Nel silenzio rumoroso dell’attesa per l’ennesimo aggiornamento futuribile di Siri, arriva Perplexity a scompaginare le carte: la sua app iOS ora include un assistente vocale AI che funziona davvero, oggi, su dispositivi vecchi quanto un iPhone 13 mini. Mentre Apple continua a promettere la rivoluzione della sua Apple Intelligence, ancora lontana più di un anno, qualcuno ha già deciso di giocare la partita. Spoiler: non è Cupertino.

Con l’ultimo update, Perplexity diventa operativa anche in modalità vocale su iPhone e iPad, permettendo agli utenti di eseguire azioni quotidiane come scrivere email, impostare promemoria o prenotare un tavolo per cena parlando direttamente con l’app. E a differenza dell’assistente di Apple, che è spesso in coma farmacologico finché non lo svegli gridando “Ehi Siri”, qui la conversazione continua anche se esci dall’app. Certo, manca ancora il supporto per la condivisione dello schermo, disponibile su Android, ma intanto chi usa iOS può finalmente fare qualcosa di utile con la voce senza aspettare il benestare del consiglio d’amministrazione Apple.

E a proposito di Apple, la storia ha un retrogusto ironico: la versione Android di Perplexity era disponibile da gennaio, ma per iOS si è dovuto aspettare finché Apple non ha “concesso i permessi giusti”. Una dinamica che ricorda più la burocrazia vaticana che il dinamismo della Silicon Valley. Adesso però, a quanto pare, il semaforo è verde.

Testando l’assistente, l’esperienza è sorprendentemente fluida: dici “Ricordamelo alle 19” e lui ti chiede l’accesso ai promemoria. Lo accetti, e il compito viene registrato. Vuoi mandare un messaggio? L’app ti chiede l’accesso ai contatti. Se rifiuti, non si arrende: ti chiede semplicemente di dire il numero. Un livello di resilienza che Siri si sogna, dato che spesso si limita a rispondere “non posso farlo”.

L’assistente vocale sa anche prenotare al ristorante usando OpenTable: tu parli, lui compila i campi. No, non conferma da solo, ma ti porta già a tre quarti di strada. Può aprire Uber e impostare una corsa. È come un maggiordomo che ti lascia la porta aperta, non ti prende in braccio per attraversarla — ma almeno non finge di essere troppo occupato per aiutarti.

Ovviamente ci sono dei limiti. Su iOS, Perplexity non può accedere alla fotocamera in tempo reale come fanno altri modelli AI avanzati, tipo ChatGPT o Grok. Non può guardare ciò che vedi. Non può impostare sveglie nel sistema, perché Apple giustamente protegge i suoi sacrosanti processi di… ehm… svegliarci la mattina. Eppure, il chatbot testuale resta una risorsa visiva e informativa potente: puoi fargli analizzare immagini, interpretare contenuti, rispondere con precisione.

Insomma, mentre Siri resta il maggiordomo in smoking che ti guarda con sufficienza e ti dice “non ho capito”, Perplexity è il giovane stagista geniale che, anche se ogni tanto ha bisogno di un permesso in più, si rimbocca le maniche e fa il lavoro.

E in un mondo in cui la user experience è tutto, forse non conta tanto chi hai a bordo, ma chi ti ascolta quando parli.