Figma non sta solo aggiornando il suo toolkit, sta cercando di disintegrare il concetto stesso di design manuale. La notizia, non ancora ufficialmente confermata ma piuttosto solida considerando la fonte, arriva dalla famigerata ricercatrice di sicurezza Jane Manchun Wong. La sua scoperta? Figma starebbe sviluppando un’app basata su intelligenza artificiale in grado di creare applicazioni partendo da prompt testuali, immagini e file Figma. Una specie di “Codex del design”, ma targato Claude Sonnet, il modello AI firmato da Anthropic.

È come se Adobe, Canva e ChatGPT si fossero ubriacati una sera e avessero partorito un figlio geniale, ma inquietante.

Il modello Claude Sonnet, per chi non lo sapesse, è uno dei LLM più avanzati prodotti da Anthropic, pensato per essere meno psicopatico dei suoi cugini siliconati e più “utile, onesto, e innocuo”. Traduzione: capace di interpretare richieste ambigue senza vomitare codice disfunzionale o interfacce stile 2007. Ed è proprio questo che rende la scommessa di Figma così interessante. Se riescono davvero a tradurre un prompt tipo “fammi un’app per prenotare i massaggi con un’interfaccia zen e minimal” in uno skeleton funzionante, siamo davanti al Canva dell’era post-designer.

Ma non finisce qui, perché Wong ha pizzicato anche un altro progetto nelle viscere del codice: Figma Sites, un tool parallelo che mira alla generazione automatica di siti web. Sì, hai letto bene: Figma vuole passare da “strumento per designer” a “piattaforma che si disegna da sola”. Se Sites diventa realtà, sarà il coltellino svizzero per chiunque voglia lanciare una landing page, una portfolio, o persino un e-commerce light, senza passare da uno sviluppatore o da un designer umano.

Il punto cinico è che questo movimento segna la definitiva estromissione della creatività artigianale. Il brief creativo, con i suoi loop infiniti e i mockup da revisionare 47 volte, potrebbe diventare un ricordo sbiadito. Il cliente diventa direttore creativo, l’AI esecutore zelante, il designer un ex-professionista che ora gestisce la prompt economy. Le agenzie di branding potrebbero trovarsi a dover giustificare 30k per un lavoro che l’AI butta giù in due ore, caffè incluso.

È anche una scommessa industriale importante. Adobe, che ha comprato Figma a peso d’oro (anche se l’acquisizione ora è incerta per via delle autorità antitrust), sta già spingendo sull’integrazione dell’IA in Photoshop e Illustrator. Figma non può restare a guardare. In un mondo dove ogni CEO tech recita il mantra “AI-first”, stare fermi equivale a essere irrilevanti in tre mesi.

E se ti stai chiedendo “e noi cosa ce ne facciamo?”, la risposta è semplice: meno dipendenza da design team esterni, prototipi ultra-rapidi, e un nuovo modo di testare feature in tempo reale. Lato negativo? Se sei un purista del design, inizia a cercare lavoro nella critica d’arte o nella storia del Bauhaus.

Se vuoi dare un’occhiata alle indiscrezioni, puoi partire da questa segnalazione di Jane Wong. La morale è semplice: o impari a dare buoni prompt o verrai sostituito da chi lo sa fare meglio di te.