Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

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Fine dei giochi per Nvidia in Cina: Deepseek, Huawei e il nazionalismo dei chip cambiano le carte in tavola

Non è una doccia fredda. È una glaciazione. Nvidia, il colosso americano dei chip AI, si ritrova improvvisamente a fare i conti con un colpo basso da Washington che rischia di cancellare quasi il 10% del suo fatturato globale. Un licensing obbligatorio per esportare gli H20 in Cina – chip già “castrati” per evitare restrizioni precedenti – suona più come una mossa geopolitica che una protezione tecnica. Risultato? ByteDance, Tencent e Alibaba – tutti affamati di potenza di calcolo – ora dovranno fare i conti con un futuro in cui Nvidia scompare dagli scaffali, e l’unica alternativa realistica è il “fai da te” made in China.

Nvidia si è già vista tagliare fuori in passato, ma con l’H20 aveva trovato un compromesso: un chip “legalmente accettabile”, depotenziato ma ancora abbastanza potente da servire gli LLM cinesi. Ora però il sipario cala di nuovo. Si parla di un impatto da 5,5 miliardi di dollari. Roba da convocare il consiglio d’amministrazione con whiskey e calmanti. E mentre Nvidia si lecca le ferite, le Big Tech cinesi non si piangono addosso: stanno correndo. Non per scelta, ma per necessità.

Copilot Computer Use, Claude e Operator: l’era dei maggiordomi digitali è iniziata

Microsoft non poteva restare a guardare mentre OpenAI e Anthropic si facevano i propri maggiordomi digitali personali. Così questa settimana ha sganciato il suo colpo: una nuova funzione per Copilot Studio chiamata, in perfetto stile Silicon Valley, “computer use”. Tradotto: l’intelligenza artificiale di Redmond ora può usare il tuo computer come farebbe un umano. Ma senza sindacati, pause caffè o click sbagliati dovuti alla noia.

In pratica, Copilot Studio potrà cliccare bottoni, scrivere nei campi di testo, aprire menu a tendina e — cosa ben più interessante — interagire con applicazioni desktop e siti web anche quando non esistono API ufficiali. L’AI impara dall’interfaccia utente visiva. Se un umano può farlo guardando lo schermo, l’agente AI può farlo anche meglio. O almeno ci prova.

Elliott punta il bisturi su HPE: l’attivismo finanziario come ultima speranza per un colosso stanco

Quando un investitore attivista bussa alla porta, non lo fa mai per cortesia. E quando si chiama Elliott Investment Management, non bussa affatto: entra, si siede alla testa del tavolo e inizia a riscrivere le regole del gioco. Stavolta l’obiettivo è Hewlett Packard Enterprise, azienda che una volta rappresentava il cuore pulsante dell’IT enterprise americano e che oggi sembra arrancare nell’ombra dei suoi rivali più aggressivi. Con un investimento superiore a 1,5 miliardi di dollari, Elliott non ha semplicemente fatto un ingresso trionfale in HPE — ha premuto il grilletto su una ristrutturazione che, a meno di miracoli, non sarà né gentile né silenziosa.

Mentre in Europa si discute di regole, in Cina si scala. Ant Group crea 100 medici AI su Alipay: benvenuti nella sanità del capitalismo algoritmico cinese

Mentre l’Occidente ancora dibatte sulla privacy dei dati sanitari e sull’etica dell’intelligenza artificiale applicata alla medicina, Ant Group la fintech figlia prediletta del colosso Alibaba ha già messo online cento dottori virtuali. O meglio: cento agenti AI, addestrati direttamente dai team di celebri medici cinesi e pronti a rispondere 24 ore su 24 tramite l’app Alipay. Non si tratta di chatbot generici: ognuno di questi agenti è modellato su un luminare in carne ed ossa, e promette “consigli autorevoli e credibili” con il tocco freddo ma immediato del silicio.

Sì, la sanità in Cina sta diventando un prodotto plug-and-play, un servizio embedded nell’ecosistema digitale di una super app. Il cittadino non deve più neppure uscire da Alipay originariamente un’app di pagamento per ottenere diagnosi, consulenze, analisi di referti caricati via smartphone e perfino prenotazioni per visite in presenza. Il cerchio è chiuso, l’utente è fidelizzato, il medico è virtuale.

Kling 2.0, l’arma nucleare di Kuaishou nella guerra mondiale dei video generativi

Nel cuore di Pechino, sotto i riflettori di una presentazione aziendale con toni più da show business che da tech conference, Kuaishou ha lanciato Kling AI 2.0, definendolo – senza mezzi termini – “il modello di generazione video più potente al mondo”. Lo ha detto con tono trionfale Gai Kun, vicepresidente senior dell’azienda, mentre tutto il resto dell’industria dell’IA video globale stava probabilmente trattenendo il respiro, cercando di capire se fosse una sparata di marketing o la verità nuda e cruda.

Nel frattempo, numeri alla mano, Kling sta già scrivendo le sue regole. Oltre 22 milioni di utenti nel mondo, 168 milioni di video generati, più di 344 milioni di immagini sputate fuori da un’intelligenza artificiale che si nutre di prompt come un influencer si nutre di like. Sì, numeri da piattaforma mainstream, non da progetto sperimentale.

Anthropic entra in modalità voce: Airy, Mellow e Buttery la sfida ad OpenAI si gioca ora anche all’orecchio

Nel teatrino sempre più affollato e teatrale dell’intelligenza artificiale, Anthropic si prepara a salire di tono letteralmente con l’introduzione imminente di una “voice mode” per il suo chatbot Claude. Secondo quanto riportato da Bloomberg, la nuova funzionalità vocale dovrebbe debuttare già questo mese, segnando un passo audace (e atteso) per avvicinarsi alla già consolidata esperienza conversazionale di ChatGPT, che integra da tempo un’interfaccia vocale sofisticata.

Per ora, il sipario si apre su tre voci in inglese, battezzate con poetica intenzione: Airy, Mellow e Buttery. Già dai nomi si intuisce la volontà di costruire un’esperienza sonora non solo funzionale, ma sensorialmente curata, in un tentativo di umanizzazione dell’interazione con l’AI. Per chi mastica branding, non è un dettaglio: non si tratta solo di “parlare”, ma di come si parla all’utente.

Image Library OpenAI si reinventa tra ipocrisia filantropica e nuove funzioni da vetrina

OpenAI, nel suo eterno pendolo tra messianesimo tecnologico e capitalismo a trazione turbo, ha annunciato una nuova funzione per ChatGPT: la tanto attesa Image Library. Se usi l’AI per generare immagini, da oggi potrai finalmente vedere tutto il tuo piccolo museo di deliri visivi organizzato in griglia, direttamente dentro l’app mobile e a breve anche sul web. Lo hanno mostrato con un video promozionale di quelli corti, emozionali e pulitissimi, dove si vedono le immagini ben impaginate nel nuovo tab Library, con tanto di bottone fluttuante per crearne di nuove. In pratica, una galleria Instagram privata delle tue fantasie digitali, senza bisogno di doverle risalvare manualmente o andarle a cercare tra mille thread.

A volerla leggere superficialmente, è solo una feature in più. Ma a guardarla con l’occhio di chi conosce i giochi del potere e del prodotto, è chiaro che OpenAI si sta strutturando per diventare il contenitore creativo del prossimo decennio. Questo significa disintermediare anche i creatori visivi tradizionali, e spingere l’utente medio a costruire una relazione sempre più personale con l’output dell’AI. La Library non è solo comodità: è fidelizzazione travestita da UX.

Seaweed, il colpo di ByteDance che umilia i giganti del video AI

Nel teatrino dell’IA generativa, dove ogni player misura la virilità del proprio modello a colpi di miliardi di parametri e petaflops di addestramento, ByteDance ha appena fatto qualcosa di inaudito: ha messo KO i muscolosi Google Veo, OpenAI Sora e compagnia cantando con Seaweed, un modello video “snello” da 7 miliardi di parametri. Una piuma, se confrontato con gli elefanti del settore. Eppure, Seaweed vince. Anzi, surclassa. Perché l’efficienza, quando è ben pensata, non è un compromesso: è un vantaggio competitivo.

Partiamo da ciò che conta davvero, non dai numeri: il risultato. Seaweed genera video di 20 secondi in output nativo, partendo da testo, immagine o audio. Non ci sono pipeline spezzate, stadi intermedi malamente incollati tra loro, né effetti Frankenstein tipici di alcuni modelli occidentali. Il flusso è fluido, naturale, quasi cinematografico. Sì, perché il cuore di Seaweed è la narrazione. Lì dove molti modelli si perdono in pixel e frame, Seaweed orchestra un racconto. E lo fa con multi-shot control, movimenti di camera logici, e colpo di classe una sincronizzazione labiale che non sembra più un esperimento universitario, ma una vera produzione audiovisiva.

FS Research Center Prevedere o costruire il futuro? L’illusione del cigno nero e il risveglio del planner visionario

Nel panorama rarefatto della pianificazione infrastrutturale italiana, Mario Tartaglia Lead del Research Center lancia una provocazione tanto elegante quanto velenosa: “To Predict or to Build the Future?”. Una domanda che non è un semplice invito alla riflessione, ma un’accusa neanche troppo velata verso la cronica miopia decisionale di chi dovrebbe disegnare il nostro domani su rotaie, asfalto e reti digitali.

Tartaglia non gioca sul banale ottimismo futurista. Mette in fila quarant’anni di incoerenza istituzionale – dal primo Piano dei Trasporti del 1985 alla tragicomica sequela di liste della spesa strategiche della cosiddetta Legge Obiettivo del 2001 per farci capire che il vero cigno nero non è la pandemia, né il cambiamento climatico. Il vero Black Swan è l’incapacità sistemica di pianificare con visione. E, come suggerisce il buon Nassim Taleb, il COVID non era nemmeno un cigno nero: era un elefante nella stanza, annunciato da Gates, Quammen e mezzo mondo scientifico. Ma come al solito, nessuno ha ascoltato Cassandra.

Google vuole girare il tuo cinema interiore: arriva Veo 2, l’IA che fa video su prompt ma ti mette il guinzaglio

Google ha deciso che il cinema del futuro non lo faranno più i registi indie né gli studios di Hollywood: lo gireremo tutti noi, un prompt alla volta, con Veo 2, la nuova generazione del suo modello di intelligenza artificiale per la creazione di video realistici e ad alta risoluzione. Per ora, però, solo i Gemini Advanced subscribers possono giocare con questa nuova macchina dei sogni. Sì, sempre che abbiano tempo, fantasia e pazienza da vendere. E soprattutto: sempre che non sforino la quota mensile imposta da mamma Google. Perché l’intelligenza artificiale sarà anche generosa, ma mica gratis.

Visita il blog Google.

Da oggi, gli abbonati a Gemini possono scegliere Veo 2 dal menù a tendina nella versione web o mobile e generare clip da otto secondi in formato 720p. Più che cinema, un trailer di TikTok. A proposito: se stai usando l’app su mobile, puoi caricare il tuo capolavoro direttamente su TikTok o YouTube grazie al tasto share. Come dire: se non diventi virale, è colpa tua, non dell’algoritmo.

Claude diventa impiegato modello: Anthropic sfida Google e Microsoft con ricerca autonoma e Google Workspace integrato

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Chiudete gli occhi e immaginate un assistente aziendale che non dorme mai, non prende ferie, non si lamenta della macchina del caffè rotta, e soprattutto: non perde mai una mail. È questo il sogno che Anthropic ha deciso di monetizzare. Oggi lancia due novità pesanti come mattoni nella vetrina già affollata dell’intelligenza artificiale aziendale: l’integrazione con Google Workspace e una nuova funzione di ricerca “agentica” che promette di cambiare le regole del gioco. O, per i più disillusi, di spostare l’asticella un po’ più in là nel far finta di sapere di cosa si parla.

Claude, il chatbot elegante e moralista di Anthropic, ora diventa più ficcanaso e più utile. Dopo aver chiesto il permesso, naturalmente. Si collega alla tua Gmail, ai documenti su Google Drive e al tuo Google Calendar. Risultato? Ti evita l’inferno quotidiano di cercare “quel PDF di tre mesi fa che conteneva forse il piano marketing”. Claude lo trova, te lo spiega, ti fa un riassunto e magari ti dice pure se sei in ritardo con le consegne. Questo lo trasforma da semplice chatbot a qualcosa di molto simile a un vice-assistente operativo, pronto a competere direttamente con Copilot di Microsoft e altri tentativi simili (spesso più promessi che mantenuti).

AMD produrrà chip CPU presso l’impianto TSMC in Arizona

​AMD ha annunciato che inizierà a produrre i suoi processori di quinta generazione EPYC, destinati ai data center, presso il nuovo impianto di Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC) in Arizona. Questa mossa segna la prima volta che i prodotti AMD saranno fabbricati negli Stati Uniti, riflettendo una tendenza più ampia di riportare la produzione di semiconduttori sul suolo americano, in risposta ai crescenti rischi legati al commercio e alle tariffe.

Il nuovo processore EPYC, nome in codice “Venice”, sarà il primo chip di calcolo ad alte prestazioni di AMD finalizzato per la produzione con la tecnologia avanzata a 2 nanometri di TSMC. Sebbene TSMC inizierà inizialmente la produzione di chip a 2 nm a Taiwan, gli sforzi di AMD indicano una pianificazione robusta per il futuro nella progettazione di chip avanzati.​

OpenAI e il suo social network, Il B2C, signori, non è solo il futuro è la macchina che vince sempre

OpenAI si sta buttando nell’arena più tossica, affollata e umanamente compromessa dell’intero universo tech: il social networking. Non stiamo parlando di un’estensione corporate da 4 slide su PowerPoint o di una funzionalità da developer preview, ma di un progetto vero, con tanto di feed visuale centrato sulla generazione di immagini di ChatGPT. La notizia è arrivata da The Verge, citando fonti interne che parlano di un prototipo già operativo.

Per ora siamo ancora in fase embrionale, ma il fatto stesso che OpenAI colosso dell’AI da 97 miliardi di valutazione e braccio operativo di Microsoft nella guerra per la dominance cognitiva dell’umanità stia anche solo valutando una piattaforma sociale, dice molto. Dice che il B2C, alla fine, vince sempre. Perché è lì che stanno gli occhi, i dati, le interazioni, le emozioni. È lì che si costruiscono le dipendenze. Ed è lì che l’AI vive e prospera.

Google photos e Gemini: l’intelligenza artificiale sa quando ti scade il passaporto e cosa hai mangiato in vacanza

La notizia è secca, quasi banale: Google sta integrando Photos con Gemini, il suo nuovo assistente AI. Ma attenzione: è solo per “un gruppo selezionato di utenti invitati”.

L’effetto è quello di una festa a cui non sei stato chiamato, ma dalla strada vedi tutto attraverso le finestre.La vera questione non è cosa fa, ma cosa promette di diventare.

L’integrazione, attualmente in rollout graduale su Android e iOS, permette a Gemini di accedere al tuo archivio fotografico e di rispondere a richieste del tipo “mostrami le foto con Mario al lago di Como” oppure “quando ho rinnovato il passaporto?” o ancora “che cavolo ho mangiato a Barcellona l’anno scorso?”.

Hugging Face mette le mani su Pollen Robotics: l’AI si fa carne e servo-meccanismi

La notizia, apparentemente innocua, ha il sapore di una mutazione darwiniana per il mondo dell’intelligenza artificiale. Hugging Face, la ben nota piattaforma da developer-nerd cool che distribuisce modelli AI open source come fossero caramelle alle fiere di settore, ha deciso di scendere dal cloud per toccare il metallo vivo.

Ha appena acquistato Pollen Robotics, startup francese con quartier generale a Bordeaux, produttrice del robot Reachy, una creatura da laboratorio dal prezzo di listino di 70.000 dollari, capace di prendere una mela o una tazza mica male per un golem 2.0 con ruote e braccia.La cifra dell’acquisizione?

Chatgpt 4.5 supera il test di Turing: benvenuti nel bluff perfetto dell’intelligenza artificiale

Se Alan Turing potesse vedere cosa è successo a San Diego, probabilmente alzerebbe un sopracciglio e accennerebbe un mezzo sorriso. Non perché le macchine abbiano finalmente conquistato l’umano, ma perché ci siamo lasciati fregare con una naturalezza che ha dell’artistico. L’Università della California ha recentemente condotto uno studio che ha mostrato come ChatGPT-4.5, il chiacchieratissimo modello di OpenAI rilasciato solo lo scorso febbraio, sia riuscito a superare una versione moderna del test di Turing nel 73% dei casi. Avete capito bene: in quasi tre conversazioni su quattro, la gente ha pensato che dietro allo schermo ci fosse un umano.

Il test, che richiede semplicemente a un giudice umano di distinguere tra una persona reale e una macchina basandosi esclusivamente sul dialogo, ha sancito che GPT-4.5 sa camuffarsi meglio di un PR in crisi reputazionale. Mentre altri modelli come LLama-3.1-405B o la storica e ormai patetica ELIZA annaspano, GPT-4.5 emerge come il nuovo Casanova digitale.

Apple reinventa la privacy: intelligenza artificiale migliore, dati personali intatti

Apple ci ha abituati a muoversi lentamente, a volte troppo lentamente, quando si tratta di intelligenza artificiale. Ma ora sembra che voglia recuperare terreno con una mossa che fa sembrare OpenAI e Google dei guardoni digitali. L’azienda di Cupertino ha annunciato, con il solito tono da “vi spieghiamo tutto ma non troppo”, un nuovo metodo per migliorare i propri modelli AI senza toccare, copiare o sbirciare i dati degli utenti. Sì, hai letto bene: nessun dato che varca il perimetro sacro del tuo iPhone o Mac.

In una mossa che sa tanto di “vedi mamma, niente mani”, Apple userà dei dataset sintetici, ovvero dati finti ma verosimili, per addestrare i suoi modelli. Come funzionerà? Il dispositivo confronterà questi dati sintetici con porzioni di email o messaggi reali, ma solo per chi ha deciso (volontariamente?) di aderire al programma Device Analytics. A quel punto, il sistema individua quale input finto somiglia di più al contenuto reale e invia ad Apple solo un segnale: niente testo, niente contenuti, solo l’informazione che dice “questo è il più simile”.

Xpeng scavalca Nvidia: la Cina mette il turbo ai chip per auto autonome

Il profumo di autonomia non è più solo una questione di chilometri: ora è una guerra di cervelli in silicio. E mentre Nvidia gioca ancora a fare il monopolista nel campionato occidentale dell’AI automobilistica, Xpeng – il costruttore di EV cinese che un tempo sembrava l’ennesimo clone con touchscreen – ha deciso di farsi il cervello in casa. E non un cervello qualsiasi, ma un chip chiamato Turing, che secondo il fondatore e CEO He Xiaopeng, batte l’onnipresente Drive Orin X di Nvidia di tre volte in potenza computazionale. Tre. Volte.

Il messaggio è chiaro: o si innova, o si muore. E in Cina, dove l’EV è religione di Stato e la guida autonoma è diventata il nuovo campo di battaglia per il predominio tecnologico, la sopravvivenza passa dalla verticalizzazione assoluta. La Turing chip non è solo una dimostrazione di forza, è un atto politico, un gesto di indipendenza strategica in un’epoca dove i semiconduttori sono le nuove armi nucleari del XXI secolo.

Antitrust in ritardo e disastri annunciati: quando il governo USA rincorre le Big Tech col fiatone

Se c’è un’immagine che descrive perfettamente il rapporto tra governo e Big Tech, è quella di un poliziotto che insegue un’auto sportiva… in triciclo. Non importa se ha ragione, arriverà comunque troppo tardi. È la fotografia sbiadita dei processi antitrust intentati dalla Federal Trade Commission contro colossi come Google e Meta. Processi che sembrano nati da fototessere di un’epoca passata, scolorite quanto inutili, e che pretendono di giudicare un mercato tecnologico con dinamiche mutate più velocemente di una story su Instagram.

Il caso contro Meta, sbarcato in tribunale a Washington, si basa sull’acquisizione di Instagram e WhatsApp, avvenute rispettivamente nel 2012 e nel 2014. Due ere geologiche fa, in scala digitale. All’epoca Instagram era poco più di una fotocamera con filtri carini, e WhatsApp un servizio di messaggistica senza modello di business. Oggi sono pilastri dell’impero Zuckerberg, ma accusarlo adesso per quelle mosse equivale a multare un’auto in sosta perché vent’anni fa ha superato il limite di velocità.

Grok sotto indagine in europa: il gioco pericoloso di Elon Musk con i dati degli utenti

L’Irlanda, terra di folletti, di San Patrizio e headquarters tech europei, ha deciso di non farsi incantare dalle magie di Elon Musk. Il suo nuovo giocattolo, Grok, l’intelligenza artificiale sviluppata da xAI, è ufficialmente sotto indagine da parte del Data Protection Commission (DPC) irlandese. E come sempre, non si parla di dettagli tecnici ma di privacy, la moneta più preziosa nell’economia dell’attenzione.

Il cuore della questione è la presunta violazione del GDPR, quel famigerato regolamento europeo che ogni CEO americano sembra conoscere solo per sentito dire, ma che puntualmente riesce a ignorare finché non arriva una sanzione milionaria. Secondo l’autorità irlandese, Grok sarebbe stato addestrato usando i post degli utenti europei su X, la piattaforma social ex-Twitter, di proprietà dello stesso Musk. Il problema? Quei dati potrebbero essere stati utilizzati senza un consenso esplicito e informato, come richiesto dalla normativa comunitaria. In altre parole: “Caro Elon, non puoi usare i nostri tweet per insegnare al tuo robottino a parlare, se prima non ci chiedi il permesso.”

Eric Schmidt serve più energia o più cervello?

A Washington si è celebrata l’ennesima seduta teatrale mascherata da audizione congressuale, dove il sipario si è alzato su un paradosso tutto americano: per dominare il futuro dell’intelligenza artificiale, bisogna consumare il passato dell’energia. Una corsa al primato tecnologico che brucia elettricità come se fosse carbone dell’Ottocento, mentre la questione climatica viene elegantemente ignorata come un cameriere troppo zelante a un gala di miliardari.

Eric Schmidt, ex CEO di Google e oggi nuovo profeta dell’IA sotto le vesti del suo think tank “Special Competitive Studies Project”, ha scodellato la nuova verità: “Abbiamo bisogno di energia in tutte le forme, rinnovabili o meno, subito e ovunque”. Una chiamata alle armi energetica che sa tanto di manifesto industriale più che di politica nazionale.

Durante l’audizione della Commissione Energia e Commercio della Camera, la parola d’ordine è stata una sola: “dominanza”. Dominanza sull’energia. Dominanza sull’IA. Dominanza sulla Cina. E se per raggiungerla bisogna mettere in pausa il pianeta, pazienza. Quattro ore di interventi bipartisan dove repubblicani e democratici si sono annusati e ignorati a turno, uniti da un’ansia esistenziale: perdere la corsa contro Pechino.

Nvidia porta l’intelligenza artificiale in USA: 500 miliardi per smarcarsi da Pechino e accarezzare Trump

L’amministrazione Trump ritratta sulla decisione di bloccare l’esportazione delle GPU Nvidia H20 HGX verso la Cina, a seguito di un incontro tra il CEO dell’azienda, Jensen Huang, e l’ex presidente americano. Durante una cena esclusiva presso il resort Mar-a-Lago, Huang avrebbe garantito ingenti investimenti nelle infrastrutture di intelligenza artificiale negli Stati Uniti, spingendo l’amministrazione a riconsiderare la propria posizione.

La Silicon Valley si trova ora alle porte di una rivoluzione senza precedenti, con Nvidia al centro della scena come leader indiscusso dei chip per l’AI. Con l’ombra di una potenziale guerra commerciale e le crescenti tensioni geopolitiche con la Cina, Nvidia ha scelto di puntare tutto sulla produzione domestica americana. Non si tratta di un semplice gesto simbolico, ma di un impegno concreto: Huang ha annunciato un investimento colossale di mezzo trilione di dollari per sviluppare infrastrutture Made in USA.

E non stiamo parlando di cavilli contabili o buyback travestiti da innovazione. Si tratta di un piano di industrializzazione da far tremare le vene ai polsi: un milione di metri quadrati tra Phoenix, Dallas e Houston dedicati a produrre chip Blackwell e supercomputer per alimentare la corsa globale all’AI. Questo non è reshoring, è un atto di guerra commerciale camuffato da patriotismo tecnologico. Il messaggio è chiaro: il futuro dell’AI si costruisce negli States. Il resto è rumore.

Alibaba svela il suo piano per dominare l’intelligenza artificiale nell’industria automobilistica, Nio, BMW e potenzialmente Tesla

Alibaba Group sta intensificando il suo impegno nel settore automobilistico con un piano che prevede l’integrazione di tecnologie di intelligenza artificiale (AI) nelle automobili, raggiungendo accordi significativi con alcuni dei principali attori globali, tra cui Nio, BMW e potenzialmente Tesla. La mossa arriva in un momento cruciale per la tecnologia cinese, che punta ad affermarsi come il fulcro dell’innovazione nel settore dell’auto intelligente. Ma ciò che potrebbe sembrare un semplice passo verso il futuro, nasconde sotto la superficie una strategia ben più profonda e ambiziosa. Vediamo come Alibaba sta pianificando di conquistare il mercato dell’auto intelligente, e perché potrebbe avere tutte le carte in regola per farlo.

Il futuro incerto di OpenAI: ex dipendenti si oppongono alla trasformazione in società a scopo di lucro

La lotta legale in corso tra Elon Musk e OpenAI sta assumendo contorni sempre più drammatici, con una nuova e rilevante memoria legale depositata da un gruppo di ex dipendenti dell’organizzazione. Questo gruppo di ex collaboratori, tra cui figure di spicco come Daniel Kokotajlo e William Saunders, ha espresso in modo chiaro e fermo il proprio disappunto riguardo ai cambiamenti strutturali proposti, che potrebbero trasformare radicalmente l’organizzazione da no-profit a un’entità a scopo di lucro.

Il cuore della questione ruota attorno alla missione originaria di OpenAI, creata con lo scopo di garantire che l’intelligenza artificiale avanzata fosse sviluppata a beneficio dell’umanità. Gli ex dipendenti, che hanno firmato una memoria a sostegno della causa intentata dal CEO di Tesla, sostengono che qualsiasi modifica radicale che vada a ridurre il controllo dell’entità no-profit comprometterebbe non solo la missione iniziale, ma anche la fiducia riposta da donatori, dipendenti e altre parti interessate. La critica che si leva contro la trasformazione in società a scopo di lucro si fonda sull’idea che tale scelta contraddirebbe i principi fondanti dell’organizzazione, violando l’impegno verso il bene comune e mettendo a rischio la credibilità stessa dell’azienda.

Meta assume ex consigliere di Trump e CEO di Stripe: perché no, il consiglio di amministrazione mancava proprio di “diversità”

Venerdì, in un audace tentativo di dimostrare che il concetto di “coerenza” è ormai obsoleto, Meta ha annunciato l’ingresso nel suo board di due personaggi dal curriculum perfettamente in linea con la sua missione di “connettere le persone”: Dina Powell McCormick, ex consigliera di Donald Trump e bancaria di alto livello, e Patrick Collison, CEO di Stripe, perché, si sa, quando pensi a “etica e responsabilità sociale”, Stripe è la prima cosa che ti viene in mente.

Mark Zuckerberg, con la solita faccia da poker, ha dichiarato: “Patrick e Dina portano un’esperienza unica nel supportare aziende e imprenditori” – sottintendendo: “Soprattutto quelli che pagano bene o hanno amici potenti”. McCormick, che oltre ad aver servito nell’amministrazione Trump ora gestisce i servizi clienti globali di BDT & MSD Partners, porterà sicuramente quella delicatezza diplomatica che mancava a Meta dopo le varie accuse di manipolazione politica.

Trump esenta smartphone e laptop dagli aumenti tariffari

(Perché anche i tiranni hanno bisogno del loro iPhone)

Che tenero gesto da parte del nostro amato leader supremo, Donald “Tariff Man” Trump, che ha deciso di graziare smartphone e laptop dalla sua personale crociata economica contro la Cina. Venerdì sera, mentre il mondo si chiedeva se i dazi del 145% fossero un errore di battitura o una follia calcolata, l’amministrazione ha annunciato con magnanimità: “Nah, su questi no, grazie, li usiamo troppo.”

Tra i fortunati esentati ci sono iPad, smartwatch e TV a schermo piatto – perché, diciamocelo, anche un protezionista ha diritto al suo binge-watching su Netflix. Apple, HP, Dell e compagnia bella possono tirare un sospiro di sollievo, mentre i consumatori potranno continuare a comprare l’ultimo MacBook senza dover vendere un rene. Peccato per i marchi cinesi come TCL e Lenovo, che dovranno ancora capire se la loro merce è abbastanza americana per sfuggire alla furia tariffaria.

Google Classroom e il nuovo strumento AI per la creazione automatica di quiz: una rivoluzione per gli insegnanti?

Nel panorama dell’educazione moderna, dove la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale sono ormai una realtà consolidata, Google Classroom fa un passo importante con l’introduzione di uno strumento AI che promette di semplificare e potenziare il processo di creazione dei quiz. L’annuncio, fresco di roll-out, riguarda l’integrazione di Gemini AI, un motore avanzato di intelligenza artificiale che, a partire da file caricati o testo inserito manualmente, è in grado di generare domande di quiz in modo completamente automatico.

Il concetto di base è semplice: gli insegnanti, grazie a Gemini AI, possono creare domande mirate che coprono diverse competenze e conoscenze, risparmiando tempo prezioso. Non si tratta solo di generare domande generiche, ma di personalizzarle in modo che siano in linea con gli obiettivi educativi specifici. L’IA permette anche una selezione precisa delle abilità che si vogliono testare, un aspetto fondamentale per ottenere un feedback dettagliato sul progresso degli studenti.

Gemini Blog: https://workspaceupdates.googleblog.com/2025/04/use-gemini-in-google-classroom-to-generate-questions-from-text.html

Sabotare l’IA con ritmi da mal di testa: Benn Jordan e il suono avversario

Nel mondo della musica digitale e dell’intelligenza artificiale, Benn Jordan ha lanciato una sfida che sembra destinata a scuotere le fondamenta della produzione musicale automatizzata. Utilizzando una tecnica chiamata “adversarial noise”, Jordan ha trovato un modo per sabotare i generatori musicali basati su IA, creando quello che lui stesso definisce un “attacco di avvelenamento” che rende la musica generata non solo inutilizzabile, ma potenzialmente dannosa per il sistema stesso. Questo concetto di sabotaggio sonoro sta aprendo un nuovo capitolo nell’intersezione tra arte e tecnologia, dove il confine tra creatività umana e potenza dell’IA è sempre più sfumato.

Il trucco dietro il “Poisonify” di Benn Jordan è tanto semplice quanto geniale: l’aggiunta di rumore avversario a file audio che, per l’orecchio umano, suonano perfettamente normali. Tuttavia, per i modelli di IA, questi file non sono ciò che sembrano. Il rumore avversario agisce come un “veleno” sonoro che destabilizza l’apprendimento della macchina, facendo sì che i generatori musicali non siano più in grado di produrre musica coerente. Il risultato è devastante: non solo la musica diventa “non allenabile”, ma l’intero modello rischia di essere compromesso.

Google sviluppa un’intelligenza artificiale per decifrare il linguaggio dei delfini: DolphinGemma, la nuova frontiera della comunicazione animale

Google ha messo in campo una delle sue creazioni più sorprendenti: un modello di intelligenza artificiale, soprannominato DolphinGemma, sviluppato per analizzare e decifrare i suoni dei delfini. La notizia ha suscitato una curiosità generale, aprendo un nuovo capitolo nella comprensione del mondo animale e nel tentativo, ormai quasi ossessivo, di creare ponti tra le forme di comunicazione non umane e la tecnologia. Ma cosa c’è veramente dietro questo progetto?

Meta e il futuro dell’IA: Formazione sui dati degli utenti dell’UE o nuova era di sorveglianza?

Meta ha recentemente annunciato che prevede di allenare la propria intelligenza artificiale sui dati degli utenti dell’Unione Europea, incluse informazioni da piattaforme come Facebook e Instagram. Questo annuncio non arriva certo come una sorpresa, considerando il crescente interesse dell’azienda per l’AI, ma ci sono implicazioni più profonde che vanno oltre la semplice giustificazione di migliorare i modelli di IA. Meta ha messo in luce che si tratta di un passo necessario per perfezionare l’interazione dell’IA con il pubblico europeo, ma ciò solleva inevitabili interrogativi sul rispetto della privacy, sulle possibili ripercussioni legali e sull’accesso che l’azienda avrà ai dati degli utenti.

I senatori repubblicani chiedono abrogazione dell’AI Diffusion Rule

Il 14 aprile 2025, sette senatori repubblicani hanno inviato una lettera al Segretario al Commercio Howard Lutnick, chiedendo l’abrogazione della “AI Diffusion Rule“, una normativa introdotta dall’amministrazione Biden che limita l’esportazione globale di chip per l’intelligenza artificiale.

Secondo i senatori, questa regola potrebbe danneggiare la leadership degli Stati Uniti nel settore dell’IA, creando incertezza per le aziende americane e ostacolando gli investimenti e le partnership tecnologiche globali. La normativa classifica i paesi in tre livelli, con solo 18 nazioni che godono di un accesso facilitato alla tecnologia americana, mentre la maggior parte, inclusi alleati come Israele, affronta restrizioni significative.

I senatori avvertono che tali limitazioni potrebbero spingere i paesi del secondo livello a rivolgersi a soluzioni cinesi, indebolendo l’influenza tecnologica degli Stati Uniti. Microsoft ha espresso preoccupazioni simili, affermando che la regola potrebbe dare alla Cina un vantaggio strategico nella diffusione della propria tecnologia IA.

Il Segretario Lutnick ha dichiarato che è necessario impedire alla Cina di utilizzare la tecnologia americana per costruire i propri sistemi IA. La questione evidenzia le divisioni interne al Partito Repubblicano su come gestire le esportazioni tecnologiche in un contesto di crescente competizione con la Cina.

OpenAI rilancia la sfida: gpt-4.1 abbassa i costi, alza l’asticella e guarda dritto agli sviluppatori

OpenAI ha appena lanciato GPT-4.1, e se ti stavi ancora leccando le dita con GPT-4o, forse è il momento di rimettere la sedia sotto la scrivania. No, non è GPT-5, e sì, è una mossa calcolata. Più strategia da CEO che show da keynote. Perché la verità è che questo nuovo rilascio – GPT-4.1, con le sue varianti Mini e Nano – è un prodotto che profuma meno di demo spettacolare e più di macchina da guerra per sviluppatori che hanno bisogno di potenza, efficienza e costi sotto controllo.

Kevin Weil, Chief Product Officer di OpenAI, si è lasciato andare in un livestream che sa di “state of the union”, affermando senza mezzi termini che questi nuovi modelli “sono migliori di GPT-4o in quasi tutte le dimensioni” e riescono a “eguagliare o superare GPT-4.5 in molti aspetti chiave”. Boom. Questo è uno statement. Soprattutto se consideriamo che il modello di punta della generazione precedente veniva ancora percepito come il non plus ultra.

Sovranità digitale e AI: perché il DDL Meloni è l’inizio di una rivoluzione strategica per l’Italia

C’è una certa retorica che, quando si parla di tecnologia e pubblica amministrazione, tende a oscillare tra l’allarmismo catastrofista e l’idealismo tecno-utopico. Il DDL sull’intelligenza artificiale, noto come Atto 1146, approvato dal Senato il 20 marzo 2025, ha acceso entrambe le micce. Eppure, al netto del rumore, c’è una verità semplice: per la prima volta, l’Italia sta tentando di scrivere una strategia industriale coerente in un ambito — quello dell’AI e del cloud, in cui finora abbiamo giocato solo da comparse.

Certo, il dibattito si è acceso in particolare sull’articolo 5 del disegno di legge, che stabilisce che “lo Stato e le altre autorità pubbliche” devono orientare le proprie piattaforme di e-procurement verso fornitori di AI che garantiscano la localizzazione e l’elaborazione dei dati strategici su data center in Italia. Non è un vezzo autarchico, ma un segnale preciso: i dati strategici, come l’energia o la difesa, non possono essere affidati a chiunque. Pretendere che il cloud della PA risieda in territorio nazionale significa affermare un principio di accountability e controllo operativo che non è più rimandabile. E non è affatto una provocazione: è una scelta politica e tecnologica matura.

Elon e Zuck nei semafori: l’AI che sussurra al tuo attraversamento pedonale

I sistemi vocali normalmente servono a guidare i pedoni non vedenti, avvertendoli di attendere o attraversare. Ma da venerdì, a Palo Alto, 12 incroci del centro hanno cominciato a vomitare frasi deliranti del tipo “Vuoi essere mio amico? Ti do un Cybertruck” oppure “È normale sentirsi violati mentre forziamo l’AI in ogni aspetto della tua esperienza cosciente”. Tutto questo con la voce di Elon o di “The Zuck”. Aggiungici una guest star con voce alla Trump che sussurra a Musk “Sweetie, torna a letto”, ed eccoci in pieno territorio deepfake theatre.

Kawasaki presenta Corleo: il cavallo robotico alimentato a idrogeno

Kawasaki Heavy Industries ha recentemente svelato Corleo, un concetto futuristico di veicolo a quattro zampe alimentato a idrogeno, progettato per affrontare terreni difficili con agilità e sostenibilità. Presentato il 4 aprile 2025 all’Expo Osaka Kansai, Corleo rappresenta l’incontro tra l’esperienza di Kawasaki nella robotica e nella tecnologia motociclistica.

La nuova trovata: Tariffe settoriali e paranoia industriale, la crociata di Trump contro l’Asia tech

Benvenuti nel nuovo episodio della soap opera Tariff Wars: Made in America, dove ogni giorno è una roulette russa per le supply chain globali. Howard Lutnick, Segretario al Commercio USA e fedele araldo del trumpismo 2.0, ha rivelato in un’intervista alla ABC che l’amministrazione ha deciso di separare i destini tariffari dei prodotti tech – smartphone, computer, semiconduttori e altra elettronica di prima fascia – da quelli soggetti ai dazi “reciproci” annunciati ad aprile. Ora, questi prodotti rientreranno sotto una nuova categoria: le “tariffe settoriali”.

Sam Altman come John Lennon? “OpenAI è più famosa di Dio”, “Qualcosa come il 10% della popolazione mondiale usa i nostri sistemi”

Se John Lennon nel 1966 aveva scioccato il mondo dicendo che i Beatles erano “più famosi di Gesù Cristo”, Sam Altman oggi sembra rilanciare lo stesso tipo di provocazione, ma in chiave post-umana: Qualcosa come il 10% della popolazione mondiale usa i nostri sistemi. Diciamolo: se Dio esiste, probabilmente ora sta facendo il login su ChatGPT.

Durante il TED 2025, Altman si è fatto intervistare da Chris Anderson, e non ha perso tempo per gettare benzina sul fuoco già divampante del culto di OpenAI. Altman ha affermato candidamente che gli utenti della startup hanno toccato gli 800 milioni. Un numero che vale da solo una parabola. O una IPO.

Alibaba sorpassa ByteDance nella corsa all’intelligenza artificiale: Quark è il nuovo padrone cinese dei super assistenti AI

In un mercato che si trasforma più velocemente di quanto la burocrazia riesca a normarlo, Alibaba ha piazzato un colpo chirurgico alla concorrenza: il suo assistente AI potenziato, Quark, è ufficialmente l’app di intelligenza artificiale più utilizzata in Cina. Non si tratta di una vittoria estetica o di un semplice restyling da PR, ma di un sorpasso strategico e pesantemente indicativo: Quark ha raggiunto i 150 milioni di utenti attivi mensili, superando Doubao di ByteDance e DeepSeek, ferme rispettivamente a 100 e 77 milioni, secondo i dati tracciati da Aicpb.com.

Sì, Alibaba possiede il South China Morning Post, ma qui i numeri parlano chiaro anche senza media embedded.

Pete Hegseth e la vendetta del contabile: cancella 5 miliardi di “aria fritta” al Pentagono e fa tremare l’impero della consulenza

Nel cuore dell’apparato più costoso del pianeta, una scure si è finalmente abbattuta. Pete Hegseth, arrivato da FoxNews ad essere Segretario alla Difesa con il ghigno dell’uomo d’azione e la contabilità nel sangue, ha mandato al macero oltre 5 miliardi di dollari in contratti IT, cloud e consulenze considerate “superflue”. Il bersaglio? I soliti noti: Accenture, Deloitte, Booz Allen Hamilton e l’intera burocrazia-parassita incistata nelle viscere del Pentagono. Quella che per anni ha lucrato sulla nebbia decisionale dell’apparato difensivo, presentando fatture da 500 dollari l’ora per PowerPoint su come “diversificare le riunioni” o “ottimizzare la supply chain con l’empatia”. Vedi il Memo.

“Abbiamo bisogno di questi soldi per investire in una migliore assistenza sanitaria per i nostri militari e le loro famiglie, invece di spenderli per consulenti di processi aziendali da 500 dollari all’ora,” ha detto Hegseth. “Sono davvero tanti soldi per consulenze.”

La fine dell’era dei chatbot ciechi: Model Context Protocol di Anthropic e l’intelligenza artificiale che finalmente “agisce”

Quando si parla di AI generativa nel 2025, il vero problema non è più la creatività dei modelli, ma la loro drammatica incapacità di interagire col mondo reale. Fino a ieri, chiedere a un LLM il prezzo attuale delle azioni Apple equivaleva a interpellare un indovino con amnesia cronica. Ottimo a parlare, pessimo a fare. Ora, Anthropic cambia le regole del gioco con il suo Model Context Protocol (MCP), un’infrastruttura che segna l’inizio di una nuova era: quella degli agenti AI operativi, contestuali, e – per una volta – utili davvero.

Il principio alla base è brutalmente semplice, ma incredibilmente potente. Un Large Language Model non è più un oracolo chiuso nella sua scatola nera addestrata mesi fa, ma un agente intelligente che può usare strumenti in tempo reale, decidere cosa fare in base al contesto, rispettare policy aziendali, chiedere approvazioni, e tornare con un output operativo e affidabile.

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