Mentre gli spettatori meno attrezzati emotivamente si struggono per le sorti dei protagonisti, tra abbracci digitali e intelligenze artificiali con più empatia di uno psicoterapeuta abilitato, i veri appassionati — quelli col badge da sviluppatore e il cronogramma di release di OpenAI stampato sopra la scrivania sanno benissimo che il cuore della settima stagione di Black Mirror non è la distopia. È la roadmap.
Charlie Brooker non inventa il futuro. Lo interpreta sei mesi prima che qualcuno lo carichi su GitHub. Ogni episodio di questa nuova stagione è una riflessione, neanche troppo velata, su tecnologie già esistenti, alcune delle quali in fase di testing in laboratori pubblici e privati. Di seguito, un’analisi giornalistica dettagliata, senza fronzoli narrativi e con lo sguardo cinico di chi sa che la distopia è un business scalabile.

Gente comune
Qui il bersaglio è chiaro: algoritmi predittivi emotivi, una branca dell’intelligenza artificiale che punta a mappare il comportamento psicologico dell’utente per guidarlo verso “scelte ottimali”. Il tutto avvolto nella narrativa della medicina personalizzata. Dietro le quinte? Sistemi già sperimentati in ambienti clinici, IA in grado di offrire supporto terapeutico, chatbot empatici, modelli comportamentali biometrici incrociati con cartelle cliniche.
Applicazione reale: AI per triage psichiatrici, algoritmi assicurativi che determinano se sei “curabile” in base alla tua economicità residua. La pietà è opzionale. La marginalità di profitto, no. Vedi Woebot, Replika
“È solo questione di tempo prima che l’intelligenza artificiale venga impiegata per suggerire se vale la pena curarti, basandosi sul tuo profilo comportamentale e sulla tua ‘monetizzabilità’.”
Un’estensione realistica dei LLM applicati alla salute mentale e alla bioetica computazionale.
Bestia nera
Un thriller psicologico spinto dalla lettura ambientale di pensieri, emozioni e ricordi. La tecnologia qui è la neurolettura contestuale, basata su AI in grado di analizzare linguaggio del corpo, vocalità, movimento oculare, e persino pattern cerebrali (grazie a wearable EEG).
La Cina sta già applicando qualcosa di simile per valutare “attenzione” e “fedeltà” nei lavoratori pubblici. Le aziende HR in Occidente fanno lo stesso con tecnologie più educate, come gli emotional AI in fase di colloquio. L’unica vera differenza è il branding. Vedi Clearview AI.
“Se hai mai usato un’app HR che misura la tua voce durante un colloquio, sei già dentro ‘Bestia Nera’ senza rendersene conto.”
Hotel Reverie
Un episodio visivamente sontuoso, ma con una struttura tecnologica tanto affascinante quanto inquietante. Parliamo di realtà immersiva narrativa obbligata. Non solo AR o VR, ma l’integrazione di AI generativa con engine narrativi a ramificazione controllata.
Non è lontano da ciò che stanno sperimentando Unity, Epic Games e i nuovi ambienti di storytelling GPT-guidato, dove lo spettatore diventa attore… a patto che non tenti di uscire dal copione.
Questa tecnologia apre a un uso industriale della nostalgia, dove ogni memoria può diventare una subscription mensile in stile Netflix+Emozione.
“Un ‘film interattivo’ dove non puoi uscire finché non segui la trama è praticamente la roadmap del metaverso secondo Zuckerberg.”
Come un giocattolo
I Thronglets sono un capolavoro ingegneristico e narrativo: NPC senzienti, evolutivi, capaci di infrangere la quarta parete e incidere sul comportamento umano. È la visione distorta ma estremamente plausibile dell’interazione tra reinforcement learning e agenti autonomi AI-driven.
OpenAI e Google DeepMind stanno già testando ambienti simulati con agenti che apprendono indipendentemente. In Corea del Sud, intanto, si vendono già compagni digitali che “sviluppano sentimenti”. Il confine tra simulazione e influenza sta diventando un bug nel firmware umano. Vedi OpenAI’s voice agents, gli AI companions coreani e gli esperimenti con NPC GPT-driven in ambienti simulati.
“I Thronglets sono una metafora inquietante di come gli agenti AI potrebbero manipolare gli utenti attraverso reward neuropsicologici simulati.”
Eulogy
Una perla narrativa, ma anche un campo minato tecnico. La ricostruzione mnemonica immersiva basata su immagini statiche prende forma attraverso la combinazione di computer vision, AI generativa (tipo Midjourney o DALL·E), spatial computing e realtà aumentata.
Apple, con il suo Vision Pro, sta puntando esattamente qui: un archivio emozionale interattivo dove le tue foto diventano ambienti da rivivere, da modificare, da ripercepire. La memoria, con la giusta latenza e un buon UX, diventa mercato.
Vedi Google Photo Memories o Apple Vision Pro
“Quando Apple riuscirà a far girare Stable Diffusion in tempo reale sulle tue foto del 2010, benvenuto in Eulogy.”
USS Callister: Infinity
Il sequel più atteso, ma anche quello con la base tecnologica più terrificante. Upload di coscienze in ambienti virtuali persistenti, dotate di autonomia cognitiva e libertà evolutiva. Non è solo metaverso: è clonazione digitale, è coscienza replicata senza etica, è Dio con l’abbonamento Pro.
Reddit qui si è infiammato: molti utenti con background AI hanno parlato di modelli LLM con personalità auto-addestranti, capaci di sopravvivere al logout dell’utente. I problemi di AI alignment, coscienza digitale e tortura delle copie non sono più temi da sci-fi, ma dibattiti da laboratorio e paper accademici.
“La cosa più spaventosa è che la ‘sofferenza delle copie’ non è un problema tecnico, ma filosofico. E nessuno nei team AI vuole davvero affrontarlo.”
Una versione dark dei AI Dungeon universes con agenti LLM autoregolati, che evolvono anche se l’utente è offline.
Black Mirror 7 non parla di un futuro distopico. Parla del nostro presente, con build ancora in testing. Il vero terrore non è la tecnologia in sé, ma la nostra incapacità strutturale a porci le giuste domande prima che diventi prodotto.
E mentre l’utente medio condivide clip su TikTok, ingegneri e startup stanno già sviluppando i prossimi sei episodi. Senza nemmeno bisogno di un Brooker. Basta un prompt ben calibrato.