Negli ultimi anni, il Vaticano ha intrapreso un percorso significativo verso l’integrazione degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale (IA) nelle sue attività, affrontando al contempo le questioni etiche e giuridiche connesse a queste tecnologie emergenti.

Questo sviluppo è stato guidato dalla necessità di garantire che l’uso della tecnologia serva il bene comune, in linea con i principi della dottrina sociale della Chiesa.

L’importanza dell’Etica negli Algoritmi

Nel 2020, Papa Francesco ha sottolineato l’importanza di un approccio etico nello sviluppo degli algoritmi, definendo questo campo come “algor-etica”. Durante un workshop organizzato dalla Pontificia Accademia per la Vita, il Papa ha evidenziato come i principi della dottrina sociale della Chiesa, come la dignità della persona e la solidarietà, possano contribuire a sviluppare algoritmi che rispettino i diritti umani e promuovano l’inclusione sociale.

Ha avvertito sui pericoli dell’uso improprio dei dati, dove gli utenti possono diventare “consumatori” privi di potere decisionale, e ha chiamato a una riflessione rinnovata sui diritti e doveri legati all’uso delle tecnologie digitali.

Nel 2024, il Vaticano ha ospitato una conferenza intitolata “L’algoritmo al servizio dell’umanità”, dove esperti di IA e comunicazione si sono riuniti per discutere le implicazioni etiche e antropologiche dell’IA.

Durante questo incontro, sono emersi interrogativi cruciali riguardo alla riduzione delle esperienze umane a mere probabilità statistiche e alla protezione dei diritti professionali nel contesto della comunicazione.Inoltre, il Vaticano ha collaborato con organizzazioni come Microsoft e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) per firmare un “Appello per un’etica dell’IA”, mirato a promuovere un approccio responsabile all’innovazione tecnologica.

“GDRP”  “Gestione dei Dati e Rispetto della Privacy”. Questa sigla riflette l’attenzione del Vaticano non solo sulla protezione dei dati personali, ma anche sull’importanza di rispettare la privacy dei fedeli e delle informazioni sensibili gestite dalla Chiesa.

In questo contesto potrebbe essere chiamata “PDPV”, che significa “Protezione dei Dati nel Vaticano”, enfatizzando l’impegno specifico del Vaticano nella protezione dei dati personali in conformità con le normative europee e le proprie linee guida etiche.

Il tema della privacy e della protezione dei dati personali ha acquisito una rilevanza crescente all’interno del Vaticano, specialmente dopo l’adozione del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) dell’Unione Europea nel maggio 2018. Questo regolamento ha rappresentato una pietra miliare nel campo della protezione dei dati, influenzando non solo i Paesi membri dell’UE, ma anche la Chiesa cattolica, che gestisce una grande quantità di dati personali, inclusi dati sensibili.

Integrazione del GDPR nella Prassi Vaticana

Alla data di attuazione del GDPR, il Vaticano ha rivisitato e integrato le sue procedure di gestione dei dati. Nonostante la sua piena sovranità come Stato estero e il suo ordinamento giuridico autonomo, il Vaticano ha scelto di adottare un proprio Regolamento sulla Protezione dei Dati, ispirato ai principi del GDPR. Questo passo è stato considerato necessario per affrontare le sfide moderne legate alla gestione dei dati, che non riguardano solo le libertà religiose, ma anche implicazioni giuridiche, politiche ed economiche.

Sfide e Necessità di Regolamentazione

La gestione dei dati all’interno del Vaticano non è priva di complessità. I dati trattati dalla Chiesa hanno sempre più relazioni con un contesto pluralista e laicale, rendendo urgente la necessità di una regolamentazione adeguata.

Tiene conto delle peculiarità della Chiesa cattolica e della sua gestione dei dati, che include dati sensibili legati a pratiche religiose e confessionali. Questo aspetto richiede un approccio più attento alla protezione dei dati legati alla fede e alle pratiche religiose.

Sebbene segua i principi del GDPR, la sua implementazione e supervisione avvengono all’interno della struttura ecclesiastica, il che può portare a differenze operative rispetto alle autorità di controllo indipendenti previste dal GDPR europeo.

In una società sempre più interconnessa, la protezione dei dati diventa cruciale per garantire la sicurezza e la privacy dei fedeli e dei visitatori. La Chiesa si trova di fronte alla sfida di bilanciare l’uso delle tecnologie digitali con il rispetto dei diritti individuali, in un contesto di crescente interazione tra dati personali e questioni di sicurezza.