Nel cuore dimenticato della provincia del Guangdong, c’è un villaggio che fino a pochi mesi fa non esisteva nemmeno su Google Maps.Si chiama Mililing, 700 persone, un nome che suona come una ninna nanna contadina, ma che oggi è diventato un pellegrinaggio tech grazie a un uomo che non vuole farsi fotografare: Liang Wenfeng, 40 anni, mente dietro DeepSeek, la startup cinese che ha scompigliato le carte dell’intelligenza artificiale mondiale.

Liang non è il classico miliardario di Silicon Valley con sneaker fluo e podcast motivazionali. È l’antitesi di Sam Altman. Non posta, non parla, non si espone. Eppure, è diventato una leggenda vivente, tanto da richiedere la scorta della polizia armata quando torna a casa per il Capodanno lunare. A Mililing, i vicini hanno messo su bancarelle per vendere souvenir e succo di canna da zucchero “zhuangyuan” 狀元 Top Score , omaggio all’élite accademica dell’epoca imperiale. Sì, perché Liang è un altro tipo di eroe: il cervello cresciuto nel nulla che ha scalato il mondo a colpi di matematica.

Dopo Hangzhou, avrebbe potuto lavorare ovunque. Ma fece quello che ogni mente brillante e paranoica fa: ignorò il percorso ovvio e si chiuse in una stanza a scrivere codice. A Chengdu, si dedicò al trading quantistico, ispirato da James Simons, il guru degli hedge fund. Nel 2015 fondò High-Flyer Quant, un fondo che prometteva ritorni annui a tre cifre. In Cina, dove la speculazione è sport nazionale, fu un successo clamoroso. Liang accumulò miliardi e, con questi, una infrastruttura computazionale che avrebbe fatto impallidire una centrale nucleare.

Nel 2002, quando la Cina cominciava appena a digerire l’ingresso nel WTO, il diciassettenne Liang otteneva il miglior punteggio della regione al famigerato gaokao, l’esame di maturità cinese che separa i predestinati dagli altri. Questo lo catapultò a Zhejiang University, dove mentre un giovane Jack Ma tentava di convincere i cinesi a comprare online, Liang studiava elettronica e poi visione artificiale. La sua tesi? Un algoritmo di tracciamento oggetti. La noia accademica? Nessuna. Liang scriveva algoritmi come fossero versi di una poesia logica, mentre il Paese si trasformava in una bolla digitale.

Quando la sua potenza di calcolo superò le esigenze del trading, si voltò verso l’intelligenza artificiale. Nel 2019 fondò un laboratorio, nel 2023 lo trasformò in DeepSeek, subito dopo che OpenAI aveva lanciato ChatGPT. Ma mentre Altman si godeva i riflettori del mondo, Liang restava muto. E colpiva. A dicembre, DeepSeek lanciò il modello V3. A gennaio, l’R1, capace di ragionamento logico avanzato. Silicon Valley si fermò. In Cina, Kai-Fu Lee gettò la spugna: la sua 01.AI smise di sviluppare modelli. Tanto valeva usare quelli di DeepSeek.

E non solo perché erano potenti. Erano open-source. Democratici. Economici. Sviluppati da cinesi per cinesi. Un pugno nello stomaco alla strategia opaca e blindata di OpenAI. DeepSeek era un laboratorio, non una società. Un monaco guerriero dell’algoritmo. Liang non accettò fondi, non incontrò politici, non partecipò al summit AI di Parigi. L’unica sua apparizione fu alla tavola rotonda con Xi Jinping, dove non disse una parola. Solo una stretta di mano. Come un personaggio di Kurosawa che sa che il vero potere non fa rumore.

Eppure, questo silenzio strategico è diventato un boato globale. Perché DeepSeek non solo ha abbassato i costi dell’AI grazie a tecniche come la mixture-of-experts, ma ha anche dimostrato che la Cina non è più il clone maldestro dell’Occidente. È la fucina. È il motore. Liang ha predetto che OpenAI verrà superata. E non per patriottismo, ma per logica. Ha anche detto che i LLM sono l’unica via per raggiungere l’intelligenza artificiale generale. Non chip quantistici, non teorie fantascientifiche. Solo rigore e dati.

A scuola, il suo volto è ovunque. I professori lo citano come esempio di ascesa attraverso lo studio. Gli studenti lo usano nei temi, come personificazione della perseveranza. A Mililing, dove tutti si chiamano Liang, il suo nome è ora inciso nei muri come quello di un imperatore laico. E fuori dalla casa dei nonni, turisti scattano foto come se fosse la Silicon Valley di Confucio.

Il mondo si interroga: DeepSeek può mantenere il ritmo? Senza chip avanzati americani, con pressioni politiche e aspettative astronomiche? Forse no. Forse sì. Ma Liang, il CEO senza profilo social, il miliardario che non parla, il nerd che piega Wall Street col silenzio, ha già vinto. Perché ha dimostrato che il genio, quando è davvero tale, non ha bisogno di luci per brillare. Ha solo bisogno di un algoritmo, di un’idea, e di un villaggio che lo ricorda bambino.