
Gli analisti di BlackRock, con il solito aplomb da “padroni universali dei portafogli”, ci ricordano che l’unica ancora di salvezza nei marosi della volatilità geopolitica è mantenere esposizione su azioni guidate dall’intelligenza artificiale, come quelle rappresentate dal fondo NYSEARCA:AIEQ.
La dichiarazione, contenuta nel loro Spring Investment Directions Report, suona come una predica tecnocratica: “aziende altamente profittevoli e con bilanci solidi sono quelle che riusciranno a navigare in questo mare agitato”. E chi siamo noi per contraddirli? In fondo, BlackRock è quel tipo di entità che potrebbe probabilmente comprare un paese a colazione.
Secondo loro, il tema dell’IA non è solo una moda passeggera spinta da nerds e venture capitalists in cerca di hype: è, anzi, il vero motore della leadership dei mercati azionari negli ultimi anni. Ed è destinato a restarlo, anche se l’amministrazione americana continua a giocare al piccolo protezionista con controlli sulle esportazioni e nuovi dazi che neanche Trump sotto steroidi.
Certo, i settori più “fisici” dell’economia, come tessile e abbigliamento (poveri loro, 87% delle forniture dall’estero), rischiano di vedere i margini triturati come carne in un tritacarne tariffario. Ma i softwareisti, gli ingegneri dei bit, godono invece di una manna: i costi di calcolo AI stanno precipitando come una meteora sulla giungla del tech. Secondo BlackRock, questo calo rappresenta un “vento strutturale a favore” che promette di spingere la redditività anche contro ogni vento contrario macroeconomico.
I soliti noti, Amazon (NASDAQ:AMZN), Microsoft (NASDAQ:MSFT), Google (NASDAQ:GOOGL) e Meta (NASDAQ:META), sembrano pronti a scatenare il Kraken, investendo oltre 315 miliardi di dollari solo nel 2025 per infrastrutture AI. Avete letto bene: 315 miliardi. Una cifra che fa sembrare il PIL di alcuni stati membri dell’ONU un gioco da ragazzi.
BlackRock, con la delicatezza di un chirurgo con la motosega, avverte: “qualsiasi cambiamento nei piani di spesa potrebbe mettere in discussione il dominio del trade sull’AI”. Tradotto dal linguaggio finanziario: se qualcuno inizia a chiudere il rubinetto dei soldi, potrebbe venire giù tutto come un castello di carte montato su un ventilatore acceso. Però, almeno per ora, la domanda di capacità di calcolo IA resta talmente alta da rendere improbabile un ritiro di massa degli investimenti.
L’approccio suggerito? Niente passività, niente affidarsi a ETF pigri. Serve una gestione attiva da parte di specialisti tecnologici veri, quelli che sanno distinguere una GPU da una lattina di tonno. In un settore che muta alla velocità di aggiornamenti firmware su scala globale, la flessibilità e la ricerca continua saranno il vero spartiacque tra chi cavalcherà il drago dell’IA e chi si ritroverà spiaggiato come una sardina in un mercato sempre più crudele.
Alla fine della fiera, BlackRock suona la solita campana: “State investiti nell’AI, a prescindere dalle turbolenze politiche di breve termine”. Solo chi ha fondamenta solide sopravviverà, mentre chi dipende da supply chain fragili rischia di essere travolto da questa nuova era di darwinismo commerciale ad alta frequenza.
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