Se mai avevate bisogno di una prova che il futuro non arriverà su ruote, ma su due gambe artificiali, la mezza maratona di Pechino dedicata ai robot umanoidi dovrebbe bastare. Il Tien Kung Ultra, un androide alto 180 cm e pesante 55 kg, ha completato i 21 km in circa 2 ore e 40 minuti, conquistando non solo il primo posto nella corsa, ma anche l’attenzione del mondo. Dietro questa impresa si muove un’ambizione più grande di una semplice vittoria sportiva: diventare l’Android degli umanoidi, l’ossatura software open source sulla quale far camminare e correre la futura intelligenza artificiale incarnata.

Il vincitore, creato dal centro statale X-Humanoid, non è frutto del caso. Il laboratorio è un consorzio guidato da tre colossi: Beijing Jingcheng Machinery Electric, Xiaomi Robotics e UBTech Robotics, ciascuno con quote identiche. A tirare le fila, però, è una mano ben più pesante: lo Stato. Yizhuang Holdings, il fondo statale, controlla direttamente la quarta parte restante e garantisce l’allineamento con la strategia nazionale. In altre parole, X-Humanoid non è un laboratorio, è un’estensione del soft power industriale cinese con obiettivi da colonizzazione tecnologica.

La corsa non era un’esibizione di forza bruta, ma un banco di prova per Hui Si Kai Wu, una piattaforma AI universale, il cuore del nuovo progetto. L’idea è creare un layer operativo su cui ogni produttore potrà costruire il proprio hardware umanoide, proprio come Android ha fatto con gli smartphone. L’analogia non è casuale, è volutamente programmatica. Google ha dominato la guerra dei telefoni non perché fabbrica cellulari migliori, ma perché ha dato a tutti un sistema operativo gratuito, flessibile e… controllabile. La Cina mira allo stesso gioco, ma in un campo ancora in costruzione: quello dell’intelligenza artificiale incarnata, dove software e hardware devono danzare in sincronia.

Il robot Tien Kung Xingzhe, un altro membro della famiglia, è stato presentato come piattaforma di ricerca e venduto a poco più di 40.000 dollari. Un prezzo ridicolo, se si pensa che l’obiettivo non è far cassa ma colonizzare il mercato. Le specifiche sono importanti, ma qui conta la strategia: abbassare la barriera all’ingresso per sviluppatori, startup, università e, ovviamente, eserciti. E per rendere il tutto ancora più virale, lo scorso novembre X-Humanoid ha open-sourcizzato le tecnologie chiave del Tien Kung, una mossa che profuma tanto di digital Belt and Road quanto di corteggiamento per i talenti globali.

Nel frattempo, la competizione interna si fa feroce. Noetix Robotics ha piazzato il suo robot al secondo posto, DroidUp al terzo. Unitree, il più famoso tra i produttori, ha visto il proprio robot crollare a terra subito dopo la partenza. Una metafora involontaria ma efficace del momento in cui si trova la robotica cinese: un passo falso, seguito da una ripartenza cauta, ma con lo Stato che corre a fianco come allenatore, sponsor e giudice.

La maratona è finita, ma la corsa vera è appena cominciata. La posta in gioco non è un trofeo, ma il controllo della prossima infrastruttura tecnologica globale. Se Google ha conquistato il mobile, la Cina vuole comandare l’umanoide. E per farlo, ha deciso di mettere i robot a correre. Alla fine, non è solo una questione di tecnologia. È una gara per l’egemonia culturale del XXI secolo, giocata sul terreno della robotica incarnata.