Il mercato delle IPO* sta attraversando una fase di stallo sorprendente in un contesto di mercati azionari che, al contrario, continuano a mostrare una straordinaria forza. Questo paradosso è emblematico delle nuove dinamiche introdotte dall’ecosistema tecnologico, sostenuto da capitali di venture che, invece di stimolare la tradizionale exit attraverso l’IPO, tengono molte delle società emergenti all’interno di un sistema di finanziamento privato estremamente solido.
Dopo la bolla tecnologica del 2000, la ripresa del mercato delle IPO fu accelerata dai leveraged buyout. Tali operazioni, condotte su società che avevano saputo resistere alla crisi con una gestione prudente e cash flow positivo, permisero alle aziende di mantenere una certa stabilità finanziaria. Questo processo generò un ciclo virtuoso, attirando l’interesse degli investitori per le IPO delle società tecnologiche, che vedevano nelle quotazioni pubbliche un naturale sbocco per monetizzare gli investimenti e per espandere il raggio d’azione del proprio business.
Tuttavia, oggi, la crescita esponenziale del mercato privato crea un ostacolo strutturale alle nuove IPO. Bain & Company stima che i fondi di buyout abbiano in portafoglio circa 3 trilioni di dollari di capitale in società affermate ma ancora “non uscite” tramite IPO o altre forme di exit. Questo surplus di capitale, unitamente all’attuale resistenza delle aziende private a quotarsi pubblicamente, rischia di ridefinire le logiche tradizionali della finanza aziendale e dei mercati dei capitali.
I capitali privati, come quelli gestiti dai fondi di venture capital e private equity, hanno infatti acquisito una capacità di supporto finanziario senza precedenti, permettendo alle società emergenti di rimanere più a lungo al riparo dalle fluttuazioni dei mercati pubblici. Questo fenomeno si è accentuato ulteriormente dopo la pandemia, che ha spinto molti investitori istituzionali e fondi sovrani a investire sempre di più in settori strategici come tecnologia, biotecnologie e settori green. Tali investimenti hanno diluito la necessità di una exit immediata, concedendo alle aziende il tempo necessario per raggiungere uno stadio di maturità adeguato prima di quotarsi in borsa.
Di conseguenza, ci si aspetta che la ripresa del mercato delle IPO sia progressiva, ma anche molto più selettiva rispetto ai cicli precedenti. La presenza di un’offerta di aziende matura ma non quotata, sostenuta da finanziamenti privati in forte crescita, alimenta un mercato privato estremamente competitivo che attrae una gran parte del capitale, riducendo il numero di società pronte a intraprendere il percorso di quotazione.
In sintesi, il mercato delle IPO sembra destinato a un futuro di ripresa, ma la qualità delle società quotate e la loro selezione saranno prioritarie rispetto al semplice volume. Questo fenomeno di “calma apparente” delle IPO potrebbe trasformarsi in una risorsa: solo le aziende con solide prospettive di crescita e modelli di business consolidati attrarranno gli investitori, determinando una selezione naturale e dando il via a una nuova stagione di IPO molto diversa dai cicli passati.
Questa ridefinizione del mercato delle IPO è strettamente collegata alla crescita strutturale e senza precedenti del settore del capitale privato, che ha ormai assunto il ruolo di incubatore per società in espansione in attesa di affrontare il grande salto sui mercati pubblici.
*IPO è un’offerta al pubblico dei titoli di una società che intende quotarsi per la prima volta su un mercato regolamentato