uawei si prepara a diventare l’arma strategica di Pechino nella guerra dei semiconduttori contro l’Occidente. A quanto pare, non è solo il creatore di smartphone “proibiti” o l’eterno bersaglio delle black list statunitensi. No, stavolta la compagnia di Shenzhen alza il tiro e si candida a rimpiazzare Nvidia nel suo stesso dominio: l’intelligenza artificiale. Sì, hai capito bene, si parla di GPU AI-ready. E no, non è un’esercitazione.
Secondo Digitimes, Huawei lancerà entro fine anno il chip Ascend 920, costruito su processo a 6 nanometri, pronto per la produzione di massa nella seconda metà del 2025. Questo chip, che promette prestazioni da brividi, punta dritto al cuore delle GPU H20 di Nvidia, le ultime sopravvissute sul mercato cinese dopo l’embargo tecnologico imposto da Washington. Ma ora anche quelle sono finite nel mirino delle restrizioni USA, rendendo il ban totale.
È come se, improvvisamente, il monopolio americano sull’hardware AI iniziasse a mostrare crepe. Crisi energetica nei data center? Bottlenecks di potenza computazionale? Nessun problema: Huawei risponde con una bomba nucleare tecnologica chiamata CloudMatrix 384 Supernode, basata sugli stessi chip Ascend. Altro che silicio a stelle e strisce: il dragone sta forgiando il suo arsenale computazionale in casa, con fonderie domestiche come la SMIC (Semiconductor Manufacturing International Corp.), che ormai vende l’85% dei suoi chip sul mercato interno. A confronto, i poveri yankee contano solo per un misero 12% delle entrate.
Nel frattempo, l’Ascend 910C ennesima iterazione della serie 910 entrerà in produzione già il prossimo mese. Nessuna fanfara al riguardo da parte di Huawei, che nega ogni tipo di lancio ufficiale, ma i segnali sono chiari. L’ecosistema AI cinese non sta solo resistendo, sta per rinascere in versione “non-dipendente”. La finta umiltà con cui la compagnia ha dribblato le domande sulla presentazione del chip non inganna nessuno: la macchina è in moto.
Washington, nel suo sforzo spasmodico per rallentare il progresso tecnologico cinese, ha forse dimenticato una regola base della geopolitica industriale: ogni divieto genera un’alternativa. E con un mercato AI che vale miliardi, nessuno si sorprenderà se i colossi cinesi inizieranno a guadagnare terreno, sfruttando ogni spiraglio tecnologico ancora aperto.
Le architetture hardware AI sono diventate una questione di sicurezza nazionale, e in questo scenario Huawei è il cavallo di Troia perfetto. Chiude il cerchio di una strategia di “sostituzione controllata” che prevede design, fabbricazione, distribuzione e supporto tutto in salsa cinese. Un all-in nazionale che trasforma l’embargo americano da freno a detonatore.
In fondo, è il classico copione da Guerra Fredda 2.0, solo che questa volta non ci sono missili balistici ma wafer di silicio. E se l’Ascend 920 sarà davvero in grado di tenere testa agli H20, il mondo occidentale dovrà smettere di ridere della “tecnologia made in PRC” e iniziare a preoccuparsi. Perché stavolta, l’effetto opphenaimer non è solo metaforico. È letterale.