Disney e Lucasfilm stanno affrontando una causa legale riguardante la ricreazione digitale dell’attore Peter Cushing nel film “Rogue One: A Star Wars Story”. Questo caso ha riacceso il dibattito sulle implicazioni legali ed etiche delle performance digitali postume nel cinema.

Per ottenere un modello digitale accurato del volto di Cushing, è stata utilizzata una macchina di scansione 3D chiamata Next Engine. Questa tecnologia ha permesso di catturare dettagli precisi del viso dell’attore, basandosi su un calco realizzato nel 1984 per un altro film.

Il corpo del personaggio di Grand Moff Tarkin è stato interpretato dall’attore Guy Henry, mentre il volto di Cushing è stato sovrapposto digitalmente utilizzando tecniche di CGI. Questo processo ha richiesto un’accurata integrazione tra la performance dell’attore e il modello digitale.

Sebbene non siano specificati i nomi dei software utilizzati, è noto che le produzioni di questo tipo spesso impiegano strumenti di animazione e rendering avanzati sviluppati da studi di effetti visivi come Industrial Light & Magic, che è noto per il suo lavoro innovativo nel campo degli effetti speciali e della CGI.

La questione centrale riguarda l’uso della somiglianza di Cushing, che è deceduto nel 1994, per creare un personaggio digitale nel film. Questa pratica, nota come necromanzia digitale, solleva interrogativi significativi sulla privacy postuma e sui diritti d’immagine. Le leggi attuali in molti stati degli Stati Uniti, come la legge sulla pubblicità postuma di New York, offrono protezioni limitate, principalmente per usi commerciali, ma non per le riproduzioni non commerciali.

Le leggi riguardanti i diritti di pubblicità postuma e la privacy variano notevolmente. Alcuni stati hanno introdotto leggi specifiche per proteggere l’immagine e la somiglianza delle celebrità dopo la loro morte, ma la mancanza di una legislazione uniforme rende difficile affrontare casi come quello di Cushing. L’uso della sua immagine senza un consenso esplicito da parte degli eredi potrebbe configurarsi come una violazione dei diritti di privacy e di pubblicità.

Oltre agli aspetti legali, ci sono anche profonde considerazioni etiche. La ricreazione digitale di un individuo deceduto può essere vista come una forma di sfruttamento commerciale della sua memoria. Gli esperti avvertono che la digitalizzazione delle persone decedute potrebbe compromettere il processo di lutto dei familiari e degli amici, prolungando la sofferenza piuttosto che offrire un reale conforto.

Inoltre, la questione del consenso è centrale. Chi ha il diritto di decidere come e quando utilizzare l’immagine di una persona defunta? Le famiglie e gli eredi devono avere voce in capitolo sulle modalità di utilizzo delle immagini e dei dati digitali dei loro cari, e la mancanza di linee guida chiare in questo campo può portare a conflitti e malintesi.

La causa contro Disney e Lucasfilm evidenzia la necessità di una riflessione approfondita sulle normative riguardanti la necromanzia digitale. Con l’avanzare della tecnologia, è fondamentale stabilire un equilibrio tra l’innovazione artistica e il rispetto dei diritti e della dignità delle persone decedute. Le discussioni etiche e legali devono continuare per garantire che le pratiche future non solo rispettino la memoria dei defunti, ma anche i diritti dei loro familiari e delle loro comunità[2][3][5].