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Nucleare Cina USA Russia: il ritorno della paranoia atomica nell’era Trump

Trump non è mai stato un campione della coerenza strategica, ma il vertice di Anchorage con Putin ha confermato un fatto elementare che nessuno a Washington o Mosca osa più dire ad alta voce: la stagione del controllo degli armamenti è finita, quella della paranoia atomica è tornata.

Il tentativo goffo di trascinare Pechino dentro una cornice trilaterale di “denuclearizzazione” ha avuto l’effetto opposto. La Cina ha alzato le spalle e ricordato con tono glaciale che il proprio arsenale, ancora modesto se confrontato con quello americano o russo, non merita affatto di essere discusso sullo stesso piano. Non è una questione di numeri, è una questione di percezione geopolitica. Xi Jinping non ha alcun interesse a trasformare il suo status di outsider nucleare in quello di comprimario in un teatro dominato dagli eredi della Guerra fredda.

THE PSYCHOTHERAPIST LIVING IN HIS FEAR

Crea un gioco di pixel art in cui posso camminare, parlare con gli abitanti del villaggio e catturare insetti selvatici ChatGPT Codex

OpenAI pronta a spendere 100 B$ in server cloud di backup per garantire ChatGPT verso il miliardo di utenti

OpenAI non è più soltanto la startup visionaria che faceva tremare Google e Facebook con demo accattivanti di chatbot intelligenti. È diventata un’infrastruttura planetaria, un servizio che avanza con la velocità di un virus e che presto, secondo le ultime indiscrezioni, potrebbe sfiorare il miliardo di utenti attivi settimanali. E quando un software raggiunge numeri del genere, non basta più avere un modello linguistico brillante.

Serve la garanzia ossessiva che funzioni sempre, in ogni momento, per chiunque. Ecco perché secondo The Information l’azienda guidata da Sam Altman starebbe considerando un investimento monstre da 100 miliardi di dollari in server cloud di backup, una cifra che da sola supererebbe il prodotto interno lordo di molti Paesi emergenti.

Benedetta Giovanola

ETICA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER L’IMPRESA

Il libro di Benedetta Giovanola, Etica e intelligenza artificiale per l’impresa, merita un’analisi che vada oltre la superficie. Non è un semplice manuale tecnico, ma una riflessione critica sulla complessità di integrare sistemi intelligenti in contesti aziendali, senza perdere di vista valori, principi e purpose. Giovanola non si limita a spiegare cosa sia l’IA o come funzioni: costruisce un vero e proprio percorso etico e strategico, suggerendo che la tecnologia non è mai neutra, e che la bussola morale diventa un asset competitivo.

META platforms pronta a spostare l’intelligenza artificiale sul cloud di Oracle in un accordo da 20 miliardi di dollari

Quando Meta Platforms decide di fare shopping tecnologico, il mercato non resta mai indifferente. La notizia che il colosso guidato da Mark Zuckerberg starebbe valutando un accordo pluriennale con Oracle per utilizzare i suoi servizi cloud nella formazione e nel deployment dei modelli di intelligenza artificiale ha già fatto salire il titolo Oracle del 4 per cento in una singola seduta.

Bloomberg ha parlato di un’intesa potenziale da circa 20 miliardi di dollari, ancora in fase di discussione ma sufficiente a scatenare speculazioni, entusiasmi e, naturalmente, l’ansia di chi teme che la geografia del potere tecnologico globale stia mutando sotto i nostri occhi.

La sicurezza AI aziendale al bivio: la rivoluzione promessa rischia di implodere

Le aziende stanno scoprendo che la rivoluzione dell’intelligenza artificiale non è un gioco di pura potenza di calcolo. Non bastano GPU scintillanti, modelli linguistici da centinaia di miliardi di parametri e un pizzico di marketing futurista per dominare l’era digitale. La verità, spesso scomoda, è che la sicurezza AI aziendale è il tallone d’Achille che separerà i vincitori dagli eterni sperimentatori bloccati alla fase pilota.

IDC e Lenovo hanno già acceso l’allarme: l’88 per cento delle iniziative AI nelle imprese non supera mai lo stadio del test. È il paradosso più costoso della storia tecnologica recente. Il sogno di generare trilioni di valore economico globale rischia di evaporare tra data breach da record e prompt injection che trasformano i chatbot in clown aziendali.

AI Companionship

Negli ultimi mesi è diventato sempre più chiaro che la “compagnia artificiale” non è più una curiosità da laboratorio ma un problema sociale che chiede risposte normative immediate. La crescente attenzione delle istituzioni verso i rischi psicologici dei chatbot, specialmente con utenti adolescenti vulnerabili, segna una svolta epocale nel dibattito sull’intelligenza artificiale.

Un sentimento di fascino inquietante serpeggia nell’uso che molti adolescenti fanno dei chatbot. Secondo il rapporto Talk, Trust, and Trade-Offs: How and Why Teens Use AI Companions (Common Sense Media, luglio 2025), il 72 % degli adolescenti fra i 13 e i 17 anni ha sperimentato almeno una volta un “AI companion”, e più del 50 % li utilizza regolarmente (più volte al mese).

Rischio choc per i colonscopisti: l’intelligenza artificiale li sta rendendo incapaci?

Un recente studio osservazionale multicentrico condotto in Polonia ha rivelato un fenomeno inquietante: l’esposizione continua all’intelligenza artificiale nelle colonscopie potrebbe ridurre le competenze degli endoscopisti, un processo noto come “deskilling”. Questo studio coinvolge quattro centri di endoscopia e analizza come l’uso regolare di strumenti IA per la rilevazione dei polipi influenzi le performance degli endoscopisti durante le colonscopie standard non assistite da AI.

2025 State of Ransomware 

Il ransomware nel 2025 non è più quel mostro rumoroso e prevedibile degli anni passati. Sophos, nel suo rapporto State of Ransomware 2025, ha sondato 3.400 professionisti IT e della cybersecurity in 17 paesi, consegnando una fotografia che combina numeri, psicologia e tattiche criminali in un’unica narrativa inquietante. La lettura di questo documento non è un esercizio accademico: è un’istruzione di sopravvivenza digitale per chi guida la sicurezza aziendale, il CISO, che deve navigare un mare di minacce in costante mutamento.

La Cina lancia Spikingbrain: l’AI che sfida Nvidia e trasforma l’efficienza

Nel settembre 2025, un team di ricercatori dell’Istituto di Automazione dell’Accademia Cinese delle Scienze ha presentato SpikingBrain, un modello di linguaggio di nuova generazione ispirato al cervello umano. A differenza dei tradizionali modelli Transformer, SpikingBrain adotta un’architettura neurale ispirata alle Spiking Neural Networks (SNN), che emulano il comportamento dei neuroni biologici, attivandosi solo quando necessario. Questa innovazione permette di ottenere prestazioni significativamente superiori in termini di velocità, efficienza energetica e capacità di elaborare sequenze di lunga durata.

Microsoft Fairwater Wisconsin: la corsa al Data Center AI più potente del mondo

Microsoft Fairwater Wisconsin non è un nome che evoca poesia, ma piuttosto acciaio, cavi sotterranei e flussi di corrente elettrica che potrebbero alimentare una città di medie dimensioni. Il progetto da 3,3 miliardi di dollari in costruzione a Mount Pleasant, con un gemello da 4 miliardi già annunciato, rappresenta la trasformazione della campagna americana in un epicentro di calcolo per l’intelligenza artificiale. Non si tratta più di server farm come quelle che ospitavano il vecchio internet fatto di pagine statiche e banner pubblicitari, qui parliamo di un’infrastruttura concepita per addestrare i modelli AI più complessi del pianeta, a partire da quelli di OpenAI, fino a diventare la spina dorsale delle stesse operazioni Microsoft.

Trump H-1B Visa Executive Order

Having a blast: messaggi truffa inviati da falsi ripetitori mobili

Il mondo della sicurezza mobile sta assistendo a un fenomeno che sembra uscito da un film di spionaggio degli anni Ottanta, ma purtroppo è dolorosamente reale. Gli SMS blaster, dispositivi portatili in grado di simulare una vera cell tower, stanno trasformando i telefoni di milioni di persone in obiettivi vulnerabili senza che ci sia bisogno di hackerare nulla da remoto. L’immagine romantica del truffatore con il computer in una soffitta è ormai obsoleta. Oggi basta uno zaino, un’auto e un po’ di radiofrequenze per inviare decine di migliaia di messaggi truffa in un’ora a chiunque si trovi nelle vicinanze.

Google Deepmind scopre il segreto nascosto delle equazioni di navier-stokes che ha confuso i matematici per secoli

Per secoli, le leggi che governano il movimento dei fluidi—dall’aria che scorre sopra l’ala di un aereo alle correnti turbolente degli oceani—hanno sfidato le menti più brillanti. Queste leggi sono descritte dalle equazioni alle derivate parziali di Navier-Stokes, un sistema notoriamente complesso che rimane uno dei sette “Problemi del Millennio” non risolti nella matematica. Ora, un team di ricercatori di Google DeepMind ha utilizzato un approccio innovativo per fare luce su questi enigmi secolari.

Utilizzando una rete neurale grafica (GNN) addestrata su simulazioni complesse di flusso di fluidi, il sistema è riuscito a scoprire “nuove soluzioni sorprendenti” a questi problemi secolari. Questo risultato segna la prima volta che un modello di apprendimento automatico è stato utilizzato per scoprire nuove soluzioni verificabili a una famosa equazione alle derivate parziali, secondo il team di DeepMind. (vedi Google DeepMind)

Huawei ride the wind: l’era dei wearables da polso è ufficialmente iniziata

Venerdì scorso, Huawei ha lanciato a Parigi una nuova generazione di dispositivi indossabili, consolidando la sua leadership nel mercato dei wearable da polso. Con l’introduzione dei modelli Watch GT 6 e Watch Ultimate 2, l’azienda ha presentato prodotti che non solo sfidano i concorrenti, ma pongono nuove sfide al concetto stesso di tecnologia indossabile.

Il Watch GT 6 è disponibile in due varianti: una da 46 mm e una da 41 mm. La versione più piccola offre un’autonomia di 14 giorni, mentre quella più grande arriva a 21 giorni, raddoppiando la durata della generazione precedente. Questo risultato è stato ottenuto grazie a una batteria con un contenuto di silicio superiore del 65% rispetto al modello precedente. Inoltre, Huawei ha migliorato la precisione del GPS del 20%, integrando il sistema NavIC (il sistema di navigazione satellitare indiano) come sesto sistema di posizionamento. Andreas Zimmer, responsabile del prodotto nell’Unione Europea, ha sottolineato che sono stati ridisegnati l’antenna e gli algoritmi per ottenere questi miglioramenti.

OpenAI e Jony Ive pronti a rivoluzionare il mondo con un dispositivo AI senza schermo che fa impallidire Apple

OpenAI sta preparando un’offensiva hardware che potrebbe riscrivere le regole del gioco tecnologico. In collaborazione con Jony Ive, ex Chief Design Officer di Apple, l’azienda ha acquisito la startup io Products per 6,5 miliardi di dollari, con l’obiettivo di sviluppare una serie di dispositivi AI nativi, progettati per interagire in modo fluido con modelli linguistici avanzati come ChatGPT. Il primo prodotto, previsto per la fine del 2026 o l’inizio del 2027, è descritto come un dispositivo portatile, consapevole del contesto e privo di display, simile a un altoparlante intelligente senza schermo. Questo dispositivo segna un passo significativo per OpenAI, che fino ad ora si è concentrata principalmente sul software.

Google Home App e l’invasione di Gemini AI nello Smart Home

Google non lancia mai un aggiornamento senza avere in mente un disegno più grande, e il restyling della Google Home app con l’arrivo di Gemini AI è un indizio eloquente. Chi si aspetta un banale aggiornamento estetico resterà deluso o forse sorpreso: dietro quelle interfacce apparentemente semplici si intravede l’ossessione di Mountain View per trasformare la smart home in un ecosistema guidato dall’intelligenza artificiale, con un nuovo centro di gravità che non è più il device, ma l’assistente.

Come ho domato i mostri dell’AI: deploy LLMs con KubeAI su K3D e un pizzico di follia

Chi pensa che il cloud sia infinito non ha mai provato a far girare un Hugging Face Large Language Model su un cluster k3s dentro l’infrastruttura Seeweb. È il classico scenario da “o sei preparato o ti fai male”. Eppure la promessa è irresistibile: prendersi un colosso come Qwen2.5-7B-Instruct e addomesticarlo in una macchina Ubuntu con una GPU NVIDIA che suda come un motore di Formula 1. Il deploy LLMs con KubeAI su k3s non è una passeggiata, è più simile a una scalata, con la differenza che invece della corda hai Helm e invece dei chiodi da roccia usi docker e driver grafici. La ricompensa però è grande, perché se lo fai bene ti ritrovi con un modello conversazionale di livello enterprise, senza chiedere il permesso a OpenAI o Google.

Oracle AI Services: l’intelligenza artificiale come servizio non come slide PowerPoint

Chiunque abbia mai sfogliato una brochure di un cloud provider sa che la parola “AI” è la più abusata del lessico tech moderno, seguita a ruota da “scalabilità” e “cloud-native”. Oracle, però, sembra aver adottato una strategia diversa. Meno proclami, più codice. Meno hype, più ingegneria. Il risultato è un ecosistema AI completo, coeso e, dettaglio non trascurabile, funzionante. Lo chiamano Oracle AI Services, ma sarebbe più corretto definirlo un arsenale modulare di funzionalità cognitive, costruite per integrarsi perfettamente in qualsiasi architettura OCI.

Il framework CC/CD: come gli agenti apprendono realmente

Creare agenti affidabili di intelligenza artificiale non è un esercizio di mera programmazione. Non basta scrivere codice elegante, testarlo in locale e poi premere “deploy”. Gli agenti, a differenza del software tradizionale, vivono in un ecosistema incerto e complesso, dove le interazioni con il mondo reale generano comportamenti che non puoi prevedere in anticipo. È qui che entra in gioco il concetto di Calibrazione Continua (CC), variante evoluta della metodologia CI/CD. Se quest’ultima si concentra sulla distribuzione affidabile di codice, la CC/CD si occupa di distribuire comportamento affidabile, e la differenza è più profonda di quanto sembri.

Google e il dipartimento di giustizia americano presentano proposte contrastanti nel caso di ricerca antitrust

La scena è surreale. Da un lato il colosso da quasi due trilioni di dollari che plasma la nostra quotidianità digitale, dall’altro il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti che prova a dimostrare di avere ancora un ruolo nel limitare il potere dei giganti tecnologici. Sul tavolo c’è la sentenza del giudice federale Amit Mehta, che ha stabilito che Google detiene un monopolio illegale nella ricerca online. Una decisione che, in teoria, dovrebbe rimettere ordine in un mercato dove la concorrenza è ormai un ricordo da manuale di economia. In pratica, invece, ha aperto un nuovo fronte di battaglia, perché la vera partita non è la dichiarazione di colpevolezza ma il rimedio da imporre.

Buyers Guides di ISG: Oracle leader di mercato per agenti AI e AI conversazionale

Nel panorama ipercompetitivo dell’intelligenza artificiale enterprise, Oracle si conferma al vertice. Le Buyers Guides 2025 pubblicate da ISG Research hanno posizionato Oracle come Leader di Mercato sia negli AI Agents sia nella Conversational AI for Workforce, rispettivamente su 20 e 18 fornitori valutati. Non si tratta di un premio di consolazione, ma di un riconoscimento basato su esperienza di prodotto, innovazione e reale valore per il cliente. La notizia, per chi segue il settore, è come vedere un campione mondiale confermarsi imbattibile: chi osserva da fuori potrebbe pensare che sia solo marketing, chi lavora con le applicazioni Oracle sa che è impatto concreto.

Il segreto di Google construire il futuro con le Startup

Google Cloud ha recentemente acquisito Lovable e Windsurf come clienti principali, segnando un passo significativo nella sua strategia di espansione nel settore dell’intelligenza artificiale. Questi accordi evidenziano l’impegno di Google nel rafforzare la sua posizione nel mercato del cloud computing, sfidando i suoi principali concorrenti come AWS e Microsoft Azure.

Tech Prosperity Deal

Durante la seconda visita ufficiale di Donald Trump nel Regno Unito, un evento ha catturato l’attenzione: una sontuosa cena di stato a Windsor Castle, un tempo riservata a star di Hollywood, ma stavolta dominata dai protagonisti della Silicon Valley. Tra i presenti: Tim Cook (Apple), Satya Nadella (Microsoft), Jensen Huang (Nvidia), Marc Benioff (Salesforce), Ruth Porat (Alphabet), David Sacks (White House AI e crypto czar) e Sam Altman (OpenAI). Un chiaro segnale del crescente potere geopolitico dei leader tecnologici.

Perché le aziende stanno licenziando i chatbot e richiamando gli umani

Il mito di una generative AI che sostituisce gli esseri umani come macchina perfetta per l’automazione è già fallito, anche se pochi lo ammetteranno pubblicamente. Le aziende tecnologiche continuano a spingere narrazioni trionfalistiche, ma nella pratica i numeri non mentono. Le prime sperimentazioni hanno mostrato chiaramente che la sostituzione integrale delle persone non funziona, e le stesse organizzazioni stanno tornando sui propri passi, spesso in modo silenzioso ma deciso.

Amazon realizzerà doppio Data Center a Milano

Milano continua a brillare come hub tecnologico, ma questa volta lo fa sotto l’ombra di una colonizzazione digitale. Amazon è pronta a realizzare un doppio data center tra Rho e Pero, con un investimento da oltre 750 milioni di euro, mentre il governo italiano firma il decreto di Via il 10 settembre 2025. Il progetto è dichiarato di interesse strategico nazionale, ma il paradosso è evidente: infrastrutture critiche per la sovranità digitale italiana affidate a un colosso straniero. La procedura di Valutazione di Impatto Ambientale si è chiusa positivamente, ma resta il nodo della dipendenza tecnologica.

Microsoft trasforma Teams con agenti AI che fanno il lavoro al posto tuo: il futuro è già qui

Microsoft ha appena lanciato una serie di agenti intelligenti che trasformeranno radicalmente la collaborazione aziendale. Non si tratta più di semplici assistenti virtuali, ma di veri e propri colleghi digitali che si integrano in Microsoft Teams, SharePoint e Viva Engage, portando l’automazione a un livello superiore. Questi agenti, disponibili per gli utenti di Microsoft 365 Copilot, sono progettati per ottimizzare ogni aspetto del lavoro quotidiano, dalla gestione delle riunioni alla creazione di contenuti, fino alla gestione della conoscenza aziendale.

ChatgGPT sotto attacco: hacker potevano leggere le tue email Gmail senza che tu lo sapessi

Un attacco zero-click, invisibile e silenzioso. Così si è rivelato il “ShadowLeak“, una vulnerabilità critica scoperta da Radware nel modulo Deep Research di ChatGPT, che ha messo a rischio i dati sensibili degli utenti di Gmail. Il problema non risiedeva nell’utente, ma nel sistema stesso: un’architettura complessa che, sebbene progettata per l’efficienza, ha mostrato le sue crepe quando esposta a tecniche di prompt injection indiretta.

Google Gem

Google ora ti permette di condividere i tuoi gemini gems

La notizia che Google abbia deciso di aprire la condivisione dei Gems, i suoi assistenti AI personalizzati, sembra a prima vista un dettaglio di poco conto, quasi un aggiornamento di servizio da inserire a margine. In realtà è un segnale chiaro della direzione strategica che Google vuole imprimere al suo ecosistema Gemini: trasformare questi assistenti da esperimenti individuali a risorse condivise, standardizzate e potenzialmente virali. La mossa è sottile ma incisiva, perché elimina quella barriera di ridondanza che obbligava più persone a ricreare la stessa logica in loop. Ora invece basta un click, come su Google Drive, e il Gem passa di mano, con tanto di permessi per visualizzare, usare o addirittura modificare.

Scopri perché Google vuole collegare 500 milioni di africani entro Il 2030 e non è solo generosità

Molti penseranno che sia un gesto filantropico, ma dietro l’investimento di Google in infrastrutture cloud e IA in Africa c’è qualcosa di molto più profondo e sistematico. Keyword principale: infrastruttura digitale in Africa. Keyword correlate: cloud computing Africa, investimento AI, connettività internet.

Nel 2025 Google ha aperto la sua prima cloud region in Africa, precisamente a Johannesburg, Sudafrica. Parte di un investimento totale stimato in 1 miliardo di dollari per trasformare il continente digitalmente. Questa infrastruttura include cavi sottomarini (Equiano) e la rotta “Umoja” che collega il Kenya all’Australia passando per vari stati dell’Africa orientale e meridionale.

Meta vuole uccidere il Telefonino

Meta ha deciso che il futuro non è più un telefono da stringere nervosamente in mano, ma un paio di occhiali da guardare con aria complice mentre gli amici ti parlano e tu, in realtà, stai rispondendo all’ennesimo messaggio WhatsApp. Durante il Meta Connect 2025 Mark Zuckerberg ha venduto il sogno come un ritorno alla “presenza autentica”, sostenendo che gli smartphone ci hanno alienato e che gli occhiali potrebbero restituirci quel contatto umano perduto. Tradotto dal linguaggio corporate, significa che Meta non vuole più pagare la tassa ad Apple e Google sugli app store, preferendo costruirsi la sua fetta di hardware e, se tutto va bene, cannibalizzare il mercato degli smartphone.

Google ha ufficialmente ucciso il SEO: Gemini in Chrome è la deregulation definitiva del web

Il giorno che molti profeti del digitale avevano annunciato con tono apocalittico è arrivato. Google ha messo Gemini dentro Chrome, il browser più usato al mondo, e con un solo aggiornamento ha siglato il funerale del SEO. Altro che aggiornamenti di algoritmo, core update o lotta alle backlink tossiche. Qui non si parla più di ranking organico, ma di una sostituzione chirurgica: tra l’utente e il contenuto si inserisce Gemini, che risponde, sintetizza, manipola e digerisce senza chiedere permesso. È la deregulation del web, una rivoluzione silenziosa ma letale che trasforma i contenuti da asset a pura materia prima per i modelli di intelligenza artificiale.

Mentre l’Italia approva DDL su AI, il Regno Unito costruisce fabbriche di GPU come se fossero miniere d’oro

Il paradosso è servito. Da una parte il Parlamento italiano che discute con toni solenni un disegno di legge sull’intelligenza artificiale, con la tipica liturgia normativa che somiglia più a un esercizio accademico che a una strategia industriale. Dall’altra parte il Regno Unito che, senza troppe cerimonie, annuncia con NVIDIA e i suoi partner la più massiccia operazione di rollout infrastrutturale AI della sua storia: fino a 120.000 GPU Blackwell Ultra, 11 miliardi di sterline in data center, supercomputer in arrivo e persino un progetto battezzato Stargate UK. Non è un dettaglio, è la fotografia plastica di come due paesi affrontano la cosiddetta AI industrial revolution. Da un lato la politica che si concentra su cornici etiche, dall’altro il capitalismo anglosassone che usa GPU come mattoni per costruire la sovranità digitale.

Alibaba, Deepseek e la guerra dei Deep Research Agent: il nuovo terreno di scontro tra USA e CINA nell’intelligenza artificiale

Quando Alibaba annuncia un “leading open-source deep research agent” e lo mette in produzione dentro Amap e Tongyi FaRui, non sta semplicemente rilasciando un’altra feature carina. Sta gridando al mondo: possiamo fare quello che fa OpenAI, ma con meno parametri, meno costi e più efficienza. È la solita partita del soft power digitale, solo che stavolta la posta in gioco non è l’e-commerce o il cloud, ma la capacità di costruire sistemi cognitivi scalabili che ridefiniscono la ricerca e la conoscenza.

Microsoft e l’incubo dell’irrilevanza nell’era dell’AI

Satya Nadella ha appena detto a mezza voce quello che molti top manager non osano neanche pensare: alcune delle attività più redditizie di Microsoft potrebbero presto diventare irrilevanti. Non è un’esagerazione da conferenza stampa, è la frase detta davanti ai propri dipendenti, durante un town hall interno, quando non c’è la scenografia delle slide patinate. Per un colosso che vale più di due trilioni di dollari, ammettere che il futuro può sgretolare il presente suona quasi blasfemo. Ma è proprio qui che si gioca la sfida più crudele: nell’era dell’intelligenza artificiale, nessuna rendita di posizione è garantita.

Restrizioni chip Nvidia Cina: il mito del 15 per cento e la realtà del controllo americano

C’è sempre un certo fascino nelle teorie complottiste, soprattutto quando si parla di chip, Cina e Stati Uniti. L’ultima voce che circola è quasi teatrale: la narrazione secondo cui l’Amministrazione Trump avrebbe autorizzato Nvidia a vendere i suoi chip di intelligenza artificiale a Pechino in cambio di una provvigione del 15 per cento incassata direttamente da Washington. Una sorta di pedaggio da pagare per passare la dogana della sicurezza nazionale. Peccato che non esista uno straccio di documento ufficiale a supporto e che la storia faccia acqua da tutte le parti. Ma il bello è proprio questo: nel settore dei semiconduttori, dove l’opacità geopolitica è pane quotidiano, una bugia ben raccontata suona più vera della realtà.

Softbank verso un nuovo corso ad alto rischio: focalizzazione sull’AI, licenziamenti al Vision Fund e ritardi importanti

La mossa annunciata da fonti interne e da un memo visionario, ma nemmeno troppo fantasioso, segna probabilmente una delle svolte più radicali finora nella strategia di masayoshi son. softbank ridurrà circa il 20 % del personale del Vision Fund a livello globale per riallocare risorse verso scommesse AI su larga scala negli Stati Uniti.

Softbank non è nuova alle turbolenze, ma qui ci sono cambiamenti che vanno oltre il già sentito.
Vision fund conta oggi “oltre 300” dipendenti; il taglio è il terzo dal 2022. È curioso che arrivi dopo che il fondo ha registrato il suo miglior trimestre dal giugno 2021, grazie ai guadagni su titoli come nvidia e coupang.

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