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La corsa silenziosa dei data center e la nuova fame di energia globale

La costruzione dei data center pianificati non rallenta, anzi accelera come una valanga che prende forma mentre nessuno guarda nella direzione giusta. Il nuovo rapporto BloombergNEF ha fatto emergere un dettaglio che molti fingevano di non vedere: il settore richiederà 2,7 volte l’attuale domanda elettrica entro il prossimo decennio. Un numero che non serve nemmeno impacchettare con grafici patinati per capire quanto sia destabilizzante. Oggi i data center consumano circa 40 gigawatt. Nel 2035 arriveranno a 106 gigawatt. Il salto non è una semplice crescita, è un ribaltamento strutturale che trasforma l’energia in un fattore strategico tanto quanto il silicio o il capitale di rischio.

Nvdia Alpamayo-R1

Lunedì Nvidia ha svelato Alpamayo-R1, un nuovo modello vision-language-action (VLA) open-source pensato specificamente per la guida autonoma avanzata. Secondo Nvidia, è il primo modello di questo tipo “su scala industriale” rivolto alla ricerca su veicoli autonomi.

Questo modello non è solo un sistema di visione: può “vedere” (tramite immagini), “capire” (tramite ragionamento causale) e “agire” (pianificando traiettorie) in modo integrato.

DeepSeekMath-V2: Towards Self-Verifiable Mathematical Reasoning

Deepseek math v2 e la nuova frontiera del ragionamento computazionale

Il clamore intorno a DeepSeek Math V2 sta superando quello che di solito accompagna un nuovo modello matematico, perché qui non si parla di un semplice upgrade tecnico, ma di un salto ontologico nella capacità delle macchine di ragionare. La keyword centrale è DeepSeek Math V2 accanto alle correlate modelli matematici open weight e sistemi autoverificanti, le uniche davvero coerenti per intercettare ciò che la Google Search Generative Experience sta iniziando a privilegiare quando si tratta di contenuti altamente tecnici. La notizia della performance quasi perfetta al Putnam, con un punteggio di 118 su 120, ha generato un misto di fascinazione e sospetto, soprattutto perché il modello ha superato un recente oro delle Olimpiadi Internazionali di Matematica. Il che fa sorridere chi da decenni osserva questi cicli di panico e meraviglia nel settore, sapendo bene che ogni passo verso la competenza artificiale ne altera la percezione pubblica molto più della sua reale utilità.

Draghi scuote l’Europa sull’AI: senza innovazione, l’Europa non cresce e non compete

Nel giorno dell’inaugurazione dell’anno accademico al Politecnico di Milano, Mario Draghi non ha fatto il classico discorso celebrativo da cerimonia universitaria con buffet finale. Ha tenuto, piuttosto, una lezione di geopolitica tecnologica mascherata da prolusione accademica. E ha messo l’Europa davanti allo specchio: e quello che si vede riflesso non è esattamente il volto di un continente all’avanguardia sull’Intelligenza Artificiale.

Mario Draghi ha usato numeri, storia economica e una filosofia molto concreta per mandare un messaggio semplice: senza una vera strategia su AI, innovazione e produttività, l’Europa rischia una lunga, elegante e costosissima stagnazione. Un museo a cielo aperto, brillante nel patrimonio culturale, molto meno nel futuro industriale.

Dalla corsa ai chip alla politica industriale: il modello Giappone per l’AI

Nel mondo dell’Intelligenza Artificiale, tutti parlano di chip come se fossero lingotti d’oro. E in effetti lo sono. Ma mentre Stati Uniti e Cina si lanciano in finanziamenti miliardari come fuochi d’artificio, il Giappone ha deciso di fare qualcosa di molto più… giapponese: abbassare i toni e costruire con metodo. Tokyo ha appena approvato un nuovo pacchetto di finanziamenti per l’AI e i semiconduttori da 252,5 miliardi di yen, circa 1,6 miliardi di dollari.

AlphaFold compie 5 anni: l’Intelligenza Artificiale che ha insegnato alle proteine come piegarsi (e alla scienza come correre)

Cinque anni fa l’idea che un’Intelligenza Artificiale potesse “indovinare” la forma delle proteine sembrava buona più per una puntata di Star Trek che per un laboratorio di biologia molecolare. E invece oggi, a cinque anni dal debutto pubblico di AlphaFold, la realtà ha superato la fantascienza con una naturalezza quasi imbarazzante per chi, fino a poco tempo fa, passava la vita davanti a microscopi e modelli molecolari in plastica. L’IA oggi non si limita a osservare le proteine: le prevede, le disegna in 3D e le mette in banca dati come farebbe con le foto delle vacanze.

L’AI che riscrive la bio‑sicurezza globale: il caso Microsoft e le tossine digitali

Quando la tecnologia incontra la biologia, la parola “sicurezza” assume un significato più fragile di quanto immaginiamo. Microsoft ha appena dimostrato che i sistemi globali di bio‑sicurezza, progettati per impedire la sintesi di patogeni e tossine, presentano falle critiche: sequenze di DNA pericolose possono essere mascherate attraverso l’IA, passando inosservate ai controlli tradizionali. Questa scoperta non è fantascienza da film distopico, ma un “zero‑day” biologico, un termine preso in prestito dalla sicurezza informatica, che ora si applica anche al mondo della genetica digitale.

Gli Stati Uniti stanno perdendo la guerra cibernetica mentre l’AI arma i nemici più velocemente della loro difesa

A volte sembra che la narrativa ufficiale viva in un universo parallelo, dove la supremazia cibernetica statunitense è una sorta di dogma indiscutibile, mentre la realtà racconta una storia molto meno rassicurante. In un contesto in cui la keyword cyber difese USA diventa non solo un tema di ricerca ma una cartina di tornasole geopolitica, sta emergendo una verità scomoda. L’AI sta potenziando gli attaccanti molto più velocemente di quanto le istituzioni riescano a ripensare il proprio perimetro di protezione. Chi osserva con occhio tecnico e inclinazione da CEO sa che il vero rischio non è l’attacco a sorpresa, ma l’inerzia autoindotta. L’ironia è che il Paese che ha guidato l’innovazione digitale per decenni ora inciampa sul banale: mancano persone, manca leadership, manca un disegno.

OpenAI conferma violazione di terze parti con esposizione di metadata API

La vicenda del data breach OpenAI legato al fornitore di analytics Mixpanel merita più di un sospiro rassegnato, perché racconta con chiarezza chirurgica quanto sia sottile la membrana di sicurezza che separa l’ecosistema dell’intelligenza artificiale dalla sua stessa ombra. OpenAI ha confermato che nomi account, indirizzi email e metadati dei dispositivi degli utenti API sono finiti nelle mani sbagliate dopo un intrusione nel sistema di Mixpanel. Il tutto senza toccare prompt, chiavi API o informazioni di pagamento. Una rassicurazione apparente, perché la vera partita si gioca altrove. La parola chiave che domina questo quadro è data breach OpenAI, accompagnata in modo naturale da concetti come mixpanel breach e sicurezza API, che definiscono lo scenario complesso di una supply chain digitale sempre più vulnerabile.

Intelligenza Artificiale generale e la nuova febbre di NeurIPS

Non c’è nulla di più divertente che osservare un’intera industria chiedersi se ha investito nelle fondamenta giuste mentre brinda al futuro con un sorriso tirato. In questi giorni la scena si sposta a San Diego, dove NeurIPS attrae migliaia di ricercatori, investitori e cacciatori di talento. La narrativa ufficiale celebra l’ingegno accademico, ma sotto la superficie pulsa una domanda che nessuno ama formulare ad alta voce: la corsa verso l’intelligenza artificiale generale sta davvero seguendo la traiettoria giusta oppure siamo dentro un gigantesco esercizio di wishful thinking mascherato da inevitabilità tecnologica. La parola magica è aspettativa, quella vibrazione sospesa tra entusiasmo e presagio che da sempre accompagna le rivoluzioni più ambiziose.

AWS Reinvent tra sfida, ambizione e il bisogno di riconquistare la narrativa del cloud

A quanto pare, Las Vegas è pronta ancora una volta a trasformarsi nel parco giochi dell’innovazione con AWS reInvent che si prepara a catturare l’attenzione di chiunque mastichi intelligenza artificiale generativa e cloud computing. Il clima è quello di un’arena in cui tutti fingono non sia in corso una battaglia esistenziale per conquistare la prossima decade tecnologica. Il risultato è un miscuglio irresistibile di entusiasmo, aspettative e quella tipica tensione che serpeggia quando un gigante si trova nella posizione scomoda di dover dimostrare di essere ancora all’altezza della propria storia.

The Thinking Game

Racconta l’incessante ricerca dello scienziato visionario Demis Hassabis per decifrare l’intelligenza artificiale generale, un viaggio di straordinaria perseveranza.

Baidu, il Google cinese, ora fabbrica chip: così Pechino costruisce i muscoli dell’Intelligenza Artificiale

Mentre Nvidia resta fuori dai confini, Baidu entra in fabbrica. E trasforma la guerra dei semiconduttori in strategia industriale. Se fino a ieri Baidu per tutti era “il Google cinese”, oggi è qualcosa di molto più ambizioso: un produttore di chip per l’Intelligenza Artificiale con mire da protagonista globale. In silenzio, senza grandi proclami, Baidu sta costruendo quello che Pechino sognava da anni: un’alternativa domestica ai colossi occidentali dei semiconduttori. Perché quando la geopolitica chiude una porta, la tecnologia cinese apre… una fonderia.

Virgin Australia vola con l’AI: quando prenotare un volo è quasi come chattare con un amico

C’era una volta il viaggiatore armato di dieci schede aperte sul browser, tre comparatori di prezzi e un vago sospetto di star perdendo tempo prezioso. Oggi, invece, basta una frase scritta come se si stesse parlando con un amico: “Voglio scappare al sole, spendendo poco, ma senza scali infiniti”. E qualcuno o, meglio, qualcosa, risponde con una proposta su misura. Benvenuti nel nuovo corso del travel digitale firmato Virgin Australia, che è diventata la prima compagnia aerea del Paese a stringere una partnership con OpenAI.

La grande fuga dei chip: come la Cina addestra oltre confine l’AI per dribblare i divieti USA

Non è una spy story, è geopolitica digitale: Pechino delocalizza i cervelli… delle macchine. E l’AI diventa una questione di frontiere, GPU e strategia globale. E se pensavate che la nuova Guerra Fredda si giocasse solo su missili, gasdotti e alleanze militari, è il momento di aggiornare il manuale. Oggi il vero campo di battaglia è un data center e le armi non hanno canna ma dissipatori di calore. Gli Stati Uniti stringono il cerchio sull’export di chip avanzati per l’Intelligenza Artificiale e la Cina risponde come ogni grande potenza tecnologica sa fare: cambiando mappa e spostando le sue macchine dove nessuno (almeno per il momento) può bloccarle.

L’Intelligenza Artificiale che ricompone la storia: a Pompei i robot rimettono insieme il passato

Quando pensiamo all’Intelligenza Artificiale, difficilmente immaginiamo un robot chino su un mucchio di reperti di epoca romana, intento a ricomporre affreschi vecchi di duemila anni come un gigantesco puzzle senza immagine guida. Eppure è esattamente quello che sta accadendo a Pompei, dove l’AI ha deciso di sporcarsi le mani di storia.

Reti intelligenti, Paese più forte: come l’AI può riscrivere  il futuro delle infrastrutture in Italia

Immaginate un’Italia dove strade, ponti, piloni e cavalcavia “avvisano” quando iniziano ad esserci dei problemi strutturali, reti idriche che  “confessano” le perdite e centrali elettriche che “ragionano” su come ottimizzare la distribuzione di energia. Non è una sceneggiatura di fantascienza, ma il ritratto dell’Italia possibile che emerge dal nuovo rapporto “Smart Infrastructure”, presentato al TIM Innovation Lab di Roma. Il messaggio è chiaro: Intelligenza Artificiale, IoT, 5G e cybersicurezza non sono più optional tecnologici o argomenti di discussione nei convegni, ma strumenti di manutenzione ordinaria del Paese.

Sovranità tecnologica: l’indipendenza che nessuno può più permettersi di rimandare

La chiamano “sovranità tecnologica”, ma suona sempre di più come una questione di sopravvivenza industriale. Non è un vezzo da geopolitici né una moda da convegno, ma una sfida concreta che riguarda server, energia, dati, competenze e, soprattutto, potere economico. Agli Stati Generali della Sostenibilità Digitale 2025 i manager italiani scoprono che l’innovazione non è neutrale (e l’AI nemmeno).

È stato questo uno dei temi centrali emersi durante la quarta edizione degli Stati Generali della Sostenibilità Digitale, promossi dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale, che a Varignana, alle porte di Bologna, ha riunito oltre cento C-level delle principali aziende pubbliche e private italiane.

Coalizione Trump e la frattura nascosta che anticipa il 2028

La coalizione che ha riportato Donald Trump alla Casa Bianca per il suo secondo mandato appare oggi come un organismo complesso, pulsante e sorprendentemente fragile, un gigante politico che continua a camminare con passo deciso pur avendo le caviglie legate con spago e orgoglio identitario. L’illusione di un blocco monolitico in stile anni ottanta ha retto per mesi, forse per inerzia, forse per quella singolare alchimia che Trump riesce ancora a creare tra fedeltà emotiva e narrazione economica personalizzata. Ma i numeri più recenti mostrano una crepa. Prima sottile, poi più visibile. E ora talmente rumorosa da essere diventata un messaggio politico per chiunque voglia raccogliere il testimone della destra trumpiana nel 2028. La keyword che attraversa tutto è coalizione Trump, con repubblicani non MAGA e identità conservatrice come satelliti semantici che orbitano attorno a una domanda fin troppo semplice. Quanto può durare un movimento costruito più sulla magnetica personalità di un leader che sulla coerenza interna dei suoi sostenitori.

Lo scontro su chi regola l’intelligenza artificiale: Stati vs Washington

Per la prima volta, Washington si sta avvicinando a una decisione reale su come regolamentare l’intelligenza artificiale — e la battaglia che si profila all’orizzonte non verte tanto sulla tecnologia quanto su chi ha il potere di regolamentarla. In mancanza di un standard federale significativo mirato alla sicurezza dei consumatori, molti Stati hanno colmato il vuoto legislativo introducendo decine di proposte per tutelare i cittadini dai rischi legati all’IA. Esempi emblematici includono la California, con la legge SB-53 sulla trasparenza e i rischi catastrofici, e il Texas, che ha passato il Responsible AI Governance Act per proibire l’uso intenzionale dannoso dei sistemi di IA.

Necrologio sostenibile: perché l’Agenda 2030 è già un cimelio da museo

La sostenibilità è morta”. Non è il titolo di un film apocalittico né il teaser di una nuova serie distopica. È l’incipit, volutamente provocatorio, con cui Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, ha aperto la quarta edizione degli Stati Generali della Sostenibilità Digitale, in scena anche quest’anno a Varignana.

Una frase che suona come una campana funebre, ma che in realtà è un invito al risveglio. Perché, come chiarisce subito Epifani, la sostenibilità non è morta davvero. È comatosa. E senza una trasformazione radicale, dal punto di vista tecnologico, culturale e politico, non si sveglierà.

Tracciamento online e privacy online

AI Chatbots e Privacy: la battaglia silenziosa che deciderà il futuro dei dati

La privacy chatbot è diventata il nuovo terreno di scontro tra giganti dell’intelligenza artificiale che fingono di essere i tuoi assistenti digitali mentre si comportano come collezionisti compulsivi di informazioni. La scena ormai è chiara. Gli utenti considerano naturale delegare decisioni, ricerche, persino dubbi personali a un modello conversazionale che sembra un consulente fidato. Poi scoprono che ogni parola digitata potrebbe alimentare un motore di raccolta dati più efficiente di qualsiasi social network del passato. La retorica del servizio gratuito è tornata nella sua forma più elegante, perché quando l’AI è così utile diventa quasi imbarazzante chiedersi dove finiscano realmente i dati.

La nuova anatomia invisibile del device fingerprinting

Il paradosso della privacy digitale si manifesta sempre nei dettagli apparentemente insignificanti. Lo schermo che tocchiamo distratti, il giroscopio che registra l’inclinazione della mano, la versione del sistema operativo che non aggiorniamo da mesi. Tutto questo basta già a raccontare una storia molto più intima di quanto molti immaginino. La nuova ondata di ricerche sul device fingerprinting illumina un’area rimasta troppo a lungo nell’ombra, svelando come ogni smartphone diventi un faro costante, riconoscibile anche quando crediamo di essere invisibili. Chi si illude che attivare la modalità privata o disattivare i cookie basti a salvare la situazione scoprirà che il gioco si è fatto ben più sofisticato.

Google possiede l’intero Stack e questo è il punto

Google ha il vantaggio competitivo che molti sognerebbero: non vende solo chip, ma “chip + cloud + software + app”. Le sue TPU, invece di essere usate solo internamente, ora vengono offerte (e presto vendute) a clienti come Meta e Anthropic un salto strategico enorme. Secondo vari report, Meta starebbe negoziando con Google già per partire a noleggiare TPU via Google Cloud già l’anno prossimo, con piani per acquistare chip fisici nei propri data center a partire dal 2027.

Anthropic non è da meno: ha un accordo da decine di miliardi per accedere fino a un milione di TPU, portando il suo potenziale computazionale a oltre 1 gigawatt entro il 2026.

Chips challenges: la strategia mancata della Casa Bianca sull’export di chip AI in Cina

La corsa globale all’intelligenza artificiale non si combatte solo a colpi di algoritmi e modelli linguistici, ma anche con il silenzioso e potente traffico di chip. Gli Stati Uniti, formalmente campioni della supremazia tecnologica, hanno appena mostrato un sorprendente talento nell’autogol politico: la Casa Bianca ha rifiutato una proposta di controlli sulle vendite di chip IA alla Cina, lasciando vuoto il campo regolatorio dopo che l’amministrazione Trump ha eliminato, a maggio, una regola ereditata dai giorni di Biden.

Goldman Sachs: OpenAI non è più solo Software: la nascita di un impero dell’AI attraverso alleanze strategiche e investimenti da trilioni

Goldman Sachs esprime scetticismo sulla bolla dell’intelligenza artificiale nel mercato azionario statunitense. Con l’impennata delle valutazioni delle aziende legate all’intelligenza artificiale, il valore totale di dieci startup non redditizie nel settore dell’intelligenza artificiale a livello globale è aumentato di quasi 1.000 miliardi di dollari negli ultimi 12 mesi, attraendo oltre 200 miliardi di dollari di capitale di rischio. Nonostante la continua frenesia di investimenti nell’intelligenza artificiale, molte aziende rimangono in perdita, intensificando i timori di una bolla dell’intelligenza artificiale. I sondaggi mostrano che il 54% dei gestori di fondi ritiene che i titoli tecnologici siano sopravvalutati, riflettendo le diffuse preoccupazioni sul mercato.

Donald Trump annuncia il blocco permanente dell’immigrazione da paesi del terzo mondo

Donald Trump ha scosso ancora una volta il dibattito sull’immigrazione, dichiarando giovedì di voler “mettere in pausa permanentemente” l’immigrazione dagli “Third World Countries” per permettere al sistema statunitense di “guarire”. Il suo messaggio, condiviso sulla piattaforma Truth Social, è vagamente formulato ma carico di implicazioni politiche e legali di enorme portata.

Non ha nominato esplicitamente tutti i paesi coinvolti, ma ha parlato di terminare “i milioni” di ammissioni irregolari approvate sotto l’amministrazione Biden — comprese secondo lui quelle firmate con l’autopen — e di rimuovere chiunque non sia “un asset netto per gli Stati Uniti” o chi, secondo lui, “non sappia amare il nostro Paese”.

China’s emerging regulation towards an open future for AI

Regolamentazione AI cina e la nuova traiettoria geopolitica dell’innovazione

A volte basta un semplice paper pubblicato su una rivista americana per smascherare un equivoco globale. Il lavoro firmato dai ricercatori di DeepSeek e Alibaba sulla regolamentazione AI in Cina ha fatto proprio questo, mostrando come un sistema spesso raccontato in Occidente come monolitico e opaco stia invece costruendo un modello di governance che punta a qualcosa di molto più raffinato. La keyword regolamentazione AI Cina entra qui al centro della scena, accompagnata da governance AI cinese e legge nazionale AI Cina che corrono come correnti sotterranee lungo tutto il discorso. La storia è più complessa di quanto sembri e soprattutto più sorprendente per chi, da lontano, continua a immaginare Pechino come un gigante normativo lento e rigido. Forse è arrivato il momento di rileggere la trama con maggiore lucidità.

L’architettura modulare GENAI secondo McKinsey

Enterprises deploying gen AI at scale follow a common reference architecture.

La verità che nessuno nel boardroom ama sentirsi dire è che la maggior parte dei programmi GenAI aziendali non fallisce per colpa del modello. Il colpevole è quasi sempre la piattaforma, un gigante di silicio che dovrebbe sostenere la trasformazione e invece la rallenta con una complessità che ricorda le infrastrutture legacy degli anni in cui ci si preoccupava ancora dei floppy disk. La ricerca di McKinsey & Company, che ha passato al setaccio oltre centocinquanta deployment enterprise, ha messo in luce un filo conduttore che suona tanto ovvio quanto imbarazzante per molti CIO. Le soluzioni puntuali non scalano. La fantasia del progetto isolato che diventa un caso di successo da presentare al prossimo consiglio di amministrazione evapora quando la realtà del day two arriva a bussare alla porta, chiedendo controlli, governance, compliance e performance. L’unica vera via di fuga, secondo l’analisi, risiede in un’architettura aperta, modulare, riusabile e immune alle logiche di vendor lock in, un tema che pochi ammettono ma quasi tutti temono.

La terza minaccia esistenziale dell’intelligenza artificiale che stiamo ignorando

La scena è ormai nota. Geoffrey Hinton, padre nobile del deep learning e voce sempre più inquieta dentro la comunità scientifica, avverte che l’intelligenza artificiale può minacciarci in due modi distinti. Da un lato l’uso improprio da parte delle persone, con il solito campionario di scenari che fanno vendere bene titoli e pubblicità: cyberattacchi, manipolazione elettorale, virus digitali e biologici, camere dell’eco che amplificano il rumore fino a far sparire la realtà. Dall’altro la possibilità che queste macchine ci superino all’improvviso, scoprano che non siamo più utili, e considerino l’eliminazione della nostra specie come un’operazione di routine.

Hinton, Nobel laureate e già capo scienziato AI in Google, non è tipo da fantascienza da salotto. Quando avverte, conviene ascoltare. Il punto è che mentre discutiamo animatamente di questi due rischi, ce n’è un terzo che sta erodendo l’umanità nell’indifferenza generale. Una minaccia più silenziosa delle armi autonome e più sottilmente devastante delle campagne di disinformazione orchestrate da reti neurali giganti.

Dell technologies e la nuova aritmetica del potere AI: quando i server diventano una macchina da soldi

Nel mondo reale, quello in cui la fisica del silicio incontra l’euforia dei mercati, c’è un dettaglio che in molti fingono di non vedere. Dell Technologies sta ridisegnando gli equilibri dell’intelligenza artificiale enterprise grazie a un’accelerazione nei server AI che ha la grazia di un bulldozer e la precisione di un ingegnere di Austin. La narrativa ufficiale parla di crescita, ma sotto traccia si percepisce un movimento più profondo, quasi sismico, che spinge gli operatori finanziari a riscrivere modelli e aspettative. La keyword è server AI, le correlate sono memory supercycle e margini AI, un triangolo narrativo perfetto per la nuova era dell’hardware strategico.

Ransomware e AI al forum ICT Security 2025

A volte basta osservare la sala di un convegno per capire dove sta andando l’innovazione, perché quando Massimiliano Graziani e Claudio Tosi (CYBERA SRL) salgono sul palco del Forum ICT Security 2025 non stanno solo raccontando un caso aziendale, stanno consegnando un manifesto involontario del nuovo equilibrio tra ransomware e AI, un equilibrio che ha il sapore di una sfida aperta tra macchine sempre più autonome e aziende che tentano disperatamente di rimanere un passo avanti. Il risultato è un panorama in cui la parola cybersecurity avanzata non è più un tema da specialisti, ma un’ossessione collettiva che si insinua nei corridoi delle imprese, dalle startup ai colossi industriali, e che al Forum prende forma con una chiarezza quasi disarmante.

Quantum e intelligenza artificiale stanno per far crollare la sicurezza digitale e nessuno è pronto

In un settore abituato a vendere la paura come servizio, raramente si vede un gigante come Palo Alto Networks parlare con il tono asciutto di chi ha smesso di suonare il campanello d’allarme e ha iniziato a bussare con il pugno. L’incrocio tra minacce quantistiche e superfici d’attacco guidate dall’intelligenza artificiale non è più una speculazione futurista, ma un punto di rottura che si avvicina con la velocità silenziosa tipica delle rivoluzioni tecnologiche. La keyword che domina questo scenario è sicurezza quantistica, accompagnata dalle sue sorelle semantiche browser AI e infrastrutture quantum safe. L’atmosfera è quella di un’era che si sgretola sotto il peso di algoritmi che nessuno aveva previsto così rapidi, tanto che perfino i più navigati CISO iniziano a chiedersi se i loro firewall non siano già dei pezzi da museo esposti inconsapevolmente in produzione.

Quando l’intelligenza artificiale diventa l’arma preferita nello spionaggio globale

Un lampo improvviso nella zona più oscura dell’innovazione ha scatenato una reazione a catena che molti, nel cuore di Washington, fingevano di non aspettarsi. In realtà sapevano benissimo che l’automazione spinta avrebbe trasformato il cyber spionaggio in un gioco di velocità e di autonomia, ma pochi immaginavano che il primo grande caso avrebbe coinvolto un modello commerciale progettato per aiutare gli sviluppatori. La chiamata del Congresso agli executive delle principali aziende di AI, con Dario Amodei in prima fila, ha il sapore amaro delle missioni impossibili che diventano improvvisamente routine. La keyword che si staglia in tutto questo è cyber spionaggio AI, mentre sullo sfondo emergono due concetti che non possiamo ignorare: agenti autonomi e sicurezza informatica. Tre termini che descrivono alla perfezione il nuovo fronte di guerra digitale.

Alibaba entra nel mercato wearable con i suoi Quark AI glasses

Alibaba ha appena alzato il sipario su quello che potrebbe essere il suo prossimo grande passo nel regno dei dispositivi intelligenti: gli Quark AI Glasses. L’azienda, storicamente dominante nell’e-commerce e nei servizi cloud, mira ora a conquistare lo spazio degli smart wearables con un prodotto che unisce intelligenza artificiale, autonomia e integrazione profonda con il suo ecosistema di servizi.

Il modello di punta, chiamato S1, parte da 3.799 yuan (circa 537 USD) ed è dotato di un sistema a doppio chip: un processore Qualcomm Snapdragon AR1 per i compiti AR/AI e un coprocessore a basso consumo. Secondo Alibaba, gli occhiali non sono semplici gadget: “un vero salto di paradigma nell’interazione uomo-computer”, ha dichiarato Wu Jia, vice-presidente del gruppo. Non è un’esagerazione retorica: con funzioni come traduzione in tempo reale, pagamenti via Alipay, navigazione e riconoscimento degli oggetti, gli occhiali vogliono diventare un assistente “sempre presente”.

Json contro Toon nel nuovo ecosistema LLM

La scena tech si è scaldata negli ultimi giorni, con una piccola folla digitale pronta a sventolare cartelli in cui spiccano termini impegnativi come game changing, pazzesco, incredibile, tutto rigorosamente accompagnato da hashtag strategici. Il colpevole di tanta euforia è il formato TOON Token-Oriented Object Notation, presentato come la nuova frontiera della compressione per i dati destinati agli LLM. Chi frequenta questo settore da tempo riconosce a colpo d’occhio la dinamica. Si presenta un’idea brillante, si grida al miracolo e si aspetta che la magia avvenga per osmosi. A volte la magia arriva. Altre volte si scopre che era solo un esercizio di stile travestito da rivoluzione. Vale la pena mantenere un minimo di compostezza, soprattutto quando qualcuno invita la comunità a credere che un nuovo formato testi la fisica dei token. La prudenza, in questi casi, è più un antidoto che una virtù.

META sotto accusa: rivelazioni scioccanti dalle carte giudiziarie su come protegge (o no) i più giovani

Negli ultimi giorni una valanga di documenti giudiziari appena resi pubblici ha colpito Meta con accuse tanto pesanti quanto imbarazzanti per un gigante della tecnologia. I querelanti, in una causa multidistrettuale, sostengono che l’azienda abbia a lungo ignorato segnali interni di pericolo, sacrificando la sicurezza dei minori sull’altare della crescita. Dietro l’immagine patinata di Instagram come spazio creativo si nasconderebbe, secondo le denunce, un ecosistema pericoloso regolato da scelte sistematiche che privilegiano l’engagement rispetto alla protezione.

No White Strawberries. I sistemi artificiali e la comprensione (Mario De Caro)

Chi ha visto 2001: Odissea nello spazio ricorda l’occhio rosso e inquietante di HAL 9000, il computer che sa tutto, comprende tutto e, soprattutto, decide che l’essere umano è l’anello debole della missione. La scena in cui HAL implora di non essere disattivato è diventata una pietra miliare della cultura tecnologica: un computer che non solo parla e ragiona, ma lotta per la propria “vita”. Da allora la domanda è rimasta sospesa come una lama: è possibile che una macchina comprenda davvero? Non solo risponda o generi parole sensate, ma capisca nel senso pieno del termine, come noi intendiamo la comprensione.

Google nested learning e la nuova era degli agenti intelligenti

Parlare oggi di Nested Learning significa toccare un nervo scoperto dell’intera industria dell’IA, perché mette in gioco la promessa che tutti rincorrono e che nessuno ha ancora mantenuto davvero: superare il limite strutturale del catastrophic forgetting. Chi si occupa di modelli linguistici sa bene quanto sia frustrante vedere sistemi da miliardi di parametri funzionare come studenti brillanti incapaci di ricordare la lezione precedente. La ricerca di Google, con il framework HOPE, irrompe in questo scenario come un intruso elegante che non chiede permesso e ridisegna l’impianto teorico con una semplicità disarmante. Molti non hanno ancora compreso la portata della cosa, forse perché abituati ad aspettarsi rivoluzioni soltanto quando accompagnate da conferenze patinate e fuochi d’artificio. Qui invece la rivoluzione è silenziosa, chirurgica, volutamente destrutturata, ed è proprio questo che la rende pericolosamente affascinante per chi studia il futuro degli agenti autonomi.

The Human AI alignment problem: perché dobbiamo riallineare noi stessi prima di pretendere di riallineare le macchine

Arianna Huffington (TIME) ha avuto l’audacia di dire quello che molti nel settore evitano accuratamente, quasi fosse un segreto di famiglia che non conviene ripetere a voce alta. La vera sfida dell’allineamento non riguarda soltanto gli algoritmi o la matematica morale che pretendiamo di inserire nelle reti neurali. La questione brucia molto più vicino alla pelle. Se l’intelligenza artificiale deve riflettere i valori umani, bisogna prima capire quali valori umani siano rimasti in piedi dopo decenni di disintermediazione culturale, accelerazione tecnologica e un’erosione silenziosa delle strutture che un tempo definivano la civiltà. Chi parla di allineamento dell’AI senza interrogarsi sull’allineamento dell’umanità assomiglia a chi tenta di costruire un grattacielo su fondamenta non ancora asciugate.

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