Mentre l’Occidente ancora dibatte sulla privacy dei dati sanitari e sull’etica dell’intelligenza artificiale applicata alla medicina, Ant Group la fintech figlia prediletta del colosso Alibaba ha già messo online cento dottori virtuali. O meglio: cento agenti AI, addestrati direttamente dai team di celebri medici cinesi e pronti a rispondere 24 ore su 24 tramite l’app Alipay. Non si tratta di chatbot generici: ognuno di questi agenti è modellato su un luminare in carne ed ossa, e promette “consigli autorevoli e credibili” con il tocco freddo ma immediato del silicio.

Sì, la sanità in Cina sta diventando un prodotto plug-and-play, un servizio embedded nell’ecosistema digitale di una super app. Il cittadino non deve più neppure uscire da Alipay originariamente un’app di pagamento per ottenere diagnosi, consulenze, analisi di referti caricati via smartphone e perfino prenotazioni per visite in presenza. Il cerchio è chiuso, l’utente è fidelizzato, il medico è virtuale.

Il retroscena industriale è altrettanto interessante quanto il prodotto finale. Ant ha da poco completato l’acquisizione di Haodf, una piattaforma di consulti online con una base di 290.000 medici in carne e ossa. Con questa mossa, ha potuto testare e addestrare il proprio assistente AI sanitario, non come un semplice strumento di triage, ma come una vera estensione dell’intelligenza clinica dei professionisti. Gli agenti AI di Alipay non si improvvisano generalisti: ci sono specialisti in oncologia, malattie croniche e immagino – anche nel lenire l’ansia digitale del paziente medio.

A livello infrastrutturale, Ant non si è limitata all’app. Ha lanciato anche una serie di server AI “all-in-one“, piccole scatole intelligenti equipaggiate con chip specializzati, progettate per ospedali e strutture sanitarie prive di risorse tecniche. Insomma, la medicina cinese si cloudifica e si decentralizza, ma sotto la regia centralizzata di colossi tech con visione sistemica. La soluzione, presentata come “facile da implementare”, è stata realizzata con l’aiuto di Alibaba Cloud, Apple (già, proprio quella Apple), e persino Huawei, il cui team sanitario adesso ha un nome, una missione, e una roadmap.

uawei stessa, per non essere da meno, ha piazzato un suo modello di AI patologica in collaborazione con l’ospedale Ruijin di Shanghai. La nuova unità guidata da Zhang Weili, ex presidente delle soluzioni di virtualizzazione dei data center Huawei, punta dritto alla penetrazione clinica su larga scala dell’intelligenza artificiale. Per chi si chiede dove andrà il prossimo miliardo di dollari in R&D, la risposta è nei modelli medici generativi. E se il paziente nel mezzo dovesse per caso sentirsi un po’ smarrito, potrà sempre affidarsi all’empatia sintetica di un medico AI che, per comodità, non va mai in ferie.

L’aspetto più cinico? Non è la sostituzione dell’umano, ma la sua replica a scopo commerciale. Ogni medico-IA è l’avatar operativo di una reputazione. Una voce e una firma digitali che operano mentre il medico vero magari dorme. Nessun burnout, nessuna lista d’attesa, solo dati, algoritmi, e un ecosistema in cui la salute è diventata UX.

Se vi sembra un’anticipazione del futuro, è solo perché non avete ancora scaricato l’ultima versione di Alipay.