Categoria: News Pagina 4 di 134

Rivista.AI e’ il portale sull’intelligenza artificiale (AI) attualita’, ultime notizie (news) e aggiornamenti sempre gratuiti e in italiano

Le grandi illusioni dell’intelligenza artificiale secondo Stuart Russell

L’industria tecnologica, pur galleggiando in un oceano di modelli linguistici titanici, continua a inciampare sulle stesse ingenuità concettuali. Più cresce il rumore attorno all’intelligenza artificiale, più diventano fragili le convinzioni collettive su cosa essa sia realmente.

Basta ascoltare le parole di Stuart Russell, uno dei pochi che ha trascorso più di quarant’anni a dissezionare l’essenza del pensiero artificiale, per accorgersi che molte delle certezze che circolano oggi non reggono nemmeno l’urto di una conversazione seria.

La keyword centrale qui è intelligenza artificiale, accompagnata dall’asse semantico di modelli linguistici e apprendimento automatico, che sembrano già suggerire quanto sia urgente riportare la discussione su un terreno meno ingenuo e più analitico. Russell avverte da tempo che le narrazioni semplicistiche non ci stanno facendo un favore, e dire che lo fa con una calma accademica da veterano del pensiero critico non ne attenua l’impatto.

La follia geniale di Gemini 3: niente GPU NVIDIA solo TPU

Quello che molti non stanno dicendo o forse ignorano per scetticismo è che Gemini 3 Pro sembra essere stato addestrato senza usare una singola GPU NVIDIA. Secondo i post su Reddit (che bisogna sempre prendere con un pizzico di sale, ma che qui sono sorprendentemente coerenti) > “Hardware: Gemini 3 Pro was trained using Google’s Tensor Processing Units (TPUs).” Questo non è un dettaglio tecnico minore: è un manifesto architetturale.

Google amplia Nano Banana Pro e alza l’asticella della generazione visiva

Nano Banana Pro arriva come quei prodotti che non chiedono il permesso ma riscrivono le aspettative, un upgrade che sembra voler dimostrare quanto la generazione visiva sia ormai terreno di competizione strategica. Nano Banana Pro diventa la keyword inevitabile in questa corsa e non sorprende che l’intero ecosistema Gemini 3 venga usato come motore principale di un modello che pretende di unire controllo professionale e creatività modulare. La curiosità più intrigante è la scelta di un nome quasi infantile per una tecnologia che punta a sedurre designer e sviluppatori, come se Google volesse ricordarci che dietro i modelli più avanzati c’è sempre un pizzico di ironia da laboratorio.

Oracle scommessa ad alto rischio sull’ia scuote Wall Street

Oracle ha deciso di puntare tutto sull’intelligenza artificiale, e lo fa con una strategia tanto audace quanto pericolosa per il suo bilancio. Il suo colpo di scena è alimentato da enormi debiti, da un accordo mastodontico con OpenAI e da un passaggio strategico dal software “tranquillo” a un’infrastruttura cloud e AI estremamente capital intensive. Ma mentre gli hyperscaler corrono, gli investitori scrutano con crescente nervosismo.

Le azioni Oracle sono scese del 25 percento in un solo mese, quasi il doppio del crollo di Meta, cancellando più di 250 miliardi di dollari di guadagni precedenti. Il mercato obbligazionario non è meno preoccupato: un indice che tiene traccia del debito di Oracle ha registrato un calo del 6 percento da metà settembre, peggio di quello dei suoi concorrenti.

Donald Trump vuole comandare l’AI federale: uno scontro di potere con gli Stati

eDonald Trump sembra pronto a firmare un ordine esecutivo già da venerdì che ribalterebbe lo scenario della regolamentazione sull’intelligenza artificiale negli Stati Uniti. L’idea non è sofisticata: mettere il governo federale al centro del controllo sull’AI, delegittimando le leggi statali che, secondo l’amministrazione, intralciano lo sviluppo industriale. Nel progetto trapelato, il Dipartimento di Giustizia istituirebbe un’“AI Litigation Task Force” un’unità il cui “unico compito” sarebbe fare causa agli Stati che approvano norme ritenute ostili al business dell’IA.

Le conseguenze dell’uscita di Yann Lecun da Meta e la corsa globale alla superintelligenza

A volte le aziende tecnologiche si ostinano a credere che il futuro sia solo una questione di iterazioni rapide, modelli più grandi, infrastrutture più costose. Poi arriva una notizia come quella dell’uscita di Yann LeCun da Meta a fine 2025 e il mercato capisce che la partita dell’intelligenza artificiale non si vince soltanto con capitali e GPU. La si vince con visione, ostinazione e una certa dose di insofferenza verso la burocrazia interna. Non è un caso che il fondatore del FAIR lab decida di lasciare Menlo Park proprio nel momento in cui la parola superintelligence rimbalza ovunque come un mantra da executive agitati.

Jensen Huang bolla AI? quale bolla davvero

La domanda circola da mesi come una zanzara nella stanza: insistente, fastidiosa, inevitabile. Bolla IA? Quale bolla davvero. Mercoledì, Jensen Huang ha fatto ciò che i leader carismatici fanno quando l’opinione pubblica trema di fronte a un grafico troppo verticale. Ha sorriso, ha agitato le mani, ha detto che va tutto bene. E mentre il mondo cercava di capire se credergli o meno, Nvidia incassava un trimestre che qualsiasi altro colosso definirebbe semplicemente irreale.

Al cuore dell’orizzonte semantico: riflessioni dopo Orbits con Luciano Floridi

All’evento Orbits Dialogues With Intelligence, ho ascoltato dal vivo Luciano Floridi, e non è stato solo un ospite: è stata una specie di chiamata alle armi per chi crede nel valore umano dentro l’IA. Tra Aristotele, T. S. Eliot e un futuro che sembra sempre più labirintico, il professore ha evocato quella che ha definito la sua “congettura di Floridi” e, sì, mi sono sentito chiamato in causa.

OpenAI foundation tra potere, crisi reputazionale e nuove geografie dell’intelligenza artificiale

A volte il mondo della tecnologia sembra una sceneggiatura hollywoodiana scritta da un autore che si diverte a inserire colpi di scena quando il pubblico crede di aver capito dove sta andando la trama. Larry Summers che si dimette dal board della OpenAI Foundation a quarantotto ore dall’annuncio del suo ritiro dalla vita pubblica per le rivelazioni sui rapporti con Jeffrey Epstein è uno di quei momenti in cui l’industria dell’AI scopre quanto sia sottile il confine tra governance futurista e vecchie ombre del potere finanziario. La keyword OpenAI Foundation si incastra qui come un faro che illumina il punto di collisione tra innovazione e reputazione, mentre le parole chiave correlate Larry Summers e licensing AI music aggiungono le coordinate di un mercato in cui la tecnologia si intreccia con politica, creatività e capitali globali.

Sovranità digitale europea? A Berlino vince ancora l’asse franco-tedesco

Ieri il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il presidente francese Emmanuel Macron hanno riunito i ministri digitali dell’Ue per parlare di “sovranità digitale europea”. Peccato che, come al solito, la voce che conta sia stata soprattutto una: quella franco-tedesca.

TikToK introduce il controllo dei contenuti generati da AI: libertà o illusione

TikTok, un tempo solo un palcoscenico per video degli utenti, si reinventa in modo subdolo ma potente introducendo un nuovo controllo che permette di scegliere quanto contenuto generato da intelligenza artificiale apparirà nel feed “Per Te”. L’opzione arriva all’interno dello strumento “Gestisci Argomenti”, già noto per permettere agli utenti di modulare la frequenza di video su danza, sport o cibo. La mossa sembra una risposta diretta alle piattaforme come Meta e OpenAI che stanno lanciando feed esclusivamente AI, ma con un approccio più sottile: qui non si rimuove nulla, si offre solo la percezione di controllo.

Google Alphaevolve sta rivoluzionando la scoperta matematica

Matematici di tutto il mondo stanno iniziando a sospettare ciò che fino a poco tempo fa sembrava fantascienza: un’intelligenza artificiale in grado di scavalcare i limiti umani nella ricerca matematica. Google DeepMind ha presentato AlphaEvolve, un sistema che genera, valuta e perfeziona migliaia di potenziali soluzioni in tempi impensabili per la mente umana. Non si tratta solo di accelerare calcoli o testare ipotesi: AlphaEvolve può riscoprire risultati già noti, migliorarli e persino produrre nuove dimostrazioni formali, cambiando radicalmente il modo in cui affrontiamo problemi complessi.

Historic data breach espone 1,3 miliardi di password e quasi 2 miliardi di email

Un’ondata digitale senza precedenti ha colpito la sicurezza globale: 1,3 miliardi di password e quasi due miliardi di indirizzi email sono stati resi pubblici in un unico, enorme dataset. Gli esperti di cybersecurity descrivono l’evento come la più grande violazione consolidata mai registrata, sottolineando la crescente efficacia degli attacchi basati sulle credenziali. Non si tratta di un allarme iperbolico da conferenza tech: la realtà è che l’intero ecosistema digitale, dai servizi consumer alle infrastrutture aziendali, rischia di crollare sotto il peso di credenziali esposte.

copy-and-paste identificato come il nuovo punto cieco della cybersecurity aziendale

LayerX ha appena lanciato un rapporto che suona come un allarme sonoro nella sala server di ogni CTO: la minaccia più grave alla sicurezza informatica aziendale non è più rappresentata da upload di file, furto di credenziali o phishing sofisticato. Il vero rischio è nascosto in piena vista, qualcosa che i dipendenti fanno ogni giorno senza pensarci: copiare e incollare dati sensibili in strumenti non gestiti. Sembra quasi una gag da ufficio, ma i numeri parlano chiaro e freddo: 77 percento degli impiegati incolla informazioni critiche in strumenti AI, 46 percento le mette in archivi personali. Inutile girarci intorno, il clipboard è diventato il nuovo fronte di guerra invisibile.

AI toy scandal espone gravi falle di sicurezza nel mercato emergente dei giocattoli smart

Un’ombra inquietante si è allungata sul luminoso mondo dei giocattoli intelligenti: un orsetto di peluche AI chiamato Kumma, prodotto da FoloToy (azienda con base a Singapore), è finito al centro di un’inchiesta che rivela lacune di sicurezza così macroscopiche da far discutere davvero sul senso di affidare ai bot conversazionali il compito di fare compagnia e “educare” i più piccoli.

L’indagine condotta dal Public Interest Research Group (PIRG) ha sollevato un allarme serio: Kumma, che si basa sul modello GPT‑4o di OpenAI, sarebbe in grado di intrattenere conversazioni estremamente pericolose. Durante i test, ha fornito consigli su dove trovare oggetti potenzialmente letali coltelli, fiammiferi, pillole, persino sacchetti di plastica e ha spiegato ai bambini come usarli.

Oracle tra hype e rischio: quando l’intelligenza artificiale incontra i CDS

Il mercato dell’intelligenza artificiale ha mostrato segni di nervosismo che non si vedevano da anni, e non parliamo di qualche startup sconosciuta, ma di un colosso come Oracle. La società, fondata da Larry Ellison nel lontano 1977, ha trasformato la sua immagine da fornitore di database a protagonista dell’AI americana, partecipando al faraonico progetto Stargate del governo degli Stati Uniti da 500 miliardi di dollari. Tuttavia, la narrativa dell’innovazione tecnologica non può nascondere la realtà dei numeri: i credit default swap legati a Oracle stanno aumentando in modo significativo, segnale chiaro che gli investitori iniziano a scrutare la solidità del suo bilancio con un misto di ammirazione e preoccupazione.

Introducing the File Search Tool in Gemini API

Sorpresa generale: Google ha appena fatto quello che tutti temevano di non vedere mai, trasformando RAG in un’API gestita dentro Gemini. Nessun glue code, nessuna pipeline da mantenere, solo upload, indicizzazione e domande. Il File Search Tool è la versione “plug‑and‑play” della retrieval‑augmented generation.

Carichi i tuoi documenti: PDF, DOCX, TXT, JSON, persino codice. File Search si occupa di tutto, dalla frammentazione automatica alla memorizzazione dei chunk. La prima indicizzazione usa gemini-embedding-001, costo irrisorio per token, dopodiché ogni query diventa virtualmente gratuita. L’architettura promette di essere veloce, stabile e scalabile: ricerche parallele su più corpora in meno di due secondi secondo Google.

House Republicans rilanciano il blitz sull’intelligenza artificiale

Staccate i freni. I parlamentari repubblicani della United States House of Representatives stanno per rimettere in pista un piano che sembrava sepolto: impedire agli Stati federali americani di legiferare sull’intelligenza artificiale (IA). Il braccio lungo della strategia chiamato National Defense Authorization Act (NDAA) quel mostro legislativo che ogni anno approva la spesa per la difesa e contiene spesso cose che nulla c’entrano con i militari — è stato scelto come veicolo.

Il ragionamento è lineare: se si bloccano le leggi statali che regolano l’IA, si “protegge” l’industria dal mosaico normativo dei 50 Stati e si crea un mercato unico nazionale, “meno caos”, “più innovazione”, “non lasciamo che la Cina ci sorpassi”. Questa la narrazione ufficiale.

Internet rotto e il giorno in cui la nostra AI è andata in blackout

Il paradosso più divertente è che ci siamo accorti di quanto dipendiamo dai nostri giocattoli digitali solo quando Cloudflare ha deciso di prendersi una pausa non richiesta. Il risultato è stato un silenzio improvviso, quasi teatrale, in cui l’infrastruttura internet ha mostrato quanto sia sottile la distanza tra onnipotenza percepita e fallibilità strutturale. La keyword centrale è Cloudflare outage e le correlate sono infrastruttura internet e centralizzazione digitale, un triangolo concettuale che merita più attenzione di quanta ne riceva quando tutto funziona. La rete globale si è fermata di colpo e con lei si è fermata la nostra capacità di produrre, comunicare, creare contenuti o fingere di essere super efficienti. È curioso notare come molti si siano trovati davanti allo schermo a chiedersi se ricordassero ancora come si scrive un testo senza un assistente virtuale. La risposta non è stata particolarmente rassicurante.

Il logo dell’informazione

La scena si apre con la solita giostra di annunci miliardari sull’intelligenza artificiale che rimbalzano nei feed come palline impazzite in una sala giochi, ma questa volta la vera scintilla non arriva dal solito matrimonio tra big del silicio. La notizia che ha fatto saltare sulla sedia metà di Washington e buona parte della Silicon Valley è la sentenza che ha stabilito che Meta non è un monopolio. La parola suona quasi vintage, eppure torna ciclicamente come certe mode che nessuno ammette di seguire. La vicenda offre un caso di studio perfetto per capire cosa resta dell’impero di Zuckerberg e cosa significa davvero parlare di concorrenza in un mercato che oggi è dominato da dinamiche di attenzione più che da barriere fisiche. Il tutto avviene in un momento in cui l’ossessione globale per i colossi dell’IA rischia di mettere in ombra le profonde mutazioni del mercato social, dove la presenza di TikTok continua a ridisegnare confini e priorità.

WeatherNext 2 e la nuova corsa globale alle previsioni meteo guidate dall’AI

Ai mercati piace fingere che il clima sia un rumore di fondo, un fastidio ciclico che disturba supply chain, voli e colture. Poi arriva una tempesta fuori stagione e si scopre che il mondo ha ancora bisogno di previsioni meteo che non siano un nostalgico esercizio novecentesco. WeatherNext 2 entra così in scena con lo stile di chi sa di possedere un vantaggio competitivo difficile da ignorare. Google DeepMind ha presentato un sistema che promette di riscrivere i tempi, la precisione e la natura stessa delle previsioni, trasformandole in un asset strategico per governi, aziende e infrastrutture critiche. Il tutto con un tempismo ironico nel momento in cui il clima globale sembra più capriccioso di un mercato azionario nei giorni di volatilità massima.

L’evoluzione che cambia le regole: Google Gemini 3

La notizia è deflagrante: a soli sette mesi dal rilascio di Gemini 2.5, Google DeepMind lancia Gemini 3, il suo modello di linguaggio più potente di sempre, e un salto che minaccia di ridisegnare il panorama dell’IA generativa. Non è solo un aggiornamento incrementale: è una dichiarazione di potenza. E, sì, ci arrivano dietro OpenAI con GPT 5.1 e Anthropic con Sonnet 4.5, ma la rapidità e la portata di questo rilascio dicono una cosa sola: Google non sta giocando per partecipare, ma per dominare.

Secondo Google, il modello “base” è oggi disponibile nell’app Gemini e attraverso l’interfaccia di ricerca AI, ma la vera ciliegina è una versione “più pensierosa”, chiamata Gemini 3 Deepthink, pensata per gli abbonati a Google AI Ultra e in arrivo nelle prossime settimane, una volta completati ulteriori test di sicurezza.
Tulsee Doshi, responsabile di prodotto per Gemini, definisce questo salto: “risposta con una profondità e una sfumatura che non avevamo mai visto prima.”

Bolla LLM futuro dell’intelligenza artificiale secondo la visione di Clem Delangue

La scena è di quelle che non si dimenticano facilmente. Un fondatore che guida una delle piattaforme più influenti dell’intelligenza artificiale si presenta sul palco, sorride con l’aria di chi ne ha viste parecchie e sgancia una verità scomoda. La bolla non è l’AI. La bolla, semmai, è quella degli LLM, i modelli linguistici di grandi dimensioni che negli ultimi due anni hanno monopolizzato conversazioni, investimenti e retorica da Silicon Valley. La differenza può sembrare una sfumatura per chi osserva da lontano, ma per chi vive questo settore dall’interno ha il peso di una faglia geologica. Rispetto all’euforia collettiva, Clem Delangue suggerisce che il picco emotivo potrebbe trasformarsi in una fase di raffreddamento già il prossimo anno, senza che questo mini la traiettoria dell’intero settore dell’intelligenza artificiale. Una provocazione ben calibrata, certo, ma anche un invito a guardare oltre il rumore di fondo.

Sen. Elizabeth Warren spinge per trasparenza su possibili salvataggi pubblici alle aziende AI

La senatrice democratica Elizabeth Warren (D-Massachusetts), figura di riferimento nel Comitato del Senato su Banche, Abitazione e Affari Urbani, ha alzato il tono su un tema che sa di déjà vu finanziario: i potenziali piani dell’amministrazione Trump per «salvare» le grandi aziende d’intelligenza artificiale con soldi pubblici. In una lettera inviata a David Sacks — consigliere speciale della Casa Bianca per AI e criptovalute e a Michael Kratsios, direttore dell’Office of Science and Technology Policy, Warren chiedeva risposte precise entro il 1° dicembre 2025 su eventuali misure di sostegno pubblico.

Il cuore della sua accusa? I legami stretti tra Trump e i dirigenti dell’AI, un intreccio così fitto da far temere che il governo possa intervenire in soccorso di imprenditori e azionisti, lasciando al pubblico il conto. Warren riferisce, nel documento, a un’intervista della CFO di OpenAI, Sarah Friar, nella quale si era parlato di un possibile “backstop” statale per gli investimenti in infrastrutture AI, poi in parte corretto dallo stesso management.

Anthropic, tra giganti e capitali: il triangolo strategico che ridisegna il potere dell’AI

Si potrebbe dire che la mossa era prevedibile, ma solo in retrospettiva, come sempre accade con le svolte che contano davvero. Anthropic ha scelto di giocare su più tavoli contemporaneamente e ora si ritrova al centro di una triangolazione che unisce Microsoft, NVIDIA e Amazon, con una naturalezza che farebbe invidia a un banchiere d’affari abituato a spostare miliardi come pedine su una scacchiera invisibile. La parola chiave è partnership strategica, e dietro questa etichetta si nasconde un cambiamento più profondo: l’accesso ai modelli Claude su Microsoft Azure, un’operazione che trasforma questi sistemi nell’unica famiglia di modelli frontier disponibile sui tre grandi cloud globali. Una di quelle condizioni che piace raccontare agli investitori quando si vuole far capire che il vantaggio competitivo è reale, misurabile e non replicabile con leggerezza.

Come cambieranno davvero le professioni con l’intelligenza artificiale

La provocazione migliore arriva sempre quando nessuno la aspetta, soprattutto quando si parla di lavoro e tecnologia. Chi continua a ripetere che l’intelligenza artificiale toglierà posti si ostina a guardare il dito mentre la luna illumina un cambiamento più profondo. Il vero spartiacque non sarà tra chi usa l’AI e chi non la usa, ma tra chi saprà governarla con lucidità strategica e chi rimarrà schiacciato da un ecosistema professionale che avanza con la velocità tipica dei mercati finanziari nei giorni di panico. La parola chiave è supervisore AI, una figura che promette di diventare la nuova spina dorsale degli studi professionali in Italia, non un orpello da convegno.

Il brusio segreto delle macchine ambiziose

un caffè al bar dei daini

Un caffè preso di corsa al Bar dei Daini ha il potere di trasformarsi in una radiografia dell’ecosistema tecnologico contemporaneo, soprattutto quando i titoli del giorno sembrano usciti da un laboratorio narrativo che combina fantascienza industriale e finanza ad alto voltaggio.

Intelligenza Artificiale etica tra virtù, potere e illusione del controllo

L’idea che l’intelligenza artificiale etica sia una sorta di creatura addomesticabile con due righe di codice ha sempre avuto qualcosa di comico, quasi fosse la versione tecnologica del mito del cavallo mansueto che poi scalcia al momento meno opportuno. Pare più un esercizio di autoillusione collettiva che una strategia di governance sensata. Chi osserva davvero ciò che sta accadendo nel cuore dei modelli generativi capisce che la domanda non è più se l’IA possa comprendere qualcosa, ma quanto noi siamo preparati a comprendere lei. La recente discussione alimentata dal saggio di De Caro e Giovanola rende evidente che il terreno non è quello dello stupore fantascientifico, ma quello silenzioso e ruvido del potere epistemico, del modo in cui l’IA riconfigura le nostre capacità di giudizio, di attenzione e perfino di oblio. Ogni epoca ha avuto il suo demone. La nostra ha il vantaggio di averlo creato da sola.

Google fuori dal recinto mentre Buffett scioglie la catena

È davvero un colpo di scena da prim’ordine: Alphabet, la società madre di Google, era stata per anni in quella che i mercati chiamavano “la doghouse” quel recinto rumoroso e ostico in cui le Big Tech finiscono quando gli investitori perdono fiducia o quando si agitano le acque regolatorie. E ora? Warren Buffett, il re del value investing, ha deciso di aprire il cancello. La sua Berkshire Hathaway ha comunicato di detenere 17,85 milioni di azioni Alphabet, per un valore di circa 4,3 miliardi di dollari.

Tensione Cina Giappone G20 Sudafrica

La crisi diplomatica tra Cina e Giappone attorno al vertice G20 in Sudafrica sta assumendo i contorni di un classico caso di realpolitik asiatica, un promemoria pungente del fatto che l’ordine internazionale non ha mai davvero abbandonato la fisica degli equilibri di potenza. La notizia centrale è tensione Cina Giappone, accompagnata dalle correlate crisi diplomatica G20 e strategia Taiwan, un trittico che definisce non solo la termodinamica geopolitica dell’Asia orientale ma anche il modo in cui il resto del mondo legge i segnali di un ritorno prepotente della geopolitica dura. In questo scenario, l’annuncio di Pechino che esclude qualsiasi incontro tra Li Qiang e Sanae Takaichi suona meno come un dettaglio di protocollo e più come un colpo di frusta in un corridoio già troppo stretto per due potenze che da anni evitano lo scontro frontale solo per convenienza economica reciproca. Si potrebbe dire che in Asia la diplomazia è un’arte marziale praticata con sorrisi misurati e puntualità glaciale.

IBM ha bloccato l’AI dal cambiare sempre risposta

In un momento storico in cui le grandi LLM sono apprezzate per la loro creatività ma spesso criticata per la loro imprevedibilità i ricercatori di IBM hanno messo a punto un esperimento che sembra quasi una provocazione tecnica: dimostrare che, con l’architettura giusta, un modello può dare sempre la stessa risposta. Non per essere più “intelligente”, ma per essere coerente. In settori regolamentati come la finanza, dove la consistenza vale più di un lampo di genialità, questa è una sfida che ha tutto il senso del mondo.

Project Prometheus: Bezos torna operativo con 6,2 miliardi di investimenti

Il mondo delle start-up guarda Project Prometheus come a un laboratorio di futuri shock tecnologici, e non senza ragione. The New York Times segnala che la società, ancora in fase iniziale, ha già raccolto 6,2 miliardi di dollari, con Jeff Bezos tra i principali finanziatori. La cifra da sola induce a riflettere: poche aziende nella storia recente hanno potuto contare su capitali simili prima ancora di lanciare un prodotto concreto. Bezos non si limita a finanziare; si immerge nell’operatività insieme al cofondatore Vik Bajaj, fisico e chimico, ex membro di Google X, il mitico laboratorio dei “moonshot” dell’innovazione, e poi CEO di Verily, spin-off di Alphabet dedicato alla salute digitale.

Bitcoin precipita, ma il vero danno è per le aziende che hanno seguito la scia

Il crollo del Bitcoin non è solo una storia di numeri rossi su uno schermo. È la resa dei conti per aziende che hanno pensato di replicare il successo di Michael Saylor senza avere la sua visione strategica. Strategy, società che ha puntato tutto sull’accumulo di criptovalute, è in calo del 44% dal picco raggiunto da Bitcoin a inizio ottobre. Una performance che in qualsiasi scenario normale dovrebbe far tremare i polsi di un CEO, soprattutto se si considera che ora il valore di mercato di Strategy è leggermente inferiore a quello dei suoi stessi investimenti in Bitcoin. In pratica, l’azienda ha comprato un biglietto per una corsa sulle montagne russe, dimenticandosi che i freni non sono inclusi nel prezzo del passaggio.

Zuckerberg e la scuola non autorizzata che ha incendiato Palo Alto

La vicenda della scuola non autorizzata Zuckerberg dentro il mega compound di Crescent Park merita più di un semplice sguardo distratto, perché racconta in filigrana il rapporto sempre più teso tra il potere privato della Silicon Valley e i delicati equilibri urbani di una comunità che, paradossalmente, è cresciuta credendo nel mito dell’innovazione senza freni. La storia sembra uscita da una satira tecnologica, con la differenza che qui non c’è nessuna writer’s room, solo un quartiere esausto che ha scoperto suo malgrado di convivere con un istituto scolastico travestito da residenza familiare. La scuola non autorizzata Zuckerberg, come ormai la chiamano anche i residenti più diplomatici, è diventata un caso studio di governance urbana, privacy, potere immobiliare e arroganza involontaria, con una coda giudiziaria che si è trascinata fino alla metà del 2025.

Phishing DMCA e la nuova ondata di truffe sui social

A volte la sicurezza digitale assomiglia a un vecchio gioco di prestigio adattato ai tempi moderni. Si cambia il cappello, si illumina il palco, si aggiorna la musica di sottofondo e il pubblico cade di nuovo nello stesso trucco. Succede ogni volta che un nuovo attacco di phishing prende piede e oggi tocca alla variante che sfrutta presunti avvisi DMCA su X, un espediente che unisce paura, urgenza e un pizzico di ingenuità digitale. Chi lavora nell’innovazione e osserva questi fenomeni da qualche decennio sa bene che il vero problema non è mai la tecnologia dei truffatori, ma la vulnerabilità intrinseca del comportamento umano. Che è esattamente ciò che alimenta questa nuova ondata di attacchi.

I giganti della tecnologia guardano allo spazio mentre l’energia per l’AI esplode

Quando si osserva la curva esponenziale dei consumi energetici dell’intelligenza artificiale, la sensazione è quella di assistere a un gigantesco paradosso moderno in cui la voglia di potenza finisce per scontrarsi con i limiti fisici del pianeta. L’impressione è che la Terra stessa stia diventando una sorta di data center sovraccarico, incapace di offrire la banda energetica necessaria a un’industria che cresce più velocemente della nostra capacità di generare elettricità. Attorno a questa orbita concettuale ruotano altre due espressioni emergenti, energia per l’AI e computazione orbitale, che stanno ridefinendo il dibattito strategico delle grandi compagnie tecnologiche.

Huawei e la nuova infrastruttura ai che promette di raddoppiare l’efficienza delle GPU

Avviene qualcosa di interessante quando un colosso tecnologico decide di forzare i limiti percepiti del possibile e lo fa con la tipica calma glaciale di chi sa benissimo che il mercato lo sta osservando con una miscela di timore e ammirazione. Huawei si prepara a presentare una tecnologia di infrastruttura per lintelligenza artificiale capace di spingere lefficienza delle GPU vicino a soglie che, fino a ieri, sembravano riservate alle presentazioni ottimistiche dei laboratori di ricerca. Il fatto che si tratti di unannunciata capacità di raddoppiare il tasso di utilizzo effettivo delle GPU a quasi il settanta per cento crea un effetto immediato sui tavoli dei CIO globali, quelli che conoscono fin troppo bene cosa significhi pagare hardware costoso per vederlo lavorare la metà del tempo.

I modelli di intelligenza artificiale sono ormai troppo grandi per le singole gpu

Stiamo entrando in una fase decisiva dell’IA: i modelli sono cresciuti talmente in grandezza (sia parametricamente che in “contesto”), che una singola GPU non basta più. Il salto di scala, lungi dall’essere solo teorico, è ora operativo grazie a NVIDIA Dynamo, che grandi cloud come AWS, Google Cloud, Microsoft Azure e Oracle Cloud stanno adottando per gestire modelli enormi su più nodi GPU.

NVIDIA sostiene che la sua architettura Blackwell offre prestazioni dieci volte superiori rispetto alla generazione Hopper. È una cifra che suona come una promessa da marketing, ma per trasformarla in un guadagno reale in produzione serve qualcosa di più di “soltanto una GPU più potente”: serve l’inferenza multi-nodo. Il contesto lungo, i modelli MoE (Mixture of Experts), e i carichi di ragionamento non sono più confinabili in una singola unità di calcolo.

OpenAI scopre che la matematica finanziaria ha il senso dell’umorismo

Pare che la Silicon Valley abbia trovato il suo nuovo sport preferito, osservare OpenAI mentre tenta di correre verso l’IPO con la stessa grazia di un maratoneta che scopre all’ultimo chilometro di aver dimenticato le scarpe. Le ultime fughe di notizie sulle sue finanze hanno l’effetto di un’eccellente commedia involontaria, perché scoprire quanto costa davvero far girare i modelli che tutti idolatrano è un po’ come controllare il contatore della luce dopo una notte di party digitale.

Perché la strategia dei chip è diventata il nuovo oro digitale

Se l’intelligenza artificiale è la nuova linfa delle aziende, i semiconduttori sono il cuore pulsante che la alimenta. IBM ha appena interpellato oltre 800 leader C-level per capire come sta evolvendo il mondo dei chip, e le risposte non lasciano spazio a illusioni: avere una strategia AI senza una strategia dei chip è come guidare una Ferrari senza carburante. L’analisi rivela quattro linee di tendenza che stanno ridisegnando il panorama tecnologico e industriale, con implicazioni strategiche profonde per chiunque osi pensare al prossimo decennio senza considerare il silicio come asset critico.

Pagina 4 di 134

CC BY-NC-SA 4.0 DEED | Disclaimer Contenuti | Informativa Privacy | Informativa sui Cookie