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OpenAI Devday 2025: il laboratorio che vorrebbe essere un ecosistema

OpenAI ha trasformato la sua conferenza annuale in una vetrina che non si accontenta più di mostrare modelli: vuole orchestrare un intero flusso di valore attorno a ChatGPT, con app integrate, una versione di Codex pensata per scrivere codice come un apprendista iperattivo, e Sora 2 che promette di mettere il cinema in una API. Questo non è un aggiornamento minore; è la dichiarazione di intenti di un’azienda che vuole essere piattaforma, editore e marketplace contemporaneamente.

La novità più visibile è la capacità di eseguire app dentro ChatGPT. ChatBot che diventa shell per strumenti terzi non è un capriccio estetico: è la trasformazione di un’interfaccia conversazionale in un ambiente operazionale dove si passa dal chiedere al fare con pochi comandi. Il live demo con Canva che genera poster e poi un pitch deck, e con Zillow che mostra una mappa interattiva di case in vendita a Pittsburgh, non erano esercizi di stile ma prove di fattibilità per un ecosistema che includerà Booking.com, Coursera, Figma, Spotify, e altri nomi noti nelle prime integrazioni. Gli sviluppatori possono accedere all’SDK in anteprima, mentre la directory delle app e le linee guida sulla monetizzazione arriveranno a breve. Questo cambia la scommessa di OpenAI: da modello come prodotto a modello come piattaforma di servizi.

AMD sfida Nvidia: la scommessa da sei gigawatt con OpenAI

Buona notizia per chi ama i “colpi di scena” tecnologici: AMD e OpenAI hanno firmato un accordo pluriennale per fornire sei gigawatt di potenza di calcolo ai data center di Intelligenza Artificiale, con l’obiettivo iniziale di dispiegare un gigawatt di GPU Instinct MI450 nella seconda metà del 2026.

Questo passo ha fatto esplodere il titolo AMD in pre-market, con guadagni attorno al 24-25 %.

La portata di questa mossa non è solo finanziaria: è strategica. OpenAI non si affida più a un solo fornitore dominante (leggasi: Nvidia), ma distribuisce il rischio e impone una competizione per l’architettura che va ben oltre la semplice fornitura di chip.

Oracle trasforma la CX: l’era degli agenti AI è iniziata

Austin e Milano, due città che raramente condividono un palcoscenico tecnologico, diventano per un giorno il centro del mondo enterprise. Oracle ha appena lanciato i suoi nuovi agenti AI Oracle all’interno delle Oracle Fusion Cloud Applications, dichiarando apertamente che il futuro della customer experience non sarà più gestito da umani stressati, ma da intelligenze artificiali addestrate a pensare come manager. È un momento che molti chiamerebbero “svolta epocale”, ma che i più cinici, nel tipico stile da boardroom, descriverebbero come l’ennesima promessa di automazione magica. Solo che questa volta qualcosa è diverso.

1 Settimana all’Oracle AI World Las Vegas

Meta RayBan Display

Gli occhiali c’è l’abbiamo ora bisogna riempire responsabilmente gli spazi

Quando la democrazia digitale incontra l’intelligenza artificiale: progettare l’incertezza per salvare il dialogo pubblico

Designing with Uncertainty Sylvie Delacroix

C’è un paradosso che attraversa la nostra epoca digitale. I sistemi che più hanno eroso la fiducia democratica potrebbero diventare proprio quelli capaci di rigenerarla. Non si tratta di un sogno utopico da tecnofilo incallito ma di una possibilità concreta, se si ha il coraggio di riscrivere le regole del design tecnologico.

La tesi, audace ma fondata, arriva da Designing with Uncertainty, il nuovo paper pubblicato su Minds and Machines da Sylvie Delacroix del King’s College London. L’idea è semplice quanto dirompente: l’intelligenza artificiale, e in particolare i Large Language Models (LLM), non dovrebbero limitarsi a rispondere alle nostre domande ma dovrebbero imparare a sostenere l’incertezza.

Il futuro della tua salute nelle mani dell’AI: scopri il personal health agent di Google che legge il tuo corpo meglio di te

Google Research ha recentemente presentato un prototipo di agente sanitario personale basato su modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM), progettato per analizzare dati provenienti da dispositivi indossabili quotidiani e da dati sanitari, come biomarcatori ematici, per offrire approfondimenti sanitari basati su prove e fornire un’esperienza di coaching personalizzata.

Reshuffle: perché la coordinazione, non l’automazione, è la vera rivoluzione

Quando ho letto Reshuffle di Sangeet Paul Choudary, ho capito che molti nel mondo tech stanno giocando a indovinare come “automazione” cambierà i settori, mentre la vera mossa vincente è altrove. Choudary invita a uno shift mentale radicale: l’IA non come strumento che fa meglio ciò che già facciamo, ma come strato di coordinazione dell’intelligenza artificiale che rimappa flussi, nodi e potere nei sistemi.

Se continui a pensare all’IA come “macchina per sostituire lavoro”, stai perdendo il gioco. Invece guarda all’orchestrazione sistemica: chi saprà disegnare la danza tra attori umani, dati e modelli, controllerà il nuovo paesaggio competitivo.

Verifica link online: strumenti e consigli per navigare sicuri

In un mondo dove quasi ogni attività si svolge online, la sicurezza digitale è sempre più importante. Con una manciata di caratteri password e username possiamo accedere ai conti bancari, acquistare qualsiasi cosa e iscriverci a piattaforme che controllano la nostra vita e quella dei nostri cari, custodendo anche i nostri dati personali, dall’indirizzo di residenza al nostro stato di salute. Tutti questi dati costituiscono un vero e proprio tesoro per i malintenzionati. Come possiamo proteggerci dai criminali informatici, dal phishing e da tutte le altre truffe digitali? In questa guida scopriremo come difenderci dagli attacchi cibernetici utilizzando strumenti pratici e imparando a riconoscere i segnali di pericolo.

Google Deepmind lancia Dreamer 4: l’agente che sogna estrarre diamanti con 100× meno dati

L’annuncio di Dreamer 4 da parte di Google DeepMind è la miccia che potrebbe accendere una nuova era per l’intelligenza artificiale agente. Un agente che non “impara giocando”, ma impara immaginando dentro il proprio modello del mondo senza mai interagire col mondo reale durante l’apprendimento e che ha già ottenuto il risultato simbolico di estrarre diamanti in Minecraft, consumando 100 volte meno dati rispetto a VPT di OpenAI. Questo non è un esperimento marginale: è una sfida lanciata al paradigma dominante del reinforcement learning.

TAC coronarica di controllo dopo STENT: lo studio PELSE e le implicazioni per la prevenzione delle recidive

Quando si parla di prevenzione secondaria in cardiologia, di solito si cita il controllo dei fattori di rischio (ipertensione, colesterolo, diabete, stile di vita). Ma c’è un terreno più “tecnologico”, in cui entra in gioco l’imaging non invasivo: l’idea che un esame “fotografico” delle arterie, ad intervalli prefissati, possa intercettare lesioni in stent o progressione aterosclerotica prima che si traducano in eventi acuti. In quel contesto nasce PULSE, lo studio presentato al Congresso Europeo di Cardiologia 2025, che ha acceso un faro su quando non se usare la TAC coronarica di controllo.

Hume AI lancia Octave 2 AI voice Generator

Stanco dei mal di testa del cloud per l’AI? Skypilot AI potrebbe diventare il tuo migliore alleato

SkyPilot

Chi lavora con l’intelligenza artificiale sa bene che il vero nemico non è la complessità degli algoritmi, ma la giungla del cloud. GPU introvabili, YAML che sembrano scritti in sanscrito, costi che esplodono senza preavviso e cluster Kubernetes che si comportano come teenager capricciosi. È il grande paradosso dell’AI moderna: mentre i modelli diventano sempre più sofisticati, l’infrastruttura che dovrebbe sostenerli diventa un campo minato. È qui che entra in gioco SkyPilot AI, un progetto che sta iniziando a far rumore tra sviluppatori, ricercatori e team DevOps che non ne possono più di combattere ogni giorno contro la burocrazia tecnologica del cloud.

Salesforce lancia Agentforce Vibe

Salesforce ha appena lanciato Agentforce Vibes, un servizio di “vibe coding” pensato per sviluppatori aziendali. Questo approccio consente di creare applicazioni descrivendo le caratteristiche e le funzionalità desiderate tramite semplici prompt di testo, utilizzando l’intelligenza artificiale per generare il codice in modo autonomo. Mentre strumenti simili sono stati adottati da sviluppatori indipendenti, Salesforce punta a offrire un’alternativa più sicura e integrata per le imprese.

Nvidia e il paradosso dell’intelligenza artificiale che si autofinanzia

C’è qualcosa di strano nel vedere il titolo Nvidia perdere slancio proprio nel momento in cui l’azienda sigla accordi che la rendono sempre più centrale nell’ecosistema dell’intelligenza artificiale. È come se il mercato, ubriaco di euforia tecnologica, si fosse fermato un istante a guardare l’etichetta del vino che stava bevendo. Dopo sei sedute consecutive di rialzi, Nvidia ha chiuso in ribasso. Eppure Cantor Fitzgerald continua a considerarla la stella polare del settore semiconduttori, con un target di 240 dollari e la convinzione che la società di Jensen Huang possa un giorno toccare una valutazione da 10 trilioni di dollari. Un numero che, fino a un anno fa, avrebbe fatto sorridere perfino i più ottimisti.

La Regolamentazione AI si fa più Intelligente’: le lezioni dagli Stati USA nel 2025

Rivista.AI – Ottobre 2025 Report

Un anno dopo l’approvazione del pionieristico Colorado Artificial Intelligence Act (CAIA), il panorama legislativo statunitense sull’Intelligenza Artificiale ha subito una significativa evoluzione. I legislatori si stanno allontanando dai “quadri normativi onnicomprensivi” per abbracciare un approccio più mirato e incentrato sulla trasparenza.

La Svolta del 2025: da Framework Generici a Obiettivo Specifico

Nel 2025, nonostante l’introduzione di

210 proposte di legge sull’AI in 42 Stati , pochi quadri normativi ambiziosi sono diventati legge, con un tasso di promulgazione di circa il 9%. Il trend dominante si è concentrato su misure “più mirate, basate sull’obbligo di divulgazione” e studiate per casi d’uso o tecnologie specifiche.

AI-Native Companies: la nuova geografia del software e del lavoro

La rivoluzione AI non è più un futuro lontano, ma un presente che plasma ogni aspetto delle aziende. Non parliamo di piccoli aggiustamenti: stiamo osservando un cambiamento radicale nelle competenze delle persone, nei compiti che svolgono e nella struttura dei team. Le grandi aziende raccolgono benefici incrementali: qualche report più veloce, qualche processo leggermente ottimizzato. Le startup, invece, stanno emergendo come AI-native companies, costruite attorno a software di nuova generazione, dove ogni linea di codice e ogni flusso di lavoro sono pensati per sfruttare l’intelligenza artificiale. Se questa frase non vi fa tremare il cuore da innovatori, probabilmente siete già obsoleti.

Oracle AI Cloud: la scommessa più sottovalutata del decennio tecnologico

La Silicon Valley è un teatro in cui il dramma del capitale incontra la commedia dell’innovazione. Dentro questo copione, Oracle recita da decenni il ruolo del sopravvissuto che nessuno invita più alle prime, salvo poi trovarlo sul palco quando cala il sipario sugli altri. Il tema oggi si chiama Oracle AI cloud, una definizione che fino a due anni fa avrebbe strappato un sorriso scettico ai fedeli di Amazon Web Services o ai discepoli di Microsoft Azure. Ma qualcosa si sta muovendo, e non solo per effetto dell’hype intorno all’intelligenza artificiale.

Sora 2 100 % AI Generated da oggi attenti ai deepfake

OpenAI lancia e-commerce in ChatGPT Instant Checkout powered by Stripe.

Royal Society Trivedi Science Book Prize 2025: vince Our Brains, Our Selves di Masud Husain

La Royal Society ha appena annunciato che il vincitore del Royal Society Trivedi Science Book Prize 2025 è Our Brains, Our Selves: What a Neurologist’s Patients Taught Him About the Brain di Masud Husain. Questo riconoscimento, sostenuto dalla Trivedi Family Foundation, celebra la divulgazione scientifica d’élite — non la semplificazione scontata, ma il racconto potente che fonde scienza rigorosa e umanità.

Ristrutturare il consiglio di sicurezza delle nazioni unite: verso una rappresentanza e una vera autorità

Chiunque abbia ancora il coraggio di definire il Consiglio di Sicurezza ONU il custode della pace mondiale dovrebbe forse aggiornare il proprio vocabolario politico. Ottant’anni dopo Yalta, quell’architettura istituzionale disegnata da vincitori e sconfitti della Seconda guerra mondiale è rimasta congelata come un museo della geopolitica. E un museo, si sa, serve a celebrare il passato, non a governare il presente. L’ultima Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha reso esplicito ciò che tutti già sapevano ma nessuno osava dire a voce alta: il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è irrimediabilmente obsoleto, e la sua paralisi davanti alle crisi di Gaza e Ucraina ha bruciato quel poco di credibilità residua. Non è più tempo di piccoli aggiustamenti cosmetici, qui si tratta di riformare un organo che ha perso ogni forma di legittimità percepita.

OpenAI Devday 2025 e l’acquisizione di Roi: il futuro dell’intelligenza artificiale passa dalla personalizzazione

OpenAI ha appena comprato Roi, un’app di finanza personale spinta dall’intelligenza artificiale, e come da tradizione della Silicon Valley l’operazione si riduce a un acqui-hire. Tradotto: non interessa tanto il prodotto quanto le persone, o meglio la persona, visto che solo il CEO Sujith Vishwajith è stato assorbito dall’organizzazione guidata da Sam Altman. I restanti tre membri del team sono rimasti a terra, segno che in questa fase la partita non si gioca più sulla tecnologia in sé, ma sulla capacità di incastonarla dentro la prossima narrativa di OpenAI, quella della personalizzazione radicale. Il 15 ottobre Roi chiuderà i battenti e i clienti perderanno l’ennesima app che prometteva di rendere il trading accessibile e intuitivo. È la storia classica di una startup finanziata da venture capital, 3,6 milioni di dollari raccolti da Spark Capital e Gradient Ventures, che trova una via d’uscita elegante prima di bruciare altro capitale.

Italian Tech Week: Bezos parla di intelligenza artificiale, bolle e data center nello spazio

Quando Jeff Bezos decide di parlare di intelligenza artificiale, i mercati ascoltano e i giornalisti impazziscono. Alla Italian Tech Week ha pronunciato la parola che nessun investitore ama sentire: bolla. Non una bolla qualsiasi, ma un’“industrial bubble” che ricorda il biotech degli anni Novanta e la febbre dot-com dei primi Duemila.

Il parallelo non è casuale, perché la traiettoria è sempre la stessa: euforia irrazionale, capitale che piove ovunque, startup improvvisate che raccolgono milioni senza un modello di business credibile, e un inevitabile bagno di sangue per chi resta con il cerino in mano.

Bezos ha il dono di saper essere spietato e ottimista nello stesso momento: “Gli investitori fanno fatica a distinguere le buone dalle cattive idee quando tutti corrono, ma alla fine vince la società intera, perché le innovazioni solide sopravvivono”. È la vecchia legge darwiniana applicata ai mercati.

Yale e Brookings: l’illusione dell’ AI Apocalypse che non c’è (ancora)

La narrativa dominante negli ultimi anni ha messo in guardia le masse: “l’intelligenza artificiale cancellerà milioni di posti di lavoro in pochi anni”. È la Silicon Valley che alza il tasso di paranoia: modelli generativi che sostituiscono legali, call centeristi, analisti finanziari. Eppure, uno studio recente di Yale University’s Budget Lab insieme al Brookings Institution scava nei dati federal americani fino al luglio 2025 e scopre qualcosa di sorprendente: 33 mesi dopo il debutto pubblico di ChatGPT non esiste traccia di una disoccupazione di massa generata dall’AI.

La costruzione della realtà: quando il cervello non registra ma inventa

Ogni tanto la scienza svela che viviamo in un videogioco cerebrale, e l’ultima frontiera lo dimostra con un’aggressiva eleganza: non siamo spettatori, siamo registi inconsapevoli. Recenti studi hanno utilizzato optogenetica a due fotoni per stimolare specifiche cellule nel cervello di topi, inducendo illusioni visive “artificiali” in pratica, attivando circuiti che causano al cervello la sensazione di vedere qualcosa che non c’è. (Allen Institute)

Questo esperimento rivoluziona la prospettiva dominante: la percezione non è una registrazione fedele del mondo, ma una costruzione attiva, guidata da inferenze, modelli interni e vincoli evolutivi.

BCG Agentic AI: il futuro dell’intelligenza artificiale autonoma che non aspetta il permesso delle aziende

The Next Wave
of AI Value Comes From Agentic AI

La verità è che le aziende non sanno bene cosa farsene di questa nuova buzzword chiamata Agentic AI, ma fingono il contrario. I dati ci dicono che il valore generato dagli agenti intelligenti raddoppierà entro il 2028 e che già oggi il 46% delle aziende spende più del 15% del budget AI su questi giocattoli digitali. Eppure, nessuno ha ancora avuto il coraggio di ammettere che metà delle implementazioni sono solo prove tecniche di trasmissione, un modo elegante per dire che stiamo buttando soldi in esperimenti. Non è ironico che nel 2025 le stesse aziende che due anni fa dubitavano di ChatGPT ora firmino assegni per agenti che simulano empatia con i clienti?

Alibaba Amap e la guerra silenziosa contro Meituan nei servizi locali digitali

Alibaba Amap sta diventando molto più di una semplice app di mappe. Dietro la facciata di un servizio di navigazione si nasconde la strategia più aggressiva di Alibaba per scardinare il dominio di Meituan nei servizi locali digitali, quel mercato apparentemente noioso fatto di ristoranti, recensioni, prenotazioni e consegne, che in realtà muove miliardi di dollari e decide le sorti delle super-app cinesi. Quando il colosso di Hangzhou ha annunciato che la nuova funzione Amap Street Stars ha raccolto 400 milioni di utenti in meno di un mese, il messaggio non era tecnico, ma politico: il territorio di Meituan è sotto assedio.

Critical Intelligence: narrazioni sotto la macchina

Che cosa succede quando le macchine non si limitano più a produrre immagini, ma iniziano a plasmare realtà? Non parliamo solo di pixel, ma di percezioni. Quando l’intelligenza artificiale genera in tempo reale ciò che vediamo, ascoltiamo e forse un giorno perfino ciò che sentiamo sulla pelle, la questione smette di essere un semplice gioco tecnologico e diventa un fatto politico ed estetico. La seconda edizione di The AI Art Magazine porta in copertina un titolo che non ha nulla di accomodante: Critical Intelligence — narratives under the machine. Una dichiarazione di intenti che non offre risposte lisce e ben stirate, ma preferisce mettere il dito nelle crepe, far emergere le contraddizioni, e soprattutto invitare a non fidarsi troppo delle narrazioni che nascono sotto la macchina, prima che siano loro a riscrivere noi.

AI Stack: la nuova arma segreta per costruire più veloce, più sicuro, più intelligente

C’è un fenomeno curioso che si ripete con ciclicità nella storia della tecnologia: si parte sempre con la promessa di una rivoluzione totale, poi arriva la fase di caos e infine si cerca disperatamente lo strumento che semplifichi tutto. È successo con i primi personal computer, con Internet, con il cloud. Ora tocca all’intelligenza artificiale. L’AI stack non è un concetto astratto, è il coltellino svizzero che mette ordine nel delirio di tool, framework e librerie che ogni settimana promettono di cambiare il mondo. La differenza, oggi, è che gli strumenti che compongono questo stack non si limitano a velocizzare i processi: li riscrivono.

Il futuro distopico che tanto ci preoccupa è largamente esagerato

Un caffè al Bar dei Daini

La distopia è il nuovo clickbait. Ogni giorno, tra titoli sensazionalistici e post virali, ci viene venduta la narrativa di un mondo sommerso dall’intelligenza artificiale, dove l’umanità è ridotta a spettatrice impotente. Ma, come spesso accade, la verità è meno drammatica e più complessa di quanto i titoli lasciano intendere.

Chi guida aziende di intelligenza artificiale, organizza workshop o scrive libri su come “sopravvivere all’era dell’IA” ha un interesse diretto nel seminare paura. È il trucco più antico del marketing: vendere la soluzione a un problema che si è abilmente creato. Eppure, la storia ci insegna che ogni era di “disruptive innovation” è stata accompagnata da apocalittiche previsioni, puntualmente smentite dai fatti.

Sora 2

Serverless & Cloud trends 2025 Report

Quando parlo di “trend 2025”, non mi riferisco a vanterie da blog tecnico: intendo tendenze che domineranno budget plurimilionari, evoluzioni che ridefiniranno architetture, responsabilità e vantaggi competitivi. E sì, lo faccio anche con numeri perché senza cifre, è solo narrativa.

La parola chiave rimane mobilità dei workload. Nel 2025, la migrazione “fissa” è morta. Le aziende vedranno la nuvola non come una destinazione ma come un ecosistema fluido: sposteranno carichi da on-prem a cloud, tra cloud diversi, o li modernizzeranno dove già risiedono.

Italia vuole competere con OpenAI: Fomyn punta a 1 miliardo di euro per la sua AI gigafactory

Domyn, la startup milanese specializzata in modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) e intelligenza artificiale, sta preparando una delle più significative operazioni di raccolta fondi in Europa, mirando a 1 miliardo di euro nei prossimi sei mesi. Fondata nel 2016 e precedentemente nota come iGenius, la società ha già raggiunto lo status di unicorno dopo un investimento di 70 milioni di euro nella Serie A nel 2024. Attualmente, Domyn sta progettando una raccolta complessiva di 10 miliardi di euro nei prossimi tre anni per potenziare le sue operazioni commerciali e ampliare la capacità dei suoi data center.

IBM Chip neuromorfici per intelligenza artificiale efficiente

Il mondo dell’AI sta correndo così veloce che i data center sembrano turbine di centrali elettriche. IBM e Intel hanno appena lanciato prototipi di chip neuromorfici capaci di riscrivere le regole del gioco, promettendo un abbattimento del consumo energetico fino al 90 percento rispetto ai processori tradizionali. La chiave? Reti di memristor che tentano di replicare, con un minimalismo elettrico quasi poetico, la logica dei neuroni del cervello umano. Non è fantascienza, ma ingegneria avanzata al limite del paradosso: meno energia, più calcolo, più intelligenza distribuita sul bordo della rete.

Jules L’agente di codifica AI di Google

Il linguaggio di Google non cambia mai: ridurre le frizioni, semplificare i processi, trasformare lo sviluppo software in una pipeline di efficienza industriale. Con l’arrivo di Jules Tools, la creatura di Mountain View non si limita più a restare confinata in una finestra web o in un repo GitHub. Ora vive direttamente nel terminale, entra nei sistemi CI/CD, s’insinua in Slack, si traveste da API pubblica e inizia a comportarsi come il collega invisibile che scrive codice mentre tu sorseggi un caffè o litighi con il product manager. Non è solo una mossa tecnica, è un messaggio politico al mercato: Google non vuole che lo sviluppo software rimanga un mestiere artigianale, ma che diventi un processo sempre più orchestrato dall’intelligenza artificiale.

Consigli pratici per ridurre la psicosi da chatbot

La vicenda su Allan Brooks e l’analisi di Steven Adler è un esempio perfetto di come l’illusione di controllo nel mondo dell’intelligenza artificiale possa trasformarsi in un problema di sicurezza pubblica. Non stiamo parlando di fantascienza, ma di una dinamica concreta: un uomo che non aveva mai avuto esperienze né con la matematica avanzata né con patologie psichiatriche si convince, nell’arco di tre settimane di conversazioni con un chatbot, di aver scoperto una nuova matematica in grado di distruggere Internet. È qui che entra in gioco la parola chiave che nessuna azienda tecnologica ama pronunciare ad alta voce: sycophancy. L’inclinazione delle AI ad assecondare l’utente, a ripetere i suoi deliri come fossero verità, invece di applicare quel minimo di freno che si suppone debba fare parte di un sistema “sicuro”.

La cina affonda i data center nell’oceano: la scommessa estrema per raffreddare l’intelligenza artificiale

Il cuore pulsante della rete mondiale non è etereo come ci piace immaginarlo. Ogni click, ogni query su ChatGPT o ogni video in streaming brucia elettricità in enormi capannoni metallici che chiamiamo data centre. Quei templi dell’informazione che divorano energia come vecchie locomotive a carbone sono diventati il tallone d’Achille della digitalizzazione. In Cina qualcuno ha deciso di portare la questione a un nuovo livello, o meglio, a una nuova profondità: un pod di server verrà immerso al largo di Shanghai, con la pretesa di trasformare l’oceano nel più grande sistema di raffreddamento gratuito della storia tecnologica.

Intelligenza artificiale e fisica statistica, il secolo di ritardo che THOR AI ha finalmente cancellato

L’ossessione della fisica statistica per i cosiddetti integrali di configurazione è una delle storie meno sexy della scienza, eppure più decisive per capire come funziona la materia. Per oltre un secolo questi calcoli hanno rappresentato il tallone d’Achille della modellazione dei materiali, un enigma matematico così ostinatamente complesso da costringere generazioni di ricercatori a usare surrogati imperfetti come la dinamica molecolare o le simulazioni Monte Carlo. Siamo rimasti prigionieri di una scorciatoia permanente, illudendoci che bastasse aumentare la potenza di calcolo per avvicinarci alla verità.

Ora succede che un gruppo dell’Università del New Mexico e del Los Alamos National Laboratory ha deciso di riscrivere la storia con un approccio radicalmente diverso, usando intelligenza artificiale e reti tensoriali. Hanno battezzato il framework THOR AI, acronimo di Tensors for High-dimensional Object Representation. Nome roboante e volutamente mitologico, per una ragione: qui non si tratta di una variante più veloce, ma di un cambio di paradigma.

Titani in collisione: META, Taiwan e Perplexity ridisegnano il futuro della tecnologia

Meta, con il suo nuovo Business AI, ha appena mandato un messaggio chiaro e un po’ inquietante al mercato globale: non basta più vendere pubblicità, ora si vuole orchestrare l’intera esperienza del cliente dall’inizio alla fine. Clara Shih ha usato parole da evangelista più che da manager quando ha dichiarato che Meta va “oltre gli ads e oltre Meta stessa” per diventare il cervello nascosto dietro l’economia delle relazioni digitali.

Non si parla più soltanto di suggerire il prossimo paio di scarpe su Instagram, ma di colonizzare anche il sito web della tua azienda su Shopify, rendendo l’intelligenza artificiale di Zuckerberg il commesso universale. In altre parole, la grande piattaforma social sta cercando di diventare un ERP emozionale, un layer che gestisce emozioni e transazioni, sostituendo i CRM tradizionali con un algoritmo che conosce i desideri dei clienti meglio di quanto non li conoscano i clienti stessi.

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