Domani, sabato 26 aprile 2025 alle ore 10, la celebrazione dei funerali di Papa Francesco avrà luogo in Piazza San Pietro, dove il sarcofago del pontefice verrà esposto sul sagrato per l’ultima messa esequiale, secondo il calendario ufficiale della Santa Sede. Quello spazio, teatro di promesse ai poveri e appelli alla fratellanza, si trasforma ora in un’arena diplomatica popolata da oltre 130 delegazioni internazionali, con capi di Stato, monarchi e personalità politiche pronte a inchinarsi al rito, nella coreografia studiata per garantire un’immagine di unità globale.

Fin dallo scorso mercoledì migliaia di fedeli hanno reso omaggio al corpo del papa in una veglia ininterrotta: almeno 128 000 visitatori hanno varcato le porte di San Pietro per la camera ardente, aperta giorno e notte, mentre otto cardinali si preparano a chiudere il sarcofago in un rito privato nella basilica. La ressa sospesa tra devozione e curiosità da selfie è stata gestita con un sistema di turni che ha obbligato le autorità a estendere gli orari fino a tarda sera, in una prova generale di crowd management urbana.

Papa Francesco ha espresso le sue ultime volontà riguardo al luogo della sua sepoltura nel suo testamento, scritto il 29 giugno 2022.

“Ho sempre affidato la mia vita e il mio ministero sacerdotale ed episcopale alla Madre del Signore Nostro, Maria Santissima. Pertanto, chiedo che le mie spoglie mortali riposino, in attesa del giorno della risurrezione, nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore,” ha scritto.

Il papa, scomparso lunedì, ha richiesto una tomba semplice nel terreno, senza particolari ornamenti.

“Possa il Signore concedere la meritata ricompensa a quanti mi hanno voluto bene e continueranno a pregare per me. Le sofferenze che hanno segnato l’ultima parte della mia vita, le offro al Signore, per la pace nel mondo e la fratellanza tra i popoli,” ha aggiunto.

Foto/Ufficio Stampa della Santa Sede, AFP

Tra gli occhi del ciclone diplomatico, spicca la presenza di Donald Trump, che trasforma il corteo funebre in un terreno di scontro tra eredità progressiste e nazionalismi riaccesi. Accanto a lui, il segretario generale ONU António Guterres, il presidente francese Emmanuel Macron, il premier britannico Keir Starmer, ma anche Zelenskyy e altri leader pronti a sfruttare l’occasione per incontri lampo e dichiarazioni stampa. Per contenere ogni rischio, Roma ha schierato anti-drone, jet di pattuglia e 2 000 agenti, trasformando il centro storico in una fortezza hi-tech che fa sembrare le burocrazie vaticane avveniristiche.

Le agenzie internazionali non hanno esitato a immortalare scene di devozione e ressa: secondo Reuters gli 8 cardinali incaricati della cerimonia chiuderanno il sarcofago in un rito privato, con protezioni antiterrorismo e divieti di sosta che paralizzeranno il centro cittadino per ore.

I grandi quotidiani riflettono sfumature diverse: The Guardian mette in rilievo il profilo diplomatico altamente volatile dell’evento, definendolo “una mina diplomatica” per la presenza inaspettata di Donald Trump, in netto contrasto con l’eredità progressista di Bergoglio definendola Pope’s funeral a diplomatic minefield as Trump sets fire to US alliances | Donald Trump | The Guardian

THE new York Times: “Un funerale più semplice per Francesco, che ha evitato molti orpelli papali dorati”.

Di fronte a questa commistione di sacro e geopolitico, ogni testata aggiunge il proprio filtro ideologico, dai commenti entusiastici di ABC News fino agli sguardi più scettici di Le Monde e del Frankfurter Allgemeine Zeitung.

Il corteo funebre partirà da San Pietro per seguire un tragitto che costeggerà il Tevere fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore, dove Francesco aveva espresso il desiderio di riposare, scegliendo un semplice feretro in legno e una nicchia sulla quale campeggia solo la sua firma latina “Franciscus”. Le deviazioni stradali e le sospensioni del trasporto pubblico saranno in vigore dalle prime luci dell’alba, mentre il Vaticano garantirà la copertura streaming con schermi giganti e riprese aeree controllate da droni, per centinaia di milioni di spettatori connessi in diretta.

Dietro il sipario di cerimoniali, luci e inni religiosi, i media internazionali inseguono titoli diversi: c’è chi denuncia il funerale come “mina diplomatica” per le tensioni tra il Vaticano e Washington, chi celebra il “servo dei poveri” con toni commossi e chi, più scettico, intravede un gigantesco spot mediatico da cui trarre click e retorica. In un mondo dove ogni gesto sacro viene trasfigurato in evento globale, la morte di un pontefice diventa lo specchio di contraddizioni umane e geopolitiche, nell’ultimo atto di un regista che sapeva bene come mettere tutti sul palco.