Mentre il mondo continua a chiedersi se abbiamo davvero bisogno di un altro assistente vocale, Motorola decide di fare all-in sull’intelligenza artificiale con il prossimo Razr, previsto per il 24 aprile. Non sarà solo un altro pieghevole nostalgico, ma una piattaforma sperimentale per una nuova battaglia tra colossi: Gemini vs Perplexity. E a quanto pare, Motorola non intende restare neutrale.
La notizia arriva da Bloomberg, che conferma una partnership tra Motorola e Perplexity. L’assistente vocale AI sviluppato da quest’ultima non sarà solo una comparsa. Avrà il suo posto a bordo del Razr accanto a Gemini, ma con una UI personalizzata e una spinta di marketing che lascia intuire dove Motorola voglia veramente portare i suoi utenti. Il teaser pubblicato sui social, dove il Razr si trasforma nella parola “AI”, non è solo estetica: è una dichiarazione di intenti.
L’idea è chiara: smarcarsi dal duopolio Apple-Google offrendo un’esperienza diversa. Un assistente vocale che non si limita a rispondere, ma che — secondo fonti ben informate sarà in grado di gestire task complessi come prenotazioni di voli, hotel, appuntamenti, il tutto senza passare da un’app. Addio interfacce, benvenuto agent AI.
Qui entra in gioco Deutsche Telekom, il colosso dietro T-Mobile, che sta lavorando con Perplexity per un “AI Phone”. Una mossa che puzza di disruption pianificata. L’idea? Un dispositivo dove l’agente AI è il sistema operativo, non solo un add-on. Il telefono come lo conosciamo potrebbe trasformarsi in un terminale conversazionale. Ti svegli, parli, ti risponde. Senza icone, swipe o tap.
Ovviamente Google non starà a guardare. Gemini è già integrato in Samsung, che resta la roccaforte Android. Eppure, Bloomberg rivela che anche Samsung avrebbe avviato discussioni preliminari con Perplexity per includere l’assistente su alcuni dispositivi. Non è ancora chiaro quanto siano avanzati i colloqui, ma il solo fatto che esistano significa che qualcuno a Seul sta valutando di giocare su più tavoli.
Dietro questa lotta di interfacce c’è una posta ben più grande: il controllo dell’interazione uomo-macchina. Se Perplexity riesce a farsi strada in Motorola e persino in Samsung, allora la sua visione — quella di un’AI agent-first potrebbe diventare il nuovo standard per l’era post-app. La guerra non è più tra iOS e Android. È tra modelli linguistici, tra chi controlla la voce che ti risponde quando chiedi che film c’è stasera o prenotami un volo per Tokyo.
Certo, restano aperte le domande: quanto sarà efficace Perplexity nel mondo reale? Saprà reggere il confronto con Gemini, bardato di dati Google e app native? E soprattutto, gli utenti sono pronti a parlare con un telefono che sembra sapere tutto di loro, forse più di quanto dovrebbero?
Nel frattempo, Motorola prepara il palco. Il Razr diventa il primo cavallo di Troia. E se questo esperimento funziona, ci ritroveremo in un 2025 dove a rispondere al nostro “Ehi” non sarà più Google, né Alexa, né Siri. Ma una voce nuova, e potenzialmente molto più invasiva.
Benvenuti nel futuro conversazionale. Speriamo solo che ascolti quando gli diciamo di stare zitto.