Un primo passo verso la sostenibilità e la chiarezza normativa del settore dei Data Center, comparto altamente strategico per il Paese, è stato fatto. Secondo l’Osservatorio Data Center del Politecnico di Milano, questo settore potrebbe valere fino a 15 miliardi di euro di investimenti entro il 2025. Milano, in particolare, ha il potenziale per diventare una delle cinque top destination a livello europeo per questo segmento. Le nuove linee guida per le procedure di valutazione ambientale dei Data Center, pubblicate dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase) a fine agosto, rappresentano un primo passo importante, anche se in Italia manca ancora una legislazione ad hoc per queste infrastrutture.

Le linee guida – che non sono leggi – specificano quali delle procedure esistenti si debbano applicare ai centri dati che hanno generatori di emergenza con potenza termica complessiva superiore a 50 MW. La presenza dei generatori di emergenza fa scattare l’adesione alle linee guida. Nel calcolo degli impatti ambientali dell’infrastruttura, la documentazione per la valutazione ambientale deve tenere conto non solo dei generatori che entrerebbero in esercizio in caso di malfunzionamento della linea, ma anche delle unità di riserva. Gli operatori devono scegliere tra la verifica di assoggettabilità alla Valutazione Integrata Ambientale (Via) se la potenza dei generatori di emergenza è compresa fra i 50 e i 150 MW, oppure la Via, se la potenza è superiore a 150 MW. Questa documentazione va acquisita prima del rilascio di ogni altra autorizzazione e deve integrare le indicazioni delle linee guida.

Le linee guida considerano numerosi criteri, dal calcolo degli impatti sul territorio (consumo di suolo e di acqua) a quelli sulla salute umana, sulla biodiversità, sul patrimonio culturale e sul paesaggio. Viene data priorità ai siti dismessi o alle aree brownfield per la localizzazione dei Data Center. Le infrastrutture devono adottare tecnologie che assicurano il minor impatto ambientale possibile e prevedere l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili tramite impianti fotovoltaici. Viene privilegiato il recupero dell’acqua per il raffreddamento degli impianti e la geotermia per il condizionamento degli spazi.

Un esempio di circolarità delle risorse e di generazione di impatto positivo sulle comunità è l’operatore Equinix. Con il suo programma Heat Export, lanciato a luglio, invita le autorità pubbliche, le società di servizi energetici e gli operatori di reti di calore di tutto il mondo ad aderire e collaborare. L’ultimo Data Center di Equinix a Parigi, il PA10, esporta calore nella zona di sviluppo urbano Plaine Saulnier e nel Centro Acquatico Olimpico.

Le linee guida sono un segnale positivo per un settore che attendeva da tempo procedure più chiare. L’obiettivo è costruire Data Center sostenibili e verificare i requisiti lungo tutto il loro ciclo di vita senza rallentare il settore. La preoccupazione degli operatori riguarda le tempistiche delle procedure, che rischiano di rallentare l’acquisizione delle restanti autorizzazioni, tra cui il permesso a costruire. L’uniformità, la semplificazione e la trasparenza delle regole rappresentano un vantaggio significativo, ma ci sono rischi legati all’implementazione pratica delle linee guida. L’Italian Datacenter Association (Ida) è disponibile a collaborare con il Mase per migliorare l’efficienza dei processi autorizzativi.

In conclusione, il rapporto tra Data Center e sostenibilità rappresenta una sfida e un’opportunità per l’Italia. Le nuove linee guida sono un passo importante verso una regolamentazione più chiara e sostenibile, ma è fondamentale continuare a lavorare per semplificare e accelerare le procedure autorizzative. Solo così il settore potrà raggiungere il suo pieno potenziale, contribuendo allo stesso tempo alla sostenibilità ambientale.


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