Il profumo di autonomia non è più solo una questione di chilometri: ora è una guerra di cervelli in silicio. E mentre Nvidia gioca ancora a fare il monopolista nel campionato occidentale dell’AI automobilistica, Xpeng – il costruttore di EV cinese che un tempo sembrava l’ennesimo clone con touchscreen – ha deciso di farsi il cervello in casa. E non un cervello qualsiasi, ma un chip chiamato Turing, che secondo il fondatore e CEO He Xiaopeng, batte l’onnipresente Drive Orin X di Nvidia di tre volte in potenza computazionale. Tre. Volte.
Il messaggio è chiaro: o si innova, o si muore. E in Cina, dove l’EV è religione di Stato e la guida autonoma è diventata il nuovo campo di battaglia per il predominio tecnologico, la sopravvivenza passa dalla verticalizzazione assoluta. La Turing chip non è solo una dimostrazione di forza, è un atto politico, un gesto di indipendenza strategica in un’epoca dove i semiconduttori sono le nuove armi nucleari del XXI secolo.

Xpeng non solo ha annunciato che i primi veicoli con questo chip saranno prodotti già in questo trimestre, ma che la piattaforma AI Canghai – alimentata proprio da Turing – guiderà non solo auto, ma anche robot e le celebri flying cars sviluppate dalla controllata AeroHT. Roba da fantascienza? No. Roba da Cina.

Questo chip non è il solito acceleratore da dashboard: parliamo di un processore a 40 core, progettato su misura per gestire modelli linguistici di grandi dimensioni, LLM, ormai diventati standard anche nell’elaborazione semantica dei dati ambientali nei sistemi di guida autonoma. XPeng sostiene che il Turing chip possa fornire tutta la potenza computazionale necessaria per la crescente fame di calcolo delle intelligenze artificiali su ruote. A bordo di un’auto, il chip si occuperà esclusivamente del sistema di guida autonoma, mentre tutto il resto – infotainment, climate control, gestione energetica sarà gestito da chip general purpose. In altre parole: ogni sistema avrà il suo core cerebrale dedicato, evitando colli di bottiglia da multitasking.
L’aspetto più interessante, come accennato, tuttavia, è l’integrazione con la piattaforma Canghai, un’infrastruttura che va oltre il software. Potenzia la banda di comunicazione del sistema di bordo di 33 volte e accelera l’elaborazione delle immagini provenienti dalle telecamere di 12 volte rispetto alle soluzioni precedenti. In combinazione con i Turing chip, la piattaforma promette di fornire una capacità di calcolo di fino a 3.000 TOPS, una potenza teoricamente sufficiente per far girare una flotta di robotaxi L4 senza colpo ferire.
XPeng non si limita a dire “ci stiamo lavorando”: ha già annunciato che questa architettura sarà adottata nei modelli della serie Ultra, un chiaro segnale che si sta passando dalla fase R&D al roll-out industriale. Certo, i livelli di guida autonoma (da L2 a L5) sono ancora vincolati da normative, infrastrutture e – banalmente – dal buon senso. Ma sul piano tecnico, l’azienda cinese ha dichiarato guerra ai giganti come Tesla e Nvidia sul loro stesso terreno: la proprietà del cervello elettronico dell’auto.
Nel mentre, il parco auto Xpeng attuale – G6, P7 e compagnia – si limita a una guida autonoma di livello L2+, ovvero: le mani sul volante ma il cervello può (quasi) sonnecchiare. Il salto al livello 4, dove il guidatore può letteralmente distogliere lo sguardo dalla strada in aree designate, rappresenta la vera rivoluzione. E la rivoluzione, a quanto pare, è già in fase di beta test. Hong Kong, con il suo microcosmo normativo, sarà il primo laboratorio urbano per testare il nuovo sistema AI in condizioni reali.
Sullo sfondo, resta la concorrenza interna. Nio, Li Auto e BYD non stanno certo guardando da bordo campo. Ma è Xpeng, oggi, a mostrare i muscoli. Non solo perché è riuscita a portare la guida autonoma navigation-guided (X NGP) in tutte le città cinesi – prima assoluta sul continente – ma anche perché è riuscita, con arroganza calcolata, a scardinare il dominio di Tesla sul fronte del software.
Già, perché mentre Elon Musk continua a vendere la sua FSD a oltre 8.000 dollari sulla mainland (con prestazioni, diciamolo, più simili a un beta eterno che a una guida del futuro), gli analisti cinesi fanno notare come il sistema di assistenza di Xpeng legga meglio le linee della strada e capisca i semafori con più intelligenza. Tradotto: in Cina, Musk viene battuto in casa propria, e con chip progettati a Guangzhou.
In tutto questo, il vero colpo di scena potrebbe arrivare dall’alto. Letteralmente. AeroHT, l’azienda sorella di Xpeng, presenterà il suo prototipo di auto volante a Hong Kong. E con un chip come Turing a bordo, non si tratta più di un drone glorificato con sedili, ma di un mezzo pensato per l’urban mobility del futuro, quella che salta gli ingorghi volando.
In Occidente, qualcuno potrebbe ancora sorridere con scetticismo. Lo stesso sorriso che dieci anni fa accoglieva le prime Tesla con lo schermo verticale. Ma il vento è cambiato, e oggi soffia forte da oriente. E mentre Nvidia continua a servire tutti, Xpeng ha capito che il vero potere non è comprare potenza, ma fabbricarla.
a