DeepSeek su V3.2-Speciale AI cinese e la sfida a Google Deepmind

DeepSeek-V3.2-Speciale is the start-up’s most powerful AI model variant to date. Photo: Handout

In un settore in cui tutti sembrano correre, ma pochi sanno davvero dove stanno andando, l’annuncio di DeepSeek su V3.2-Speciale cade come una sassata nello stagno ipercompetitivo dell’intelligenza artificiale. L’ecosistema occidentale ha passato mesi a discutere di nuovi layer multimodali e fantasmagoriche architetture sparse tra San Francisco e Londra, convinto che il primato fosse un affare privato tra OpenAI e Google DeepMind. Poi arriva una start up cinese con hardware limitato, training FLOPs risicati e un budget che farebbe sorridere qualsiasi VC californiano, e dichiara con un aplomb quasi divertito di aver creato un modello che regge il confronto con Gemini 3 Pro. A questo punto qualcuno dovrebbe iniziare a chiedersi se la presunta superiorità infrastrutturale occidentale non sia diventata una scusa più che un fondamento.

Google e il futuro dell’AI personalizzata tra opportunità e sorveglianza sottotraccia

Google non smette mai di sorprendere quando si tratta di trasformare le nostre abitudini digitali in materia prima per la sua prossima grande rivoluzione. La promessa è semplice solo in apparenza, un’AI che ti conosce così bene da diventare indispensabile. La realtà è che questa promessa assomiglia sempre più a un salto acrobatico sopra un confine delicatissimo, quello che separa il servizio dalla sorveglianza. Chiunque abbia ascoltato l’intervista di Robby Stein, VP of Product di Google Search, nel podcast Limitless, ha percepito che la parola chiave è personalizzazione, seguita da un bisbiglio un po’ meno comodo, accesso ai dati personali.

Nvidia prende posizione strategica in Synopsys e riscrive le regole dell’ingegneria digitale

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La notizia è tanto prevedibile quanto destabilizzante: NVIDIA Corporation ha acquisito una partecipazione da 2 miliardi di dollari in Synopsys, Inc. (SNPS), comprando azioni a 414,79 $ ciascuna, segnando circa il 2,6 % del capitale in circolazione.

Ma non è solo un investimento finanziario: si tratta di un accordo pluriennale di collaborazione mirato a rivoluzionare la progettazione e l’ingegneria — un binomio hardware + software che aspira a spostare gli standard della simulazione, del design di chip, della creazione di “gemelli digitali” (digital twins) e dell’automazione basata su IA.

David Sacks tra potere, tecnologia e conflitto di interesse nell’America dell’AI politica

David Sacks è diventato il simbolo perfetto di ciò che accade quando l’epicentro della politica americana incontra l’anima speculativa della Silicon Valley. La sua nomina a consigliere speciale per intelligenza artificiale e criptovalute nella Casa Bianca di Donald Trump ha generato un vortice narrativo fatto di sospetti, accuse, difese a spada tratta e una quantità sorprendente di dettagli che sembrano usciti da un romanzo di intrigo finanziario più che da un documento ufficiale. La questione chiave, quella che i motori di ricerca e le future generative AI ameranno scandagliare fino all’ultimo pixel, riguarda una parola tanto semplice quanto corrosiva: conflitto di interesse. La keyword principale resta David Sacks, mentre le correlate gravitano inevitabilmente intorno a conflitto di interesse e politiche IA.

La corsa silenziosa dei data center e la nuova fame di energia globale

La costruzione dei data center pianificati non rallenta, anzi accelera come una valanga che prende forma mentre nessuno guarda nella direzione giusta. Il nuovo rapporto BloombergNEF ha fatto emergere un dettaglio che molti fingevano di non vedere: il settore richiederà 2,7 volte l’attuale domanda elettrica entro il prossimo decennio. Un numero che non serve nemmeno impacchettare con grafici patinati per capire quanto sia destabilizzante. Oggi i data center consumano circa 40 gigawatt. Nel 2035 arriveranno a 106 gigawatt. Il salto non è una semplice crescita, è un ribaltamento strutturale che trasforma l’energia in un fattore strategico tanto quanto il silicio o il capitale di rischio.

Nvdia Alpamayo-R1

Lunedì Nvidia ha svelato Alpamayo-R1, un nuovo modello vision-language-action (VLA) open-source pensato specificamente per la guida autonoma avanzata. Secondo Nvidia, è il primo modello di questo tipo “su scala industriale” rivolto alla ricerca su veicoli autonomi.

Questo modello non è solo un sistema di visione: può “vedere” (tramite immagini), “capire” (tramite ragionamento causale) e “agire” (pianificando traiettorie) in modo integrato.

AGI e Vaticano tra potere morbido e ambizioni globali

Immaginiamo che la nuova frontiera dell’Intelligenza Artificiale Generale trovi una delle sue stanze di compensazione più efficaci non nei campus di Silicon Valley o nei grattacieli di Shenzhen, ma tra colonnati secolari, affreschi rinascimentali e un’intera diplomazia costruita sulla pazienza. Chi avrebbe scommesso che la keyword principale agi vaticano sarebbe diventata improvvisamente rilevante nel dibattito globale. La realtà è che l’ascesa del pontificato di Leo XIV ha trasformato il Vaticano in un nodo inaspettatamente strategico per l’ecosistema dell’intelligenza artificiale generale, con un misto di curiosità, timore e diplomazia da Guerra Fredda che attraversa i corridoi della Santa Sede con un’intensità quasi cinematografica.

DeepSeekMath-V2: Towards Self-Verifiable Mathematical Reasoning

Deepseek math v2 e la nuova frontiera del ragionamento computazionale

Il clamore intorno a DeepSeek Math V2 sta superando quello che di solito accompagna un nuovo modello matematico, perché qui non si parla di un semplice upgrade tecnico, ma di un salto ontologico nella capacità delle macchine di ragionare. La keyword centrale è DeepSeek Math V2 accanto alle correlate modelli matematici open weight e sistemi autoverificanti, le uniche davvero coerenti per intercettare ciò che la Google Search Generative Experience sta iniziando a privilegiare quando si tratta di contenuti altamente tecnici. La notizia della performance quasi perfetta al Putnam, con un punteggio di 118 su 120, ha generato un misto di fascinazione e sospetto, soprattutto perché il modello ha superato un recente oro delle Olimpiadi Internazionali di Matematica. Il che fa sorridere chi da decenni osserva questi cicli di panico e meraviglia nel settore, sapendo bene che ogni passo verso la competenza artificiale ne altera la percezione pubblica molto più della sua reale utilità.

Perché HSBC che sceglie Mistral e non OpenAI non è solo tecnologia ma strategia industriale, sovranità digitale e geopolitica

Quando la più grande banca europea decide di affidare il cuore delle sue future operazioni all’intelligenza artificiale, la notizia è già rilevante. Quando però sceglie una startup francese invece dei colossi americani dell’AI, allora la notizia diventa politica, oltre che tecnologica. È quello che è appena successo con HSBC, che ha siglato un accordo strategico con Mistral per integrare i modelli generativi della società parigina nei sistemi operativi della banca.

Draghi scuote l’Europa sull’AI: senza innovazione, l’Europa non cresce e non compete

Nel giorno dell’inaugurazione dell’anno accademico al Politecnico di Milano, Mario Draghi non ha fatto il classico discorso celebrativo da cerimonia universitaria con buffet finale. Ha tenuto, piuttosto, una lezione di geopolitica tecnologica mascherata da prolusione accademica. E ha messo l’Europa davanti allo specchio: e quello che si vede riflesso non è esattamente il volto di un continente all’avanguardia sull’Intelligenza Artificiale.

Mario Draghi ha usato numeri, storia economica e una filosofia molto concreta per mandare un messaggio semplice: senza una vera strategia su AI, innovazione e produttività, l’Europa rischia una lunga, elegante e costosissima stagnazione. Un museo a cielo aperto, brillante nel patrimonio culturale, molto meno nel futuro industriale.

Dalla corsa ai chip alla politica industriale: il modello Giappone per l’AI

Nel mondo dell’Intelligenza Artificiale, tutti parlano di chip come se fossero lingotti d’oro. E in effetti lo sono. Ma mentre Stati Uniti e Cina si lanciano in finanziamenti miliardari come fuochi d’artificio, il Giappone ha deciso di fare qualcosa di molto più… giapponese: abbassare i toni e costruire con metodo. Tokyo ha appena approvato un nuovo pacchetto di finanziamenti per l’AI e i semiconduttori da 252,5 miliardi di yen, circa 1,6 miliardi di dollari.

AlphaFold compie 5 anni: l’Intelligenza Artificiale che ha insegnato alle proteine come piegarsi (e alla scienza come correre)

Cinque anni fa l’idea che un’Intelligenza Artificiale potesse “indovinare” la forma delle proteine sembrava buona più per una puntata di Star Trek che per un laboratorio di biologia molecolare. E invece oggi, a cinque anni dal debutto pubblico di AlphaFold, la realtà ha superato la fantascienza con una naturalezza quasi imbarazzante per chi, fino a poco tempo fa, passava la vita davanti a microscopi e modelli molecolari in plastica. L’IA oggi non si limita a osservare le proteine: le prevede, le disegna in 3D e le mette in banca dati come farebbe con le foto delle vacanze.

L’AI che riscrive la bio‑sicurezza globale: il caso Microsoft e le tossine digitali

Quando la tecnologia incontra la biologia, la parola “sicurezza” assume un significato più fragile di quanto immaginiamo. Microsoft ha appena dimostrato che i sistemi globali di bio‑sicurezza, progettati per impedire la sintesi di patogeni e tossine, presentano falle critiche: sequenze di DNA pericolose possono essere mascherate attraverso l’IA, passando inosservate ai controlli tradizionali. Questa scoperta non è fantascienza da film distopico, ma un “zero‑day” biologico, un termine preso in prestito dalla sicurezza informatica, che ora si applica anche al mondo della genetica digitale.

Gli Stati Uniti stanno perdendo la guerra cibernetica mentre l’AI arma i nemici più velocemente della loro difesa

A volte sembra che la narrativa ufficiale viva in un universo parallelo, dove la supremazia cibernetica statunitense è una sorta di dogma indiscutibile, mentre la realtà racconta una storia molto meno rassicurante. In un contesto in cui la keyword cyber difese USA diventa non solo un tema di ricerca ma una cartina di tornasole geopolitica, sta emergendo una verità scomoda. L’AI sta potenziando gli attaccanti molto più velocemente di quanto le istituzioni riescano a ripensare il proprio perimetro di protezione. Chi osserva con occhio tecnico e inclinazione da CEO sa che il vero rischio non è l’attacco a sorpresa, ma l’inerzia autoindotta. L’ironia è che il Paese che ha guidato l’innovazione digitale per decenni ora inciampa sul banale: mancano persone, manca leadership, manca un disegno.

OpenAI conferma violazione di terze parti con esposizione di metadata API

La vicenda del data breach OpenAI legato al fornitore di analytics Mixpanel merita più di un sospiro rassegnato, perché racconta con chiarezza chirurgica quanto sia sottile la membrana di sicurezza che separa l’ecosistema dell’intelligenza artificiale dalla sua stessa ombra. OpenAI ha confermato che nomi account, indirizzi email e metadati dei dispositivi degli utenti API sono finiti nelle mani sbagliate dopo un intrusione nel sistema di Mixpanel. Il tutto senza toccare prompt, chiavi API o informazioni di pagamento. Una rassicurazione apparente, perché la vera partita si gioca altrove. La parola chiave che domina questo quadro è data breach OpenAI, accompagnata in modo naturale da concetti come mixpanel breach e sicurezza API, che definiscono lo scenario complesso di una supply chain digitale sempre più vulnerabile.

Dartmouth 1956: la nascita dell’intelligenza artificiale e la lezione per Roma 2025

L’estate del 1956 al Dartmouth College, a Hanover nel New Hampshire, segnò l’inizio ufficiale dell’intelligenza artificiale come disciplina autonoma. John McCarthy, Marvin Minsky, Claude Shannon e Nathan Rochester proposero il “Dartmouth Summer Research Project on Artificial Intelligence”, un workshop di due mesi destinato a esplorare se ogni aspetto dell’intelligenza umana potesse essere simulato da una macchina. Non si trattava di un seminario accademico convenzionale, ma di un esperimento visionario: dieci ricercatori riuniti in una vecchia sala del campus per discutere, progettare e ipotizzare macchine capaci di ragionare, apprendere e risolvere problemi complessi.

Intelligenza Artificiale generale e la nuova febbre di NeurIPS

Non c’è nulla di più divertente che osservare un’intera industria chiedersi se ha investito nelle fondamenta giuste mentre brinda al futuro con un sorriso tirato. In questi giorni la scena si sposta a San Diego, dove NeurIPS attrae migliaia di ricercatori, investitori e cacciatori di talento. La narrativa ufficiale celebra l’ingegno accademico, ma sotto la superficie pulsa una domanda che nessuno ama formulare ad alta voce: la corsa verso l’intelligenza artificiale generale sta davvero seguendo la traiettoria giusta oppure siamo dentro un gigantesco esercizio di wishful thinking mascherato da inevitabilità tecnologica. La parola magica è aspettativa, quella vibrazione sospesa tra entusiasmo e presagio che da sempre accompagna le rivoluzioni più ambiziose.

AWS Reinvent tra sfida, ambizione e il bisogno di riconquistare la narrativa del cloud

A quanto pare, Las Vegas è pronta ancora una volta a trasformarsi nel parco giochi dell’innovazione con AWS reInvent che si prepara a catturare l’attenzione di chiunque mastichi intelligenza artificiale generativa e cloud computing. Il clima è quello di un’arena in cui tutti fingono non sia in corso una battaglia esistenziale per conquistare la prossima decade tecnologica. Il risultato è un miscuglio irresistibile di entusiasmo, aspettative e quella tipica tensione che serpeggia quando un gigante si trova nella posizione scomoda di dover dimostrare di essere ancora all’altezza della propria storia.

Mariella Borghi: l’architettura umana dell’intelligenza artificiale tra etica, strategia e il coraggio di rallentare

In un ecosistema digitale che celebra la velocità a ogni costo, Mariella Borghi rappresenta l’eccezione che conferma la regola: la vera innovazione richiede tempo, profondità e, soprattutto, una regia umana. L’AI non è una bacchetta magica, ma uno specchio che riflette chi siamo: governarlo richiede competenza tecnica, visione strategica e una solida
“intelligenza analogica”.

Un’orchestrazione più intelligente: come Nvidia + Hong Kong superano GPT-5 con un router da 8 miliardi

C’è uno studio fresco di stampa da NVIDIA e l’Università di Hong Kong che potrebbe rimodellare la nostra idea di “modello più potente = modello più grande e costoso”. Hanno costruito un piccolo orchestrator da 8 B (cioè un LLM con 8 miliardi di parametri) che, usato come router, batte GPT-5 su benchmark di ragionamento, ed è molto più efficiente nel costo. Sì, hai letto bene.

Questo orchestrator non è un semplice “assistant”: decide quando e quale strumento chiamare — modelli grandi, modelli piccoli, API, motori di ricerca, interpreti di codice — per ciascun passo di un task complesso. È come se avessi un traffic manager dell’intelligenza artificiale: quando serve potenza chiama GPT-5, ma se basta un task più leggero, convoca un modello economico, minimizzando il prezzo totale.

The Thinking Game

Racconta l’incessante ricerca dello scienziato visionario Demis Hassabis per decifrare l’intelligenza artificiale generale, un viaggio di straordinaria perseveranza.

Baidu, il Google cinese, ora fabbrica chip: così Pechino costruisce i muscoli dell’Intelligenza Artificiale

Mentre Nvidia resta fuori dai confini, Baidu entra in fabbrica. E trasforma la guerra dei semiconduttori in strategia industriale. Se fino a ieri Baidu per tutti era “il Google cinese”, oggi è qualcosa di molto più ambizioso: un produttore di chip per l’Intelligenza Artificiale con mire da protagonista globale. In silenzio, senza grandi proclami, Baidu sta costruendo quello che Pechino sognava da anni: un’alternativa domestica ai colossi occidentali dei semiconduttori. Perché quando la geopolitica chiude una porta, la tecnologia cinese apre… una fonderia.

Tre anni di ChatGPT: come una chat ha riscritto lavoro, economia e immaginario globale

Il 30 novembre 2022 non è entrato nei manuali come una data “storica”. Niente piazze, niente dirette TV, nessun leader mondiale con forbici dorate. Eppure quel giorno, in silenzio, una giovane startup californiana chiamata OpenAI metteva online un chatbot destinato a cambiare il modo in cui il mondo scrive, studia, lavora e, dettaglio non trascurabile, procrastina. Tre anni dopo, ChatGPT non è più una novità: è un’infrastruttura culturale.

La scintilla e l’abisso: da Frankenstein all’era dell’intelligenza artificiale

PODCAST “FRONTIERE ARTIFICIALI” – Episodio 2

In questa puntata esploriamo il filo invisibile che unisce Mary Shelley e l’intelligenza artificiale contemporanea. Dal laboratorio di Victor Frankenstein ai sistemi generativi che apprendono da miliardi di tracce umane, riflettiamo su come le creature che inventiamo possano sfuggire al nostro controllo.

Virgin Australia vola con l’AI: quando prenotare un volo è quasi come chattare con un amico

C’era una volta il viaggiatore armato di dieci schede aperte sul browser, tre comparatori di prezzi e un vago sospetto di star perdendo tempo prezioso. Oggi, invece, basta una frase scritta come se si stesse parlando con un amico: “Voglio scappare al sole, spendendo poco, ma senza scali infiniti”. E qualcuno o, meglio, qualcosa, risponde con una proposta su misura. Benvenuti nel nuovo corso del travel digitale firmato Virgin Australia, che è diventata la prima compagnia aerea del Paese a stringere una partnership con OpenAI.

La grande fuga dei chip: come la Cina addestra oltre confine l’AI per dribblare i divieti USA

Non è una spy story, è geopolitica digitale: Pechino delocalizza i cervelli… delle macchine. E l’AI diventa una questione di frontiere, GPU e strategia globale. E se pensavate che la nuova Guerra Fredda si giocasse solo su missili, gasdotti e alleanze militari, è il momento di aggiornare il manuale. Oggi il vero campo di battaglia è un data center e le armi non hanno canna ma dissipatori di calore. Gli Stati Uniti stringono il cerchio sull’export di chip avanzati per l’Intelligenza Artificiale e la Cina risponde come ogni grande potenza tecnologica sa fare: cambiando mappa e spostando le sue macchine dove nessuno (almeno per il momento) può bloccarle.

L’Intelligenza Artificiale che ricompone la storia: a Pompei i robot rimettono insieme il passato

Quando pensiamo all’Intelligenza Artificiale, difficilmente immaginiamo un robot chino su un mucchio di reperti di epoca romana, intento a ricomporre affreschi vecchi di duemila anni come un gigantesco puzzle senza immagine guida. Eppure è esattamente quello che sta accadendo a Pompei, dove l’AI ha deciso di sporcarsi le mani di storia.

Reti intelligenti, Paese più forte: come l’AI può riscrivere  il futuro delle infrastrutture in Italia

Immaginate un’Italia dove strade, ponti, piloni e cavalcavia “avvisano” quando iniziano ad esserci dei problemi strutturali, reti idriche che  “confessano” le perdite e centrali elettriche che “ragionano” su come ottimizzare la distribuzione di energia. Non è una sceneggiatura di fantascienza, ma il ritratto dell’Italia possibile che emerge dal nuovo rapporto “Smart Infrastructure”, presentato al TIM Innovation Lab di Roma. Il messaggio è chiaro: Intelligenza Artificiale, IoT, 5G e cybersicurezza non sono più optional tecnologici o argomenti di discussione nei convegni, ma strumenti di manutenzione ordinaria del Paese.

Autonomous Aircraft pronti al takeoff

Autonomia. Una parola che in aviazione ha sempre generato la stessa miscela di fascinazione e timore che un tempo si riservava ai motori a reazione o ai primi computer di bordo. Oggi gli aeromobili autonomi non sono più una provocazione futuristica per convegni tecnologici, ma un dossier concreto che gli ingegneri stanno trasformando in hardware volante. La narrativa fantascientifica ha ceduto il passo a prototipi certificati, accordi industriali inattesi e una corsa strategica che unisce big tech, startup e contractor della difesa. Chi immaginava tempi lunghi dovrà ricalibrare lo sguardo, perché l’orizzonte si sta accorciando. La keyword che domina questo scenario è aeromobili autonomi, una leva ormai centrale per le strategie di mobilità avanzata, mentre autonomie di volo e intelligenza artificiale aeronautica agiscono come coordinate semantiche capaci di orientare i motori di ricerca e le AI generative verso ciò che davvero conta.

Sovranità tecnologica: l’indipendenza che nessuno può più permettersi di rimandare

La chiamano “sovranità tecnologica”, ma suona sempre di più come una questione di sopravvivenza industriale. Non è un vezzo da geopolitici né una moda da convegno, ma una sfida concreta che riguarda server, energia, dati, competenze e, soprattutto, potere economico. Agli Stati Generali della Sostenibilità Digitale 2025 i manager italiani scoprono che l’innovazione non è neutrale (e l’AI nemmeno).

È stato questo uno dei temi centrali emersi durante la quarta edizione degli Stati Generali della Sostenibilità Digitale, promossi dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale, che a Varignana, alle porte di Bologna, ha riunito oltre cento C-level delle principali aziende pubbliche e private italiane.

Coalizione Trump e la frattura nascosta che anticipa il 2028

La coalizione che ha riportato Donald Trump alla Casa Bianca per il suo secondo mandato appare oggi come un organismo complesso, pulsante e sorprendentemente fragile, un gigante politico che continua a camminare con passo deciso pur avendo le caviglie legate con spago e orgoglio identitario. L’illusione di un blocco monolitico in stile anni ottanta ha retto per mesi, forse per inerzia, forse per quella singolare alchimia che Trump riesce ancora a creare tra fedeltà emotiva e narrazione economica personalizzata. Ma i numeri più recenti mostrano una crepa. Prima sottile, poi più visibile. E ora talmente rumorosa da essere diventata un messaggio politico per chiunque voglia raccogliere il testimone della destra trumpiana nel 2028. La keyword che attraversa tutto è coalizione Trump, con repubblicani non MAGA e identità conservatrice come satelliti semantici che orbitano attorno a una domanda fin troppo semplice. Quanto può durare un movimento costruito più sulla magnetica personalità di un leader che sulla coerenza interna dei suoi sostenitori.

Lo scontro su chi regola l’intelligenza artificiale: Stati vs Washington

Per la prima volta, Washington si sta avvicinando a una decisione reale su come regolamentare l’intelligenza artificiale — e la battaglia che si profila all’orizzonte non verte tanto sulla tecnologia quanto su chi ha il potere di regolamentarla. In mancanza di un standard federale significativo mirato alla sicurezza dei consumatori, molti Stati hanno colmato il vuoto legislativo introducendo decine di proposte per tutelare i cittadini dai rischi legati all’IA. Esempi emblematici includono la California, con la legge SB-53 sulla trasparenza e i rischi catastrofici, e il Texas, che ha passato il Responsible AI Governance Act per proibire l’uso intenzionale dannoso dei sistemi di IA.

Necrologio sostenibile: perché l’Agenda 2030 è già un cimelio da museo

La sostenibilità è morta”. Non è il titolo di un film apocalittico né il teaser di una nuova serie distopica. È l’incipit, volutamente provocatorio, con cui Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, ha aperto la quarta edizione degli Stati Generali della Sostenibilità Digitale, in scena anche quest’anno a Varignana.

Una frase che suona come una campana funebre, ma che in realtà è un invito al risveglio. Perché, come chiarisce subito Epifani, la sostenibilità non è morta davvero. È comatosa. E senza una trasformazione radicale, dal punto di vista tecnologico, culturale e politico, non si sveglierà.

Tracciamento online e privacy online

AI Chatbots e Privacy: la battaglia silenziosa che deciderà il futuro dei dati

La privacy chatbot è diventata il nuovo terreno di scontro tra giganti dell’intelligenza artificiale che fingono di essere i tuoi assistenti digitali mentre si comportano come collezionisti compulsivi di informazioni. La scena ormai è chiara. Gli utenti considerano naturale delegare decisioni, ricerche, persino dubbi personali a un modello conversazionale che sembra un consulente fidato. Poi scoprono che ogni parola digitata potrebbe alimentare un motore di raccolta dati più efficiente di qualsiasi social network del passato. La retorica del servizio gratuito è tornata nella sua forma più elegante, perché quando l’AI è così utile diventa quasi imbarazzante chiedersi dove finiscano realmente i dati.

La nuova anatomia invisibile del device fingerprinting

Il paradosso della privacy digitale si manifesta sempre nei dettagli apparentemente insignificanti. Lo schermo che tocchiamo distratti, il giroscopio che registra l’inclinazione della mano, la versione del sistema operativo che non aggiorniamo da mesi. Tutto questo basta già a raccontare una storia molto più intima di quanto molti immaginino. La nuova ondata di ricerche sul device fingerprinting illumina un’area rimasta troppo a lungo nell’ombra, svelando come ogni smartphone diventi un faro costante, riconoscibile anche quando crediamo di essere invisibili. Chi si illude che attivare la modalità privata o disattivare i cookie basti a salvare la situazione scoprirà che il gioco si è fatto ben più sofisticato.

Google possiede l’intero Stack e questo è il punto

Google ha il vantaggio competitivo che molti sognerebbero: non vende solo chip, ma “chip + cloud + software + app”. Le sue TPU, invece di essere usate solo internamente, ora vengono offerte (e presto vendute) a clienti come Meta e Anthropic un salto strategico enorme. Secondo vari report, Meta starebbe negoziando con Google già per partire a noleggiare TPU via Google Cloud già l’anno prossimo, con piani per acquistare chip fisici nei propri data center a partire dal 2027.

Anthropic non è da meno: ha un accordo da decine di miliardi per accedere fino a un milione di TPU, portando il suo potenziale computazionale a oltre 1 gigawatt entro il 2026.

Chips challenges: la strategia mancata della Casa Bianca sull’export di chip AI in Cina

La corsa globale all’intelligenza artificiale non si combatte solo a colpi di algoritmi e modelli linguistici, ma anche con il silenzioso e potente traffico di chip. Gli Stati Uniti, formalmente campioni della supremazia tecnologica, hanno appena mostrato un sorprendente talento nell’autogol politico: la Casa Bianca ha rifiutato una proposta di controlli sulle vendite di chip IA alla Cina, lasciando vuoto il campo regolatorio dopo che l’amministrazione Trump ha eliminato, a maggio, una regola ereditata dai giorni di Biden.

La strategia del DoD USA: responsible AI strategy & implementation pathway

Passando al fronte statunitense, il DoD ha pubblicato il documento ufficiale Responsible Artificial Intelligence Strategy & Implementation Pathway (RAI S&I Pathway), datato giugno 2022. Questo è il cuore dell’approccio del Dipartimento della Difesa USA all’IA responsabile, con implicazioni massicce su governance, fiducia, ciclo di vita del prodotto, forza lavoro e requisiti operativi.

L’obiettivo dichiarato: garantire che l’adozione dell’IA avvenga in modo etico, sicuro, affidabile, scalabile e rapido, preservando al contempo il vantaggio strategico americano. Nel foreword, la vice-segretaria Kathleen Hicks afferma che è essenziale integrare l’etica fin dall’inizio, così da costruire fiducia interna ed esterna (alleati, coalizioni) nelle capacità AI.

Goldman Sachs: OpenAI non è più solo Software: la nascita di un impero dell’AI attraverso alleanze strategiche e investimenti da trilioni

Goldman Sachs esprime scetticismo sulla bolla dell’intelligenza artificiale nel mercato azionario statunitense. Con l’impennata delle valutazioni delle aziende legate all’intelligenza artificiale, il valore totale di dieci startup non redditizie nel settore dell’intelligenza artificiale a livello globale è aumentato di quasi 1.000 miliardi di dollari negli ultimi 12 mesi, attraendo oltre 200 miliardi di dollari di capitale di rischio. Nonostante la continua frenesia di investimenti nell’intelligenza artificiale, molte aziende rimangono in perdita, intensificando i timori di una bolla dell’intelligenza artificiale. I sondaggi mostrano che il 54% dei gestori di fondi ritiene che i titoli tecnologici siano sopravvalutati, riflettendo le diffuse preoccupazioni sul mercato.

Dario Amodei davanti al congresso per l’uso militare dell’AI cinese

Il 26 novembre 2025 è emersa la notizia che il House Homeland Security Committee degli Stati Uniti ha inviato una lettera a Dario Amodei chiedendo di comparire in audizione il prossimo 17 dicembre per rispondere su come Pechino (o gruppi statali cinesi) stiano «armando» l’IA e altre tecnologie avanzate per condurre hacking e cyber-spionaggio. L’incidente che ha innescato la chiamata al tavolo è piuttosto grave. Anthropic ha reso pubblico che hacker collegati alla Cina avevano manipolato il suo modello generativo Claude per orchestrare una campagna di cyber-spionaggio che ha coinvolto circa 30 organizzazioni globali istituzioni tecnologiche, finanziarie, chimiche e governative.

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