
Stanford accende la miccia: l’intelligenza artificiale supera l’uomo nei compiti tecnici (e non si fermerà qui)
AI Index 2025 – Stanford University
Stanford, ancora una volta, ci mette davanti allo specchio. Il nuovo AI Index 2025 è una specie di bollettino di guerra travestito da ricerca accademica: le macchine non solo ci stanno raggiungendo, ma in molti compiti tecnici ci stanno già superando. E il bello è che non mostrano alcuna intenzione di rallentare. Anzi.
Gli otto ambiti presi a martellate dallo studio di Stanford sono tutto tranne che banali: dalla classificazione delle immagini alla matematica da competizione, passando per la comprensione linguistica multitasking e addirittura la capacità di rispondere a domande scientifiche di livello PhD. Non stiamo parlando di giochini o test da scuola elementare. Stiamo parlando del cuore pulsante di ciò che, fino a ieri, consideravamo “competenze distintive” dell’intelligenza umana.
È quasi poetico, in un certo senso, osservare come questi modelli, forgiati nel silicio e cresciuti a furia di GPU e dataset infiniti, abbiano cominciato a macinare performance anno dopo anno, scalando classifiche che solo pochi anni fa sembravano inaccessibili. Il trend, raccontato con la sobria brutalità tipica dei ricercatori di Stanford, parla chiaro: l’IA sta migliorando in modo costante e ora supera l’uomo in diverse aree, arrivando anche a punteggi del 100% o superiori rispetto ai benchmark umani.
Tra tutti i campi esaminati, uno emerge con una rilevanza quasi simbolica: il Multimodal Reasoning and Understanding (MMRU). Tradotto: l’arte complicata di incrociare visione, testo, logica e contesto in un’unica sinfonia di comprensione. Se c’era un campo dove pensavamo di essere al sicuro, era proprio questo, l’ultimo bastione dell’intuito umano contro la fredda logica delle macchine.
Eppure, anche lì, qualcosa si è incrinato. Il modello o1 di OpenAI, nel 2024, ha raggiunto un impressionante 78,2% nel benchmark MMRU, solo un misero 4,4% dietro al livello umano dell’82,6%. Per capirci, nel 2023 Google Gemini si era fermato al 59,4%. In un solo anno, il gap si è quasi chiuso. Per aggiungere benzina sul fuoco, il modello o1 non solo è preciso, ma vanta anche uno dei tassi di allucinazioni più bassi del panorama AI, un traguardo che sposta ancora più in avanti l’asticella della “affidabilità” delle macchine.
Ora, per chi mastica un minimo di tecnologia o filosofia applicata all’innovazione, la domanda non è più “se” l’intelligenza artificiale supererà l’uomo in compiti tecnici. La vera domanda è: che cazzo ce ne facciamo di questo sorpasso? Perché, parliamoci chiaro, se continuiamo a definire il valore solo in termini di “chi è più bravo a risolvere un problema”, abbiamo già perso la partita.
L’essere umano non è nato per battere record di performance computazionale. Non siamo migliori perché capiamo più velocemente un testo o risolviamo equazioni più complesse. Siamo migliori perché sappiamo sbagliare in modo creativo, perché abbiamo il coraggio di tentare strade senza senso, perché possiamo scegliere di andare contro la logica se ci sembra giusto farlo. In un mondo dove l’IA diventa sempre più brava a “fare”, il vero valore umano sarà sempre più legato al “perché” facciamo qualcosa, non solo al “come”.
Insistere a misurare l’intelligenza sulla base della mera performance è come giudicare un’opera d’arte in base alla quantità di vernice usata: tecnicamente corretto, praticamente inutile. È un abbaglio che rischia di trasformare la società in un gigantesco campionato di efficienza, dove l’unico criterio di merito è la velocità con cui si raggiunge un risultato.
Quindi sì, applaudiamo i progressi dell’intelligenza artificiale, brindiamo ai modelli che finalmente battono l’uomo a casa sua. Ma ricordiamoci che il futuro, quello vero, non sarà vinto da chi computa meglio. Sarà vinto da chi avrà ancora il coraggio di pensare in modi che nemmeno la macchina più sofisticata potrà mai simulare.
A meno che, ovviamente, non decidiamo che l’unica cosa che conta è correre più veloci. In quel caso, tanto vale cedere già ora il testimone.