Si è aperta a Baku tra luci e ombre la conferenza sul clima delle Nazioni Unite, COP29. Tante le assenze, dal presidente francese Emmanuel Macron al cancelliere tedesco Olaf Scholz e un convitato di pietra, gli Stati Uniti, pronti, stando alle ultime dichiarazioni del neo eletto presidente Donald Trump di voler uscire dagli Accordi di Parigi sul clima. Assente anche la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen: la sua scelta di rimanere a Bruxelles fa capire la situazione di stallo in cui si trova il processo di entrata in carica del nuovo esecutivo comunitario. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è invece intervenuta mercoledì mattina ribadendo la posizione dell’Italia sulle politiche energetiche e sulla lotta al cambiamento climatico, enfatizzando la neutralità tecnologica e un approccio pragmatico e non ideologico.
Nel suo discorso la Premier ha sottolineato l’importanza di un mix energetico che includa il gas e ha evidenziato l’importanza della ricerca sulla fusione nucleare, definendola capace di imprimere “una svolta storica“.
Ribadendo l’impegno dell’Italia per limitare l’aumento della temperatura globale entro gli 1,5°C, Meloni ha sottolineato l’importanza della collaborazione globale, soprattutto da parte dei principali emettitori di gas serra come Cina e USA, e ha richiesto un adeguato sostegno finanziario.
“L’Italia intende continuare a fare la propria parte” ha dichiarato, sottolineando come il nostro Paese destini “gran parte degli oltre quattro miliardi di euro del Fondo per il Clima al Continente africano e continueremo a sostenere iniziative come il Green Climate Fund e il Loss and Damage Fund, oltre che a promuovere il coinvolgimento delle Banche multilaterali di sviluppo“.
Meloni ha invitato a evitare approcci ideologici e ha evidenziato l’importanza di considerare la sostenibilità dei sistemi produttivi e sociali nel processo di decarbonizzazione, affermando che “la natura va difesa con l’uomo al centro. Un approccio troppo ideologico e non pragmatico su questo tema rischia di portarci fuori strada verso il successo“.
Per Meloni, la “strada giusta” passa attraverso “un mix energetico equilibrato per migliorare il processo di transizione” che includa “tutte le tecnologie a disposizione. Non solo rinnovabili, ma anche gas, biocarburanti, idrogeno, cattura della CO2 e, in futuro, il nucleare da fusione che potrebbe produrre energia pulita, sicura e illimitata” perché, ha sottolineato, “al momento non c’è alternativa ai combustibili fossili“.
La presidente del Consiglio ha poi evidenziato il ruolo di primo piano dell’Italia nel promuovere una tecnologia che potrebbe trasformare l’energia da arma geopolitica a risorsa ampiamente accessibile. In questo, il governo italiano ha un alleato importante in Eni, che sta investendo nel progetto della Commonwealth Fusion Systems con l’obiettivo ambizioso di produrre energia commerciale dalla fusione nucleare entro dieci anni.
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