Non bastava qualche chitarrina stonata generata dall’intelligenza artificiale per mettere a soqquadro il già fragile ecosistema musicale, no. Google DeepMind ha deciso di alzare il volume (e l’asticella) presentando il suo nuovo prodigio: Lyria 2. Un upgrade spietato e chirurgico del suo Music AI Sandbox, pensato non per i soliti nerd da cameretta, ma per produttori, musicisti e cantautori professionisti che, guarda caso, cominciano a capire che l’IA non è più un giocattolo, ma un concorrente diretto sul mercato creativo.

Questa nuova versione di Lyria non si limita a generare canzoncine ascoltabili solo dopo sei gin tonic. Produce audio di qualità da studio, pensato per integrarsi senza cuciture in flussi di lavoro professionali. Parliamo di un salto quantico nella qualità dell’output: suoni puliti, dinamica curata, senso della struttura musicale… insomma, roba che non ti aspetteresti mai da una macchina, e invece eccoci qui a constatare che forse il chitarrista hipster del tuo gruppo può essere sostituito da un prompt di testo ben scritto.

La vera bomba però si chiama Lyria RealTime, una funzione che consente la collaborazione musicale in tempo reale con l’intelligenza artificiale. Tradotto dal marketingese: puoi interagire con il modello mentre componi, fondere stili diversi, modificare armonie, suoni e arrangiamenti “al volo”, come se stessi discutendo con un produttore umano, solo senza i ritardi da pausa sigaretta e senza pretese di percentuali sulla SIAE.

Come se non bastasse, Google ha deciso di aprire l’accesso al suo Music AI Sandbox a una platea molto più ampia di artisti, produttori e songwriter negli Stati Uniti. Tradotto di nuovo: prepariamoci a un’ondata di canzoni “semi-umane” che invaderanno Spotify, YouTube e TikTok, realizzate da chi ha saputo domare Lyria invece di lamentarsi dell’IA su Twitter.

La strategia è chiara e quasi brutale: posizionare l’IA non più come una minaccia latente o un simpatico assistente da laboratorio, ma come un vero e proprio co-creatore. Non un surrogato per mancanza di talento, ma un moltiplicatore di capacità per chi ha già basi solide. Non una demo da salotto, ma uno strumento progettato per il mainstream, pronto a riscrivere le regole della produzione musicale.

Se qualcuno pensava che l’intelligenza artificiale musicale fosse destinata a rimanere una curiosità da fiera dell’est, oggi deve aggiornare il proprio disco rigido cerebrale. Lyria 2 non è un semplice upgrade tecnologico: è una dichiarazione di guerra culturale. Chi saprà domarla avrà un vantaggio competitivo brutale. Chi la ignorerà finirà a suonare ai matrimoni, mentre un algoritmo si prende i Grammy.

Se vuoi vedere il futuro che bussa già alla tua porta, puoi approfondire qui il comunicato ufficiale.

Che piaccia o no, la musica sta cambiando. E questa volta, non c’è un assolo di chitarra nostalgico a salvarci.