Con la prospettiva di JD Vance come prossimo vicepresidente degli Stati Uniti, l’ecosistema tecnologico si trova a dover soppesare le implicazioni che la sua nomina potrebbe avere per le startup e per il venture capital. Vance, senatore dell’Ohio e capitalista di rischio con un’esperienza maturata sotto la guida di Peter Thiel, si è pronunciato a favore di una visione più trasparente e aperta dell’intelligenza artificiale, auspicando modelli open source. Tuttavia, la sua opinione si colloca in un contesto politicamente polarizzato: Vance infatti ritiene che l’IA open source possa ridurre i rischi di pregiudizi ideologici, andando contro una presunta tendenza “di sinistra” nell’uso dell’IA. Inoltre, ha espresso sostegno per l’approccio restrittivo adottato dalla Federal Trade Commission (FTC) verso le acquisizioni, sostenendo l’operato della presidente Lina Khan, a dispetto delle critiche che vedono nelle sue decisioni un freno alla crescita per le startup.

Vance non è nuovo a cambiamenti radicali di prospettiva. Nel suo passato (potete clikkare sull’immagine di seguito), ha oscillato tra visioni progressiste e un allineamento con la destra più conservatrice, un percorso che lo ha portato a convertirsi al cattolicesimo e a sposare i valori del movimento MAGA, in aperto sostegno di Trump. Questo suo pragmatismo ideologico, unito alla vicinanza a Thiel e ad altri leader della Silicon Valley, genera dubbi su quanto Vance possa davvero mantenere le sue posizioni se si trovasse in contrasto con le direttive del presidente Trump. In particolare, il tema della limitazione dell’accesso della Cina alla tecnologia statunitense e delle restrizioni sui colossi tecnologici (tra cui Google) rappresentano delle potenziali aree di conflitto, vista la decisa posizione di Trump in favore di un approccio restrittivo.

In questo scenario, il ruolo della Silicon Valley nella nuova amministrazione resta incerto, complicato dalle varie correnti di pensiero tra i suoi protagonisti: da una parte, Thiel si è gradualmente distaccato da Trump, pur riconoscendolo come una scelta politica “obbligata”, mentre altri influenti investitori tecnologici – come David Sacks, Chamath Palihapitiya ed Elon Musk – hanno mostrato un supporto entusiasta per l’ex presidente. Questi giganti della tecnologia hanno dimostrato il loro appoggio politico, sottolineando le loro speranze in un governo favorevole all’innovazione e all’economia, ma senza entrare troppo nel dettaglio di quali riforme si aspettano realmente.

L’ambiente del venture capital sta già guardando con interesse alla futura amministrazione, desideroso di cambiamenti legislativi su temi chiave come le criptovalute e l’intelligenza artificiale. Tuttavia, anche con una figura vicina alla Silicon Valley alla Casa Bianca, l’effettivo potere di Vance sarà limitato. Storicamente, la vicepresidenza americana non è un ruolo decisionale, ma una posizione di rappresentanza politica, e molti dubitano che Vance possa esercitare una reale influenza senza un pieno sostegno dal presidente e dal Congresso.

In definitiva, l’entrata in scena di un capitalista di rischio come JD Vance alla Casa Bianca rappresenta un punto di svolta per il settore tecnologico statunitense, ma il suo impatto dipenderà interamente dalla volontà dell’amministrazione Trump di supportare (o limitare) le sue posizioni pro-innovazione.