Nel nuovo rapporto di OpenAI, emerge un quadro chiarissimo e, per certi versi, disturbante per chi ancora si ostina a trattare l’IA come un giocattolino futuristico da laboratorio R&D. Sette aziende leader hanno fatto il salto quantico, adottando l’intelligenza artificiale come leva strategica e non come orpello da PowerPoint. E non parliamo di storytelling da conferenza, ma di risultati misurabili, concreti, da bilancio trimestrale. Quello che le accomuna? Nessuna si è limitata all’hype. Hanno trattato l’IA con la stessa serietà con cui un CFO tratta il debito a lungo termine.

Morgan Stanley ha aperto le danze mostrando che il rigore paga. Ha scelto di partire da valutazioni serrate, modello per modello, caso d’uso per caso d’uso. Niente romanticismi tecnofili: ciò che funziona resta, ciò che non performa si taglia. Questo approccio chirurgico ha permesso alla banca d’investimento di usare l’IA come moltiplicatore della conoscenza interna, in modo affidabile e scalabile. Tradotto: meno tempo perso tra documenti, più risposte in tempo reale, e soprattutto meno consulenze esterne. In un mondo in cui il valore dell’informazione si misura in millisecondi, questo non è un miglioramento, è un’arma.

Indeed ha preferito infilare l’IA direttamente nel cuore pulsante del prodotto. La piattaforma di job matching non si è accontentata di qualche chatbot per i candidati. Ha integrato modelli linguistici avanzati per affinare le descrizioni, suggerire profili compatibili in modo predittivo e personalizzare l’esperienza a livello quasi maniacale. Non è solo automazione, è evoluzione dell’offerta. In altre parole, sta riscrivendo il concetto stesso di “job board”.

Klarna ha puntato sulla variabile tempo: investire prima per capitalizzare dopo. L’ha fatto sul serio, non con il solito foglietto excel da CFO e buone intenzioni. Ha implementato un assistente AI che ora gestisce due terzi delle interazioni con i clienti, tagliando costi e migliorando la soddisfazione. Qui il ROI non si misura in concetti astratti, ma in milioni risparmiati. Chi è arrivato dopo, ora rincorre. Spoiler: rincorrere Klarna sull’efficienza significa partire in salita, senza scarpe.

Lowe’s ha dimostrato che l’IA generica non basta. Il modello va addestrato, addomesticato, cucito addosso al dominio. Ha preso LLM preesistenti e li ha ottimizzati per comprendere le richieste specifiche dei clienti in ambito DIY, ristrutturazioni, impiantistica. È passata dal linguaggio generico a quello iper-specializzato, facendo dell’IA non un supporto, ma un consulente tecnico camuffato da commesso digitale. E nel farlo, ha ridotto drasticamente gli attriti nel customer journey.

BBVA ha invece fatto qualcosa che sfida la gerarchia tradizionale: ha dato potere agli esperti interni. Non ha imposto l’IA top-down, ma ha costruito un ecosistema in cui le competenze di dominio guidano l’adozione dei modelli. I veri esperti – quelli che conoscono i processi, le criticità, i flussi – sono stati messi al centro, formati, potenziati. Il risultato? AI più aderente al business, meno fuffa da vendor, e un buy-in interno che fa la differenza.

Mercado Libre ha fatto quello che ogni CTO sogna ma pochi osano: eliminare i colli di bottiglia dello sviluppo. Non ha solo messo a disposizione strumenti, ha rivoltato i flussi di lavoro per rendere ogni developer capace di sfruttare l’IA nella fase di coding, testing e deployment. Qui non si parla più di risolvere problemi, ma di accelerare l’evoluzione stessa del prodotto.

E poi c’è OpenAI, che ha chiuso il cerchio applicando la propria medicina: automazione spinta su ogni livello, dalle operation al supporto. Con obiettivi ambiziosi, ai limiti del provocatorio. Perché chi produce l’IA sa bene dove può arrivare. E infatti, loro ci arrivano prima. Rapporto completo OpenAI

Il comune denominatore? Nessuna di queste aziende considera l’intelligenza artificiale come un “progetto”. È una funzione trasversale, integrata, viva. Non esiste più “AI strategy”. Esiste solo “business strategy powered by AI”. Chi continua a separare le due cose, resterà irrimediabilmente indietro, a guardare i competitor mentre si spartiscono il bottino.