Nel perpetuo teatro della guerra per l’egemonia dell’intelligenza artificiale, Elon Musk ha appena piazzato un nuovo pezzo sulla scacchiera. Si chiama Grok Studio e rappresenta la versione xAI di un campo da gioco creativo e tecnico, qualcosa a metà tra un Google Docs potenziato, un IDE collaborativo e un’interfaccia AI generativa per chi pensa che l’interfaccia utente perfetta debba assomigliare a un canvas condiviso con HAL 9000.
Lanciato il 16 aprile, Grok Studio entra in diretta competizione con le esperienze “canvas-based” di ChatGPT e Claude, ribaltando il tavolo con qualche mossa ben calibrata sul piano dell’usabilità. A differenza dell’approccio quasi minimalista adottato da Anthropic con Artifacts, o la verticalizzazione funzionale di OpenAI con ChatGPT Canvas, xAI punta tutto su un’interazione immersiva, potenziata, dove l’AI non è solo assistente ma partner operativo — e anche un po’ intrusivo, se vogliamo.

L’interfaccia consente una collaborazione real-time su progetti multipli: si scrive codice, si buttano giù documenti, si testano snippet HTML con anteprima immediata tutto senza lasciare il recinto del canvas. JavaScript, Python, C++: il linguaggio è un dettaglio, l’importante è che tu e Grok stiate bene insieme. La vera novità è l’enfasi visiva: il codice è al centro della scena, il prompt retrocede sullo sfondo, come un narratore stanco che lascia parlare i personaggi.

Ma non è solo una questione estetica. La funzione “Preview” fa la differenza per chiunque sviluppi qualcosa di tangibile, permettendo di vedere in tempo reale che tipo di mostro si sta costruendo. Non è il solito output a blocchi che ti spara una pagina di JSON e ti augura buona fortuna. È un dialogo continuo con l’intelligenza artificiale, che adesso sa anche dove stai andando visivamente e funzionalmente. E se stai creando un videogioco nel browser, tanto meglio: Musk non ha mai nascosto l’idea di trasformare xAI in uno studio di game development basato su AI generativa. Grok Studio sembra il primo passo verso quell’ecosistema.
In parallelo, xAI ha introdotto un’integrazione completa con Google Drive. Sì, proprio come Gemini e ChatGPT: ora puoi caricare documenti, fogli di calcolo e slide direttamente dentro il prompt. Ti serve far generare un report trimestrale a partire da un .docx o .rft pieno di fuffa aziendale? Nessun problema. Grok lo digerisce, lo interpreta e lo risputa sotto forma di executive summary, magari più onesto del tuo CFO.
La cosa interessante è che, per una volta, l’accesso a queste funzioni non è riservato agli utenti premium: Grok Studio sembra essere disponibile anche per gli utenti free. Musk sta giocando una partita diversa, forse cercando di costruire una community attiva e fidelizzata prima di monetizzare l’interfaccia come piattaforma. Il che, nel contesto attuale, è una strategia meno cinica di quanto ci si aspetterebbe da uno come lui.
Non c’è solo xAI a muoversi. Negli ultimi giorni OpenAI ha rilasciato i modelli o3 e o4-mini, mentre Anthropic ha integrato web search, Gmail e calendario in Claude. Google, per non farsi mancare nulla, ha fuso la generazione video con Veo2 dentro Gemini. Ogni player sta forzando i limiti del proprio paradigma, tentando di far diventare l’AI da motore di completamento a piattaforma creativa e operativa a tutto tondo.
Quello che cambia, con Grok Studio, è il ritmo. Non si tratta più di domandare e attendere: si entra in una stanza virtuale dove si collabora, si scrive, si costruisce, si sbaglia e si corregge insieme a una macchina che impara. Se l’intelligenza artificiale è il futuro del lavoro creativo, questo potrebbe essere uno dei primi ambienti in cui si percepisce davvero cosa significhi co-creare. Con un’intelligenza che, per una volta, sembra interessata a capire invece che semplicemente rispondere. E che, come il suo creatore, ha sempre un piano dietro le quinte.
Vedremo quanto durerà l’idillio prima che il tutto venga paywalled, licenziato o fuso con X/Twitter in una mossa di marketing post-verità. Ma per ora, Grok Studio si prende la scena. E per una volta, è uno spettacolo che vale la pena guardare.