L’intelligenza artificiale non solo macina dati, ma anche chilowattora. A confermarlo è l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), che nel suo primo rapporto dedicato al rapporto tra AI ed energia, lancia l’allarme: entro il 2030 i data center consumeranno più elettricità dell’intero Giappone, toccando i 945 TWh. Una cifra che evidenzia come l’espansione dell’AI, oltre a rivoluzionare business e processi, stia mettendo a dura prova le infrastrutture energetiche globali.
Autore: Fabio Ricceri Pagina 1 di 5

Con un colpo di scena in stile open-source, la Wikimedia Foundation ha deciso di affrontare di petto uno dei problemi più spinosi dell’era AI: il sovrasfruttamento dei contenuti da parte degli scraper automatizzati. Lo fa non chiudendo, ma aprendo meglio: nasce così un dataset pensato appositamente per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale.

Fatturato record per l’industria dei semiconduttori nel 2024: secondo gli ultimi dati diffusi da Gartner, il settore ha raggiunto i 655,9 miliardi di dollari a livello globale, segnando una crescita del 21% rispetto ai 542,1 miliardi del 2023. Un balzo trainato principalmente dall’esplosione della domanda legata alle infrastrutture per l’intelligenza artificiale, che sta ridisegnando le gerarchie di mercato tra i grandi colossi tecnologici.

L’intelligenza artificiale rappresenta una delle più grandi opportunità – e sfide – per l’Europa nei prossimi decenni. A sottolinearlo è Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea (BCE), in un discorso pronunciato durante una conferenza sull’AI organizzata dalla BCE. Con un tono pragmatico ma determinato, Lagarde ha delineato un futuro in cui l’Europa non può permettersi di restare indietro, come accaduto con la rivoluzione digitale di Internet, evidenziando i profondi cambiamenti che l’intelligenza artificiale porterà in termini di produttività, lavoro e disuguaglianze sociali.

Il fenomeno della cosidetta “Ghiblificazione” ha colpito duro. La nuova funzionalità di generazione immagini di ChatGPT, potenziata da GPT-4o, ha fatto impazzire gli utenti, portando la piattaforma OpenAI al limite. Il risultato? Un collasso temporaneo del sistema e un’esplosione di interrogativi sul futuro della creatività, dei diritti d’autore e della sostenibilità dell’intelligenza artificiale nel mondo dell’arte digitale.

L’industria del doppiaggio in Italia è da sempre un’eccellenza riconosciuta a livello globale. Eppure, l’avanzata dell’intelligenza artificiale generativa minaccia di trasformare radicalmente questo settore, sollevando questioni cruciali su diritti d’autore, proprietà intellettuale e tutela del lavoro umano. A lanciare l’allarme è la Commissione Cultura della Camera, che ha presentato una risoluzione, con l’obiettivo di proteggere i professionisti del doppiaggio dall’uso indiscriminato delle loro voci da parte dei modelli di AI.

Il tema del copyright e dei diritti d’autore in relazione all’intelligenza artificiale è un argomento complesso che tocca questioni legali, etiche e creative, ma anche aspetti tecnici legati alla struttura stessa degli LLM. Con il rilascio di modelli di AI sempre più sofisticati, capaci di generare testi, musica, immagini e altri contenuti, il dibattito su come vengano utilizzati i dati per “addestrare” questi sistemi e le implicazioni per i detentori dei diritti su queste opere è di grande attualità.
Quando ci si domanda se sia possibile tentare di rimuovere libri, articoli, immagini, musica e quant’altro dai modelli di AI – come spesso richiedono i detentori dei diritti stessi – la risposta è che nella pratica è un task estremamente difficile e spesso impossibile da realizzare in modo efficace.

Sappiamo quanto siano fondamentali i dati per l’intelligenza artificiale. L’AI si nutre di dati che, per un certo verso, sono il carburante stesso degli LLM. Ma chi possiede i diritti su questi contenuti? Mentre le aziende tecnologiche accelerano lo sviluppo di modelli avanzati, il dibattito legale sulla proprietà dei dati e il diritto d’autore diventa sempre più acceso. Due visioni contrapposte emergono con forza: da un lato, l’approccio europeo, basato sulla necessità di autorizzazioni esplicite; dall’altro, il modello americano, che si affida al concetto di “fair use” (a meno di epici stravolgimenti provenienti dalle tante cause in corso tra editori e big tech dell’AI). Questa divergenza normativa non è solo una questione di diritto, ma riflette differenti filosofie su innovazione, equità e controllo del mercato digitale.

L’Europa si trova davanti a una sfida esistenziale, un bivio che definirà il suo ruolo nel panorama globale dei prossimi anni. Energia, intelligenza artificiale e innovazione industriale sono i tre pilastri su cui si gioca il futuro del continente. A sottolinearlo con chiarezza è Mario Draghi, intervenuto al Parlamento per discutere il suo Rapporto sulla competitività europea.

L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mondo, ma in Africa assume un significato unico: una promessa di progresso che deve però confrontarsi con sfide locali e globali. Il white paper “Trustworthy AI: African Perspectives“, curato da Damian Okaibedi Eke, Kutoma Wakunuma, Simisola Akintoye e George Ogoh, esplora come rendere l’AI non solo una tecnologia avanzata, ma anche un alleato etico, sicuro e inclusivo per le comunità africane. Con un focus su norme di genere, sovranità tecnologica e sviluppo sostenibile, il documento offre una visione afrocentrica per un’AI affidabile.

Una nuova battaglia legale scuote il mondo della tecnologia e dell’editoria. Questa volta arriva dalla Francia, dove editori e autori hanno intentato una causa contro Meta Platforms Inc., accusando il colosso tech di aver utilizzato senza autorizzazione i loro libri per addestrare i propri modelli di AI generativa. La denuncia, depositata questa settimana presso un tribunale parigino specializzato in proprietà intellettuale, rappresenta una delle prime azioni legali di questo tipo in Francia e si inserisce all’interno di quella più ampia ondata globale di contenziosi sull’uso dei dati per l’addestramento dell’AI.

Nel 2024 Leonardo ha registrato risultati finanziari in forte crescita, consolidando il proprio ruolo di leader nel settore della difesa e sicurezza. Il gruppo ha chiuso l’anno con un utile netto di 1,159 miliardi di euro, evidenziando un significativo miglioramento della redditività e della generazione di cassa.

Politico Pro, il servizio premium di notizie politiche con un costo annuale che va tra 12.000 ne i 15.000 dollari, è da tempo un punto di riferimento per un pubblico esigente: lobbisti, funzionari governativi, dirigenti aziendali, esperti di think tank e aspiranti oligarchi. La sua missione è quella di fornire informazioni strategiche e dettagliate sul mondo delle politiche di Washington, dando ai suoi abbonati un vantaggio competitivo. Ora, Politico Pro alza la posta con l’introduzione di un nuovo strumento di intelligenza artificiale: il Policy Intelligence Assistant. Annunciato il 3 marzo 2025, questo tool promette di trasformare il modo in cui i professionisti accedono e utilizzano le informazioni, e potrebbe essere un modello per il futuro dell’editoria.

L’Europa si trova a un punto di svolta: i rapidi progressi delle tecnologie digitali, l’aumento delle minacce informatiche e un contesto geopolitico in continua evoluzione stanno spingendo l’Unione Europea e i suoi Stati membri a ripensare la sicurezza dello spazio digitale. “Mentre lavoriamo per mantenere un’economia forte e sicura, la necessità di una sicurezza informatica rafforzata in tutti i settori non è mai stata così urgente”, si legge nella Warsaw Call, una dichiarazione adottata all’unanimità durante il Consiglio informale Telecomunicazioni tenutosi a Varsavia il 5 marzo 2025. Questo documento, noto anche come Dichiarazione di Varsavia, rappresenta un pilastro strategico per il futuro della cybersecurity europea, offrendo una risposta coordinata alle crescenti sfide che minacciano la stabilità digitale del continente.

La Cina continua a rafforzare il suo apparato militare con un approccio che definisce “moderato e ragionevole”, mantenendo una crescita della spesa per la difesa a una cifra per il nono anno consecutivo. A sottolinearlo è stato Lou Qinjian, portavoce del Congresso Nazionale del Popolo (NPC), durante il briefing di presentazione dell’evento politico più importante dell’anno per la Repubblica Popolare, che si terrà a partire da domani, 5 marzo 2025. Sarà proprio quello il momento nel quale l’NPC svelerà il budget della difesa per il 2025, un dato atteso con attenzione sia dagli analisti interni sia dalla comunità internazionale, desiderosa di decifrare le ambizioni del Dragone in un contesto globale sempre più teso.

In un momento di crescente incertezza geopolitica, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha annunciato un piano ambizioso per rafforzare le capacità di difesa dell’Unione Europea. Il nuovo strumento finanziario, denominato “Rearm Europe“, prevede un investimento di 150 miliardi di euro per supportare gli Stati membri nel potenziamento delle loro capacità difensive. Questo fondo, istituito ai sensi dell’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’UE (TFUE), permetterà di fornire prestiti garantiti dal bilancio dell’UE senza la necessità di passare dal Parlamento Europeo, accelerando così il processo decisionale.

In Italia, il panorama della cybersecurity si fa sempre più critico: gli attacchi informatici, potenziati da tecnologie avanzate e dall’intelligenza artificiale, sono in aumento, colpendo il 73% delle grandi imprese nell’ultimo anno, secondo i dati dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection del Politecnico di Milano. Nel 2024, il mercato italiano della sicurezza informatica cresce del 15%, raggiungendo un valore di 2,48 miliardi di euro, con previsioni di ulteriore espansione nel 2025. Eppure, nonostante i progressi, l’Italia rimane fanalino di coda tra i Paesi del G7 nel rapporto tra spesa in cybersecurity e PIL, ben lontana dai livelli di Stati Uniti e Regno Unito.

Verizon Business e Accenture hanno annunciato una partnership strategica per affrontare le crescenti sfide della cybersecurity, un settore in rapida evoluzione che richiede soluzioni innovative e resilienti. L’accordo unisce le competenze di Verizon nel networking e nella sicurezza informatica con l’esperienza di Accenture nei servizi tecnologici avanzati, con l’obiettivo di sviluppare e offrire soluzioni all’avanguardia per proteggere le organizzazioni di ogni dimensione da minacce sempre più sofisticate, come violazioni dei dati, attacchi di phishing, social engineering e altri rischi emergenti.

La Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC), leader mondiale nella produzione di semiconduttori, ha annunciato un investimento di almeno 100 miliardi di dollari negli Stati Uniti, con l’obiettivo di rafforzare la produzione di chip avanzati in territorio americano. L’annuncio è stato fatto dal presidente Donald Trump durante un evento alla Casa Bianca, dove ha evidenziato che il progetto si concentrerà principalmente in Arizona. “I chip più potenti al mondo saranno presto fabbricati negli Stati Uniti“, ha dichiarato Trump, aggiungendo con una nota di orgoglio che sono molte le aziende intenzionate ad annunciare investimenti negli Usa.

A tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina, la battaglia dell’informazione si combatte sempre più sul terreno dell’intelligenza artificiale. Secondo l’ultimo rapporto di NewsGuard, piattaforma di monitoraggio della disinformazione, dal 24 febbraio 2022 sono state identificate ben 302 fake news sulla guerra, diffuse da oltre 500 siti. Il numero di contenuti generati dall’AI è cresciuto esponenzialmente, rendendo sempre più difficile distinguere la realtà dalla manipolazione.

L’energia nucleare è destinata a raggiungere livelli record nel 2025 e può contribuire a migliorare la sicurezza energetica, considerando il forte aumento della domanda di elettricità nel mondo, ma è necessario affrontare sfide quali i costi relativi a tale tecnologia, i ritardi dei progetti ed il loro finanziamento. Lo afferma l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) in un recente report ‘Il cammino verso una nuova era per l’energia nucleare’ che illustra il nuovo impulso che sta avendo il nucleare, in termini di nuove politiche, progetti, investimenti e progressi tecnologici, come gli “Small modular reactor” (Smr).

Il nucleare vola verso un livello record quest’anno, come viene certificato dall’ultimo rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) presentato nella sede di Confindustria. Ed è proprio dalle imprese che arriva non soltanto un sostegno ma una vera e propria spinta al Piano del governo per il ritorno alla produzione di energia nucleare nel nostro Paese. Piano che è, per il momento, fermo a Palazzo Chigi all’interno di un disegno di legge delega presentato dal ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin e che potrebbe finire in uno dei prossimi consigli dei ministri insieme con il decreto Bollette.

Nel suo recente intervento al Parlamento Europeo a Bruxelles, l’ex presidente della Bce ed ex premier italiano Mario Draghi ha lanciato un appello urgente per l’Europa, sottolineando la necessità di agire rapidamente per non rimanere indietro nella corsa tecnologica e geopolitica globale. Le sue dichiarazioni, pronunciate durante la Settimana Parlamentare Europea 2025, hanno messo in luce le sfide che l’Unione Europea deve affrontare per mantenere la propria competitività e sicurezza economica.

Nel 2024, il mercato dell’Intelligenza Artificiale in Italia ha raggiunto un nuovo record, toccando quota 1,2 miliardi di euro con un impressionante +58% rispetto al 2023. Un dato che certifica il crescente interesse per l’AI e il suo ruolo sempre più strategico nel tessuto industriale e imprenditoriale del Paese. Tuttavia, questa espansione non si traduce in un’adozione rapida e diffusa: l’Italia, infatti, si muove con maggiore lentezza rispetto ad altri Paesi europei. Sono questi alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, presentata nel corso del convegno dal titolo “Artificial Intelligence, e questo è solo l’inizio”.

L’Europa non deve più guardare agli Stati Uniti come il principale ostacolo alla sua crescita economica. Secondo Mario Draghi, l’ex premier italiano ed ex presidente della Banca Centrale Europea, il problema è interno: è l’Europa stessa ad aver imposto dazi su sé stessa, bloccata da un eccesso di burocrazia e regolamentazione.
In un intervento sulle colonne del Financial Times, Draghi lancia un monito forte e chiaro: per il Vecchio Continente è arrivato il momento di un “cambiamento radicale”. Le attuali politiche, spiega, non hanno garantito né prosperità economica né stabilità finanziaria, né tantomeno maggiore autonomia nazionale.
Il problema principale?

Dieci mesi dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri, il disegno di legge del governo sull’intelligenza artificiale è ancora bloccato nelle commissioni VIII e X del Senato. Un impasse che stride con la rapidità delle decisioni su IA prese a Washington, Bruxelles e Parigi. Alla base dello stallo ci sono ancora nodi da sciogliere, come la compatibilità con le norme europee sul copyright dell’AI Act e il confronto tra i ministeri coinvolti.

Sono più di 60 le grandi aziende europee che si sono unite per lanciare un’iniziativa volta a semplificare la legislazione dell’Ue sull’Intelligenza Artificiale. Annunciata durante il summit di Parigi, la “Eu AI Champions Initiative” ha l’obiettivo di consentire all’Europa di poter giocare un ruolo all’interno della corsa globale all’AI, eliminando quegli ostacoli normativi che, secondo le imprese aderenti (e non solo), frenano l’innovazione e la competitività del vecchio continente.

Al Summit Mondiale sull’Intelligenza Artificiale in corso a Parigi, Emmanuel Macron ha rilanciato la Francia come hub strategico per l’IA, puntando tutto sull’energia nucleare. Rispondendo alla politica energetica di Donald Trump, incentrata sullo sfruttamento degli idrocarburi, il presidente francese ha lanciato uno slogan destinato a fare eco: “Just plug, baby, plug”, un chiaro contraltare al celebre “Drill, baby, drill” del presidente Usa.

Se Alfred Hitchcock fosse ancora tra noi, probabilmente si divertirebbe a ricamare una sceneggiatura su AI.com, il dominio più enigmatico e ambito del mondo dell’Intelligenza Artificiale. Per anni, questa URL è stata un lasciapassare digitale per le tecnologie AI più avanzate: prima puntava su ChatGPT di OpenAI, poi su xAI di Elon Musk. Ma oggi? Oggi AI.com sussurra un nome nuovo e inatteso: DeepSeek.

Emmanuel Macron, intervenuto su France 2 proprio oggi, domenica 9 febbraio, ha annunciato investimenti in Francia nell’intelligenza artificiale per “109 miliardi di euro nei prossimi anni”.

La Commissione Europea accelera (finalmente) sulla competitività con un piano ambizioso che prevede un taglio della burocrazia fino al 35% per imprese e Pmi, un rafforzamento delle politiche di decarbonizzazione e un sostegno strategico all’innovazione, con un focus particolare sull’Intelligenza Artificiale. Questi sono i punti chiave della Bussola per la Competitività, presentata ieri dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Il documento programmatico, redatto in linea con le raccomandazioni di Mario Draghi, definisce le direttrici per il prossimo mandato e punta a “riaccendere il motore dell’innovazione europea”.

In occasione della Giornata Internazionale dell’Educazione 2025, Audrey Azoulay, Direttrice Generale dell’Unesco, invita gli Stati a investire nella formazione di insegnanti e studenti per “un uso ponderato di questa tecnologia nell’istruzione”.

TikTok, dopo le vicende del 19 gennaio quando è stato prima oscurato per poi essere riattivato dopo le dichiarazioni di Trump in occasione dell’Inauguration Day, rimane al momento disponibile negli Stati Uniti per altri 75 giorni, durante i quali si valuteranno soluzioni che consentano all’App di sopravvivere al divieto, che altrimenti entrerà in vigore.

Sono passati appena due giorni dal suo insediamento come 47° Presidente degli Stati Uniti eppure, come ci ha già abituati grazie alle sue esternazioni in libertà, Donald Trump è riuscito a catalizzare su di se l’attenzione del 55° World Economic Forum, tanto che nella cittadina di Davos sembra aleggiare un’ombra sui delegati, in attesa del suo intervento oggi, 23 gennaio, in collegamento video. Quel che è certo al momento è che l’effetto del suo discorso di inaugurazione si è fatto sentire, come dimostrano gli interventi di quanti hanno ritenuto di dover commentare le posizioni del nuovo Presidente Usa. Vediamo quali sono state queste reazioni.

La Presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, ha espresso la sua posizione in merito alle politiche commerciali annunciate dal neoeletto presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, durante un’intervista rilasciata a CNBC a margine del 55° World Economic Forum in corso a Davos.

Al 55° World Economic Forum di Davos, la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha delineato una visione strategica per l’Europa, affrontando temi cruciali come la lotta al cambiamento climatico, la difesa del multilateralismo, l’adozione responsabile dell’Intelligenza Artificiale, il mercato unico dei capitali, la necessità di un riequilibrio dei rapporti commerciali con la Cina e delle sfide che attendono l’Europa nell’immediato futuro.

L’edizione del World Economic Forum che inizia oggi a Davos, si preannuncia sotto il segno delle tensioni geopolitiche e commerciali. Al centro dei riflettori c’è, ovviamente, Donald Trump, che interverrà in video il 23 gennaio, appena tre giorni dopo il suo secondo insediamento alla Casa Bianca. La sua retorica protezionista e le minacce di nuovi dazi sollevano preoccupazioni globali, con il rischio di un’intensificazione della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e il coinvolgimento di altri Paesi.

Le sfide della cybersicurezza per aziende e Paesi sono sempre più complesse e imprevedibili, al punto che un amministratore delegato su tre indica come prima preoccupazione per la propria azienda lo spionaggio cyber e la perdita di informazioni sensibili o furto di proprietà intellettuale. È quello che emerge dal Global Cybersecurity Outlook del World Economic Forum, uno studio incentrato sulla complessità crescente delle sfide alla cybersecurity derivante dalla rapida crescita di tecnologie emergenti, dall’incertezza prevalente nel quadro geopolitico, dall’evoluzione delle minacce, dalla vulnerabilità legata all’interdipendenza nelle catene del valore, oltre che in un gap sempre più ampio nelle competenze cyber e nelle sfide a livello normativo.

Dal 20 al 24 gennaio 2025, il piccolo villaggio alpino di Davos, in Svizzera, ospiterà la 55ª edizione del World Economic Forum (WEF), con la partecipazione di oltre 3.000 leader politici, economici, e sociali provenienti da tutto il mondo, tra cui 60 tra capi di Stato e Primi Ministri, per discutere le questioni più urgenti che modellano il futuro del pianeta. Molta attesa per la partecipazione del nuovo Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che parteciperà al Forum con un collegamento video il 23 gennaio.

Con l’elezione di Donald Trump come nuovo presidente degli Stati Uniti, la Groenlandia, un’isola danese situata tra l’Atlantico del Nord e il mare Artico – di cui generalmente si parla molto poco – è tornata ad essere un tema di grandissima attualità. Trump ha infatti fatto presente che “per la sicurezza nazionale e la libertà in tutto il mondo, gli Stati Uniti ritengono che la proprietà e il controllo della Groenlandia siano una necessità assoluta” non escludendo l’uso della forza per il raggiungimento di questo obiettivo. La dichiarazione, che molti hanno preso come una delle solite provocazioni del tycoon, ha un suo significato ben più profondo se letta all’interno dell’attuale contesto geopolitico. L’attenzione del nuovo Presidente degli Stati Uniti non riguarda solo le risorse minerarie dell’isola e gli immensi giacimenti di petrolio e gas non ancora sfruttati, quanto il ruolo strategico che la Groenlandia occupa nell’equilibrio delle rotte commerciali artiche, dove stanno entrando due giocatori di peso e ingombranti, come la Russia e la Cina.