Cento giorni fa, Donald Trump è tornato alla Casa Bianca con l’imponenza di un elefante in una cristalleria, pronto a ribaltare l’ordine mondiale che lui stesso aveva contribuito a plasmare. Con la promessa di un “Liberation Day”, ha dichiarato guerra ai suoi “cattivi partner commerciali” e ha sognato di annettersi territori che nemmeno il più sfrenato imperialismo avrebbe mai osato immaginare. Mentre Trump gioca a Risiko, il mondo risponde con una combinazione letale di panico, dazi e – ovviamente – intelligenza artificiale.
Se da una parte gli Stati Uniti si trovano alle prese con politiche autoritarie e dazi che toccano punte del 245%, dall’altra, la Cina di Xi Jinping non perde tempo. Con un sorriso da maestro di scacchi, Pechino lancia una corsa all’oro tecnologico, utilizzando l’IA non solo per dominare il mercato globale, ma anche per minare l’egemonia americana. Startup cinesi come Butterfly Effect, con il loro agente AI Manus, stanno incassando investimenti da capogiro, mentre il mondo intero si interroga sul futuro dell’intelligenza artificiale e sulle sue implicazioni etiche.
Nel frattempo, negli Stati Uniti, i giganti come OpenAI inciampano tra modelli che sembrano adolescenti ribelli piuttosto che tecnologie pronte a cambiare il mondo. Anthropic, dalla sua, si interroga sull’essenza dell’IA e se, per caso, essa non stia sviluppando una forma di coscienza propria, aprendo il dibattito sui diritti dei robot e sui sindacati che potrebbero, un giorno, reclamarli.
In questo scenario, dove Trump dettano le regole, Pechino annota ogni mossa e l’intelligenza artificiale cresce senza un vero controllo, il futuro appare sempre più come un’epopea imprevedibile. Fra caos, innovazione e politiche globali sempre più aggressive, un’unica cosa è certa: il mondo è cambiato. E, come sempre, Rivista.AI è pronta a raccontarvi la storia, dove il futuro non è mai stato così assurdo – e, al tempo stesso, così affascinante.
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