Geopolitica: Nel teatrino tecnologico globale, mentre l’Occidente si accapiglia su etica dell’AI e regolamenti da salotto, in Cina si combatte una guerra ben più tangibile: quella per la potenza computazionale. La notizia arriva direttamente da Caijing: Tencent Holdings e Alibaba Group Holding hanno svuotato gli scaffali virtuali di ByteDance, comprandosi una bella fetta dei suoi preziosissimi chip grafici (GPU) Nvidia. E mica noccioline: parliamo di qualcosa che ruota attorno ai 100 miliardi di yuan, circa 13,7 miliardi di dollari americani. ByteDance, che già aveva stivato GPU come un contadino medievale nascondeva il grano prima della carestia, ora cede parte del suo tesoro per trarre profitto dalla fame altrui.

Tencent, il gigante dei social e del gaming, ha acquistato GPU – principalmente le Nvidia H20 – per un valore di circa 2 miliardi di yuan solo nel primo trimestre del 2025. E non per abbellire le loro sale server, ma per nutrire la loro intelligenza artificiale stile ChatGPT, che hanno battezzato con il tenero nome di Yuanbao. Parallelamente, Alibaba, che controlla anche il South China Morning Post, si è lanciata nello stesso shopping compulsivo: GPU acquistate a palate, con l’AI come scusa ufficiale.

ByteDance, dal canto suo, fa la parte del trafficante di lusso: meno del 10% del suo arsenale di potenza computazionale viene venduto all’esterno tramite Volcano Engine, il suo braccio cloud. Siamo davanti a un paradosso curioso: un’azienda che si era blindata contro la tempesta ora monetizza il suo ombrello con chi ha dimenticato di portarselo.

Nel frattempo, a Washington, si stringe sempre più il cappio delle restrizioni all’export tecnologico. Gli Stati Uniti hanno reso l’accesso ai chip avanzati un sogno proibito per le aziende cinesi. Nvidia, per esempio, era riuscita a rifilare in Cina il suo H20, un chip “castrato” rispetto ai fratelli maggiori H100 e ai futuri Blackwell, ma anche quella finestra si sta chiudendo. Da questo mese, persino esportare l’H20 richiede una benedizione governativa a stelle e strisce.

Eppure, malgrado i nuovi vincoli, la Cina non è rimasta con le mani in mano. Tencent, Alibaba, e ByteDance hanno ordinato almeno 16 miliardi di dollari di chip Nvidia nel primo trimestre, molti dei quali in versione “potenziata” con memoria ad alta banda, sulla falsariga della nuova serie Blackwell. Questo rende il quadro ancora più ironico: l’America cerca di strangolare la concorrenza tecnologica cinese, ma nel frattempo Nvidia, grazie a queste vendite disperate, continua a registrare utili astronomici. Peccato che ora il vento sia cambiato.

La Cina rappresentava fino a poco fa il 13% del fatturato di Nvidia, circa 17 miliardi di dollari. Ma, come ha fatto notare l’analista di Morningstar, Brian Colello, quella fetta di mercato è destinata a evaporare. Le previsioni? Un crollo vicino allo zero. Non è un capriccio, è un avvertimento.

Nel bel mezzo di questa baraonda, Jensen Huang, il carismatico CEO di Nvidia, si è catapultato a Pechino a metà aprile, con un sorriso più diplomatico che sincero. Incontri ufficiali, strette di mano, promesse di “ottimizzare” i prodotti per rispettare le regole americane senza rinunciare al mercato cinese. Roba da equilibristi: un piede nel sogno americano, l’altro nella realtà cinese.

Ma mentre Nvidia si arrampica sugli specchi, i campioni nazionali cinesi avanzano. Huawei sta per lanciare il suo nuovo processore AI, Ascend 910D, che secondo alcune indiscrezioni dovrebbe persino surclassare l’H100 di Nvidia. Non contenta, Huawei prepara anche il debutto del chip 910C, pronto a invadere i datacenter cinesi già dal mese prossimo. Nel frattempo, Cambricon Technologies ha registrato una crescita da capogiro: +4200% di fatturato su base annua nel primo trimestre, 1,1 miliardi di yuan incassati, e utili netti che fanno girare la testa.

In sostanza, mentre Nvidia tenta di danzare tra regolatori e clienti insoddisfatti, il mercato cinese sta già costruendo la sua alternativa domestica. E, a occhio, i ByteDance, i Tencent, e gli Alibaba di turno si stanno preparando per una lunga guerra tecnologica, in cui chi controlla i chip controlla il futuro.

Se vuoi capire chi vincerà questa guerra, non guardare solo chi ha i chip più veloci. Guarda chi ha le scorte più grandi, chi ha la capacità di produrre, e chi riesce a vendere al momento giusto. Perché in fondo, in questa nuova corsa all’oro, i picconi sono ancora più preziosi delle pepite.