La notizia, apparentemente innocua, ha il sapore di una mutazione darwiniana per il mondo dell’intelligenza artificiale. Hugging Face, la ben nota piattaforma da developer-nerd cool che distribuisce modelli AI open source come fossero caramelle alle fiere di settore, ha deciso di scendere dal cloud per toccare il metallo vivo.
Ha appena acquistato Pollen Robotics, startup francese con quartier generale a Bordeaux, produttrice del robot Reachy, una creatura da laboratorio dal prezzo di listino di 70.000 dollari, capace di prendere una mela o una tazza mica male per un golem 2.0 con ruote e braccia.La cifra dell’acquisizione?
Ovviamente top secret. Quando i VC bruciano milioni a colpi di capitali pazienti, i numeri non si mettono mai in piazza, specie se coinvolgono società non quotate e startup con un EBITDA più vicino allo zero assoluto che alla marginalità industriale.
Però un portavoce di Hugging Face ci tiene a far sapere che questa è la loro più grossa acquisizione per organico: ben trenta anime francesi, per una manciata di circuiti e una discreta quantità di intelligenza meccanica.
C’è un perché dietro il gesto. Hugging Face non si limita più a fornire modelli AI come GPT, BERT o simili. Ha già un piede dentro la robotica grazie a LeRobot, una libreria software che consente di costruire, testare e simulare comportamenti robotici.
E guarda caso, Reachy 2 l’ultima evoluzione del robot modulare già utilizza questa infrastruttura software per fare cose semplici ma evocative: come raccogliere oggetti. Nulla di eclatante, certo, ma anche Boston Dynamics ha iniziato così, con androidi che inciampavano goffamente mentre cercavano di aprire una porta.
Il passaggio da bit a bulloni non è casuale, è strategico. Hugging Face, oggi valutata miliardi dopo aver raccolto quasi 395 milioni di dollari, sta cercando di chiudere il cerchio: sviluppatori AI che vogliono non solo giocare con modelli virtuali, ma anche testare comportamenti intelligenti nel mondo fisico.
E allora quale modo migliore di farlo se non portandosi in casa un’intera azienda hardware con anni di esperienza nel campo?Pollen Robotics, da parte sua, non è una meteora.
Fondata nel 2016, ha da poco incassato un round seed da 2,4 milioni di euro grazie a Bpifrance, la banca d’investimento pubblica francese che finanzia sogni digitali e robot con la stessa disinvoltura con cui una volta si finanziavano le infrastrutture ferroviarie.
La startup ha costruito negli anni una discreta reputazione nel settore della robotica aperta, rilasciando anche dataset e modelli in stile open science, roba molto compatibile con l’etica di Hugging Face.Sul piano industriale, questo movimento ha un sapore ben più profondo di quanto appaia.
Hugging Face ora non è più solo un’infrastruttura software per lo sviluppo e il fine-tuning di modelli linguistici, ma un potenziale acceleratore per l’intero stack della robotica AI-driven: modelli, dati, simulazione, e ora anche hardware proprietario.In un mondo in cui Nvidia controlla le GPU, OpenAI le API, e Amazon i droni da consegna, Hugging Face cerca di prendersi un’altra fetta del futuro: quella in cui l’intelligenza artificiale non è solo un algoritmo che predice la prossima parola, ma un’entità che si muove, interagisce, manipola.
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