Se John Lennon nel 1966 aveva scioccato il mondo dicendo che i Beatles erano “più famosi di Gesù Cristo”, Sam Altman oggi sembra rilanciare lo stesso tipo di provocazione, ma in chiave post-umana: “Qualcosa come il 10% della popolazione mondiale usa i nostri sistemi”. Diciamolo: se Dio esiste, probabilmente ora sta facendo il login su ChatGPT.
Durante il TED 2025, Altman si è fatto intervistare da Chris Anderson, e non ha perso tempo per gettare benzina sul fuoco già divampante del culto di OpenAI. Altman ha affermato candidamente che gli utenti della startup hanno toccato gli 800 milioni. Un numero che vale da solo una parabola. O una IPO.
Non è più una startup. È una religione digitale, con i suoi fedeli che ogni giorno pregano davanti allo schermo per ottenere immagini in stile Studio Ghibli o consigli esistenziali in 1.2 secondi. L’effetto virale della funzione per generare contenuti visivi, in puro stile animazione giapponese, ha scatenato una vera e propria corsa globale. Altman ha dichiarato su X che il traguardo di 1 milione di utenti è stato raggiunto in 5 giorni. Poi ha rilanciato: “Abbiamo aggiunto un milione di utenti in un’ora.” Il prossimo passo? Una benedizione digitale probabilmente.
Il punto ironico e vagamente ipocrita arriva quando si parla di compensazione per gli artisti. OpenAI ha integrato dei guardrail per evitare che i suoi modelli clonino esplicitamente lo stile di artisti viventi o storici. Ma poi, con un tono che odora più di pitch per venture capitalist che di etica creativa, Altman ha suggerito che in futuro potrebbero esserci meccanismi per far guadagnare gli artisti, se e solo se scelgono di “opt-in” per far parte della macchina. Come dire: se vuoi sopravvivere all’estinzione, firma qui e unisciti al sistema. Alternativa? Vedere il tuo stile usato da miliardi senza una lira di ritorno.
Altman ha anche toccato un tema scivoloso: gli AI agent. Sistemi che agiscono in autonomia per conto dell’utente, senza bisogno del suo intervento. Come dire: non solo pensiamo per te, ora agiamo anche per te. Il sogno dell’automazione totale sta diventando la normalità: un futuro in cui il tuo personal assistant non solo scrive le email, ma decide pure se farle partire.
Ma il vero climax della storia è la valutazione di mercato. OpenAI ha ufficialmente superato ByteDance (alias TikTok) diventando la startup più valutata al mondo, a 300 miliardi di dollari. Solo sei mesi fa era valutata la metà. In un mercato che gira alla velocità della luce (e della narrazione), Altman è riuscito a cavalcare l’hype dell’AI generativa trasformandolo in oro. Una IPO? Un’egemonia? Forse tutte e due.
La domanda non è più se OpenAI sarà regolamentata, o se pagherà gli artisti, o se distruggerà professioni. La domanda, oggi, è: cosa succede quando una religione ha 800 milioni di fedeli e nessun Dio?