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Flock Safety l’azienda da 7,5 miliardi di dollari

Il mercato della sorveglianza digitale non è più un sottobosco di startup con telecamere improvvisate e software traballanti. Oggi vale miliardi e i capitali scorrono veloci come i flussi di dati che catturano le nostre vite. Al centro di questa tempesta troviamo Flock Safety, una società che non ha paura di chiamarsi “la memoria stradale d’America”, con una valutazione che ha superato i 7,5 miliardi di dollari. Numeri che parlano da soli e che ricordano come in un’economia fondata sull’informazione sia più redditizio vendere occhi elettronici che mattoni.

Google Nano Banana guida all’uso dell’editor di immagini AI più avanzato

Immagina di avere a disposizione un assistente creativo che non solo comprende le tue istruzioni, ma le esegue con precisione chirurgica, mantenendo intatta l’identità del soggetto in ogni modifica. Questo è ciò che offre Google con il suo nuovo modello di editing immagini AI, noto come Gemini 2.5 Flash Image, soprannominato “Nano Banana”. Questo strumento rappresenta un salto evolutivo rispetto ai tradizionali editor di immagini, grazie alla sua capacità di generare e modificare immagini con una coerenza e una naturalezza senza precedenti.

Nano Banana si distingue per la sua architettura visione-linguaggio avanzata, che consente di trasformare semplici istruzioni testuali in modifiche precise e localizzate senza la necessità di maschere o strumenti manuali. Questo approccio semplifica notevolmente il processo di editing, rendendolo accessibile anche a chi non ha competenze tecniche specifiche. Inoltre, la funzionalità di editing multi-turno permette di effettuare modifiche sequenziali mantenendo la coerenza dell’immagine, un aspetto fondamentale per preservare l’identità del soggetto attraverso diverse modifiche.

Cognitive Ergonomics e la trappola dell’adozione fluida

Quando la “cognitive ergonomics” è forte, adottare una tecnologia diventa un piacere anestetico e una trappola al contempo. Moltissimi sistemi sviluppati da università o governi sono autentici rebus da incubo che molestano la mente: confusioni, perdite di tempo, frustrazione. Non un click di più e non un pensiero meglio: è come entrare in un labirinto arcano disegnato da Pirandello con righello e ordine assistito.

Molti tool GenAI e app delle grandi piattaforme invece sembrano progettati con l’equilibrio di un funambolo hitech. Si installano con un dito e poi restano. Il loro uso è un’abitudine che si insinua con l’agile leggerezza di un tafano: intuitivi, utili, irresistibili. Hanno una “cognitive ergonomics” robusta. Il paradox è qui.

Puoi davvero vibe-codare un robot con GPT-5 e Codex? la verità dietro l’hype

Sorgente REDDIT

L’idea che oggi basti comprare un Raspberry Pi, installare qualche libreria e dire a un agente AI “scrivi i driver, integra i sensori, aggiorna l’interfaccia” sembra uscita da un sogno febbrile da forum notturno. È il genere di narrazione che su Reddit ottiene upvote compulsivi: la promessa che non serva più programmare riga per riga, ma che basti “orchestrare” un esercito digitale obbediente. Tutto molto affascinante, ma quanto è reale e quanto invece è solo una nuova variante dell’hype che il mercato dell’intelligenza artificiale sforna con la stessa frequenza con cui cambiamo feed?

Partiamo da un fatto concreto. OpenAI Codex esiste davvero. È un agente AI per lo sviluppo software, non un concept. Si installa come CLI o come estensione in IDE popolari e funziona anche dal terminale. Può scrivere codice, generare test, fare commit, aprire pull request, girare in sandbox parallele senza bloccare la macchina. È pensato per chi sviluppa seriamente e non per chi sogna di attaccare un sensore LIDAR a un tostapane e aspettarsi che l’agente faccia il resto. Ma la narrativa da “robot vibe-coding” ha preso piede perché Codex è stato lanciato insieme a GPT-5, un modello che sul codice è effettivamente molto più potente di qualunque generazione precedente.

OpenAI prepara la guerra dei trilioni: quando l’intelligenza artificiale diventa più costosa di una nazione

OpenAI non è più una startup che gioca a fare il futuro, è un conglomerato finanziario-tecnologico che ha deciso di trasformare la sua fame di potenza computazionale in una guerra di logoramento contro la fisica, i capitali e la concorrenza. La notizia che l’azienda, sostenuta da Microsoft, prevede di bruciare fino a 115 miliardi di dollari entro il 2029 ha il sapore di quelle dichiarazioni che non si leggono nei report trimestrali ma nei manuali di geopolitica economica. In sei anni OpenAI si propone di spendere più del PIL di un paese medio. Una cifra che lascia intendere due cose: o hanno davvero intenzione di riscrivere le leggi della produttività, oppure stanno costruendo il più grande fuoco di artifici tecnologico della storia.

Stipe foundation model funziona

Per anni Stripe ha utilizzato modelli di machine learning addestrati su feature discrete (BIN, codice postale, metodo di pagamento, ecc.) per migliorare i propri prodotti. Questi approcci feature-by-feature hanno funzionato sorprendentemente bene: +15% di conversioni, -30% di frodi. Tuttavia, i limiti sono evidenti.

Pallavolo Italiana sul Tetto del Mondo

Quando l’Italia del volley femminile alza al cielo la coppa del mondo a Bangkok, ventitré anni dopo l’ultima volta, non è semplicemente un’altra medaglia nel palmarès di una nazionale. È un avvertimento per il resto del pianeta: la pallavolo, disciplina spesso relegata a margine nei palinsesti dominati dal calcio, può trasformarsi in un’arma di soft power. Vincere un mondiale contro una Turchia che negli ultimi anni ha costruito un impero pallavolistico, con investimenti miliardari e un campionato che attira star da ogni latitudine, ha il sapore di un’operazione chirurgica, quasi geopolitica.

“.ai is the new cocco”: il jackpot digitale di Anguilla

Non sempre per diventare ricchi serve un unicorno da miliardi o una miniera di litio. A volte basta… un’estensione internet. È la lezione di Anguilla, minuscola isola caraibica di 16.000 abitanti che, senza volerlo, si è ritrovata seduta sull’oro digitale grazie a un suffisso di due lettere: .ai.

Data center: da “consumatori energivori” a motori di decarbonizzazione e crescita

I data center non sono solo i pilastri della trasformazione digitale: se integrati con il sistema energetico, possono diventare alleati nella decarbonizzazione delle città. È questa la chiave di lettura che Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato di A2A, ha proposto al Forum TEHA di Cernobbio, dove è stato presentato uno studio sul ruolo strategico di queste infrastrutture in Italia.

Data Center, da costo a motore di crescita. Studio TEHA: come l’Italia può trasformare l’energia digitale in PIL e sostenibilità

I data center non sono più soltanto “fabbriche di bit”: se guidati da una visione strategica, possono diventare leve di competitività, occupazione e sostenibilità per l’Italia. È quanto emerge dal Position Paper “L’Italia dei data center. Energia, efficienza, sostenibilità per la transizione digitale”, presentato al Forum di Cernobbio da TEHA Group in collaborazione con A2A. Secondo lo studio, lo sviluppo del settore potrebbe contribuire dal 6% al 15% della crescita annuale del PIL nazionale, abilitando fino a 150.000 nuovi posti di lavoro tra diretti, indiretti e indotti. Numeri che confermano come i data center siano ormai infrastrutture strategiche, indispensabili per sostenere la diffusione di AI, IoT e cloud computing.

Isotopes AI spunta dal buio con 20 milioni di dollari e un agente che ti legge nel cervello dei dati

Il mercato tecnologico ha visto nascere decine di startup negli ultimi due anni che promettono di portare intelligenza artificiale e dati aziendali sotto lo stesso tetto, ma poche hanno un pedigree così pesante come Isotopes AI. L’azienda è uscita dal buio con un seed round da 20 milioni di dollari e un prodotto che non si limita a chattare con i dati, ma li mastica, li digerisce e li risputa sotto forma di analisi pronte a finire in un board pack o in un piano operativo. La promessa è seducente: finalmente un AI agent che risolve il problema cronico del Big Data, ovvero la distanza siderale tra chi gestisce l’infrastruttura e chi i dati li dovrebbe usare per prendere decisioni.

Inside VLLM: come costruire sistemi LLM ad alta efficienza

Quando Aleksa Gordić, ex DeepMind, decide di condividere la sua esperienza, il mondo delle Large Language Models (LLM) prende appunti. Il suo masterclass su “Inside vLLM” non è un semplice elenco di tecniche, ma una vera e propria lezione di ingegneria dei sistemi AI ad alte prestazioni. Qui non si parla di magie da laboratorio, ma di scelte progettuali concrete che possono trasformare un’API LLM da lenta e costosa a un’arma affilata di efficienza.

Una chiave scheletro per il DNS cifrato

Nel febbraio 2024, la Fina CA, un’autorità di certificazione croata riconosciuta dal programma root di Microsoft, ha emesso senza autorizzazione dodici certificati TLS per l’indirizzo IP 1.1.1.1, utilizzato dal servizio DNS pubblico di Cloudflare. Questa emissione errata ha sollevato preoccupazioni significative sulla sicurezza e sull’affidabilità dell’infrastruttura di fiducia digitale su cui si basa gran parte di Internet.

Il servizio DNS 1.1.1.1 di Cloudflare è progettato per garantire la privacy e la sicurezza degli utenti, supportando protocolli come DNS-over-TLS (DoT) e DNS-over-HTTPS (DoH). Questi protocolli utilizzano certificati TLS per cifrare le comunicazioni tra il client e il server DNS, proteggendo così le query da intercettazioni e manipolazioni. Tuttavia, l’emissione non autorizzata di certificati per 1.1.1.1 ha introdotto una potenziale vulnerabilità: un attaccante in possesso di uno di questi certificati e della relativa chiave privata avrebbe potuto intercettare e decifrare il traffico DNS cifrato, compromettendo la privacy degli utenti.

La nuova rotta dei Layer 1 del sistema finanziario globale

Nel 2025, parlare di blockchain layer 1 non significa più discutere di sperimentazioni marginali o startup coraggiose che provano a reinventare il denaro. La realtà è molto più intrigante e, oserei dire, spietata. Google, Tether, Circle, Ripple e Stripe hanno iniziato a tracciare rotte autonome che puntano direttamente al cuore del sistema finanziario globale. Non si tratta di piccole mosse tattiche, ma di strategie di dominio. L’ecosistema blockchain si sta frammentando in strade parallele, ciascuna con le proprie regole, token nativi e infrastrutture di pagamento. Per chi osserva dall’esterno, può sembrare caos, ma dietro ogni mossa c’è una logica chirurgica che mira a ridefinire la finanza digitale come la conosciamo.

Synthesia: avatar AI sempre più espressivi e interattivi

Dal semplice trucco digitale alla presenza quasi umana, gli avatar di Synthesia stanno ridefinendo cosa significa interazione digitale. Quello che iniziava come un tool per replicare volti umani in contenuti scriptati ora si trasforma in una piattaforma per veri e propri agenti conversazionali. I nuovi avatar, lanciati dalla compagnia londinese, non solo mostrano espressioni facciali più naturali, ma presto saranno in grado di dialogare in tempo reale. Non si tratta di un piccolo passo, ma di un balzo che porta l’intelligenza artificiale generativa dalla funzione marginale a protagonista visibile.

Showrunner vuole far rivivere Orson Welles con l’AI mentre Warner Bros fa causa a Midjourney

Showrunner la startup con sede a San Francisco supportata da Amazon — sta intraprendendo un progetto ambizioso per ricostruire i 43 minuti persi del film del 1942 di Orson Welles, The Magnificent Ambersons, utilizzando l’intelligenza artificiale generativa. Il film, originariamente previsto per una durata di 131 minuti, fu ridotto a 88 minuti da RKO Pictures senza il coinvolgimento di Welles, e i fotogrammi rimossi furono distrutti.

Showrunner intende usare il suo modello proprietario di AI, FILM-1, per ricreare le scene mancanti attraverso keyframe generati dall’AI e ambientazioni spaziali derivanti da foto d’archivio dei set. Il progetto coinvolgerà anche ricreazioni sintetiche del cast originale mediante tecniche di face-swapping, con l’aiuto dell’artista VFX Tom Clive e del regista Brian Rose, che aveva precedentemente tentato un restauro a mano del film.

Usa miliardi ai cinesi: il Pentagono finanzia la crescita militare di Pechino

Il 5 settembre 2025, la Commissione Selezionata della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti sul Partito Comunista Cinese ha pubblicato un rapporto che solleva gravi preoccupazioni riguardo ai finanziamenti del Dipartimento della Difesa (DoD) per progetti di ricerca condotti in collaborazione con università e istituti cinesi legati al settore della difesa. Il rapporto evidenzia come, tra il giugno 2023 e il giugno 2025, oltre 1.400 pubblicazioni accademiche abbiano ricevuto supporto da parte del DoD, per un totale superiore a 2,5 miliardi di dollari in finanziamenti. Di queste, circa 800 hanno coinvolto direttamente entità cinesi associate alla ricerca e all’industria della difesa, molte delle quali sono presenti nelle liste nere del governo statunitense.

Google multato per violazione antitrust: ma quanto pesa il colpo? Cartastraccia?

L’Unione Europea ha inflitto a Google una multa da € 2,95 miliardi (circa $3,45–3,5 miliardi) per abuso della posizione dominante nel settore ad-tech. In breve, Google favoriva i propri strumenti (AdX e DFP), penalizzando editori, inserzionisti e la concorrenza. La Commissione ha dato 60 giorni per presentare rimedi “seri”, altrimenti si valuta uno smembramento strutturale, con vendita delle attività incriminate.

OpenAI e Broadcom: la mossa da 10 miliardi che potrebbe cambiare l’equilibrio dei chip AI

OpenAI non vuole più essere solo il cliente affamato di Nvidia che compra GPU come fossero noccioline. Per anni Sam Altman ha urlato al mondo che la fame di potenza computazionale stava diventando la vera barriera all’espansione dell’intelligenza artificiale. Ora arriva la risposta: un chip proprietario, disegnato in collaborazione con Broadcom, con consegne previste già dal prossimo anno. È la prima volta che la società dietro ChatGPT decide di sporcarsi le mani con il silicio, e non è un dettaglio di poco conto.

Anthropic paga 1,5 miliardi: il prezzo della conoscenza rubata nell’era dell’intelligenza artificiale

L’industria dell’intelligenza artificiale, abituata a muoversi con la spavalderia dei conquistadores digitali, si trova oggi davanti a un conto che sa di resa dei conti: 1,5 miliardi di dollari, la cifra che Anthropic dovrà pagare per chiudere una delle più grandi dispute sul copyright mai viste nella storia americana. Per capirci, è come se per ogni libro “saccheggiato” nei meandri di Library Genesis o Pirate Library Mirror il prezzo medio della memoria fosse fissato a 3.000 dollari, una valutazione tanto simbolica quanto destabilizzante. L’illusione di poter addestrare modelli linguistici divorando l’intera produzione culturale senza chiedere permesso si è trasformata in una fattura colossale, che ridisegna la relazione tra creatività umana e algoritmi.

L’incertezza strategica tra logiche probabilistiche ed entropia di Shannon

L’incertezza strategica è il carburante nascosto della società algoritmica. Non è un fastidio passeggero che i dati elimineranno, è una risorsa da coltivare e sfruttare. In un mondo di agenti autonomi, sistemi di intelligenza artificiale e mercati stocastici, l’illusione della trasparenza totale è un pericoloso miraggio. Chi governa il digitale e la finanza non lavora per eliminare l’incertezza, ma per dosarla, mantenerla, amplificarla quando serve. È l’arte di gestire ciò che non sappiamo, non di spingerci verso un’onniscienza che, se mai fosse possibile, sarebbe la fine stessa del gioco strategico.

Proprio qui si inserisce la ricerca guidata dall’Università di Napoli Federico II e dal Prof. Aniello Murano, insieme a colleghi internazionali, che ha introdotto una nuova dimensione formale nel ragionamento strategico: PATLH, la logica che innesta l’entropia di Shannon dentro le logiche probabilistiche multi-agente. Il risultato non è solo elegante, è sovversivo. Porta nei sistemi computazionali l’idea che l’incertezza, misurata in bit di Shannon, possa essere trattata come variabile strategica, al pari delle probabilità di successo di una coalizione.

QWEN3 CODER è arrivato

Alibaba ha catalizzato l’attenzione venerdì grazie a un’anteprima rivelata dalla sua unità Qwen: il nuovo modello AI denominato Qwen3-Max-Preview, sfoggiando la cifra monstre di oltre 1 trilione di parametri. Non un dettaglio da poco, considerando che in mezzogiorno le azioni della società hanno guadagnato circa il 3,3 % .

L’annuncio, pubblicato su X dal team Qwen, non si è limitato alla cifra impressionante: Alibaba ha assicurato che “Benchmarks show it beats our previous best, Qwen3-235B-A22B-2507”. La piattaforma promette “performance stronger, knowledge broader, better at conversations, agentic tasks & instruction following,” e ha lanciato tutto con un sibillino “Scaling works and the official release will surprise you even more. Stay tuned!” .

Rivoluzione fashion: arriva Ella, l’intelligenza artificiale che ti veste meglio del tuo stylist umano

L’irresistibile piattaforma di lusso Vivrelle, famosa per permettere il noleggio di capi e accessori high-end, ha annunciato giovedì il lancio del suo nuovo personal stylist AI chiamato Ella, frutto di una collaborazione con i retailer moda Revolve e FWRD. L’annuncio è arrivato grazie a TechCrunch.

Ella è un assistente di stile digitale che opera trasversalmente sui tre canali—Vivrelle, Revolve e FWRD e consente suggerimenti outfit su misura, sia da acquistare sia da noleggiare. Si può chiedere, per esempio, “un outfit per un addio al nubilato” oppure “cosa mettere in valigia per un viaggio” e l’AI attinge a tutto l’inventario dei tre partner per generare look completi. A quel punto, si può finalizzare l’acquisto in un unico carrello su Vivrelle.

La cena tra giganti tech e Trump intorno all’AI

Fu una scena da alta finzione politica: nel corso di una cena al 4 settembre 2025, il presidente Trump ha accolto attorno allo stesso tavolo CEO del calibro di Satya Nadella (Microsoft), Lisa Su (AMD), Safra Catz (Oracle), Sam Altman (OpenAI), Sundar Pichai (Google), Tim Cook (Apple), Mark Zuckerberg (Meta), Sergey Brin, Bill Gates e altri nomi di punta. Elon Musk non era presente, pur avendo mandato un rappresentante.

L’industria tech sotto accusa: la NAACP lancia l’allarme per i nuovi data center

L’industria tecnologica statunitense è stata messa “in allerta” dalla NAACP, una delle principali organizzazioni per i diritti civili negli Stati Uniti, che ha lanciato un appello alle comunità locali affinché chiedano maggiore responsabilità alle aziende che costruiscono nuovi data center. La domanda di elettricità negli Stati Uniti sta crescendo per la prima volta in quasi due decenni, in gran parte a causa della costruzione di massicci data center destinati a supportare i progressi nell’intelligenza artificiale. Le utility e alcune aziende tecnologiche stanno sempre più soddisfacendo questa domanda con combustibili fossili, peggiorando la qualità dell’aria e aggravando la crisi climatica, spingendo la NAACP a emettere “principi guida” per aiutare i membri delle comunità locali a opporsi.

AI coding assistants sotto attacco: come la CopyPasta License Attack trasforma i developer tools in vettori di malware

Il mondo dello sviluppo software sta vivendo una rivoluzione, o meglio, una piccola apocalisse silenziosa. Gli assistenti di programmazione basati su intelligenza artificiale, da strumenti come Cursor a Windsurf, Kiro e Aider, stanno rapidamente diventando indispensabili per i developer. Ma la dipendenza crescente da AI automatizzate porta con sé un lato oscuro: attacchi sofisticati capaci di trasformare questi strumenti in veicoli inconsapevoli di codice malevolo. Secondo HiddenLayer, azienda di cybersecurity, un nuovo proof-of-concept denominato CopyPasta License Attack dimostra come un semplice file LICENSE.txt possa essere sfruttato per manipolare AI coding assistants senza che l’utente se ne accorga.

CEO sotto i riflettori: basta un clic per mandarti a casa serve una royalty approach

I riflettori sui CEO non sono mai stati così spietati. Recenti scandali mostrano come anche passi falsi nella vita privata possano trasformarsi in catastrofi professionali. In un mondo iperconnesso, dove un singolo momento virale può ridefinire una reputazione in pochi secondi, i dirigenti sono tenuti a standard quasi regali di condotta, per evitare ritorsioni pubbliche o il licenziamento immediato.

Prendiamo i casi recenti. Takeshi Niinami di Suntory Holdings è stato estromesso per l’acquisto presunto di integratori illegali. Laurent Freixe di Nestlé ha perso il posto dopo aver nascosto una relazione con una subordinata diretta. Piotr Szczerek di Drogbruk è stato pubblicamente umiliato per aver strappato il cappello a un bambino durante gli US Open. Non parliamo solo di piccoli incidenti: sono diventati virali e hanno trasformato episodi personali in scandali aziendali da manuale.

Hai caricato una foto su ChatGPT? ti stai mettendo nei guai

La tentazione è forte: caricare una foto su ChatGPT per identificare una pianta, controllare un’eruzione cutanea o migliorare la foto del profilo su LinkedIn. Un gesto innocente, quasi banale. Ma dietro questa semplicità si cela un rischio silenzioso, spesso ignorato: la privacy. Gli esperti avvertono: caricare immagini su piattaforme AI potrebbe esporre più dati personali di quanto si immagini.

Le piattaforme AI stanno promuovendo sempre più interazioni basate su immagini. Dall’identificazione di piante all’analisi di eruzioni cutanee, fino alla modifica delle foto del profilo, gli utenti caricano quotidianamente immagini. Molti presumono che questi upload siano temporanei e privati. In realtà, le politiche delle aziende riguardo alla conservazione e all’uso delle immagini sono spesso poco chiare o incoerenti.

OpenAI: tra privacy, sicurezza e sorveglianza digitale

OpenAI ha recentemente rivelato una politica che monitora le conversazioni su ChatGPT, segnalando contenuti potenzialmente dannosi e, in alcuni casi, riferendoli alle forze dell’ordine. Questa decisione è stata presa in risposta a incidenti tragici, come il caso di un ex dirigente Yahoo che ha ucciso sua madre dopo mesi di interazioni con ChatGPT, che avrebbero alimentato le sue paranoie (New York Post).

Secondo OpenAI, le conversazioni che indicano minacce imminenti di danni fisici a terzi vengono esaminate da un team umano e, se necessario, segnalate alle autorità competenti (mint). Tuttavia, l’azienda ha dichiarato di non riferire casi di autolesionismo alle forze dell’ordine, per rispettare la privacy degli utenti, data la natura particolarmente privata delle interazioni con ChatGPT.

Educazione all’intelligenza artificiale e la retorica dei giganti

Smettiamo di fingere che tutto questo non sia una partita a poker tecnologico. “Educazione all’intelligenza artificiale” non è solo un modo elegante per dire fundraising e pubbliche relazioni; è il nuovo conflitto geopolitico educativo. Al centro della scena, Amazon, Google e Microsoft sottoscrivono impegni pubblici alla Casa Bianca: Amazon promette di «formare 4 milioni di persone in competenze AI» entro il 2028, supportare 10 000 insegnanti statunitensi con curricula sull’intelligenza artificiale e stanziare 30 milioni di dollari in crediti AWS per istituzioni che adottano AI e cloud nella didattica.

Amazon accelera sull’AI con Anthropic e Trainium, la scommessa più grande di Jeff Bezos dopo AWS

Le azioni Amazon hanno ripreso fiato e il mercato ha improvvisamente ricordato che il gigante di Seattle non vive solo di e-commerce, margini risicati e consegne in un giorno. La partita si gioca altrove, dentro i data center che divorano energia come piccole centrali nucleari e che custodiscono la nuova religione del capitalismo: l’intelligenza artificiale generativa. Il recente +3% del titolo è soltanto la conseguenza visibile di una strategia che punta a trasformare la relazione con Anthropic in un catalizzatore per AWS e soprattutto per Trainium, il chip che promette di sfidare l’egemonia di Nvidia senza doverla battere frontalmente.

Consumi data center: tra mito energetico e realtà industriale italiana

Chi grida all’apocalisse energetica dei data center in Italia punta più al palcoscenico che ai bilanci. C’è chi sventola scenari da decine di gigawatt come se l’intera dorsale elettrica nazionale fosse a disposizione di capannoni ronzanti piazzati da Bolzano a Pachino. La realtà, spietata e poco glamour, è che il mercato digitale italiano cresce a passo breve, l’accesso alla rete non è una formalità e la matematica finanziaria non perdona. Gli scenari sereni fanno vendere meno clic, ma aiutano a non sbagliare investimenti. Secondo le stime più solide sul mercato digitale tracciate da Anitec-Assinform, l’Italia ha chiuso il 2024 con 81,6 miliardi di euro e una crescita del 3,7 per cento, con proiezioni nell’ordine del 3,3-4 per cento medio annuo nei prossimi anni. Un’espansione reale, ma ben lontana dal raddoppio che servirebbe a giustificare una corsa a carico base di dieci gigawatt dedicati solo all’infrastruttura di calcolo. Non è un’opinione, è un denominatore.

Un fatto scomodo per i profeti dei 50 gigawatt è che il parco installato italiano non è una nebulosa insondabile. La fotografia 2024 più citata dagli operatori parla di circa 513 megawatt di potenza IT attiva nel Paese, di cui 238 nell’area milanese, con pipeline in crescita ma tutt’altro che esponenziale. È la dimensione di un mercato che funziona, non di un meteorite in rotta di collisione. Per chi si nutre di iperboli, è una doccia fredda. Per chi deve allocare capitale, è la base su cui costruire casi d’uso sostenibili.

Come un Caffè al Bar dei Daini: Apple sta per far esplodere Google con una ricerca AI che parla e ti ascolta

La chiamano “World Knowledge Answers”, ma la realtà è che Apple sta preparando quello che potrebbe essere il colpo di grazia alla dominazione di Google nella ricerca. Un motore di ricerca web potenziato dall’intelligenza artificiale, integrato in Siri, Safari e Spotlight, previsto per la primavera 2026. Così almeno dicono fonti Bloomberg, con Apple che, con la stessa riservatezza con cui incomincia una rivoluzione, non ha né confermato né negato. Dichiarare oracoli: “sarà un colpo per Google” suona arrogantemente allettante.

Lambda vs Coreweave: la nuova bolla di potenza computazionale che vuole conquistare Wall Street

La corsa all’oro dell’intelligenza artificiale non riguarda più gli algoritmi o le applicazioni visibili al consumatore, ma la parte che pochi vogliono raccontare: il potere nascosto dell’infrastruttura. Qui si muovono nomi che fino a ieri sarebbero sembrati destinati a restare in un’oscura nicchia di “GPU rental”, ma che oggi sono in procinto di diventare i nuovi padroni dell’economia digitale. Lambda, il provider di cloud AI che affitta potenza di calcolo come fosse petrolio, ha deciso di seguire le orme di CoreWeave, rivale già iperattivo, e sta preparando il suo ingresso in borsa con un IPO da manuale, orchestrata da banche d’affari che non sbagliano mai quando si tratta di fiutare margini. Morgan Stanley, J.P. Morgan e Citi non si muovono a caso, e se hanno messo il timbro è perché hanno intravisto il prossimo big bang della finanza tech.

OpenAI jobs platform: la linkedin killer che vuole rubare il futuro del lavoro

OpenAI sta davvero sviluppando qualcosa che ricorda LinkedIn: la sua “OpenAI Jobs Platform”, un sistema di reclutamento che promette di “usare l’AI per trovare l’abbinamento perfetto tra ciò che le aziende cercano e ciò che i lavoratori possono offrire”, come ha scritto Fidji Simo, neo-CEO delle Applications di OpenAI, in un post sul blog. È pensata per aiutare anche “i governi locali a trovare il talento AI necessario per servire meglio i propri cittadini” e includerà “certificazioni per diversi livelli di fluidità nell’AI” attraverso l’“OpenAI Academy”.

Va detto tuttavia che al momento OpenAI Academy non offre certificazioni ufficiali: è una piattaforma educativa aperta e gratuita che propone workshop, eventi, risorse didattiche base e avanzate, ma, per ora, “non fornisce certificati o accreditamenti”. In altri contesti, invece, si trovano riferimenti a opinioni o recensioni che suggeriscono la disponibilità di “certificati su completamento” come opzione a pagamento, ma queste non derivano da fonti ufficiali.

Fonte: https://openai.com/index/expanding-economic-opportunity-with-ai/

Sei un vero nerd? Scopri le novità più incredibili da IFA 2025!

Cos’è IFA? IFA (Internationale Funkausstellung) è la fiera internazionale di elettronica di consumo e tecnologie domestiche più importante d’Europa, che si tiene annualmente a Berlino. Quest’anno, la manifestazione si svolge dal 5 al 9 settembre 2025. Anche se in Italia non è sempre facile accedere fisicamente, molte aziende presentano le loro innovazioni in streaming o tramite comunicati stampa, permettendo a tutti gli appassionati di restare aggiornati.

Perché seguirla? IFA è il palcoscenico dove le principali aziende tecnologiche mondiali svelano i loro prodotti più innovativi. Dalle ultime novità in ambito smart home, intelligenza artificiale, dispositivi indossabili e molto altro, è l’occasione ideale per scoprire in anteprima le tendenze che plasmeranno il futuro della tecnologia.

Cosa aspettarsi da IFA 2025?

DigithON 2025: dieci anni di maratona digitale, l’AI al centro della sfida

Bisceglie si prepara a diventare, ancora una volta, il cuore pulsante dell’innovazione italiana. Dall’11 al 13 settembre le Vecchie Segherie Mastrototaro ospiteranno DigithON 2025, la più grande maratona digitale del Paese, che quest’anno celebra 10 anni di sfide, visioni e contaminazioni. Una ricorrenza simbolica, ma non solo: l’edizione del decennale segna infatti un salto di scala con la nascita della Fondazione DigithON, destinata a trasformare l’evento da appuntamento annuale a distretto permanente dell’innovazione, con l’ambizione di fare del Mezzogiorno un hub strategico per il Sud Europa.

OpenAI ha appena esteso la disponibilità dei Projects in ChatGPT anche agli utenti free

Dal 4 settembre 2025, OpenAI ha reso disponibili i Projects anche per gli utenti free, inclusi i limiti di caricamento file (fino a 5 file per progetto), con rollout già attivo su web e Android, mentre iOS riceverà l’upgrade prossimamente.

Projects in ChatGPT: la vera rivoluzione non è l’intelligenza artificiale, ma la memoria

La gente continua a parlare di intelligenza artificiale come se fosse magia nera, come se un modello linguistico fosse un oracolo che prevede il futuro. In realtà, la vera svolta non è mai stata il cervello della macchina, ma la sua memoria. È qui che entrano in gioco i Projects in ChatGPT, una funzionalità che rischia di essere sottovalutata dagli entusiasti delle demo su TikTok ma che per chi lavora seriamente con l’AI rappresenta un cambio di paradigma. Perché se un assistente non ricorda chi sei, cosa vuoi e dove sei arrivato, è poco più di un intrattenitore. Con i progetti invece, ChatGPT si trasforma in un vero spazio di lavoro AI, strutturato e persistente, capace di accompagnare attività complesse e di lungo periodo, dal piano marketing alla ricerca scientifica, fino al wedding planning di chi crede che l’AI possa anche salvare matrimoni.

Moonshot AI aggiorna Kimi k2, la startup cinese vuole sfidare i giganti con un modello da 256k token

Deepseek’s momemnt of Agentic coding

In Cina la corsa all’intelligenza artificiale non rallenta, anzi accelera. Moonshot AI, la startup sostenuta da Alibaba e Tencent, ha annunciato in modo quasi criptico un aggiornamento del suo modello Kimi K2, la creatura che aveva conquistato sviluppatori e creativi lo scorso luglio. Il nuovo arrivato si chiama Kimi K2-0905, almeno secondo quanto trapelato dal canale Discord ufficiale prima che l’annuncio venisse misteriosamente editato, con dettagli rimossi e rollout rinviato per presunti “problemi tecnici all’API”. Un colpo di teatro degno di un lancio alla Silicon Valley, solo che stavolta lo show viene da Pechino.

Warren Buffett e l’indicatore di mercato che suona il campanello rosso: è alle porte una bolla più grande?

Oggi mi sento Doomer scherzo… Il mercato azionario statunitense continua a infrangere record, con il Nasdaq e l’S&P 500 che sembrano vivere in una sorta di euforia perpetua. Gli investitori parlano di momentum, di intelligenza artificiale, di crescita infinita, ma chi osserva con occhio critico nota qualcosa di meno romantico: l’indicatore di Buffett, (https://buffettindicator.net/) uno dei segnali di valutazione più rispettati di Wall Street, sta lampeggiando in rosso. Questo strumento, tanto semplice quanto illuminante, confronta la capitalizzazione totale del mercato azionario americano con il PIL nazionale. Secondo l’indicatore, l’attuale mercato potrebbe essere più surriscaldato del periodo della bolla dot-com del 1999. E non parliamo di una lievissima instabilità: i numeri suggeriscono una tensione prossima al collasso.

L’indicatore di Buffett non è magia. Misura il rapporto tra la capitalizzazione totale delle azioni USA e il PIL nazionale. Quando il numero cresce, il mercato appare costoso rispetto all’economia reale. Negli anni Novanta, il rapporto aveva raggiunto vette storiche prima dello scoppio della bolla tecnologica. Oggi, con il rapporto nuovamente ai massimi, il segnale di allerta è chiaro. La differenza? Non si tratta più solo di hype tecnologico: intelligenza artificiale, tassi di interesse bassi e trading algoritmico hanno gonfiato il mercato. Alcuni analisti sottolineano che la partecipazione dei piccoli investitori e la leva finanziaria rendono la situazione ancora più insidiosa. In termini pratici, significa che una correzione potrebbe essere più rapida e dolorosa rispetto al passato.

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