Google ridisegna il futuro dell’intelligenza agentica con il nuovo introduction to agents blueprint

Google ha appena rilasciato una versione aggiornata della guida “introduction to agents blueprint”, e sì: è un piccolo terremoto nel mondo dell’agentic AI systems. Si tratta di un documento tecnico, di circa 54 pagine, curato dal team Google Cloud AI, che esplora come progettare, implementare e governare agenti intelligenti su scala enterprise.

All’incipit troviamo l’architettura dell’agente: come si collegano cervello, memoria e strumenti. Il cervello è ovviamente un grande modello linguistico (LLM) che fa da motore del ragionamento, mentre gli strumenti e le API fungono da “mani” operative. La guida chiarisce come orchestrare più agenti, come gestire deployment massivi in ambienti reali, come valutare le prestazioni e, ciliegina finale, come progettare loop di apprendimento auto-evolutivi. È presente anche un riferimento alla “AlphaEvolve” come design modellare per agenti adattivi.

Softbank vende tutto di Nvidia e punta 40 miliardi su OpenAI: la scommessa più pericolosa del capitalismo tecnologico

SoftBank ha deciso di abbandonare la regina delle GPU. Nessun rimorso, nessuna esitazione, solo una fredda strategia: vendere interamente la partecipazione in Nvidia per 5,83 miliardi di dollari e dirottare il capitale verso OpenAI, la società che oggi rappresenta insieme un miracolo di crescita e un enigma contabile. In un solo colpo, Masayoshi Son ha rinnegato la fede nel silicio per abbracciare quella nella mente artificiale, scommettendo che il futuro del potere tecnologico non passerà più dai chip ma dall’intelligenza che li governa. Una mossa che lascia Wall Street perplessa, Silicon Valley spiazzata e i regolatori americani più nervosi che mai.

Fei-Fei Li intelligenza spaziale: il prossimo salto evolutivo dell’AI che non sa ancora toccare il mondo

Penso sempre che dobbiamo ricordarci che un’intelligenza artificiale capace di scrivere poesie, diagnosticare tumori e generare universi digitali non riesce ancora a capire se una mela cadrà dal tavolo. Fei-Fei Li, luminare di Stanford e madre della computer vision moderna, lo ha detto con la calma di chi ha appena trovato il bug nell’universo dell’AI: il vero limite oggi non è la logica, ma la fisica. L’intelligenza artificiale non sa ancora vivere nel mondo che pretende di comprendere. È come un filosofo cieco che discetta sulla luce.

AMD sfida Nvdia nella corsa all’intelligenza artificiale da un trilione di dollari

Lisa Su non fa mai giri di parole. Quando la CEO di AMD parla di “insaziabile domanda” per la potenza di calcolo destinata all’intelligenza artificiale, il mercato ascolta. Durante il Financial Analyst Day, ha alzato la posta in gioco dichiarando che il mercato totale indirizzabile dell’AI data center raggiungerà i 1000 miliardi di dollari entro il 2030, raddoppiando le precedenti previsioni. Una cifra che non solo ridisegna le ambizioni di AMD, ma riscrive anche le regole della competizione contro Nvidia, ancora saldamente al comando con una quota vicina al 90% del mercato AI.

uare.ai e la nuova frontiera dell’identità digitale Human Life Model: quando l’intelligenza artificiale diventa autobiografia

Robert LoCascio è una di quelle figure che non si accontentano di aver inventato qualcosa di grande. Dopo aver portato LivePerson a definire il concetto stesso di chat sul web nel 1997, nel 2023 ha deciso di lasciare il ruolo di CEO per lanciarsi nella sfida più complessa e filosoficamente destabilizzante che la tecnologia contemporanea potesse offrire: replicare l’essere umano. Ma non con un clone digitale alla maniera delle demo di Silicon Valley, piuttosto attraverso un modello personale capace di incarnare memoria, valori, tono di voce e decisioni di vita. Così è nata Eternos, poi ribattezzata Uare.ai, la startup che vuole ridefinire il concetto di identità nell’era dell’intelligenza artificiale generativa.

META rischia di perdere Yann Lecun, il suo cervello più brillante sull’intelligenza artificiale

Meta sta per perdere uno dei suoi simboli più riconosciuti nell’intelligenza artificiale. Yann LeCun, chief AI scientist del gruppo e figura leggendaria nel campo del deep learning, sarebbe pronto a lasciare l’azienda per fondare la propria startup. Lo riporta il Financial Times, citando fonti anonime vicine al progetto. La notizia non è ancora ufficiale, ma nel settore il rumore è assordante.

Come la sicurezza nazionale ha trasformato l’industria dell’osservazione della terra

L’industria dell’osservazione della Terra ha subito una metamorfosi quasi impercettibile per chi segue le immagini satellitari su Google Earth, ma devastante per la scienza e il commercio. Un tempo dominata da missioni climatiche, monitoraggio ambientale e cartografia commerciale, oggi la leadership è nelle mani della difesa e dell’intelligence. Il caso più lampante è Maxar Intelligence, storicamente riconosciuta per documentare conflitti e disastri globali, che ha cambiato nome in Vantor, segnalando senza ambiguità il suo allineamento con la sicurezza nazionale. L’acquisizione da parte di Advent International non è stata un semplice cambio di proprietà: le divisioni dell’azienda sono state smembrate e ridirezionate verso contratti militari, collocando Vantor nello stesso ecosistema di Palantir e Anduril. Oggi, oltre il 65% dei 2,2 miliardi di dollari del mercato globale dei dati di osservazione della Terra proviene da commesse di difesa e intelligence, un balzo impressionante causato dall’escalation delle tensioni geopolitiche.

Federico Faggin e la coscienza prima della materia: la rivoluzione Nousym nel 2025

Nel panorama dell’innovazione tecnologica mondiale pochi nomi suscitano un effetto “doppia deriva”: da una parte quello del pioniere della microelettronica, dall’altra quello del pensatore che sfida la visione convenzionale della realtà. Federico Faggin, già celebre per avere inventato il microprocessore e contribuito al touch‐screen, ha imboccato da tempo un’altra rotta: quella della coscienza, della realtà ultima, della scienza che si spinge “oltre”.

Faggin non propone solo un libro, ma un intero paradigma: la coscienza che precede la materia, la materia come espressione, la scienza che deve includere la spiritualità e viceversa.

Sora di OpenAI brucia 15 milioni al giorno tra viralità e perdite epocali

Quando OpenAI ha lanciato Sora come app per generare video IA da testo, la mossa è stata folgorante: milioni di download in pochi giorni, un’ondata di clip surreali che spopolano sui social. Questo boom ha però un rovescio: costi astronomici e un modello economico che sembra costruito su fuoco e fiamme. La narrativa è chiara: “crescere prima, monetizzare dopo”, ereditata dai fasti della Silicon Valley (pensate a Google, Facebook, YouTube). Ma con Sora la posta in gioco è ancora più alta.

L’intelligenza artificiale prepara una nuova guerra sulla privacy in Europa

L’Europa si sta infilando in un campo minato, e questa volta la miccia si chiama intelligenza artificiale. Secondo indiscrezioni riportate da Politico, Bruxelles sarebbe pronta a toccare il “terzo binario” della politica comunitaria: il sacrosanto GDPR. L’idea, contenuta in una bozza di proposta, è quella di introdurre eccezioni mirate per consentire alle aziende di AI di utilizzare determinate categorie di dati personali nei processi di addestramento dei modelli. Un gesto che, tradotto in linguaggio politico, significa tentare di rimanere competitivi in un mondo dove Stati Uniti e Cina stanno già correndo a velocità supersonica.

Intel rimescola la leadership AI dopo la fuga del CTO verso OpenAI

Intel ha annunciato che il suo CEO Tan Lip-bu assumerà la guida diretta delle iniziative di intelligenza artificiale dell’azienda dopo l’uscita del chief technology officer Sachin Katti, passato a OpenAI. Una mossa che conferma due cose: l’urgenza strategica di Intel di rimanere rilevante nell’era dell’AI e il magnetismo irresistibile che OpenAI esercita sui migliori cervelli della Silicon Valley.

Katti, ex professore di Stanford e figura chiave nella riorganizzazione AI di Intel a inizio anno, ha dichiarato sui social di aver raggiunto il team di Greg Brockman per “progettare e costruire l’infrastruttura di calcolo” destinata alla ricerca sull’intelligenza artificiale generale. Tradotto: lavorerà sul motore stesso che alimenterà la prossima generazione di modelli OpenAI.

La nuova geografia dell’intelligenza artificiale: Anthropic corre, OpenAI brucia

Il boom dell’intelligenza artificiale sta disegnando due filosofie economiche opposte nella Silicon Valley. Da un lato Anthropic, sostenuta da Amazon e Google, che cresce in modo quasi chirurgico; dall’altro OpenAI, creatrice di ChatGPT, che continua a spendere come se la corsa fosse infinita. Secondo documenti rivelati dal Wall Street Journal, la società di Dario Amodei punta a raggiungere la soglia di pareggio nel 2028, con ricavi fino a 70 miliardi di dollari, contro i circa cinque previsti per quest’anno. Una traiettoria impressionante, spinta dalla diffusione del suo chatbot Claude, ormai adottato da molte aziende per il coding e l’assistenza automatizzata.

Marianna Bergamaschi Ganapini

Il futuro dell’intelligenza artificiale tra fiducia e scetticismo

Ogni tanto qualcuno si illude che l’intelligenza artificiale abbia già superato la soglia della scoperta. L’idea che una macchina possa generare ipotesi scientifiche e formulare teorie sembra seducente, soprattutto quando i modelli di linguaggio producono frasi che suonano come articoli accademici. Ma, come ha osservato Marianna Bergamaschi Ganapini, non basta ripetere schemi cognitivi per diventare scienziati. Una vera scoperta non nasce da un algoritmo, ma da un atto epistemico: richiede coscienza della conoscenza, consapevolezza dei propri limiti e capacità di autovalutazione. In altre parole, serve metacognizione. E le macchine, per ora, non ce l’hanno.

Infrastruttura digitale equa: la nuova linea di frattura del potere globale

Quando il conto mensile di internet supera il reddito mensile, l’intelligenza artificiale non sta arrivando per salvarti. Sta arrivando per escluderti. È una frase che dovrebbe stare stampata sopra ogni conferenza su “AI for good”, ma nessuno la pronuncia. L’ho letta in un’inchiesta che mostrava un mondo dove la connessione è privilegio, non diritto, e dove la prossima rivoluzione industriale rischia di consolidare una vecchia gerarchia con nuovi cavi in fibra.

Massive breach espone l’arsenale hacker sostenuto dallo stato cinese

Un incidente informatico senza precedenti ha squarciato il velo sull’infrastruttura digitale che sostiene le operazioni di spionaggio di Pechino. Un archivio di oltre 12.000 documenti riservati, sottratti all’azienda di cybersicurezza Knownsec e pubblicati brevemente su GitHub, ha permesso agli analisti di osservare dall’interno come si costruisce e si gestisce un arsenale hacker di Stato. La fuga di informazioni, definita da molti la più grave nella storia del cyber warfare tra nazioni, non è solo una breccia tecnica ma un terremoto geopolitico.

Alibaba svela un scienziato AI open‑source che minaccia gli imperi chiusi

L’annuncio è audace: Alibaba, tramite il suo laboratorio interno Tongyi Lab, dichiara di aver rilasciato

, un modello open‑source da ~30,5 miliardi di parametri progettato per assumere il ruolo di agente di ricerca autonomo. Invece di limitarsi a generare testo, il modello pianifica, ragiona, esplora informazioni via web, sintetizza risultati in più fasi. Secondo i dati dichiarati, supera rivali come GPT‑5, Claude 4.5 e DeepSeek V3.1 in diversi benchmark di ragionamento e codifica.

Per un leader tecnologico parecchio scettico (è il mio tono), questo tipo di dichiarazione va analizzata: cosa c’è dietro? Cosa funziona davvero? Quali implicazioni per imprese, per chi costruisce servizi AI, per chi investe in modelli “chiusi” vs “aperti”?

La deriva dello spyware governativo: dal terrorismo alla sorveglianza di massa

Il paradosso della sicurezza digitale moderna è che le stesse tecnologie nate per difendere la società si stanno trasformando nel suo nemico più insidioso. Gli spyware governativi come Pegasus di NSO Group o Graphite di Paragon erano stati concepiti, almeno ufficialmente, come strumenti di precisione per colpire terroristi e criminali organizzati. La retorica era impeccabile: “sorveglianza mirata”, “interventi legittimi”, “uso responsabile”. La realtà, invece, è quella di una macchina di controllo fuori controllo, capace di insinuarsi nella vita privata di chiunque con la stessa facilità con cui si invia un messaggio su WhatsApp.

Arte creatività e intelligenza artificiale generativa secondo Francesco d’Isa

La rivoluzione algoritmica. Arte e intelligenza artificiale

Parlare di arte oggi significa inevitabilmente parlare di intelligenza artificiale generativa. Francesco D’Isa, filosofo e artista, affronta questo nodo con una lucidità che taglia come lama: le macchine non sono autrici né nemiche, ma specchi in cui non sempre ci piace rifletterci. La rivoluzione algoritmica delle immagini non mette in discussione l’arte in sé, ma ci obbliga a rileggere i concetti di creatività, autorialità e percezione estetica. Le paure degli artisti, spesso concentrate sull’illusione di una minaccia economica o reputazionale, sono in gran parte infondate: l’IA non ruba il genio, amplifica ciò che già esiste, mostra la mediocrità e la prevedibilità dei gusti dominanti e, contemporaneamente, offre possibilità di esplorazione finora impensabili.

Nested learning: l’illusione profonda di un’intelligenza che finalmente impara a ricordare di Google

C’è una frase che dovremmo tatuarci sulla mano ogni volta che parliamo di intelligenza artificiale: le macchine non dimenticano, ma smettono di ricordare. È la differenza tra archiviare e comprendere, tra memorizzare e imparare. Google, con la sua nuova ricerca presentata a NeurIPS 2025, ha deciso di colmare questo abisso con una proposta tanto ambiziosa quanto destabilizzante: Nested Learning, un paradigma che ridefinisce la struttura stessa del machine learning. Non si tratta di un nuovo modello, ma di un modo completamente diverso di concepire l’atto di apprendere.

L’intelligenza artificiale secondo McKinsey: tutti la usano, pochi la capiscono

McKinsey & Company ha intervistato 1.993 professionisti in 105 Paesi per capire come l’intelligenza artificiale stia ridefinendo il panorama globale nel 2025. Il verdetto? L’AI è ovunque, ma il valore no. La febbre da automazione ha contagiato il pianeta, eppure la maggior parte delle aziende resta impantanata tra esperimenti e prototipi, incapace di scalare davvero. Quasi due terzi dei rispondenti ammettono di non essere ancora riusciti a integrare l’AI a livello enterprise. È un po’ come avere una Ferrari parcheggiata in garage e non sapere dove sia la chiave.

Microsoft punta sugli influencer per rilanciare copilot nella guerra delle intelligenze generative

Microsoft ha deciso di cambiare tono di voce. Non più solo l’azienda che parla ai CIO e ai responsabili IT delle Fortune 500, ma un brand che cerca spazio anche nelle vite quotidiane di chi apre TikTok la mattina. Secondo Bloomberg, il colosso di Redmond ha iniziato a collaborare con influencer come Alix Earle, che con i suoi otto milioni di follower su TikTok e cinque su Instagram è diventata il volto inconsapevole del nuovo marketing dell’intelligenza artificiale. In un video chiede a Copilot come sembrare più giovane, in un altro lo definisce un “lifesaver” per organizzare piani di gruppo. È la nuova strategia: far sembrare un chatbot qualcosa di familiare, amichevole, quasi pop.

Tesla e la nuova frontiera dell’intelligenza distribuita

Quando Elon Musk parla, i mercati oscillano. Ma quando suggerisce che le auto Tesla potrebbero guadagnare denaro anche mentre dormono in garage, l’attenzione si trasforma in fascinazione. All’ultimo meeting annuale, Musk ha proposto un’idea che suona come fantascienza industriale: trasformare ogni veicolo elettrico in una cellula computazionale di una rete neurale planetaria. Non solo mezzi di trasporto, ma nodi di calcolo per l’intelligenza artificiale.

Grounding with Google Maps: Now available in the Gemini API

Google sta trasformando radicalmente il modo in cui sviluppatori e utenti interagiscono con i dati geospaziali, fondendo intelligenza artificiale e cartografia in un ecosistema dove i modelli Gemini diventano il cervello invisibile dietro ogni nuova funzione di Maps. L’introduzione del nuovo MCP server, un ponte tra gli assistenti AI e la documentazione tecnica di Google Maps, segna un punto di svolta nell’integrazione tra linguaggio naturale e sviluppo interattivo. È come se la mappa, da semplice rappresentazione statica del mondo, diventasse una piattaforma viva, programmabile con una frase in linguaggio umano.

OpenAI e il potere esecutivo: quando la superintelligenza richiederà un governo condiviso

Sam Altman ha dichiarato apertamente ciò che molti nel settore sussurrano da anni: l’era della superintelligenza artificiale non potrà essere gestita con la normale burocrazia. Il CEO di OpenAI ha spiegato che l’azienda prevede una futura collaborazione diretta con il potere esecutivo dei governi, in particolare per affrontare minacce globali come il bioterrorismo. Un’affermazione che, letta tra le righe, è una presa d’atto che la tecnologia sta superando la politica, e che presto servirà un patto di potere tra chi programma i modelli e chi comanda gli eserciti.

Tesla pensa ai chip: il piano di Musk per costruire una fabbrica tutta sua

Elon Musk ha deciso che non gli basta più dominare le auto elettriche, l’intelligenza artificiale e i razzi spaziali. Ora vuole anche mettere le mani nel cuore di silicio di tutto questo: i chip. Durante l’assemblea annuale di Tesla, il CEO ha lanciato un messaggio che ha fatto vibrare l’intero ecosistema tecnologico: “Come possiamo produrre abbastanza chip?”. La domanda non era retorica. Dopo l’approvazione del suo pacchetto retributivo da mille miliardi di dollari, Musk ha chiarito che la scarsità di semiconduttori rischia di frenare la corsa di Tesla nell’autonomia dei veicoli e nella robotica.

Deepseek e il paradosso dell’intelligenza artificiale che teme sé stessa

Chen Deli, senior researcher di DeepSeek, è salito sul palco della World Internet Conference di Wuzhen con la sobrietà di chi sa di maneggiare materiale esplosivo: la consapevolezza che l’intelligenza artificiale, sebbene oggi appaia come una leva di produttività e progresso, potrebbe nel lungo periodo erodere la stessa base economica che alimenta la società moderna, ovvero il lavoro umano. Un messaggio che arriva con la forza dell’ironia cosmica: una delle menti dietro uno dei modelli di AI più potenti al mondo avverte che il suo stesso successo potrebbe innescare la prossima crisi occupazionale globale.

OpenAI, 18 miliardi per il progetto Stargate: la corsa all’infrastruttura che ridisegna il futuro dell’AI

Secondo fonti vicine all’accordo, un gruppo di colossi finanziari tra cui Sumitomo Mitsui Banking Corp., BNP Paribas, Goldman Sachs e Mitsubishi UFJ Financial Group sta erogando un prestito da circa 18 miliardi di dollari per finanziare il progetto Stargate, un mastodontico data center in costruzione nel New Mexico destinato a potenziare le capacità computazionali di OpenAI. Il finanziamento si inserisce in una strategia più ampia che prevede ulteriori linee di credito, tra cui un’operazione da 38 miliardi per infrastrutture gemelle in Texas e Wisconsin, con l’obiettivo di sostenere la crescita esponenziale della domanda di potenza di calcolo per i modelli generativi di nuova generazione.

Nanodiamanti quantistici: dalla Praga a Victoria, la rivoluzione della produzione industriale

Quando si parla di materiali quantistici, la parola d’ordine è velocità e scala industriale. Un team guidato da Petr Cígler all’Institute of Organic Chemistry and Biochemistry of the Czech Academy of Sciences ha messo a punto un metodo in grado di ridurre la produzione di nanodiamanti con centri quantistici luminescenti da settimane a soli quattro minuti.

Il processo, chiamato Pressure and Temperature Qubits (PTQ), simula le condizioni del mantello terrestre comprimendo polvere di diamante ad altissime pressioni e temperature. Un semplice trucco di laboratorio aggiungere sale da cucina impedisce ai cristalli di fondersi tra loro: il sale si scioglie durante il trattamento e viene facilmente lavato via, lasciando particelle pure, brillanti e pronte per applicazioni quantistiche. Il team afferma che ciò corrisponde a un aumento di velocità di mille volte, consentendo in sette giorni ciò che prima avrebbe richiesto decenni.

AI prende il controllo silenzioso delle redazioni locali: implicazioni profonde

L’ironia più pungente dell’era digitale è forse questa: mentre i titoloni annunciano la “morte del giornalismo” per mano dell’IA, una rivoluzione parallela silenziosa, sistematica, raramente dichiarata sta già avvenendo a livello locale.

IRON di XPENG

Umanoide IRON è una di quelle storie che da tecnologi adoriamo perché irritano gli scettici, sfidano i limiti e costringono a riflettere sul confine tra marketing e reale innovazione. In questo pezzo ve la racconto come un CTO/CEO che non ha tempo per frottole, ma ama sorprendersi e forse anche provocare un po’.

Al suo evento “AI Day” a Guangzhou, XPENG ha presentato la generazione più recente del robot IRON, con alcune specifiche che già suonano come un salto significativo per la robotica umanoide: altezza circa 178 cm, peso intorno a 70 kg.

Quantinuum svela “Helios”: l’alba (forse) della fase commerciale del calcolo quantistico

Se pensiamo che con Helios si stia già “risolvendo tutto”, stiamo celebrando il tramonto con le luci ancora accese.

La “macchina Helios” e il salto tecnico

Quantinuum presenta Helios come la «più precisa computer quantistica general‑purpose commerciale al mondo». Il sistema utilizza 98 qubit fisici — realizzati mediante ioni di bario in un trap “junction” e già viene definito in grado di supportare un’efficienza di correzione di errore che genera 48 qubit logici. Cosa significa questo “rapporto” 2:1 fisici→logici? In un contesto quantistico dove molti sistemi richiedono decine o centinaia di qubit fisici per ottenere uno qubit logico affidabile, è davvero un avanzamento.

La carta accademica supporta: nell’articolo su arXiv la macchina presenta infidelità di gate monodimensionali dell’ordine di 2,5×10⁻⁵ e gate a due qubit a ~7,9×10⁻⁴. vedi arXiv In sintesi: il “rumore” è stato spinto verso livelli che prima parevano lontanissimi.

Elon Musk, Grok imagine e il paradosso del trilionario che gioca con l’intelligenza artificiale

Eccoci al capitolo più bizzarro e forse più eloquente dell’era Elon Musk: dopo che gli azionisti di Tesla Inc. hanno dato il via libera a un pacchetto di remunerazione da circa 1 trilione di dollari (sì: mille miliardi) per il CEO — se riuscirà a centrare una serie di obiettivi futuristici Musk ha trovato tempo per un fine settimana “normale”, o quantomeno surreale, pubblicando su X due video generati da intelligenza artificiale.

Il primo video, postato alle 4:20 am EST di sabato orario che già fa ridacchiare chi riconosce il riferimento mostra una donna animata in una via piovosa che dice “I will always love you”. Il genere di contenuto che potresti aspettarti da un ragazzo esasperato, non da colui che potrebbe diventare il primo trilionario della storia aziendale. Poco dopo, Musk ha pubblicato un secondo filmato, ancora generato dall’IA dello stesso ecosistema Grok Imagine di xAI, dove un’attrice nota Sydney Sweeney dice in una voce decisamente non sua: “You are so cringe.”

Fannie Mae e Freddie Mac puntano all’equity tecnologica mentre l’intelligenza artificiale si prepara a difendere la società

Bill Pulte, nuovo direttore della Federal Housing Finance Authority, ha sganciato una bomba sul settore: Fannie Mae e Freddie Mac stanno valutando di prendere partecipazioni dirette in società tecnologiche. Non parliamo di piccoli esperimenti di innovazione, ma di equity swap offerti da giganti tech per accedere al potere di due colossi che controllano buona parte dell’ecosistema finanziario americano.

Un caffè al Bar dei Daini: l’oro digitale dell’intelligenza artificiale e la fine dell’abbondanza infinita

C’è un momento, in ogni ciclo tecnologico, in cui la magia svanisce e resta solo la contabilità. Siamo arrivati lì, al bar dei Daini, dove l’odore del caffè si mescola con quello acre del silicio bruciato e delle schede madri che alimentano l’intelligenza artificiale. Dopo anni di entusiasmo mistico, in cui l’IA era il nuovo fuoco prometeico della Silicon Valley, l’attenzione si è spostata su un tema molto più terreno: chi paga il conto. Elon Musk lo ha detto con la solita teatralità. Tesla avrà bisogno di così tanti chip da costruirsi una propria fabbrica. Ha persino confessato che serviranno decine di miliardi per addestrare il suo robot umanoide, Optimus. È il tipo di dichiarazione che in un altro tempo avrebbe fatto ridere i venture capitalist, ma oggi suona stranamente plausibile.

La rivoluzione silenziosa della responsible AI: etica, potere e governance nell’era della trasformazione digitale

“La trasformazione digitale non è un’opzione. È un dovere morale.” Questa frase suona come una provocazione da sala riunioni, ma racchiude l’essenza di ciò che oggi definisce la vera leadership tecnologica. Non basta saper implementare modelli di intelligenza artificiale. Bisogna comprendere la responsabilità che ne deriva. È qui che entra in gioco BRAID UK, un programma che si muove come un ponte fra filosofia, tecnologia e industria, e che sta ridefinendo il concetto stesso di responsible AI.

How Do AI Agents Do Human Work?

Comparing AI and Human Workflows Across Diverse Occupations

Agenti autonomi ai lavoro: la realtà oltre il marketing

La promessa degli “agenti autonomi” era ed è: «ormai l’IA può prendere il tuo lavoro». Ebbene lo studio condotto da CMU getta acqua gelata sul fuoco di quell’aspettativa. Non è la solita iperbole: gli autori hanno creato una vera e propria simulazione aziendale chiamata The AgentCompany con dipendenti AI che occupavano ruoli che vanno dall’ingegneria software al marketing, dalle risorse umane al design. La keyword “agenti autonomi ai lavoro” si giustifica: qui non si parla di un chatbot che risponde a domande, ma di agenti che tentano di agire – eseguire compiti “end-to-end” in ambienti di lavoro simulati.

Stanford pubblica le cheatsheet ufficiali di intelligenza artificiale e machine learning

Stanford University ha appena reso pubbliche le sue cheatsheet ufficiali dei corsi di intelligenza artificiale e machine learning, un gesto che ha il sapore di una rivoluzione silenziosa nel mondo dell’educazione tecnologica. Anni di lezioni condensate in visualizzazioni sintetiche, chiare e brutalmente efficaci. È il genere di contenuto che trasforma chi “usa l’AI” in qualcuno che la comprende davvero. Un salto concettuale che separa chi clicca da chi costruisce.

Come l’intelligenza artificiale potrebbe avviare accidentalmente una guerra nucleare

L’idea che un algoritmo possa premere, anche solo indirettamente, il pulsante che mette fine alla civiltà è passata dal cinema apocalittico alla pianificazione strategica reale. Non servono robot senzienti che decidono di distruggere il mondo, basta un errore di calcolo, una correlazione sbagliata, un’eccessiva fiducia umana in un sistema che sembra più intelligente di quanto sia. L’intelligenza artificiale è ormai dentro la catena nucleare, non come protagonista ma come consigliere digitale in grado di filtrare, ordinare e interpretare informazioni che un cervello umano non potrebbe gestire in tempo reale. Il rischio, però, è che quella stessa velocità diventi il detonatore di decisioni prese troppo in fretta, magari basate su un segnale mal interpretato o un’anomalia nei dati.

Una settimana difficile per le azioni Tech rivela le prime crepe nell’euforia sull’intelligenza artificiale

Il mercato azionario statunitense ha vissuto una settimana che i trader preferirebbero dimenticare, ma che gli analisti più attenti leggeranno come un segnale profondo: la luna di miele tra investitori e intelligenza artificiale potrebbe essere arrivata al suo primo momento di crisi. Il Nasdaq Composite è sceso del 3%, registrando la peggior performance dalla stagione dei dazi di Donald Trump nel 2018. Una coincidenza temporale che ha un sapore simbolico: allora la paura era la guerra commerciale, oggi è la disillusione tecnologica.

Simona Tiribelli e l’intelligenza artificiale che ci divide

Simona Tiribelli Ricercatrice e docente di Etica dell’Università di Macerata (che parteciperà al Convegno SEPAI a Dicembre) viene dalle Marche e ha trasformato la sua curiosità filosofica in un mestiere raro e urgente. Guida un centro di ricerca che esplora come l’IA non solo amplifica la nostra capacità di elaborare informazioni, ma, più insidioso, plasma il nostro modo di pensare, sentire e interagire. Il termine che usa per descrivere il fenomeno più inquietante non lascia spazio a fraintendimenti: tribalismo emotivo. I sistemi digitali, spiega, non ci informano, ci dividono. Alimentano le nostre reazioni più viscerali, separando opinioni e comunità in tribù epistemiche, radicalizzando credenze e polarizzando l’esperienza sociale. Non è fantascienza: è quello che accade ogni volta che scorrendo un feed ci sentiamo confermati o aggrediti da contenuti studiati per farci reagire.

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