificiale.
L’accordo fa parte di una partnership più lunga tra le due società, ha aggiunto il notiziario , citando un dipendente di News Corp. e una persona vicina all’accordo.
OpenAI ha firmato lunedì un accordo con il Financial Times per utilizzare i suoi contenuti per addestrare modelli di intelligenza artificiale. Ha firmato accordi con altri editori, tra cui Axel Springer, il quotidiano francese Le Monde, il conglomerato mediatico spagnolo Prisa Media, l’Associated Press, l’American Journalism Project e la NYU.
Martedì OpenAI e Microsoft sono state citate in giudizio anche dall’hedge fund Alden Global Capital per presunta violazione, ha riferito il New York Times . Alden possiede otto quotidiani, tra cui The New York Daily News, The Chicago Tribune e The San Jose Mercury News.
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OpenAI, l’innovativa startup nel campo dell’intelligenza artificiale generativa e sostenuta da Microsoft, ha siglato una partnership con il prestigioso giornale britannico Financial Times. Questo accordo autorizza OpenAI a utilizzare i contenuti editoriali del Financial Times per il perfezionamento e l’addestramento dei propri modelli di intelligenza artificiale.
Il FT riceverà un pagamento non divulgato come parte dell’accordo. In cambio, gli utenti del chatbot ChatGPT di OpenAI riceveranno riepiloghi e citazioni da articoli e collegamenti del FT, ove appropriato.
“OpenAI comprende l’importanza della trasparenza, dell’attribuzione e della remunerazione, tutti aspetti essenziali per noi”, ha affermato in una nota l’amministratore delegato del gruppo FT, John Ridding . “Allo stesso tempo, è chiaramente nell’interesse degli utenti che questi prodotti contengano fonti affidabili.”
“La nostra partnership e il dialogo continuo con il FT riguardano la ricerca di modi creativi e produttivi affinché l’intelligenza artificiale possa potenziare testate giornalistiche e giornalisti e arricchire l’esperienza ChatGPT con giornalismo di livello mondiale in tempo reale per milioni di persone in tutto il mondo”, ha affermato il capo di OpenAI. Ha aggiunto il responsabile operativo Brad Lightcap.
L’accordo con il FT arriva nel contesto di un track record contrastante per OpenAI per quanto riguarda il settore dei media e l’uso di contenuti per addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale.
OpenAI è attualmente in trattative con diverse decine di editori per ottenere il permesso di utilizzare i loro contenuti per addestrare i propri sistemi di intelligenza artificiale.
L’obiettivo dell’azienda è quello di migliorare la qualità e l’accuratezza dei suoi modelli di AI, fornendo loro un’ampia gamma di fonti affidabili e autorevoli da cui apprendere.
Sebbene i termini esatti degli accordi non siano stati resi pubblici, è probabile che prevedano un compenso finanziario per gli editori in cambio dell’utilizzo dei loro contenuti da parte di OpenAI.
OpenAI ha annunciato nel dicembre 2023 di aver firmato un accordo con la casa editrice Axel Springer per utilizzare i contenuti della società di media per addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale.
Recentemente ha inoltre firmato accordi con il quotidiano francese Le Monde e il conglomerato mediatico spagnolo Prisa Media e ha accordi esistenti con l‘Associated Press, l’American Journalism Project e la NYU.
Secondo quanto riferito, anche editori tra cui News Corp. , Gannett e altri hanno tenuto colloqui con OpenAI per ottenere la licenza dei loro contenuti.
Tuttavia, la New York Times Company ha citato in giudizio Microsoft e OpenAI per violazione del copyright alla fine di dicembre, sostenendo che le società tecnologiche hanno utilizzato illegalmente il contenuto del giornale per addestrare modelli di intelligenza artificiale.
Da allora, The Times e OpenAI sono stati impegnati in un avanti e indietro, con OpenAI che afferma che la società del giornale “non sta raccontando l’intera storia” e accusa il Times di hacking dei suoi prodotti.
Il New York Times ha negato l’affermazione di OpenAI secondo cui avrebbe utilizzato in modo improprio i suoi prodotti e ha affermato che la società è “eccezionale”.
Un gruppo di 11 scrittori di saggistica si è recentemente unito a una causa presso il tribunale federale di Manhattan secondo cui OpenAI e Microsoft hanno utilizzato in modo improprio i loro libri per addestrare i modelli di intelligenza artificiale delle società.
A settembre, OpenAI è stata citata in giudizio in un tribunale federale di New York da diversi autori, tra cui George RR Martin e John Grisham, per presunta violazione del copyright.
OpenAI ha appena annunciato di aver chiuso un accordo con gli editori di Le Monde e di El País al fine di poter utilizzare i loro contenuti per addestrare ChatGPT e gli altri modelli di Intelligenza Artificiale generativa.
Si tratta di accordi significativi, che seguono quelli chiusi a suo tempo con Associated Press e con l’editore tedesco Axel Springer, ma che arrivano anche nel mezzo della battaglia legale della società non solo con il New York Times, che l’ha portata in tribunale per violazione del copyright, ma anche con altri editori Usa che accusano la società di aver usato i loro contenuti senza permesso.
Gli accordi appena chiusi con El País e con Le Monde sono una buona notizia in generale per gli editori, perché non solo indicano che la società non ha intenzione di continuare a innescare controversie sui diritti di proprietà intellettuale con i media di tutto il mondo ma anche perché in un momento in cui scendono le diffusioni e calano i ricavi pubblicitari erodendo i margini, il patrimonio di contenuti e di informazione che gli editori hanno a disposizione può diventare un asset monetizzabile tramite accordi con i player dell’Intelligenza Artificiale.
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Il New York Times ha intentato una causa contro Microsoft e OpenAI, accusando entrambe di violazione del copyright e di aver utilizzato abusivamente la proprietà intellettuale del giornale per addestrare modelli linguistici di grandi dimensioni, i LLM che sono alla base di ChatGPT e di Copilot.
Secondo l’editore infatti milioni di suoi articoli sarebbero stati utilizzati per addestrare i chatbot delle due aziende che ora sarebbero potenzialmente in grado di competere direttamente con i contenuti del quotidiano. Sebbene il New York Times abbia affermato in una dichiarazione di riconoscere il potenziale in termini di utilità dell’Intelligenza Artificiale Generativa per il pubblico e per il giornalismo, ha aggiunto che, se utilizzato per scopi commerciali, il materiale giornalistico richiede il permesso del detentore dei diritti di copyright.
Questi strumenti, si afferma nell’articolo del New York Times che riporta la notizia, “sono stati creati e continuano a utilizzare giornalismo indipendente e contenuti che sono disponibili solo perché noi e i nostri colleghi li abbiamo segnalati, modificati e verificati a costi elevati e con notevole esperienza” e quindi “se Microsoft e OpenAI desiderano utilizzare il nostro lavoro per scopi commerciali, la legge [riferendosi alle norme sul copyright] richiede che ottengano prima il nostro permesso. Non l’hanno fatto”.
Il dettaglio non è di poco conto perché, come sappiamo, le società che sviluppano sistemi di AI non dichiarano espressamente su quali contenuti sono stati allenati i propri algoritmi e anche perché lo studio legale Susman Godfrey che assiste il New York Times in questo procedimento è lo stesso che rappresenta anche l’autore Julian Sancton e altri scrittori in una causa separata contro OpenAI e Microsoft che accusa le società di utilizzare materiali protetti da copyright senza autorizzazione per addestrare diverse versioni di ChatGPT.
In un’udienza al Congresso lo scorso mese di maggio, Sam Altman, CEO di OpenAi, si è mantenuto abbastanza vago su questo tema, affermando che i modelli utilizzati da ChatGPT sono addestrati su un’ampia gamma di dati che includono contenuti disponibili al pubblico, contenuti concessi in licenza e contenuti generati da revisori umani.
La causa arriva due settimane dopo che un altro importante editore, Axel Springer, che edita il quotidiano tedesco Bild oltre che Politico e Business Insider, ha invece raggiunto un accordo economico proprio con OpenAi per l’utilizzo dei propri contenuti da parte di ChatGPT, accordo che invece il New York Times dichiara non essere riuscito a siglare.
La denuncia del New York Times è quindi da questo punto di vista importante perché capiremo quali saranno gli orientamenti della Corte sul tema del copyright atteso che le società di Intelligenza Artificiale si sono sempre rifatte alla dottrina del Fair Use che consente a una parte di utilizzare un’opera protetta da copyright senza il permesso del proprietario del copyright per scopi quali critiche, commenti, notizie, insegnamento, borse di studio o ricerca.
Adesso, man mano che gli strumenti di intelligenza artificiale continuano ad avanzare in termini di capacità e portata, la tradizionale applicazione del Fair Use potrebbe essere messa in discussione e un’interpretazione più restrittiva del suo utilizzo potrebbe ridurre drasticamente il modo in cui l’intelligenza artificiale generativa viene addestrata e utilizzata portando addirittura all’obbligo di rimozione del materiale che viola il diritto d’autore sulla base del Digital Millennium Copyright Act (DMCA).
ChatGPT potrà accedere e proporre ai propri utenti gli articoli di Bild, Die Welt, Politico e Business Insider. E’ il risultato dell’accordo tra l’editore tedesco Axel Spriger e OpenAI che pagherà per consentire a ChatGPT di riassumere gli articoli nelle risposte generate dal chatbot e di fornire collegamenti agli articoli completi per trasparenza e ulteriori informazioni.
E’ il primo accordo del genere in Europa per il settore dell’editoria e segna un precedente importante per il settore legato al tanto discusso tema del copyright. Precedentemente Associated Press ha dichiarato di avere concesso in licenza parte del proprio archivio a OpenAI, autorizzandone l’utilizzo per l’addestramento di ChatGPT a fronte di una adeguata remunerazione.
Il settore dell’editoria e dei mezzi di informazione ha un forte interesse per lo sviluppo e l’implementazione delle tecnologie di intelligenza artificiale, perché in grado di offrire agli editori digitali la possibilità di innovare e ampliare la propria offerta informativa utilizzando nuovi strumenti (l’ottimizzazione dei processi distributivi, l’analisi dei trend di mercato e delle preferenza dei lettori, lo sviluppo di tool di raccomandazioni personalizzate), ma solleva anche interrogativi sull’idoneità del quadro normativo esistente, soprattutto per quanto riguarda i diritti d’autore e il loro utilizzo non autorizzato e non retribuito per addestrare i sistemi di Intelligenza Artificiale.