Chiudete gli occhi e immaginate un assistente aziendale che non dorme mai, non prende ferie, non si lamenta della macchina del caffè rotta, e soprattutto: non perde mai una mail. È questo il sogno che Anthropic ha deciso di monetizzare. Oggi lancia due novità pesanti come mattoni nella vetrina già affollata dell’intelligenza artificiale aziendale: l’integrazione con Google Workspace e una nuova funzione di ricerca “agentica” che promette di cambiare le regole del gioco. O, per i più disillusi, di spostare l’asticella un po’ più in là nel far finta di sapere di cosa si parla.
Claude, il chatbot elegante e moralista di Anthropic, ora diventa più ficcanaso e più utile. Dopo aver chiesto il permesso, naturalmente. Si collega alla tua Gmail, ai documenti su Google Drive e al tuo Google Calendar. Risultato? Ti evita l’inferno quotidiano di cercare “quel PDF di tre mesi fa che conteneva forse il piano marketing”. Claude lo trova, te lo spiega, ti fa un riassunto e magari ti dice pure se sei in ritardo con le consegne. Questo lo trasforma da semplice chatbot a qualcosa di molto simile a un vice-assistente operativo, pronto a competere direttamente con Copilot di Microsoft e altri tentativi simili (spesso più promessi che mantenuti).
Poi c’è la ciliegina tecnologica: la funzione di “ricerca” autonoma. Non si tratta più di lanciare una singola query stile Google e aspettare. No, Claude ragiona per passaggi, costruisce catene logiche di interrogazioni che si evolvono come una vera indagine investigativa. È un detective dell’informazione, che cita le fonti come uno studente modello di filosofia morale. Anthropic dice che vuole restare tra 1 e 5 minuti per rispondere a una richiesta il che è un’eternità per chi è abituato al tempo di caricamento di ChatGPT, ma una benedizione per chi deve affrontare una riunione clienti con zero tempo e zero contesto.
Naturalmente, tutto questo ha un costo e dei limiti. La funzione di ricerca è al momento disponibile solo per gli utenti dei piani Max, Team ed Enterprise (quelli che sganciano più di un caffè al giorno), e solo in USA, Giappone e Brasile. Gli utenti Pro da 20 dollari al mese dovranno aspettare, ma la promessa è che “arriverà presto”. Sempre che non venga parcheggiata nel cimitero delle funzionalità beta promesse e mai arrivate, come succede spesso.
Nel frattempo, i clienti Enterprise ricevono anche la cosiddetta “catalogazione di Google Drive”, basata su RAG (retrieval augmented generation). In pratica, Claude può ora scavare nel tuo archivio documentale con una logica semantica avanzata, scovando file sepolti che neppure tu ricordavi di avere scritto. Uno strumento prezioso, soprattutto se hai un’azienda che campa di knowledge management e memorie a lungo termine, come le consulenze, le legal firm o… beh, qualunque società con più di 3 dipendenti.
Naturalmente, non mancano le ombre. Due problemi sono fin troppo noti: hallucinations e sicurezza. Il primo è un classico: Claude, come ogni altro LLM, può connettere i puntini in modi fantasiosi e inventarsi numeri, aziende o promesse da venditore porta a porta. Anthropic invita alla prudenza, a “verificare sempre le fonti” e a non fidarsi ciecamente. Come dire: “abbiamo creato una Ferrari, ma ogni tanto il volante fa cose sue”.
Il secondo è più insidioso: Claude ha accesso ai tuoi documenti, alle tue mail, al tuo calendario. E se un prompt malizioso lo inganna? E se un’iniezione di prompt ben costruita gli ordina di inoltrare tutto a un utente malevolo? Anthropic sostiene che il sistema mantiene “autenticazione a livello utente” e che l’accesso è limitato a ciò che è stato autorizzato esplicitamente. Ma senza dettagli concreti, è un po’ come dire “fidati di noi”. E nel 2025, fidarsi ciecamente dell’AI è come affidare le chiavi della banca al primo algoritmo sorridente.
Anthropic promette che siamo solo all’inizio. Vogliono espandere il contesto disponibile, approfondire la qualità delle risposte e — si capisce tra le righe alzare il livello dello scontro con OpenAI, Google e Microsoft. Ma il punto vero è un altro: l’AI non è più un optional. È entrata nella stanza, si è seduta al tavolo, e ora vuole anche parlare nei meeting. La domanda, per i CTO e i CEO che ancora si illudono di poter aspettare: quanto tempo avete prima che la concorrenza smetta di aspettarvi?