Nel teatrino sempre più affollato e teatrale dell’intelligenza artificiale, Anthropic si prepara a salire di tono letteralmente con l’introduzione imminente di una “voice mode” per il suo chatbot Claude. Secondo quanto riportato da Bloomberg, la nuova funzionalità vocale dovrebbe debuttare già questo mese, segnando un passo audace (e atteso) per avvicinarsi alla già consolidata esperienza conversazionale di ChatGPT, che integra da tempo un’interfaccia vocale sofisticata.
Per ora, il sipario si apre su tre voci in inglese, battezzate con poetica intenzione: Airy, Mellow e Buttery. Già dai nomi si intuisce la volontà di costruire un’esperienza sonora non solo funzionale, ma sensorialmente curata, in un tentativo di umanizzazione dell’interazione con l’AI. Per chi mastica branding, non è un dettaglio: non si tratta solo di “parlare”, ma di come si parla all’utente.

Mike Krieger, Chief Product Officer di Anthropic sì, proprio lui, cofondatore di Instagram, ora trasmigrato nei regni dell’AI aveva già accennato al progetto in un’intervista al Financial Times, ammettendo che i prototipi sono reali e in fase di test interno. La modalità vocale, ha sottolineato, “è una modalità utile da avere”, con quel tono da understatement californiano che in realtà significa: abbiamo capito che se non lo facciamo, restiamo indietro.
A far salire la tensione è anche il contesto competitivo. Anthropic è nata da una costola ribelle di OpenAI, fondata da ex-dipendenti che, a quanto pare, volevano fare le cose “in modo diverso”. E ci sono riusciti, almeno in parte: l’approccio è più centrato sulla sicurezza, sulla trasparenza nei modelli e sul coinvolgimento della ricerca accademica. Ma con questo passo vocale, è evidente che stanno guardando dritto negli occhi lo stesso pubblico consumer e prosumer a cui punta OpenAI.
Non è un caso che questa mossa arrivi subito dopo l’introduzione di un piano da 200 dollari al mese destinato agli utenti “power” e il lancio di un nuovo tool AI per la ricerca, sempre firmato Claude. L’ambizione è chiara: costruire un ecosistema che non solo sappia scrivere e ragionare, ma che sappia parlare.
Un piccolo dettaglio interessante, svelato dall’app researcher M1Astra, è che i riferimenti al voice mode sono stati scovati per primi all’interno dell’app iOS di Claude, confermati poi dalle fonti di Bloomberg. Traduzione: il codice non mente, anche quando il marketing temporeggia.
Il messaggio tra le righe, però, è fin troppo chiaro. Mentre il mondo dell’AI si polarizza tra colossi e rincorse, Anthropic non vuole più essere il terzo incomodo silenzioso. Vuole parlare. E quando lo farà, potrebbe farlo con una voce più seducente di quanto ci aspettassimo.