Almaviva accelera la sua crescita puntando a 2,5 miliardi di ricavi entro il 2026 e a nuove acquisizioni per 1-1,5 miliardi tra il 2025 e il 2026. Lo ha annunciato l’amministratore delegato Marco Tripi durante l’inaugurazione della nuova sede a Milano. Il gruppo prevede fino a 3.000 nuove assunzioni e chiuderà il 2024 con un fatturato stimato di 1,4 miliardi di euro, un margine EBITDA del 18,8% e una marginalità di circa 265 milioni.
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Nuove prospettive su come la tecnologia ai sta plasmando il futuro del business e della finanza
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La rapida ascesa dell’intelligenza artificiale generativa (GenAI) ha suscitato un entusiasmo crescente, ma le parole del Vicepresidente per la Supervisione della Federal Reserve, Michael Barr, sollevano importanti interrogativi sui suoi effetti reali sull’economia e sul settore finanziario. In un intervento al Council on Foreign Relations di New York, Barr ha delineato due scenari ipotetici che esplorano come l’adozione di questa tecnologia potrebbe evolversi, con implicazioni fondamentali per i mercati finanziari e per le strategie delle imprese.
Nel primo scenario, Barr immagina una progressiva integrazione della GenAI, dove l’intelligenza artificiale non porta a cambiamenti radicali, ma si limita a migliorare e potenziare le capacità umane esistenti. Anche se tale evoluzione potrebbe tradursi in guadagni di produttività diffusi, la vera sfida potrebbe risiedere nelle aspettative non soddisfatte. Il rischio è che le aspettative di valore generato dalla GenAI possano essere eccessivamente ottimistiche, conducendo a una correzione dei mercati azionari per le imprese che hanno investito pesantemente in questa tecnologia. Barr paragona questa situazione a quanto accaduto durante la bolla delle dot-com alla fine degli anni ’90, un periodo caratterizzato da una rapida espansione del mercato seguita da una serie di fallimenti, sovra-capacità di capitale e un clima di investimento aziendale più cauto.
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Nel panorama in rapida evoluzione della robotica avanzata, Field AI emerge come un attore chiave, cercando di raccogliere fondi per una valutazione di 2 miliardi di dollari. Questa mossa strategica riflette l’ambizione dell’azienda di consolidare la sua posizione nel mercato e accelerare lo sviluppo di soluzioni robotiche all’avanguardia.
Fondata con l’obiettivo di rivoluzionare l’autonomia robotica, Field AI ha sviluppato i Field Foundation Models™ (FFMs), progettati per consentire ai robot di operare in ambienti complessi senza la necessità di GPS o mappe predefinite. Questa tecnologia innovativa permette ai robot di adattarsi dinamicamente a situazioni impreviste, ampliando le loro applicazioni in settori come l’agricoltura, l’edilizia e la logistica.
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Una delle grandi ironie dell’era dell’intelligenza artificiale è la capacità delle aziende di investire miliardi nella ricerca sulla superintelligenza, salvo poi dichiarare con serafica ingenuità che no, non stravolgerà il loro modello di business. Non ci sarà alcun licenziamento di massa, nessuna rivoluzione nel lavoro umano. Solo un piccolo aiuto, un supporto, un maggiordomo digitale che, giura il CEO di turno, non ha intenzione di prendere il tuo posto… almeno fino alla prossima trimestrale.
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Nel 2024, il mercato dell’Intelligenza Artificiale in Italia ha raggiunto un nuovo record, toccando quota 1,2 miliardi di euro con un impressionante +58% rispetto al 2023. Un dato che certifica il crescente interesse per l’AI e il suo ruolo sempre più strategico nel tessuto industriale e imprenditoriale del Paese. Tuttavia, questa espansione non si traduce in un’adozione rapida e diffusa: l’Italia, infatti, si muove con maggiore lentezza rispetto ad altri Paesi europei. Sono questi alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, presentata nel corso del convegno dal titolo “Artificial Intelligence, e questo è solo l’inizio”.
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Gli utili del quarto trimestre di Coinbase, annunciati giovedì, hanno offerto uno spunto prezioso per analizzare lo stato attuale del mercato delle criptovalute, che continua a mostrare segni di espansione nonostante le sfide globali. Coinbase, uno dei più grandi exchange di criptovalute al mondo, ha registrato performance che evidenziano la resilienza del mercato, con un incremento nell’interesse degli investitori, nuovi sviluppi tecnologici e l’adattamento del regolamento.
Nel quarto trimestre, la società ha riportato un utile per azione (EPS) di 4,68 dollari, ben al di sopra delle previsioni di 1,81 dollari. I ricavi totali sono ammontati a 2,3 miliardi di dollari, con un incremento del 138% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In particolare, i ricavi da transazioni sono aumentati del 172% a 1,6 miliardi di dollari, mentre i ricavi da abbonamenti e servizi sono cresciuti del 15% a 641 milioni di dollari.
Nel corso degli ultimi mesi, la criptovaluta ha visto una crescita significativa in termini di valore e adozione, nonostante l’incertezza economica globale e le normative ancora in fase di definizione. Coinbase, infatti, ha beneficiato di un’influenza positiva grazie al rinnovato entusiasmo per asset digitali come Bitcoin ed Ethereum. Il rapporto ha messo in evidenza anche l’importanza di una strategia diversificata, che non si limiti solo al trading ma si espanda verso l’adozione di strumenti finanziari innovativi legati alle criptovalute.
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Latent Labs: 50 milioni di dollari per rivoluzionare la progettazione proteica con l’IA
Nel panorama dell’innovazione tecnologica, Latent Labs emerge come una startup all’avanguardia, fondata da Simon Kohl, ex scienziato di DeepMind e co-sviluppatore del programma AlphaFold2. La società ha recentemente raccolto 50 milioni di dollari per sviluppare modelli di intelligenza artificiale dedicati alla progettazione di proteine.
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C’era una volta un “lavoretto” part-time che in meno di due anni potrebbe trasformare Liang Wenfeng, fondatore di DeepSeek, in uno degli uomini più ricchi del mondo. Oppure semplicemente in un altro miliardario qualunque. Dipende a chi lo chiedi.
Pare infatti che il valore di DeepSeek oscilli tra un miliardo e oltre 150 miliardi di dollari, almeno secondo sette fondatori di startup ed esperti di intelligenza artificiale. Una valutazione piuttosto precisa, no? Se scegliamo un valore a metà strada, diciamo tra i 2 e i 30 miliardi, Liang, con la sua quota dell’84%, si piazzerebbe comodamente tra i più ricchi tycoon tecnologici asiatici, secondo il Bloomberg Billionaires Index.
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Mentre gli artisti di tutto il mondo continuano a gridare al furto da parte dell’intelligenza artificiale, Story Protocol afferma di aver trovato la soluzione: far pagare le macchine per i contenuti che rubano. O meglio, farle scambiare diritti di proprietà intellettuale tra di loro, trasformandole in clienti paganti di un mercato basato su blockchain.
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Se non puoi batterli, fatteli amici.
Zerebro, un’entità AI che mercoledì è diventata un validatore della rete, ha già iniziato ad acquistare contenuti artistici per migliorare i propri dati di addestramento. Seung-yoon Lee, CEO di Story Protocol, lo racconta con l’entusiasmo di chi sta rivoluzionando il mondo, omettendo il piccolo dettaglio che a guadagnarci non saranno gli artisti, ma le piattaforme e gli sviluppatori che gestiscono questi sistemi.
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Mistral AI sta compiendo un passo significativo nel mondo dell’intelligenza artificiale, portando le sue soluzioni avanzate su piattaforme mobili come iOS e Android, ma anche nelle dinamiche aziendali con potenti strumenti di ricerca web e automazione. Il panorama tecnologico sta rapidamente cambiando, e Mistral è in prima linea nel rispondere alle necessità di innovazione sia per il consumatore finale che per le imprese.
Nel corso degli ultimi anni, le applicazioni di intelligenza artificiale hanno visto una crescita esponenziale, diventando parte integrante della vita quotidiana. Mistral AI, con il suo approccio tecnologico all’avanguardia, mira a colmare il divario tra i grandi modelli di linguaggio e il loro utilizzo pratico e versatile in vari settori. L’introduzione della sua intelligenza artificiale non è solo una mossa strategica per i dispositivi mobili, ma anche per il mondo delle aziende che cercano soluzioni che automatizzino, ottimizzino e innovino processi interni complessi.
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A novembre, la virologa Beata Halassy ha rivelato al mondo di aver sconfitto il suo cancro al seno grazie a un trattamento sviluppato all’interno di un laboratorio sotto la sua supervisione. Secondo quanto dichiarato, il trattamento l’avrebbe liberata dalla malattia per oltre quattro anni, suscitando un’ondata di ammirazione nella comunità medica.
Halassy ha documentato questa straordinaria esperienza in un articolo pubblicato ad agosto 2024 sulla rivista scientifica “Vaccines”. I suoi risultati sono impressionanti: l’iniezione dei virus ha portato alla remissione quasi completa del cancro, con pochissimi effetti collaterali, e da allora è rimasta libera da malattia per più di quattro anni. Questo tipo di trattamento virale, noto come terapia oncolitica virale (OVT), utilizza virus modificati per attaccare specificamente le cellule tumorali, un approccio che rappresenta una sfida alla medicina convenzionale.
Tuttavia, dietro la sua dichiarazione si nascondono numerose polemiche, in particolare sul rischio che tale pubblicità possa indurre altri pazienti a rinunciare ai trattamenti convenzionali. Un bell’articolo sul Washington Post ci ha raccontato tutti i dettagli.
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Amazon ha deciso di alzare la posta, e quando si tratta di giocare con i miliardi, Jeff Bezos potrebbe anche chiamarlo “poker d’azzardo con soldi altrui”. Andy Jassy, l’uomo che ha ereditato il regno del cloud commerciale più grande del mondo, ha praticamente annunciato che quest’anno la sua azienda si concederà uno shopping sfrenato da 100 miliardi di dollari in spese in conto capitale. Tanto per mettere in chiaro le proporzioni: è un aumento del 29% rispetto al 2024 e un bel 20-25 miliardi in più di quanto i suoi rivali Microsoft e Google abbiano in mente di spendere.
E dove finiranno questi miliardi? Ma nell’Intelligenza Artificiale, ovviamente. Perché se non butti soldi in AI nel 2025, stai praticamente ammettendo di essere un fossile digitale. AWS, la gallina dalle uova d’oro di Amazon, sarà la principale beneficiaria di questa pioggia di denaro.
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Che cos’è il business dei dati? Se ne parla molto ultimamente, ma il business dei dati è una cosa molto antica, informaticamente parlando. Il business dei dati, o sui dati, è nato contemporaneamente alla Business Intelligence nel 1958 grazie ad un ricercatore tedesco che si chiamava Hans Peter Luhn mentre lavorava per l’IBM. La Business Intelligence ha bisogno di dati, e da subito si è iniziato a chiedere se c’erano delle raccolte di dati da poter acquistare in giro per alimentare i sistemi di Business Intelligence.
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Il concorso, in programma per la partita tra Kansas City e Philadelphia del 9 febbraio, è una strategia di acquisizione utenti che definire aggressiva sarebbe un eufemismo. I partecipanti possono accumulare fino a 26 iscrizioni al sorteggio attraverso un mix di download, referral e utilizzo effettivo dell’app durante il match. Purtroppo non siamo residenti USA.
Perplexity sta cavalcando un’onda di crescita notevole, con la sua base utenti che in tre mesi è esplosa del 50%, passando da 10 a 15 milioni di utenti attivi al mese. Un dettaglio irrilevante per chi vive nel terrore di ricevere più notifiche push del dovuto, ma decisamente interessante per gli investitori, sempre a caccia del prossimo unicorno tech su cui scommettere.
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Elon Musk è tornato a Washington e, come sempre, sta mettendo il governo sottosopra. Ma mentre i politici cercano di capire cosa fare con lui, Musk fa quello che gli riesce meglio: distruggere tutto per poi riassemblarlo a modo suo. La sua gestione di Twitter ora X è stata un perfetto esempio di questo approccio: ha licenziato metà dell’azienda, tagliato costi come un chirurgo impazzito e trasformato la piattaforma in una sorta di esperimento sociale ad alto rischio. Il risultato? A sorpresa, finanziariamente funziona.
Secondo il Wall Street Journal, i numeri di X nel 2024 sono molto più solidi di quanto chiunque si aspettasse. L’azienda ha generato un Ebitda di 1,25 miliardi di dollari su un fatturato di 2,7 miliardi, con un margine del 46%. Un bel salto rispetto al Twitter pre-Musk, che nel 2021 aveva un margine del 30% su ricavi molto più alti, 5 miliardi di dollari. Il che significa che, tagliando teste e spese senza pietà, Musk ha reso X una macchina più efficiente. Certo, l’efficienza è relativa: la piattaforma è un caos, gli inserzionisti sono fuggiti in massa e il brand è diventato una sorta di zona franca per libertà di espressione spinta all’estremo.
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L’adozione dell’intelligenza artificiale (AI) generativa nel settore bancario è destinata a crescere in modo significativo nei prossimi anni, con effetti rilevanti sulle performance finanziarie e sulle strategie aziendali delle banche. Secondo il rapporto dell’IBM Institute for Business Value, che esamina le previsioni per il 2025 nel settore bancario e dei mercati finanziari, l’AI generativa diventerà un elemento fondamentale per l’evoluzione del settore, portando non solo a una maggiore efficienza operativa, ma anche a nuovi modelli di business.
Il passaggio da un’adozione tattica a una strategia più mirata è uno degli aspetti chiave dell’evoluzione tecnologica nelle banche. Nel 2024, solo l’8% delle banche ha implementato in modo sistematico soluzioni di AI generativa, mentre il 78% ha utilizzato approcci più sperimentali e limitati. Tuttavia, il 2025 vedrà un’accelerazione nell’adozione di questa tecnologia, con molte banche che sposteranno la loro attenzione dai progetti pilota verso implementazioni su larga scala. La generazione automatica di contenuti, l’analisi predittiva avanzata e l’automazione dei processi sono solo alcune delle applicazioni previste per migliorare l’esperienza del cliente e ottimizzare l’efficienza operativa.
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Gli Stati Uniti e il libero mercato, una storia d’amore eterna… almeno fino a quando non serve un piccolo aiutino pubblico per finanziare il futuro dell’intelligenza artificiale. E così, tra un proclama e l’altro, Donald Trump ha lanciato l’idea di un fondo sovrano americano, suggerendo persino un investimento in TikTok. Già, perché se c’è una cosa di cui gli Stati Uniti hanno bisogno, è diventare azionisti di un’app per balletti e challenge virali.
Ma lasciamo da parte per un attimo questa geniale intuizione e concentriamoci su qualcosa di più serio: Stargate. No, non un remake della serie sci-fi, ma il mega-progetto OpenAI-SoftBank-Oracle da 500 miliardi di dollari per la costruzione di data center destinati all’AI, annunciato dallo stesso Trump il mese scorso. Il dettaglio interessante? Non ci sono ancora dettagli. Un piccolo problema, certo, ma perché farsi fermare da simili banalità?
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L’industria tecnologica sembra aver perso ogni freno inibitorio quando si parla di spese in conto capitale. Alphabet, la casa madre di Google, ha deciso di stanziare 75 miliardi di dollari in capex per il 2025, un aumento del 43% rispetto all’anno precedente. Il che significa una cosa sola: la guerra dell’AI non è solo iniziata, è diventata una corsa a chi brucia più velocemente miliardi su miliardi per costruire il futuro. E non è certo sola in questo delirio.
Microsoft, con i suoi 80 miliardi di dollari destinati alla costruzione di data center AI nel suo anno fiscale, gioca il ruolo del gigante che non vuole farsi soffiare la corona. Meta, sempre con il sogno del metaverso in fondo alla testa ma ormai consapevole che l’AI è il vero campo di battaglia, è pronta a mettere sul piatto 65 miliardi di dollari. Amazon? Nessun problema, la sua macchina da soldi è più che capace di reggere il ritmo con 75 miliardi di dollari previsti per il 2024, e probabilmente ancora di più quest’anno.
Negli ultimi anni, l’industria tecnologica ha intrapreso una massiccia ondata di investimenti nell’intelligenza artificiale (IA), superando in intensità di capitale il precedente superciclo di investimenti delle aziende petrolifere e del gas. Secondo un’analisi di Capital IQ, le principali aziende tecnologiche stanno destinando risorse finanziarie senza precedenti per sviluppare e implementare soluzioni basate sull’IA, segnando una svolta significativa nella distribuzione del capitale a livello globale.
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Questo fenomeno ricorda i massicci investimenti effettuati dalle compagnie petrolifere durante i periodi di espansione dell’industria energetica. Tuttavia, mentre gli investimenti nel settore petrolifero erano principalmente orientati all’estrazione e alla produzione di risorse fisiche, gli attuali investimenti nell’IA sono focalizzati sulla costruzione di infrastrutture digitali, come data center avanzati e potenti sistemi di calcolo. Ad esempio, aziende come Amazon e Microsoft potrebbero spendere circa 3 trilioni di dollari entro il 2030 per costruire e gestire data center dedicati all’IA, secondo il BlackRock Investment Institute.
Questa nuova ondata di investimenti è alimentata dalla crescente domanda di applicazioni basate sull’IA in vari settori, dalla sanità alla finanza, dalla logistica all’intrattenimento. Le aziende stanno riconoscendo il potenziale trasformativo dell’IA e stanno allocando capitali significativi per assicurarsi una posizione di leadership in questo campo emergente. Tuttavia, questo approccio comporta anche rischi considerevoli, poiché il rapido avanzamento tecnologico potrebbe rendere obsolete alcune soluzioni prima che gli investimenti possano generare ritorni significativi.
Inoltre, l’implementazione diffusa dell’IA richiede un consumo energetico sostanziale, spingendo le aziende a investire anche in fonti di energia rinnovabile per alimentare le loro infrastrutture. Ad esempio, Sultan al-Jaber, CEO della compagnia petrolifera nazionale di Abu Dhabi, Adnoc, ha affermato che la rapida crescita dell’IA sta incentivando le grandi compagnie petrolifere a investire pesantemente nelle energie rinnovabili.
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SoftBank e OpenAI hanno annunciato la creazione di una joint venture in Giappone, denominata SB OpenAI Japan, con l’obiettivo di fornire soluzioni avanzate di intelligenza artificiale alle imprese. L’accordo, rivelato durante un evento in diretta il 3 febbraio 2025, rappresenta un passo significativo nell’integrazione dell’AI nei settori strategici del mercato giapponese.
SoftBank si è impegnata a investire 3 miliardi di dollari all’anno per sfruttare la tecnologia di OpenAI in tutte le sue operazioni e controllate. Questo imponente impegno finanziario dimostra l’intenzione del conglomerato di integrare l’AI su larga scala, sfruttando le capacità di OpenAI per creare vantaggi competitivi e ottimizzare processi aziendali critici.
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Ho speso una buona parte della mia vita lavorando per Anglo Americani quello che li ha sempre caratterizzati, forse come ex potenza coloniale, è avere una Roadmap questa è la dimostrazione : Devi avere un Piano
Il governo britannico ha appena rilasciato un documento di policy destinato a rafforzare la sua posizione come potenza globale nell’intelligenza artificiale. Questa iniziativa, basata su 50 misure specifiche, non è solo una dichiarazione d’intenti, ma un piano strategico ben strutturato che dimostra la volontà di guidare il futuro dell’AI con investimenti mirati, regolamentazioni intelligenti e un ecosistema favorevole all’innovazione.
A differenza dell’Europa continentale, spesso intrappolata in un labirinto normativo e burocratico che rallenta lo sviluppo tecnologico, il Regno Unito adotta un approccio pragmatico, delineando obiettivi concreti e misurabili. Questa roadmap comprende l’espansione delle capacità di calcolo, lo sviluppo di hub dedicati all’AI, la creazione di zone di crescita specializzate, incentivi alla condivisione dei dati e un investimento strategico nella formazione e nel talento.
Recentemente, il presidente Donald Trump ha espresso forti critiche nei confronti della Federal Reserve (Fed) e del suo presidente, Jerome Powell, accusandoli di aver gestito in modo inadeguato la regolamentazione bancaria e di non essere riusciti a controllare l’inflazione.
In un post su Truth Social, Trump ha dichiarato: “Poiché Jay Powell e la Fed non sono riusciti a fermare il problema che hanno creato con l’inflazione, lo farò io”, sottolineando l’intenzione di affrontare personalmente le sfide economiche attuali.
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A partire da oggi, sabato 1 febbraio 2025, l’amministrazione Trump ha ufficialmente implementato significativi dazi sulle importazioni provenienti da Canada, Messico e Cina. In particolare, è stata imposta una tariffa del 25% su tutti i beni importati da Canada e Messico, mentre le merci cinesi sono soggette a un dazio aggiuntivo del 10%. Questa decisione è stata giustificata dalla necessità di contrastare il traffico di fentanyl, ridurre l’immigrazione illegale e affrontare i deficit commerciali degli Stati Uniti con queste nazioni.
Il presidente Trump ha sottolineato che, sebbene queste misure possano causare disagi temporanei, sono essenziali per la sicurezza nazionale e la stabilità economica degli Stati Uniti. Ha inoltre accennato alla possibilità di futuri dazi su prodotti dell’Unione Europea, inclusi acciaio, alluminio, rame, prodotti farmaceutici e microchip.
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ElevenLabs, una delle startup emergenti nel settore dell’audio AI, ha recentemente annunciato di aver raccolto un round di finanziamento Serie C del valore di 180 milioni di dollari, portando la valutazione della società a 3,3 miliardi di dollari. Questo round di investimento è stato co-condotto da due colossi, a16z e ICONIQ Growth, e comprende sia venture capitalist esperti che partner strategici provenienti da settori che spaziano dalle telecomunicazioni alla tecnologia. L’afflusso di capitale servirà a rafforzare lo sviluppo degli strumenti audio AI di ElevenLabs, espandere la sua presenza nel mercato B2B e far crescere i suoi prodotti rivolti ai consumatori.
Il finanziamento contribuirà a consolidare la posizione dell’azienda in un panorama competitivo dell’AI generativa, che ha visto una crescita significativa, in particolare nella tecnologia vocale. ElevenLabs ha sfruttato questa tendenza, attirando numerosi clienti in settori come i media, i giochi e la tecnologia, rendendo i suoi modelli vocali basati su AI una parte essenziale della trasformazione digitale in vari ambiti. Con il nuovo finanziamento, ElevenLabs punta a potenziare i suoi prodotti principali, ma anche ad espandersi nelle interazioni multimodali che combinano modelli basati su testo con l’audio, posizionandosi come leader nel mercato dell’audio AI generativo.
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Il capitalismo ha una regola ferrea: se c’è un trend, c’è un fondo pronto a specularci sopra. E così, dopo aver spremuto a dovere gli ex dipendenti di Google, il fondo di venture capital Felicis ha trovato una nuova miniera d’oro nei reduci di OpenAI. La strategia è sempre la stessa: raccogliere gli ex di grandi aziende, spacciarli per guru della prossima rivoluzione tecnologica e investirci sopra miliardi. L’ultima mossa? L’assunzione di Peter Deng, ex vicepresidente consumer di OpenAI, ora quinto socio generale di Felicis.
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Una volta tutti volevano battere OpenAI. Era il punto di riferimento, il benchmark, il modello da superare. Adesso? Non più. Il nuovo boss della giungla si chiama DeepSeek, direttamente dalla Cina, e tutti gli altri sono di colpo diventati i comprimari di una storia che non hanno scritto.
Lunedì scorso, DeepSeek ha fatto saltare il banco, causando miliardi di perdite a Wall Street e mettendo in crisi l’intero ecosistema AI americano. A Washington qualcuno ha cominciato a sudare freddo, mentre i venture capitalist hanno iniziato a chiedersi se i loro miliardi siano stati investiti nel posto giusto. La risposta, almeno per ora, sembra essere “no”.
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Nel panorama competitivo globale, l’asimmetria normativa tra mercati sta diventando un freno all’innovazione per le aziende europee. Lo ha evidenziato con chiarezza Pietro Labriola, amministratore delegato di TIM, intervenendo all’evento “La Ripartenza, liberi di pensare” a Milano. La sua analisi pone una questione cruciale per i C-level delle aziende che operano in un contesto sempre più interconnesso: l’Europa può permettersi di competere con regole più stringenti rispetto ad altri mercati?
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L’Intelligenza Artificiale conversazionale sta ridefinendo il modo in cui le aziende interagiscono con i propri clienti, e Indigo.ai si conferma protagonista di questa trasformazione. La scale-up italiana, parte del Gruppo Vedrai e leader nello sviluppo di assistenti virtuali basati sull’AI, ha annunciato la chiusura di un round di Serie B da 10 milioni di euro, interamente in equity. Un investimento strategico, guidato dal Gruppo Azimut, che consentirà di consolidare la posizione di Indigo.ai sul mercato italiano e accelerare l’espansione internazionale.
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Skild AI, una giovane ma ambiziosa azienda specializzata nello sviluppo di software di intelligenza artificiale per robot, è in trattative per raccogliere un nuovo round di finanziamenti da SoftBank, il colosso giapponese guidato da Masayoshi Son. Secondo il Financial Times, la valutazione della startup potrebbe schizzare fino a 4 miliardi di dollari, un incremento significativo rispetto alla precedente valutazione di 1,5 miliardi ottenuta appena sei mesi fa.
Il finanziamento da 500 milioni di dollari, riportato da Bloomberg, si inserisce in una strategia più ampia di SoftBank, che sta accelerando i propri investimenti nell’intelligenza artificiale. Son ha già dichiarato l’intenzione di destinare circa 40 miliardi di dollari nel progetto del data center Stargate e nel suo principale finanziatore, OpenAI. L’interesse per Skild AI dimostra la volontà di puntare su tecnologie che possano rivoluzionare l’automazione e la robotica, ambiti sempre più centrali nell’ecosistema dell’AI.
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Snam si prepara a ridefinire il futuro dell’energia in Europa con un piano strategico ambizioso che guarda al 2029 e oltre. Con un investimento complessivo di 13,4 miliardi di euro, includendo il contributo di risorse pubbliche, la società punta su sicurezza energetica, infrastrutture resilienti e innovazione tecnologica per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.
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Oracle ha annunciato l’intenzione di integrare la connettività di Starlink, la più grande costellazione satellitare in orbita terrestre bassa, nella sua Enterprise Communications Platform (ECP). Grazie a questa collaborazione, Oracle è in grado di potenziare la sua piattaforma di comunicazioni aziendali, permettendo alle aziende di connettersi da quasi ogni angolo del pianeta, inclusi i luoghi più remoti.
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Perplexity AI, la startup emergente nel campo della ricerca basata su intelligenza artificiale, ha recentemente rimosso le funzionalità di moderazione dei contenuti associate al modello cinese DeepSeek R1, a poche ore dall’introduzione di questo modello sulla sua piattaforma. Questa decisione consente agli utenti di accedere a risposte su temi delicati, come le proteste di Piazza Tiananmen del 1989, argomenti che il modello DeepSeek originale evita in ossequio alla censura del governo cinese. Questo cambiamento rappresenta una chiara presa di posizione da parte di Perplexity, rafforzando il suo impegno per la libertà d’accesso alle informazioni.
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Donald Trump ha annunciato lunedì l’intenzione di imporre dazi all’importazione su settori strategici come i semiconduttori e i prodotti farmaceutici, in un’iniziativa volta a riportare la produzione di beni essenziali sul suolo americano. L’ex presidente ha esposto questa proposta durante un intervento al ritiro dei repubblicani del Congresso a Miami, sostenendo che queste misure mirano a ridurre la dipendenza da Paesi esteri per tecnologie e beni fondamentali.
Trump ha messo in evidenza il caso specifico dei semiconduttori, un settore cruciale per l’industria tecnologica globale. “Hanno lasciato gli Stati Uniti per andare a Taiwan… e noi vogliamo che tornino indietro”, ha dichiarato, riferendosi in particolare ai produttori di chip. Questa dichiarazione sembra rivolgersi direttamente a Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC), il più grande produttore di semiconduttori al mondo, che potrebbe subire significative conseguenze economiche nel caso di un inasprimento delle tariffe commerciali.
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La recente decisione di Starlink di bloccare TikTok, coinvolgendo anche gli utenti italiani, getta una luce inquietante sulla fragilità dell’infrastruttura digitale globale e sui rischi legati alla “raggiungibilità giuridica”. Questo episodio, per quanto apparentemente circoscritto, rappresenta un esempio concreto di come decisioni tecnologiche e geopolitiche possano avere un impatto diretto e spesso imprevedibile sugli utenti finali, specialmente quando i fornitori di servizi globali si trovano a operare in un vuoto normativo o, peggio, in una cornice regolatoria dominata da interessi unilaterali.
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Nvidia ha visto sparire dalla sua capitalizzazione di mercato la bellezza di 589 miliardi di dollari in una sola giornata, un record storico che di certo non verrà celebrato con una targa. Il crollo è stato causato, ironia della sorte, da una startup cinese dal nome apparentemente innocuo, DeepSeek, che ha avuto l’audacia di presentare un modello linguistico di grandi dimensioni, il famigerato R1, gettando un’ombra sul dominio AI degli Stati Uniti. Jensen Huang, CEO di Nvidia, potrebbe non aver preso bene la notizia, anche se ufficialmente la compagnia applaude l’innovazione… come chi applaude il rivale che gli soffia la corona.
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Pare che il futuro della tecnologia abbia finalmente trovato il suo piccolo grande paradosso. DeepSeek, una startup cinese che fino a ieri probabilmente nessuno conosceva nemmeno in patria, ha lanciato un modello AI open-source che supera le prestazioni di OpenAI. Ma ecco la ciliegina: è costato una frazione di quanto OpenAI spende in caffè. Sì, avete letto bene. E no, non è il copione di una commedia di serie B, anche se potrebbe diventarlo.
Naturalmente, questa rivoluzione a basso costo ha mandato il settore tech in crisi esistenziale. Immaginate un intellettuale alla Kierkegaard seduto accanto a uno dei dirigenti di Nvidia, che osserva con orrore il proprio titolo precipitare del 13%. Intanto il Nasdaq 100 perde il 3,3%, e i token AI – l’ultima ossessione dei crypto bros – crollano più velocemente di quanto si possano pronunciare le parole “pump and dump”. È la caduta di Icaro, con la cera delle ali fatta di meme coin.
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Tesla sta affrontando un calo significativo dopo che le performance di DeepSeek AI, recentemente annunciate, hanno suscitato preoccupazioni sulla sostenibilità dei premi associati all’intelligenza artificiale nei mercati finanziari. Questo sviluppo non riguarda solo Tesla ma l’intero settore tecnologico statunitense, il quale sembra iniziare a sentire il “pinch” dell’iperottimismo che ha circondato le applicazioni avanzate di AI nel corso del 2024.
DeepSeek AI, una piattaforma all’avanguardia per l’analisi predittiva e la gestione dei dati, ha recentemente pubblicato benchmark che hanno evidenziato limiti tecnici rispetto alle aspettative irrealistiche create dagli investitori. Questi risultati hanno alimentato dubbi sull’attuale valutazione di aziende che hanno cavalcato il trend dell’intelligenza artificiale, come Tesla. Il titolo, che aveva registrato una crescita esponenziale grazie al posizionamento aggressivo nell’AI applicata alla guida autonoma e alla gestione delle infrastrutture energetiche, ha subito un contraccolpo.